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Economia

PIL e PIL pro capite: qualcosa in Italia non funziona

Nei giorni scorsi abbiamo parlato molto di crescita economica e di quanto l’Italia sia in ritardo con il resto dell’Europa.Se poi prendiamo come parametro altre aree globali, apriti cielo. Ma limitiamoci ai nostri vicini di casa. Eccovi quindi, come promesso ad un amico, due grafici che illustrano a 10 anni, ovvero dall’anno del default di Lehman Brothers AD OGGI, come sono cresciuti (o decresciuti) il prodotto interno lordo di alcuni dei principali paesi dell’Eurozona.Ma non solo. Nel secondo grafico troverete sempre dalla stessa data, come è andato il PIL pro capite negli stessi paesi.E’ evidente in entrambi i casi che qualcosa, per il sistema Italia, non ha funzionato, un qualcosa che ahimè ci avvicina più alla Grecia che alla Spagna, in ambito di crescita di PIL nominale (visto che siamo ancora in negativo di oltre il 4%). Meglio ma sempre distanti dal resto dei paesi (Grecia esclusa) il grafico sul PIL pro capite. Dati in Euro.

Enjoy!

Grafico PIL 10yr paesi Eurozona

Grafico PIL pro capite 10yr paesi Eurozona

I dati sono alla portata di tutti, ho scritto ieri delle revisioni dell’OCSE, è chiaro che sono tanti i problemi strutturali che affliggono il nostro paese. Tra cui anche il “peso del debito”.Quanto conta il rapporto “debito pubblico PIL” nella debolezza economica di uno stato? Quanto può influire sulla crescita? Chi ha un debito pubblico elevato, ne diventa schiavo ed ha un impedimento vincolante sulla crescita futura? E allora come mai il Giappone, che ha un rapporto debito/PIL pazzesco, continua a sopravvivere e anche se in uno stato stagnante a livello di inflazione, continua a crescere a livello di economia?

Ho ricevuto in questi giorni un’email, ve la propongo integralmente. A scrivere è Gabriele.

Buongiorno Danilo inutile dirti che ti seguo assiduamente nei tuoi post a proposito dei quali volevo chiederti se non viene anche a te il dubbio che tutti questi dati cosi orribili riguardanti il nostro bel Paese non siano nient’altro che un misero modo per attaccarci e incuterci timore nel futuro con l’intento di indebolirci e ridurci di nuovo come prima se non peggio… l’Italia fa gola e stanno facendo di tutto per cercare di smantellare il Governo e rubarci tutto quello che si può rubare… non viene anche a te questo dubbio?Buon lavoro e buona giornata…

Purtroppo la matematica non è un’opinione. I dati sono corretti e realistici, le conseguenze che ne potrebbero derivare pure. Cosa ci differenzia dalla Grecia? Al momento l’unica cosa che per noi rappresenta una “polizza assicurativa” è la nostra dimensione. Un paese del G7 non può fare la fine della Grecia. Una ristrutturazione del debito, oggi, sarebbe estremamente dolorosa.

Spread BTP Bund: ogni aumento per noi italiani è un costo

(ANSA) – ROMA, 28 AGO – Il Tesoro ha collocato interamente in asta l’undicesima tranche da 1,75 miliardi di euro di Ctz con scadenza marzo 2020. Il tasso di rendimento, secondo i dati raccolti dalla Banca d’Italia, è salito all’1,277% con un aumento rispetto all’asta di luglio di 63 punti base. Le richieste sono state pari a 3,280 miliardi di euro, con un rapporto di copertura di 1,87.

E poi lo spread. Quanto ne abbiamo parlato in questi giorni. Ma per noi, in soldoni, rappresenta un costo maggiore? L’aumento dello spread si traduce in un aumento dei costi di rifinanziamento di banche e imprese sul mercato obbligazionario. Per questo c’è stata una netta frenata dei collocamenti di bond bancari e corporate in questi mesi, e non solo per “motivi di ferie”. Quindi, in sintesi, il nostro debito rappresenta per l’Italia ma anche per il sistema, un rischio serissimo che potrebbe anche scatenare il “cigno nero” per la Moneta Unica. Sulle altre domande scritte sopra, chi segue il blog si ricorderà che le abbiamo già trattate.

