Categorie
Tecnologia

Guida al cielo di Agosto 2023

Author: Wired

Agosto è il cuore dell’estate, non solo dal punto di vista calendaristico ma anche dal punto di vista astronomico, in cui il cielo dà il meglio di sé, dal triangolo estivo al cuore della galassia. Le indicazioni che seguono possono essere seguite al meglio sfruttando, per programmare le osservazioni, qualche app-planetario come Stellarium.

Monti Sibillini National Park Milky Way and Galactic Arch Castelluccio di norcia Umbria Italy Europe.

Monti Sibillini National Park, Milky Way and Galactic Arch, Castelluccio di norcia, Umbria, Italy, Europe. (Photo by: Mauro Flamini/REDA&CO/Universal Images Group via Getty Images)REDA&CO/Getty Images

Cercando il nord

Nelle calde notti estive, quasi tutti abbiamo imparato a riconoscere una figura nel cielo: è il Grande Carro, uno degli asterismi più famosi nel cielo. Parte dell’Orsa Maggiore, il Grande Carro è uno strumento utilissimo per trovare, in ogni notte dell’anno, il nord: è sufficiente unire le due stelle del Grande Carro opposte al timone (Merak e Dubhe), e prolungare la loro distanza di circa cinque volte per arrivare nei pressi della Polare. Dall’altra parte del Grande Carro, la costellazione di Boote, il bifolco, spesso rappresentato come un uomo che sguinzaglia due Cani da Caccia verso l’Orsa Maggiore, la costellazione di cui fa parte il Grande Carro. La sua stella più luminosa è anche l’ottava stella più luminosa del cielo, ossia Arturo.

Categorie
Tecnologia

Perché negli Stati Uniti la politica si sta occupando di ufo

Author: Wired

Negli Stati Uniti si è tornato a parlare di ufo a livello ufficiale, ma questa volta le tinte da film di fantascienza sono state molto più nitide del solito. Al centro dell’attenzione mediatica è finito un ex funzionario dell’intelligence statunitense, David Grush, che, durante un’udienza indetta apposta per lui, ha accusato il governo di Washington di nascondere informazioni e prove dell’esistenza di velivoli provenienti dallo spazio già dagli anni Trenta del secolo scorso.

Non è la prima volta che il Congresso degli Stati Uniti viene chiamato in causa per riferire dell’esistenza o meno di attività extraterrestri, ma questo ultimo spettacolo è stato giudicato dagli osservatori come particolarmente originale “anche per gli straordinari standard del teatro politico contemporaneo”, si legge sul New York Times.

La “talpa”

L’ex maggiore Grush ha infatti cominciato a sollevare un gran polverone nei mesi passati, rilasciando una serie di interviste sugli extraterrestri e sulla presenza di veicoli alieni sulla terra, catturati e tenuti nascosti al pubblico dal governo statunitense. Solo, in mezzo ad altre centinaia di migliaia di altri militari e funzionari, Grush sarebbe riuscito a scoprire la verità non vedendo in prima persona i presunti ufo, ma grazie alle confidenze di persone a conoscenza dei fatti.

La storia sarebbe potuta finire qui, ma nel gioco politico statunitense l’opposizione di destra del Partito repubblicano ha deciso di prendere la palla al balzo e strizzare l’occhio a quella massa di elettori amante dei complotti di QAnon sul cosiddetto deep state, il presunto governo ombra composto da rettiliani e cannibali che manovrerebbe i politici democratici, aprendo addirittura commissione di inchiesta sulle dichiarazioni di Grush.

Durante l’udienza, non sono emerse nuove rivelazioni sul tema. L’ex militare ha semplicemente avuto una piattaforma per accusare il dipartimento della Difesa e il governo di aver danneggiato o ferito” diverse persone per nascondere l’esistenza degli extraterrestri e di avere un programma “pluridecennale” di recupero e analisi dei veicoli alieni, di cui alcuni grandi come campi di calcio e uno addirittura recuperato in Italia durante il fascismo. Il tutto senza prove concrete, ma sempre citando testimonianze di “persone a conoscenza dei fatti”.

Testimoni di prima mano

Oltre a Grusch sono stati ascoltati anche Ryan Graves, ex pilota della marina e fondatore del gruppo Americans for safe aerospace che incoraggia i piloti a segnalare gli avvistamenti di fenomeni aerei, e David Fravor, un comandante della Marina in pensione. Al contrario di Grush, Graves e Fravor sostengono di aver visto di persona i velivoli extraterrestri.

