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ChatGPT, il Garante della privacy e OpenAi si incontrano

Vertice in programma il 5 aprile per trovare una soluzione al blocco del trattamento dei dati da parte del chatbot

Author: Wired

Incontro tra il Garante della privacy italiano e OpenAi sul caso ChatGPT. È previsto per la serata di mercoledì 5 aprile, in videoconferenza, una riunione tra i rappresentanti di OpenAi e il Garante per la protezione dei dati personali, che nei giorni scorsi ha imposto alla piattaforma di limitare temporaneamente il trattamento dei dati degli utenti italiani finché non si sarà messa in regola con le normativa privacy italiana e europea. La società ha subito risposto bloccando a sua volta il servizio per gli utenti italiani.

L’iniziativa, apprezzata dal Garante, fa seguito alla lettera con cui ieri la società statunitense ha risposto al Garante per esprimere la propria disponibilità immediata a collaborare con l’Autorità italiana – si legge in una nota del garante – al fine di rispettare la disciplina privacy europea e giungere a una soluzione condivisa in grado di risolvere i profili critici sollevati dall’Autorità in merito al trattamento dei dati dei cittadini italiani”.

Il caso:

  1. Le contestazioni del Garante
  2. La posizione di OpenAi

Le contestazioni del Garante

A OpenAi il Garante della privacy ha imposto un blocco temporaneo del trattamento dei dati (da cui è derivato un blocco del servizio deciso dall’azienda) sulla base di quattro motivi principali: mancata informativa sul trattamento dei dati; l’assenza di consenso per l’addestramento dell’algoritmo; risultati inesatti; l’assenza di un filtro per impedire a chi ha meno di 13 anni di accedere a ChatGPT.

Il Garante in una nota ha fatto sapere di aver “disposto, con effetto immediato, la limitazione provvisoria del trattamento dei dati degli utenti italiani nei confronti di OpenAi, la società statunitense che ha sviluppato e gestisce la piattaforma” e, in parallelo, ha aperto un’indagine. Il provvedimento prende l’abbrivio da una perdita di dati subita il 20 marzo da ChatGPT, che oggi conta oltre 100 milioni di utenti. Il data breach riguarda “le conversazioni degli utenti e le informazioni relative al pagamento degli abbonati al servizio”.

Il tema, però, è più profondo. Come spiegato a Wired da Guido Scorza, componente del collegio del Garante della privacy, nel mirino c’è il ricorso a dati personali per addestrare l’intelligenza artificiale e la consapevolezza che le persone hanno del fatto che le loro informazioni vengono utilizzate per allenare un algoritmo.

La posizione di OpenAi

OpenAi ha risposto bloccando il servizio. Un portavoce dell’azienda a Wired spiega: “Abbiamo disabilitato ChatGPT per gli utenti in Italia secondo la richiesta del Garante italiano. Siamo impegnati a proteggere la privacy delle persone e riteniamo di aver rispettato il Gdpr e altre leggi sulla privacy”.

Da OpenAi fanno inoltre sapere: “Siamo attivamente impegnati a ridurre i dati personali nell’addestramento dei nostri sistemi di Ai come ChatGPT perché vogliamo che le nostre Ai imparino informazioni sul mondo, non rispetto a singoli individui. Crediamo che una regolamentazione sull’Ai sia necessaria, quindi intendiamo lavorare a stretto contatto con il garante ed educarli su come i nostri sistemi sono costruiti e utilizzati”. Il portavoce di OpenAi fa infine sapere che: “I nostri utenti in Italia ci hanno fatto sapere che reputano ChatGPT utile per attività quotidiane e ci aspettiamo di poter rendere il servizio disponibile di nuovo quanto prima”.

Molte le aziende che nelle ultime ore si chiedono come affrontare questo blocco, mentre anche i garanti della privacy di altri paesi, tra cui Germania, Francia e Irlanda sono al lavoro per adottare provvedimenti simili a quello italiano. Per ora il Consiglio dei garanti europei per la privacy e l’Autorità comunitaria per la protezione dei dati, interpellati da Wired, invece non si esprimono. Anche il Giappone e il Regno Unito studiano il dossier ChatGPT valutando gli eventuali provvedimenti da adottare verso l’algoritmo.

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