Resta il fatto che, per noi, la situazione resta comunque complicata. Siamo nell’Euro e dobbiamo comunque accettare delle regole, ma metterci a fare il pugno duro è la soluzione migliore? E sopratutto in questo modo, con un relativismo che di certo non ci dà grande credibilità, riusciamo ad ottenere risultati concreti? Io lo dico da anni. Sono il primo a dire che il “progetto Euro” deve essere riscritto integralmente, altrimenti il rischio di un suo collasso è tutt’altro che assurdo. E noi potremmo anche essere un elemento “acceleratore” della “fusione chimica” del sistema Euro. Possiamo parlare di “sublimazione”?

Ultimo grafico, rapporto debito PIL tra i paesi dell’Eurozona. Anche qui siamo secondi solo alla Grecia. Ed un ratio così pesante non ci può aiutare in alcun modo, sia per il costo del debito e sia per i vincoli di bilancio. That’s all, folks! (almeno per ora)

Debito/PIL: Eurozona a confronto

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Danilo DT

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Economia

I fondi pensione in fibrillazione per lo spread

Agli sgoccioli il mese di agosto, l’anno si avvia alla ripresa di tutte le sue attività in un clima di grande incertezza. I protagonisti fanno i tonitruanti sciorinando per ogni problema una immediata soluzione riassunta in una frase, uno slogan, belli a sentirsi ma che finiscono con l’alimentare l’incertezza e il concretizzarsi delle affermazioni. Di questa situazione la previdenza complementare, che non sembra rappresentare nessuna priorità per il governo, soffre parecchio, rischiando di mettere in difficoltà il risparmio previdenziale che ha bisogno di essere salvaguardato. Alla fine del 2017, il patrimonio da investire da parte delle forme pensionistiche complementari, risulta pari a 128,2 miliardi. Si escludono da tale aggregato le riserve matematiche destinate a prestazioni previdenziali dei fondi preesistenti (25,6 miliardi) e le risorse dei fondi interni a banche, imprese di assicurazione e società non finanziarie (1,6 miliardi).L’aumento dello spread che oggi supera i 280 punti scea una comprensibile fibrillazione perchè il 58,1 per cento del patrimonio è allocato in titoli di debito, per complessivi 74,5 miliardi di euro mentre solo  il 17,7 per cento è costituito da titoli di capitale che totalizzano 22,7 miliardi di euro e il 14,4 da quote di OICR il cui controvalore è di 18,5 miliardi.TNel primo semestre del 2018, il rialzo dei rendimenti delle obbligazioni in Europa e negli Stati Uniti e l’allargamento dei differenziali dei rendimenti dei titoli di Stato nell’area dell’Euro hanno ridotto i corsi dei titoli obbligazionari detenuti nei portafogli dei fondi pensione italiani, causando perdite in conto capitale. Le tendenze osservate si sono riflesse sui risultati ottenuti dalle forme pensionistiche complementari. Claudio Cacciamani, professore di Economia degli intermediari finanziari all’Università di Parma afferma che di solito, il mercato sconta  decisioni o prospettive dei mesi futuri. In questo caso, il banco di prova è la legge finanziaria 2019, ma  è del tutto imprevedibile quello che accadrà: non vi sono ancora punti certi che saranno inclusi nella manovra. Gli impegni di spesa devono trovare adeguata copertura. La minaccia di sforare il 3% aggrava la situazione e vanamente il ministro del Tesoro Tria da Pechino cerca di smussare i toni.  La stessa decisione di Moody’s di rinviare il suo giudizio dell’Italia a dopo il Def, quindi a metà ottobre è emblematica. I dati della bilancia dei pagamenti, poi, mostrano un calo degli investimenti esteri in titoli di debito per 38,3 miliardi a giugno e per 33,4 miliardi a maggio: quasi 72 miliardi di euro.Gli investitori istituzionali e i grandi fondi esteri si sono messi in stand by così che l’Italia è l’unico paese del G7 che cresce meno degli altri anche per via della politica dei Dazi che frena le nostre esportazioni.  Sempre Cacciamani all’Adnkronos così continua: in un momento in cui c’è ancora altissima e tantissima liquidità nel mondo per via di tassi di interesse estremamente ridotti, questo denaro sarà dirottato altrove.”I fondi pensione sono sull’otto volante e temono il peggio. Invece di politiche definite di lungo termine e certezza del diritto, sono sommersi da dichiarazioni forti e muscolari ma che sembrano sortire effetti opposti.Dai dati ufficiali della Covip, come già abbiamo fatto notare,  risulta che nel primo semestre del 2018, i rendimenti aggregati, al netto dei costi di gestione e della fiscalità, sono stati in media leggermente negativi per tutte le tipologie di forma pensionistica: -0,6 e -0,7 per cento, rispettivamente, per i fondi negoziali e i fondi aperti; -1,0 per i PIP. Niente di preoccupante, intendiamoci, ma comunque è un’inversione di tendenzaColoro che mettono le mani avanti denunciando complotti dei “poteri forti” e delle élite di Bruxelles dove bisogna andare a battere i pugni sul tavolo, come se la Ue fosse una potenza occupante, dovrebbero semplicemente  ricordare l’intervento che fece Alcide De Gasperi all’Assemblea Costituente il 19 dicembre 1947 sul “Quarto Partito” :“A coloro che mi dicevano: ma che vuoi fare cambiamenti; allargamenti! Siamo i tre partiti più grandi, i tre partiti più numerosi dell’Assemblea e del paese ( DC, PCI, PSI – ndr), abbiamo noi la rappresentanza responsabile della grande maggioranza del popolo italiano, perché vuoi fare allargamenti? Io ho risposto: esiste un quarto partito: è il partito dei risparmiatori, proprio dei piccoli risparmiatori non in grado di controllare la situazione né politica né amministrativa, e sono oggi allarmati. Vedete come ritirano i depositi dalle banche? Come non portano più denaro, attraverso l’acquisto di titoli, allo Stato? Come v’è un allarme straordinario in borsa. E ho detto: bisogna fare qualche cosa per calmare questo quarto partito che appartiene a tutti gli strati sociali.”

