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Perché l’Ecuador è sull’orlo della guerra civile

Author: Wired

L’Ecuador è a un passo dalla guerra civile. Il presidente Daniel Noboa ha imposto lo stato di emergenza, dichiarando guerra ai narcotrafficanti e il “conflitto armato interno”, che prevede la mobilitazione dell’esercito in tutto il paese. La situazione è precipitata velocemente a seguito dell’evasione di José Adolfo Macias Villamar, noto come Fito e capo del gruppo criminale Los Choneros, considerato uno dei più potenti dello stato latinoamericano.

Lo stato di emergenza era già stato dichiarato meno di 4 mesi fa, durante la corsa elettorale per le presidenziali vinte da Noboa, dopo l’omicidio del candidato Fernando Villavicencio da parte dei narcotrafficanti. Una volta eletto, Noboa ha promesso un approccio molto duro nei confronti della criminalità organizzata, in particolare riprendendo il controllo delle carceri che, come riporta il New York Times, sono per un quarto in mano ai criminali.

L’evasione clamorosa

Anche per questo, l’evasione di Fito è avvenuta senza scalpore o fughe rocambolesche, le autorità si sono accorte solo all’appello serale della sua scomparsa, avvenuta pochi giorni prima del suo trasferimento in una prigione di massima sicurezza. Il governo ha immediatamente aperto una caccia all’uomo mobilitando molti soldati, ma i narcotrafficanti, probabilmente anche per coprire la fuga del boss, hanno scatenato una serie di rivolte lanciando un’ondata di violenze senza precedenti nel paese.

A partire da lunedì 8 gennaio, numerose carceri sono state prese in ostaggio dai detenuti e molti criminali sono evasi, in diverse città ci sono stati attentati contro i commissariati di polizia, saccheggi, attacchi a negozi e università, dieci persone sono state uccise e uomini armati hanno preso per alcune ore il controllo di una rete televisiva pubblica. Gli operatori hanno continuato a trasmettere le immagini dell’aggressione in diretta, che sono poi circolate tramite social in tutto il mondo, fino all’arrivo della polizia che ha arrestato tutti i responsabili.

La gran parte delle violenze, compreso l’assalto all’emittente pubblica, sono avvenute nella città costiera di Guayaquil, centro urbano più grande del paese e sede dei Los Choneros, nonché snodo per il traffico di droga internazionale. Negli ultimi anni l’Ecuador è diventato un centro sempre più importante per il narcotraffico latinoamericano, in particolare per la cocaina di cui Colombia e Perù, i due stati con cui confina a nord e a sud, sono i primi produttori al mondo. Di conseguenza sono aumentate anche le violenze, con circa 8 mila morti nel 2023, il doppio dell’anno precedente.

La reazione

Come riporta France 24, dopo l’assalto alla televisione pubblica, Noboa ha dichiarato il “conflitto armato interno”, un preludio alla guerra civile, indicando 22 cartelli di narcotrafficanti come “organizzazioni terroristiche e gruppi belligeranti non statali”. Di conseguenza, Parlamento e uffici pubblici sono stati evacuati, chiusi i negozi e le scuole, è stato introdotto il coprifuoco nelle ore serali e sospeso il diritto di assemblea per 2 mesi. Sono stati bloccati tutti i trasporti e la circolazione dei mezzi nelle strade, mentre l’aeroporto resta attivo solo per chi già munito di biglietto ed è circondato dalle forze dell’ordine.

Gli Stati Uniti hanno già offerto la loro assistenza alle autorità dell’Ecuador, che già contava sul supporto di Washington per avviare il cosiddetto Piano Phoenix del presidente Noboa, volto ad aumentare la sicurezza nel paese ma ancora non attuato, essendo passati solo tre mesi dalla sua elezione. Il piano consiste in un investimento di 800 milioni di dollari per creare una nuova unità di intelligence, costruire nuove prigioni di massima sicurezza, rafforzare i controlli nei porti e negli aeroporti e dotare di armi tattiche le forze di polizia. Di questi 800 milioni, si legge su Reuters, 200 saranno forniti dagli Stati Uniti sotto forma di aiuti militari, di cui le autorità dell’Ecuador hanno disperatamente bisogno.

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La silenziosa strage del fentanyl

Author: Wired

Il Dipartimento della salute di New York ha riferito che l’81 per cento dei decessi per overdose nella città è causato dall’uso di fentanyl. Secondo i dati ufficiali, quest’anno i decessi legati alle dipendenza sono aumentati del 12 per cento rispetto al 2022.

