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“Il dittatore più cool del mondo” non è poi così tanto cool

Author: Wired

A El Salvador, piccolo stato dell’America centrale e primo al mondo ad aver dato corso legale al bitcoin, il presidente uscente, Nayib Bukele, ha dichiarato di aver vinto le elezioni presidenziali di domenica 4 febbraio. L’annuncio è stato fatto molto prima che i risultati ufficiali fossero pubblicati e diffusi, in linea con lo stile sempre più autoritario del leader, che si definisce spesso “il dittatore più cool del mondo”. Nei cinque anni di mandato di Bukele, salito al potere nel 2019, gli osservatori internazionali, tra cui Amnesty International, hanno denunciato una “allarmante regressione” dei diritti umani, si legge su Reuters. Tutto è cominciato con la guerra contro le bande criminali di narcotrafficanti, che fino a pochi anni fa avevano reso El Salvador il paese con il più alto tasso di omicidi di tutta l’America Latina.

La lotta ai narcotrafficanti

Per contrastare questa situazione, in cui la popolazione era costretta a pagare il pizzo e le città si trovavano sotto il controllo dei mafiosi, Bukele ha trasformato il paese in uno stato di polizia, dando al governo accesso a tutte le comunicazioni private dei cittadini, introducendo i processi di massa a cui possono partecipare fino a 900 imputati in una volta e autorizzando arresti preventivi anche senza capi d’accusa.

Da ormai 3 anni, a El Salvador si può essere facilmente arrestati senza prove anche per il solo sospetto di essere parte di una banda criminale e le pene vanno da un minimo di 20 anni, rispetto ai 3 precedenti, a un massimo di 150 anni se si viene accusati anche di terrorismo. In questa contesto sono state incarcerate più di 75mila persone e Bukele ha anche inaugurato un nuovo carcere capace di ospitare fino a 40mila detenuti in una volta.

Gli omicidi sono così scesi da 53 ogni 100mila persone a 2,4 ogni 100mila persone e il potere delle bande è stato in larga parte distrutto. Tuttavia, il successo è stato accompagnato dalla soppressione di molti diritti costituzionali, da un accentramento del potere sempre maggiore su Bukele e sui suoi fedelissimi, messi ai vertici della Corte costituzionale e degli organi politici, e dall’incarcerazione del 2% della popolazione, tra cui moltissimi innocenti.

Author: Wired

A El Salvador, piccolo stato dell’America centrale e primo al mondo ad aver dato corso legale al bitcoin, il presidente uscente, Nayib Bukele, ha dichiarato di aver vinto le elezioni presidenziali di domenica 4 febbraio. L’annuncio è stato fatto molto prima che i risultati ufficiali fossero pubblicati e diffusi, in linea con lo stile sempre più autoritario del leader, che si definisce spesso “il dittatore più cool del mondo”. Nei cinque anni di mandato di Bukele, salito al potere nel 2019, gli osservatori internazionali, tra cui Amnesty International, hanno denunciato una “allarmante regressione” dei diritti umani, si legge su Reuters. Tutto è cominciato con la guerra contro le bande criminali di narcotrafficanti, che fino a pochi anni fa avevano reso El Salvador il paese con il più alto tasso di omicidi di tutta l’America Latina.

La lotta ai narcotrafficanti

Per contrastare questa situazione, in cui la popolazione era costretta a pagare il pizzo e le città si trovavano sotto il controllo dei mafiosi, Bukele ha trasformato il paese in uno stato di polizia, dando al governo accesso a tutte le comunicazioni private dei cittadini, introducendo i processi di massa a cui possono partecipare fino a 900 imputati in una volta e autorizzando arresti preventivi anche senza capi d’accusa.

Da ormai 3 anni, a El Salvador si può essere facilmente arrestati senza prove anche per il solo sospetto di essere parte di una banda criminale e le pene vanno da un minimo di 20 anni, rispetto ai 3 precedenti, a un massimo di 150 anni se si viene accusati anche di terrorismo. In questa contesto sono state incarcerate più di 75mila persone e Bukele ha anche inaugurato un nuovo carcere capace di ospitare fino a 40mila detenuti in una volta.

Gli omicidi sono così scesi da 53 ogni 100mila persone a 2,4 ogni 100mila persone e il potere delle bande è stato in larga parte distrutto. Tuttavia, il successo è stato accompagnato dalla soppressione di molti diritti costituzionali, da un accentramento del potere sempre maggiore su Bukele e sui suoi fedelissimi, messi ai vertici della Corte costituzionale e degli organi politici, e dall’incarcerazione del 2% della popolazione, tra cui moltissimi innocenti.

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