Author: Wired
Ogni anno vi abbiamo raccontato le esplorazioni visive immersive al Festival di Cannes ma solo quest’anno, alla sua 77ma edizione, il Festival si è veramente deciso di istituzionalizzare e dare risalto a questa sezione, affidandole uno spazio ad hoc presso il Cineum (struttura espositiva dagli spazi notevoli, ad appena mezz’ora di bus dal Palais du Festival). È lì che, lontani dal frastuono del red carpet, ci siamo potuti immergere in opere di realtà virtuali potenti, per esplorare i confini dello storytelling immersivo come forma d’arte innovativa e irresistibile.
Così irresistibile che Hollywood dimostra di esserne sempre più attratta: si sono prestate come storytellers e voci narranti dei lavori selezionati da Cannes Immersive Cate Blanchett, Patti Smith, Jessica Chastin, Rosario Dawson, Colin Farrell. Quest’ultimo ha addirittura definito Gloomy Eyes, storia d’amore impossibile tra uno zombie e una ragazza, “una delle cose più belle fatte negli ultimi 20 anni”. Chi scrive ha avuto modo di esplorare (“vedere” è riduttivo) diverse opere, rimanendo stupita da Maya: La nascita di un supereroe della regista e attivista Poulomi Basu con CJ Clarke, che punta a scardinare lo stigma delle mestruazioni, parlando di bullismo e discriminazione, e arrivando a far galleggiare lo spettatore su un fiume di mestruo, che diventa poi una sorta di superpotere con cui affermarsi e difendersi dai bulli.
Fuori concorso impossibile non nominare Sfere, prodotto dal genio di Darren Aronofsky, tre capitoli per immergersi nelle musiche dell’universo, guidati dalle voci di Jessica Chastain, Millie Bobbie Brown e Patti Smith. Esaltante, commovente, rivoluzionario: si può volare tra le stelle, toccare i pianeti per sentirne il suono, smarrirsi in un buco nero come in una supernova. “Per millenni abbiamo guardato le stelle per capire il nostro posto nel universo: per la prima volta ne ascoltiamo la musica”.
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Altro progetto degno di nota presentato a Cannes – al di fuori della sezione immersiva – è Cabiria Experience, un progetto VR ideato da Rai Cinema insieme al Museo Nazionale del Cinema di Torino con l’obiettivo di restituire al film di Giovanni Pastrone, datato 1914, una rinnovata energia e far scoprire alle nuove generazioni quello che viene considerato il primo kolossal del cinema muto italiano. Attraverso l’utilizzo di Unreal Engine, motore grafico 3D sviluppato da Epic Games e utilizzato per videogiochi come Fortnite, e una combinazione di tools di intelligenza artificiale, i primi due capitoli dell’opera originale diventano un corto VR. Sarà proiettato al Museo Nazionale del Cinema e fruibile sulla App Rai Cinema Channel VR attraverso visori VR.