A queste dichiarazioni, il dipartimento della Difesa ha risposto negando le accuse e presentato i risultati delle indagini governative che non hanno trovato alcuna prova a sostegno delle informazioni diffuse da Grush, né sul presunto possesso di materiali extraterrestri né sull’esistenza di programmi a riguardo, si legge su Associated Press.

Categorie
Tecnologia

Un fisico di Harvard sostiene di aver trovato frammenti alieni in un meteorite

Author: Wired

Abraham “Avi” Loeb non è certo un signor nessuno, né una vox clamantis in deserto. Fisico teorico specializzato in astrofisica e cosmologia, ha diretto il Department of Astronomy di Harvard tra il 2011 e il 2020; fondato la Black Hole Initiative; diretto, dal 2007, lo Institute for Theory and Computation dello Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics. Inoltre, è membro della American Academy of Arts and Sciences, della American Physical Society e della International Academy of Astronautics, giusto per citare le società scientifiche più prestigiose. Nel 2012, la rivista Time lo ha selezionato tra le 25 personalità più influenti, a livello globale, nel campo della ricerca spaziale. Ragioni per cui – stando attenti a non cadere nella fallacia logica dell’argumentum ab auctoritate – se Loeb dice qualcosa, anche a prima vista incredibile, è il caso comunque di prestargli orecchio. È proprio questo il caso: poco tempo fa, Loeb ha rilasciato un’intervista al Daily Mail (ma non solo) sostenendo che i frammenti di un meteorite precipitato sul nostro pianeta nel 2014, e inabissatosi nell’Oceano Pacifico, contengano del materiale “anomalo rispetto a qualsiasi lega creata dall’essere umano, ma anche rispetto alle sostanze note contenute negli asteroidi e a quelle provenienti da altre sorgenti astrofisiche”. E quindi? Sherlock Holmes direbbe che “dopo aver eliminato l’impossibile, ciò che resta, per improbabile che sia, deve essere la verità”. Ovvero, in altre parole: se i frammenti non fossero manufatti umani e non avessero origine naturale, l’unica spiegazione possibile (per improbabile che sia) avrebbe a che fare con un’origine aliena. È davvero così? Un attimo.

Pioniere o provocatore? Conservatore

Di Avi Loeb e di alieni vi avevamo già parlato. Era successo, per la precisione, a febbraio 2021, quando il fisico di Harvard dichiarò che l’asteroide interstellare ‘Oumuamua fosse il resto di una tecnologia aliena (secondo l’ipotesi al momento più accreditata, invece, il bizzarro sigaro spaziale proverrebbe da un sistema stellare con due soli). E già in passato, studiando i buchi neri, l’origine dell’Universo e i gamma ray bursts, Loeb aveva fatto parlare di sé per le sue ipotesi pioneristiche, se non addirittura provocatorie. Loeb non ha mai fatto mistero di essere convinto che non siamo soli nell’Universo: grazie ai nuovi telescopi – ha spiegato in più di un’occasione – sappiamo che moltissimi sistemi extrasolari ospitano pianeti con caratteristiche simili a quelle della Terra, e probabilmente ne esistono molti altri che non abbiamo ancora individuato; e per questo sarebbe arrogante pensare di essere le uniche forme di vita esistenti, e sbagliato catalogare come assurdità teorie controcorrente – per esempio quella su ‘Oumuamua. Di più: Loeb sostiene che il mondo scientifico ha preso una brutta piega, nel senso che gli scienziati si affidano sempre meno al principio della ricerca di prove e spesso, addirittura, temono di scoprire qualcosa che non riescono a spiegare o a catalogare in categorie conosciute. Per questo suo attaccamento ai princìpi della scienza, che dimostra la validità o l’infondatezza di una teoria sulla base di prove e osservazioni, e non sul principio dell’ipse dixit, Loeb si è definito “più conservatore dei suoi colleghi dell’establishment” che “rifiutano a priori un’idea solo perché stravagante o fuori moda, anche se teoricamente possibile”.