Crescita allarmante

Nel 2023 i decessi causati dal fentanyl nella metropoli hanno superato quota 3000. Si tratta del dato più alto dal 2000, l’anno in cui sono iniziate le rilevazioni. Il tasso più alto di decessi e l’aumento in assoluto più consistente nella tendenza è riferito alla popolazione afroamericana della città, che è passata da 52 a 62 decessi ogni 100mila residenti. I residenti di origine latina si sono classificati al secondo posto con un tasso di 53,1 morti per 100mila residenti. I casi di overdose si sono rilevati una costante in particolare negli adulti di età compresa tra i 55 e i 64 anni.

Il Bronx, considerato i distretto più povero di New York, è emerso come l’area con il maggior numero di morti per fentanyl nel 2022, con 73,6 decessi ogni 100mila residenti. Le autorità sanitarie ritengono che ci sia un legame tra la povertà di un quartiere e l’abuso di oppioidi. Nelle zone in cui sono presenti molti senzatetto, gli episodi di overdose sono aumentati del 21 per cento, passando da 32,4 a 39,3 casi ogni 100mila residenti tra il 2021 e il 2022.

I decessi per overdose hanno raggiunto livelli senza precedenti in città nell’ultimo anno. Le disparità nelle morti per etnia, età, reddito e quartiere si sono ampliate con l’aggravarsi della crisi delle overdose“, si legge in un rapporto del Dipartimento della salute. Il commissario a capo dell’ente, Ashwin Vasan, ha dichiarato che gli oppioidi uccidono un newyorkese ogni tre ore.

Che cos’è il fentanyl

Negli Stati Uniti, il consumo di fentanyl è diventato un grave problema di salute pubblica. L’oppioide sintetico è alla base dell’epidemia legata al consumo di droga nel paese. Il farmaco viene utilizzato a scopo analgesico in alcune terapie cliniche ed è 50 volte più potente dell’eroina e 100 volte più forte della morfina.

Il basso costo della sostanza ne ha reso popolare l’uso. Bastano 10 grammi per produrre più di 300 dosi. Altri fattori che favoriscono la dipendenza dall’oppiode sono la facilità di trasporto e il prezzo finale di vendita: ogni dose può costare tra i 10 e i 60 dollari, a seconda di dove viene offerta.

A margine del problema sanitario, il fentanyl è diventato l’ultimo mercato sfruttato dai cartelli della droga messicani. Un rapporto della Drug enforcement administration (Dea, l’agenzia federale antidroga degli Stati Uniti) afferma che un chilo con un alto livello di purezza acquistato in Cina costa tra i 3300 e i 5000 dollari; se trattato con altre sostanze chimiche, si possono ottenere dai 16 a 24 chili di prodotto, con un profitto finale di 1,9 milioni di dollari.

Messico, Canada e Stati Uniti stanno collaborando allo scopo di mettere a punto una strategia per frenare il traffico di fentanyl al confine statunitense. Per ora, tuttavia, i progressi in questo senso sembrano insufficienti di fronte all’aumento del consumo e dellla commercializzazione dell’oppioide.

Questo articolo è apparso originariamente su Wired en español.

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Cos’è l’ossido di diazoto, il gas esilarante usato come pericolosa droga da sballo

Author: Wired

Due medici canadesi tornano a mettere in guardia colleghi e pubblico sui rischi dell’uso di ossido di diazoto a scopo ricreativo. Questo gas, volgarmente noto come gas esilarante, sta infatti tornando in voga soprattutto tra i giovani (anche in Europa) come droga da sballo. Nonostante il nome simpatico, non c’è proprio niente da ridere. Oltre ai rischi collegati alle modalità di assunzione impropria e agli effetti immediati, il consumo a lungo termine può portare a carenze di vitamina B12, causa di seri disturbi neurologici soprattutto.

Che cos’è l’ossido di diazoto

La sua formula chimica è N2O e, oltre che come ossido di diazoto e gas esilarante, lo si può trovare indicato anche come protossido di azoto. È appunto un gas ed è ancora utilizzato ad alte concentrazioni (in miscele con ossigeno) nella pratica clinica come analgesico (per alleviare il dolore, quindi) e come anestetico per alcuni interventi chirurgici. Considerato sicuro in mani esperte, viene spesso impiegato in ambito pediatrico, durante il travaglio e dai dentisti. La sedazione avviene per via inalatoria, la sua azione è rapida e rapida è anche la sua eliminazione dal corpo (nell’arco di pochi minuti).

