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Nord Stream, cosa abbiamo scoperto fin qui sul sabotaggio dei gasdotti

Sui responsabili delle esplosioni sono circolate le ipotesi più disparate. Ora anche i ricercatori di intelligence open source provano a fare chiarezza

Author: Wired

Lo stesso metodo è stato utilizzato per smentire la tesi di Hersh, secondo cui dietro le esplosioni ci sarebbero gli Stati Unit (Hersh ha difeso il suo articolo, mentre i funzionari statunitensi hanno dichiarato che era falso). Alexander ha utilizzato, tra l’altro, i dati di tracciamento delle navi per dimostrare che le navi norvegesi erano “controllate” e non potevano “piazzare gli esplosivi sul gasdotto Nord Stream, come sostenuto da Hersh”. Anche un altro articolo pubblicato da giornalisti norvegesi ha poi smentito le affermazioni di Hersch, utilizzando in parte dati satellitari.

Se la disinformazione resta in vantaggio

Fin da subito, il sabotaggio dei gasdotti è stato controverso e molto discusso. L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia ha inasprito le tensioni globali e ha messo sotto pressione le diplomazie di tutto il mondo. Attorno alle esplosioni si è scatenato un vortice di disinformazione, che ha ulteriormente confuso le acque. Mary Blankenship, ricercatrice che si occupa di disinformazione presso l’Università del Nevada, Las Vegas, dichiara che “la grande incertezza e l’alta posta in gioco” dell’incidente contribuiscono ad alimentare la diffusione della disinformazione.

In un primo momento, le fake news circolate su Twitter provenivano da complottisti, racconta Blankenship, che sottolinea come successivamente anche Russia e Cina hanno iniziato a condividere teorie non verificate sul sabotaggio.

Secondo il portavoce dell’Unione europea (Ue) Peter Stano, “gli attori della disinformazione e i rappresentanti ufficiali del regime russo hanno intensificato i loro sforzi su ogni notizia, per quanto contraddittoria, sulle origini dell’esplosione, che si tratti di un post sul blog di Seymour Hersh o di un articolo del New York Times”. Stano sottolinea anche come la maggior parte di queste narrazioni ruoti attorno all’idea di una responsabilità statunitense. Il progetto di monitoraggio della disinformazione dell’Ue, EUvsDisinfo, ha segnalato più di 150 fake news legatei alle esplosioni del Nord Stream, compresi quelli che si basano sull’articolo di Hersh. “Gli esperti di EUvsDisinfo hanno anche scoperto che Mosca considera i recenti contenuti dei media di lingua tedesca bufale”, afferma Stano. Probabilmente le ricostruzioni che sfatano le tesi più di dubbia affidabilità raggiungeranno meno persone rispetto alla disinformazione o alle affermazioni difficili da verificare, malgrado gli sforzi dell’intelligence open source . 

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