Detto, fatto: il progetto Galileo

Oltre ad aver scritto un libro sulla questione ‘Oumuamua (Extraterrestrial: The First Sign of Intelligent Life Beyond Earth), Loeb ha raggranellato i fondi per una grande missione scientifica, il progetto Galileo (nome evidentemente non casuale, dato quello che abbiamo appena detto a proposito delle sue posizioni), lanciata con lo scopo di chiarire una volta per tutte l’origine dell’oggetto interstellare e di cercare altri possibili segni di vita extraterrestre all’interno (e all’esterno) del Sistema solare. Nelle intenzioni dello scienziato, il progetto, finanziato quasi esclusivamente con fondi privati, dovrebbe aiutarci a capire se siamo effettivamente in grado di scoprire e identificare tecnologia aliena: si serve dei dati provenienti da radiotelescopi e da nuovi strumenti per cercare sistematicamente nuovi artefatti come satelliti “nascosti” nell’orbita terrestre, oggetti interstellari (sia naturali che artificiali) e “veicoli inspiegabili” nell’atmosfera terrestre. Le reazioni della comunità scientifica sono state, al solito, molto eterogenee: i ricercatori del Seti (Search for Extraterrestrial Intelligence), per esempio, hanno lanciato i cappelli per aria: “Chiunque sarebbe entusiasta di poter dare uno sguardo più ravvicinato a un oggetto come ‘Oumuamua”, ha detto Jason Wright, direttore del Penn State Extraterrestrial Intelligence Center. “Dobbiamo assolutamente essere pronti per il nuovo ‘Oumuamua – ha aggiunto Adam Frank, astrofisico alla University of Rochesterimpareremmo tantissime cose, qualsiasi cosa siano questi oggetti”. Altri, invece, si sono chiesti se quella di Loeb sia vera scienza e quali siano le reali possibilità di scoprire qualcosa di nuovo.

L’asteroide CNEOS 20140108, IM1 per gli amici

Arriviamo così al presente, cioè all’ultima sparata di Loeb, relativa al passaggio di una palla di fuoco nel cielo registrato a gennaio 2014 dal Department of Defense statunitense, l’ente che (tra le altre cose) monitora tutti gli oggetti che entrano nell’atmosfera terrestre. La traiettoria della palla è terminata sul fondo dell’Oceano Pacifico meridionale, al largo delle coste della Nuova Guinea; la Nasa l’ha analizzata e le ha affibbiato il nome CNEOS 20140108 e il soprannome IM1 (ovvero meteora interstellare 1, perché sembrerebbe provenire dall’esterno del Sistema solare). Loeb ha messo in piedi una squadra di ricerca e ha raggiunto la zona del Pacifico dove si è inabissato il meteorite; servendosi di potentissimi magneti, ha portato in superficie dei materiali che – sostiene lui – sarebbero proprio frammenti di IM1. “Abbiamo trovato diverse decine di sferette – ha raccontato lo scienziato – Sono sfere quasi perfette, sembrano biglie metalliche. Quando le si osserva al microscopio, risaltano in modo molto nitido sullo sfondo. Sono di diversi colori: dorate, blu, marroni; alcune di loro sembrano una miniatura del pianeta Terra. A quanto pare, le sfere sono composte per l’84% di ferro, per l’8% di silicio, per il 4% di magnesio e per il 2% di titanio (oltre a parti minori di altri materiali) e hanno dimensioni inferiori al millimetro. “La robustezza di questo materiale – ha aggiunto Loeb – è superiore a quella di qualsiasi altra roccia spaziale osservata finora e catalogata dalla Nasa. Abbiamo calcolato la presunta velocità del meteorite all’esterno del Sistema solare: 60 chilometri al secondo, più veloce del 95% di tutte le stelle in prossimità del Sole. Questi due elementi suggeriscono la possibilità che si potrebbe trattare di frammenti di un veicolo di una civiltà aliena, o di qualche altro gadget tecnologico. Proviamo a pensare all’inverso, e cioè alle nostre sonde Voyager, che lasceranno il Sistema solare in circa 10mila anni. Se dovessero scontrarsi con un altro pianeta fra un miliardo di anni, sarebbero ridotte a uno sciame di oggetti che si muovono più velocemente della norma”.

Categorie
Tecnologia

Scoperto un enigmatico esopianeta ricoperto di nuvole metalliche

Author: Wired

Si chiama LTT9779b ed è l’esopianeta più brillante che abbiamo scoperto fino ad oggi. A raccontarlo è stato un tema di ricerca internazionale che, grazie ai dati raccolti dal telescopio spaziale Cheops dell’Agenzia spaziale europea (Esa), sono riusciti a osservare come l’esopianeta, estremamente caldo, è ricoperto da nuvole metalliche, per lo più di silicato (stessa sostanza di cui è fatta la sabbia e il vetro) mescolato a metalli come il titanio, che si comportano proprio come un gigantesco specchio. Lo studio è stato pubblicato su Astronomy and Astrophysics.