Per le sue capacità di deprimere il sistema nervoso centrale, a basse concentrazioni può causare alcuni effetti collaterali come vertigini, nausea e mal di testa. A concentrazioni troppo elevate, però, è pericoloso e può causare perdita di coscienza, depressione respiratoria e asfissia, cali di pressione, persino aritmie e morte per arresto cardiaco.

Perché viene chiamato gas esilarante

Il nome gas esilarante deriva dalle sue proprietà psicoattive. A determinate concentrazioni può provocare stati di euforia ed effetti dissociativi: per esempio, i sensi risultano alterati, c’è disorientamento, diminuisce l’ansia. Tutti effetti che lo rendono una droga da sballo nota e utilizzata fin dal Settecento e che adesso – come hanno constatato diversi osservatori sulle droghe, anche quello europeo Emcdda nel suo ultimo report – sta tornando in voga, soprattutto tra i giovani.

L’ossido di diazoto, infatti, in molti Paesi può essere procurato facilmente ed è economico. Si possono trovare rivenditori online oppure si può ricavare dalle fonti più disparate, tra cui le bombolette della panna montata spray.

Quali sono i rischi dell’uso ricreativo di ossido di diazoto

Ci sono diversi ordini di rischi collegati all’uso improprio di questo gas. Se viene inalato direttamente dalle bombolette, per esempio, c’è il rischio di lesioni alle vie respiratorie (ustioni da gelo) e ai polmoni. Ci sono poi i rischi immediati connessi alle proprietà del gas alle diverse concentrazioni prima accennati.

Infine, ci sono i rischi a lungo termine conseguenti a un uso prolungato del gas esilarante. In particolare, l’uso cronico di protossido di azoto può causare una carenza funzionale di vitamina B12 (il complesso viene ossidato irreversibilmente), con conseguenze soprattutto neurologiche. Come ricorda anche l’Emcdda, “l’uso regolare e intenso del gas può causare gravi danni al sistema nervoso (neurotossicità)”. Si possono presentare parestesie, ossia formicolii o sensazione di punture di spillo, intorpidimento alle estremità e agli arti soprattutto – manifestazioni di un danno ai nervi sensoriali. Le lesioni possono anche essere più estese e coinvolgere i nervi responsabili del controllo dei muscoli, così che si avverte indebolimento e ci può essere difficoltà a mantenere l’equilibrio e a camminare. Se il danno colpisce anche il sistema nervoso centrale si può arrivare all’incapacità di camminare. Se il problema viene identificato correttamente e trattato, il danno di solito è almeno parzialmente reversibile, ma in letteratura medica ci sono casi di paralisi permanenti, anche se rari.

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La condanna di uno dei più controversi trafficanti del dark web

Author: Wired

L’assistente del procuratore statunitense Michael Neff ha indicato questi commenti come prova del “completo disprezzo per la vita umana” di Clark, per il quale “la questione di porre fine alla vita di un altro uomo era semplice e priva di stress“, ha aggiunto Neff al giudice nella dichiarazione dell’accusa.

Nelle sue dichiarazioni, Clark non ha commentato lo scambio relativo all’omicidio (che in passato aveva definito un’invenzione di Ulbricht, salvo poi ammetterne la veridicità). Si è invece concentrato sulle buone intenzioni dietro alla gestione di Silk Road, che, a suo dire, avrebbe salvato migliaia di vite evitando overdose causate da droghe adulterate. In maniera contradditoria, Clark ha riconosciuto che almeno sei persone citate dai pubblici ministeri sono morte per overdose causate dagli stupefacenti venduti sul sito. “Se Silk Road non fosse esistito, queste persone sarebbero vive oggi? Probabilmente sì – ha detto Clark –. Abbiamo salvato migliaia di vite? Sì, ma ne abbiamo prese anche altre“. Clark ha quindi paragonato le sue azioni all’esperimento di filosofia etica noto come “problema del carrello ferroviario”.