Cosa sappiamo

L’esopianeta, ricordiamo, è stato scoperto nel 2020 dalla missione Tess della Nasa. Sappiamo ad oggi che è distante circa 260 anni luce dalla Terra, ha le dimensioni simili a quelle di Nettuno, impiega circa 19 ore per orbitare intorno alla sua stella e ha temperature estremamente elevate che raggiungono i 2mila gradi. Tuttavia, fin dall’inizio la sua elevata capacità di riflessione, chiamata in termini tecnici albedo, non convinceva gli scienziati. La maggior parte dei pianeti e delle lune, infatti, ha un’albedo bassa perché assorbono, piuttosto che riflettere, la luce. Ad eccezione di mondi ghiacciati come il satellite di Giove Europa, o pianeti nuvolosi come Venere. Quest’ultimo ad esempio è il corpo celeste più luminoso del nostro cielo (Luna a parte), il cui spesso strato di nubi riflette circa il 75% della luce solare (la Terra, in confronto, ne riflette il 30%).

Sebbene riflettesse proprio come uno specchio (ossia l’80% della luce della sua stella), LTT9779b sembrava essere troppo caldo perché si potessero formare nuvole. Dalle ultime analisi svolte dal telescopio spaziale Cheops, i ricercatori hanno potuto osservare che l’atmosfera dell’esopianeta è così satura di metalli e vapori di silicati che si formano goccioline, comprese gocce di pioggia composte da titanio. “Era davvero un enigma, finché non ci siamo resi conto che avremmo dovuto pensare a questa formazione di nuvole allo stesso modo della condensa che si forma in un bagno dopo una doccia calda”, ha spiegato Vivien Parmentier, tra gli autori dello studio. “Per riscaldare il bagno con il vapore, puoi raffreddare l’aria fino a quando il vapore acqueo non si condensa, oppure puoi mantenere l’acqua calda in funzione fino a quando non si formano le nuvole perché l’aria è così satura di vapore che semplicemente non ne può più trattenere. Allo stesso modo, LTT9779 b può formare nubi metalliche nonostante sia così caldo perché l’atmosfera è satura di silicati e vapori metallici”.

E cosa non capiamo (ancora)

Essere così brillante, non è l’unica cosa enigmatica di questo esopianeta. I pianeti delle sue dimensioni che hanno un’atmosfera, infatti, non dovrebbero esistere così vicino al loro sole, in quanto lo strato esterno si sarebbe semplicemente bruciato. “È un pianeta che non dovrebbe esistere”, ha spiegato Parmentier. “Ci aspettiamo che pianeti come questo abbiano la loro atmosfera spazzata via dalla loro stella, lasciando dietro di sé roccia nuda”. L’ipotesi, quindi, è che sia aiutato dall’elevata capacità di riflessione causata dalle nuvole metalliche. “Le nuvole riflettono la luce e impediscono al pianeta di surriscaldarsi ed evaporare”, ha concluso il primo autore Sergio Hoyer. “Nel frattempo, essere altamente metallici rende il pianeta e la sua atmosfera pesanti e difficili da spazzare via”.

Categorie
Tecnologia

Come sta andando la caccia agli Ufo?

Author: Wired

650 avvistamenti di presunti Ufo, o Uap – se volete essere più à la page. E quasi nessuno di questi sarebbe da considerarsi effettivamente relativo a manufatti di origine non terrestre o che “sfidano le leggi della fisica”. Lo ha spiegato al Congresso americano, neanche un paio di mesi fa, Sean M. Kirkpatrick, direttore della All-domain Anomaly Resolution Office (Aaro), riassumendo così i progressi dell’indagine in corso sui fenomeni aerei non identificati. “Voglio sottolineare oggi – queste le parole di Kirkpatrick – che solo una percentuale molto piccola dei rapporti relativi agli Uap ha caratteristiche che possono essere ragionevolmente considerate ‘anomale. La maggior parte degli oggetti non identificati segnalati all’Aaro sono in realtà palloni atmosferici, droni, fenomeni naturali, artefatti fotografici o altri oggetti facilmente identificabili”. L’esperto ha mostrato due video al Congresso: il primo (disponibile sul sito web del Pentagono) fa parte di quella “percentuale molto piccola” di fenomeni ancora non spiegati – che rappresenta, naturalmente, l’aspetto più intrigante della questione – ed è stato registrato in Medio Oriente il 12 luglio 2022: vi si vede un oggetto di forma sferica sorvolare quella che sembra essere una base militare. Il filmato è stato registrato da un drone MQ-9 ed è attualmente ancora sotto inchiesta da parte degli esperti dell’Aaro. Un’altra registrazione, invece, riguarda un incidente che, sempre a detta del Pentagono, si sarebbe verificato in Asia meridionale il 15 gennaio 2023: la telecamera a infrarossi di un altro drone MQ-9 ha immortalato uno strano oggetto volare all’interno del proprio campo visivo. In questo caso, l’analisi e la revisione dei fotogrammi ha svelato che si tratta di un aereo: “Se provate a strizzare gli occhi – ha detto Kirkpatrick ai politici – vi sembrerà di vedere un aereo. È perché si tratta realmente di un aereo”.

Sempre più avvistamenti…

Il numero di avvistamenti di Uap è in crescita: negli ultimi quattro mesi il personale militare statunitense ha sottoposto all’Aaro quasi cento nuove segnalazioni (il che potrebbe essere legato al fatto che è aumentato il numero di droni che volano nei cieli). La maggior parte degli oggetti segnalati vola a un’altitudine compresa tra 4500 e 7600 metri, che corrisponde allo spazio aereo assegnato agli aerei militari: per questo gli esperti concordano sul fatto che la spiegazione più probabile è che si tratti di velivoli di aviazioni non statunitensi – o comunque assolutamente non alieni. Per poterlo dire con più certezza sarebbe necessario avere a disposizione informazioni sulle esercitazioni e sulle attività militari condotte da altre nazioni, informazioni che sono naturalmente tenute segrete. “In mancanza di dati“ dice ancora l’esperto “spesso non riusciamo ad arrivare a conclusioni che soddisfano gli standard scientifici che ci siamo imposti per considerare un caso ‘chiuso, ed è per questo che ci sono ancora diverse segnalazioni considerate non spiegabili”. Al momento, quasi la metà delle segnalazioni (il 52%, per la precisione), riguarda oggetti descritti come “rotondi o sferici” di dimensioni comprese tra uno e quattro metri e di colore “bianco, argentato o metallico traslucido”, con velocità che possono arrivare fino a due volte quella del suono.

…ma ancora nessun alieno

Dopo aver chiarito come e perché la natura di alcuni oggetti sia ancora inspiegabile, Kirkrpatrick ha però anche sottolineato che per nessuna delle segnalazioni è ragionevole accampare ipotesi che coinvolgano civiltà extraterrestri: “È importante affermare chiaramente che tutte le ricerche dell’Aaro non hanno trovato alcuna prova di attività extraterrestre, tecnologia extraterrestre o oggetti che sfidano le leggi della fisica. Nel caso in cui riuscissimo a raccogliere abbastanza evidenze del fatto che uno degli Uap possa essere spiegato solo con un’origine extraterrestre, ci impegniamo a lavorare con i nostri partner della Nasa per informare adeguatamente la leadership del governo degli Stati Uniti”.

Voci dall’interno

Ovviamente, c’è chi la pensa diversamente. Il Guardian, per esempio, racconta di un** “crescente scetticismo”** su questa caccia agli Ufo/Uap da parte degli Stati Uniti, facendo riferimento alle mirabolanti affermazioni di David Grusch, ex funzionario dell’intelligence americana che in passato si è occupato di analisi degli Uap per conto di un’agenzia del Dipartimento della Difesa. Grusch, in particolare, ha rivelato a The Debrief che gli Stati Uniti stanno “collezionando da decenni veicoli alieni”, il che ha spinto la Camera dei Rappresentanti ad avviare un’indagine ufficiale sulla vicenda (nelle prossime settimane dovrebbe essere fissata la prima udienza). E successivamente, in un’intervista rilasciata a NewsNation, ha rincarato la dose, affermando che gli Stati Uniti non avrebbero soltanto veicoli alieni, ma addirittura piloti: “Naturalmente, quando trovi le parti di un velivolo atterrato o precipitato – ha detto – ti può capitare di imbatterti in un pilota morto. Che ci crediate o no, per quanto sembri fantastico, è tutto vero. C’è un programma sofisticato di disinformazione per nascondere alla popolazione le vere informazioni sugli Ufo”. C’è un’altra storia ancora più inverosimile e che ci riguarda ancora più da vicino: pochi giorni fa Grusch ha detto a le Parisien che gli Stati Uniti possiedono una navicella (aliena, naturalmente) a forma di campana recuperata dal governo fascista di Benito Mussolini nell’Italia settentrionale nel 1933. Le affermazioni di Grusch, insomma, hanno tutti gli elementi delle teorie del complotto già sentite sul tema; e, soprattutto, non sono supportate da alcuna evidenza verificabile, se non da non meglio specificate “testimonianze” di ex-colleghi di Grusch e di “un altro funzionario americano”. L’Aaro, dal canto suo, ha preso le distanze dal whistleblower, sottolineando di “non aver scoperto alcuna informazione verificabile a sostegno delle informazioni secondo cui siano esistiti in passato (o esistano oggi) programmi riguardanti il possesso o la reverse engineering di materiali extraterrestri”.