Depistaggi e teatralità

Clark e il suo avvocato hanno dedicato gran parte delle loro dichiarazioni a descrivere le terribili condizioni della sua detenzione negli ultimi anni in Thailandia, e successivamente in un carcere di New York. Il suo avvocato ha detto alla corte che Clark è rimasto traumatizzato dalle torture e dalle violenze sessuali subite in un carcere tailandese, che gli è stata negata l’assistenza sanitaria e che quando è arrivato negli Stati Uniti pesava poco più di 40 chilogrammi. Al Metropolitan Detention Center di Brooklyn, Clark ha descritto la corruzione e l’incuria che lo hanno portato a cadere dalla sua branda durante un capogiro nel 2021, a rompersi il bacino e ad essere lasciato in preda al dolore per tutta la notte nonostante le sue richieste di aiuto. Il giudice Stein ha riconosciuto gli anni di sofferenza e i maltrattamenti subiti da Clark, concludendo però di non essere “convinto che consentano una riduzione sostanziale” della pena.

Nelle sue dichiarazioni Clark ha fatto anche alcune nuove bizzarre affermazioni, sostenendo – senza fornire prove – di aver speso 800mila dollari dei ricavi di Silk Road per acquistare strumenti di hacking che potevano essere usati per de-anonimizzare gli utenti del dark web coinvolti nello sfruttamento sessuale dei minori, e di aver poi fornito questi strumenti ai governi del Regno Unito e degli Stati Uniti. Un hacker di Bangkok, che Clark sostiene gli avrebbe venduto uno strumento di hacking e che si fa chiamare Grugq, ha negato la tesi a Wired US.

Le parole di Clark vanno forse essere prese con le pinze, vista la sua lunga storia di presunti depistaggi. Prima della sua estradizione dalla Tailandia, l’ex numero due di Silk Road aveva affermato che un agente corrotto dell’Fbi gli dava la caccia e che avrebbe potuto fornire informazioni segrete al governo tailandese in cambio della sua scarcerazione, affermazioni che non sono mai state confermate o menzionate dalla sua difesa prima della sentenza.

Guardate bene tutti – ha detto Clark in un passaggio della sua dichiarazione, rivolgendosi in modo teatrale al pubblico in aula – . Questa è probabilmente l’ultima volta che mi vedete prima che venga ucciso“.

Questo articolo è comparso originariamente su Wired US.

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Cosa sappiamo sulla cocaina trovata alla Casa Bianca

Author: Wired

I servizi segreti degli Stati Uniti hanno trovato della cocaina nella biblioteca della Casa Bianca, residenza del presidente del paese. Le indagini sono scattate nel pomeriggio di domenica 2 luglio, dopo che il personale ha segnalato la presenza di una polvere bianca, di natura ignota e provenienza sconosciuta, nell’edificio, durante un’ispezione di routine.

Dopo il rinvenimento della strana polvere, l’intera casa Bianca è stata evacuata brevemente per consentire l’intervento delle forze di sicurezza e delle squadre speciali dei vigili del fuoco, esperte di sostanze e materiali pericolosi. E proprio i vigili del fuoco sono stati i primi a segnalare l’origine della sostanza.

“Abbiamo una barra gialla che indica la presenza di cloridrato di cocaina”, avrebbero detto alla radio gli operatori, come riportato dal Washington Post, che per primo ha dato la notizia. La scoperta ha fatto innalzare i livelli di sicurezza della residenza dei Joe Biden, che in quel momento si trovava a Camp David, un’altra casa presidenziale situata nelle montagne del Maryland settentrionale.

Al momento risulta in corso un’indagine sulle “cause e le modalità di ingresso” della sostanza nella Casa Bianca. In altre parole, i servizi di sicurezza stanno interrogando il personale e visionando le riprese di sorveglianza per capire chi ha portato la cocaina nella biblioteca della sede della presidenza degli Stati Uniti, nella domenica pomeriggio del 2 luglio 2023.

Non è la prima volta

In base a quanto riporta il Guardian, comunque, non sarebbe certo la prima volta che qualcuno porta delle sostanze nella Casa Bianca. Gli archivi dell’emittente Weta, il principale media di Washington, raccontano come la cantante del gruppo rock psichedelico Jefferson Airplane, Grace Slick, abbia tentato di mettere dell’Lsd nel tè del presidente repubblicano Richard Nixon, purtroppo senza successo.

Mentre sia il rapper Snoop Dogg, che il cantante Willie Nelson e l’attore britannico Erkan Mustafa hanno dichiarato di aver fumato della cannabis nella Casa Bianca. Chi in un bagno, chi sul tetto, chi proprio durante la campagna “just say no” della first lady Nancy Regan, anche lei repubblicana e moglie del presidente repubblicano Ronald Regan.