Camillo Linguella

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Economia

Debito pubblico: lo chiamano zavorra ma è il motore per la crescita

Author: Daniele Basciu Rete MMT

Ci sono due differenze tra i soldi spesi dallo Stato e quelli creati come credito dal sistema bancario: la prima differenza riguarda le finalità, la seconda la natura dei soldi spesi.

Lo Stato spende i soldi avendo come obiettivo il bene pubblico (anche se è vero che non sempre è così), per realizzare quella dotazione di ricchezza reale che la collettività del presente lascia in eredità alla generazione successiva (acquedotti, dighe, ospedali, scuole, ferrovie, territorio non inquinato, ricerca, ecc..). L’interesse pubblico è un concetto slegato dal profitto: un servizio sanitario di alto livello erogato nei piccoli centri non può generare un profitto.

Dall’altro lato, l’erogazione del credito all’attività imprenditoriale privata è funzionale a generare profitto per attività d’impresa, e non è finalizzata al bene della collettività.

L’erogazione del credito coincide al tempo stesso con attività di spesa dei privati e con un indebitamento di soggetti privati nei confronti del sistema bancario (anch’esso collocato nel settore privato); il risultato può essere un aumento della domanda aggregata e ad un aumento dell’occupazione, ma tutto questo, per quanto positivo, non va necessariamente a vantaggio dell’interesse pubblico.

Inoltre, l’aumento dell’indebitamento aggregato da parte di famiglie e imprese (un “risparmio finanziario negativo”) non può durare lungo, e in genere si conclude con una fase di brusca e violenta riduzione del tasso d’indebitamente e del volume del debito, minore domanda aggregata, minor produzione e quindi meno posti di lavoro necessari.

In questo contesto, l’unico soggetto che può spendere in deficit per compensare la domanda aggregata che viene meno e i relativi livelli occupazionali è lo Stato.

La sintesi è che il debito, sia esso pubblico o privato, è necessario al funzionamento del sistema economico in cui viviamo. Ma, mentre l’accumulo del debito da parte dei privati non può durare a lungo ed è caratterizzato da andamento ciclico, l’accumulo del debito per uno Stato (denominato nella moneta fiat di cui è monopolista) non è un problema, perché si tratta di una figura contabile: sono soldi (passività finanziarie) che lo Stato non deve restituire a nessuno, non avendoli presi in prestito da nessuno.

Tratto dal capitolo quarto, “Qualche cosa permessa agli Stati con sovranità monetaria”, di Uccidere il dio dell’Austerità (Edizioni Sì)

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Economia

TRENDS 2.0.91: DIVERGENZE e CONVERGENZE

TRENDS - Analisi tecnica intermarket

Credo sia chiaro a tutti che il mercato sta vivendo un momento molto volatile in certe aree, mentre in altre sembra voler continuare una tendenza che sembra inarrestabile. Ma nelle potenziali divergenze, ecco che ci possono essere convergenze. I messaggi che il mercato ci lascia sono chiari. Eccovi il mio punto di vista.

Eccoci quinci con il nuovo video di TRENDS.

Come sempre ho provato per l’ennesima volta a tracciare una serie di scenari per i vari mercati: forex, commodity, equity, bond, analizzando anche le varie correlazione. Ma ho deciso di lasciare la visione del video agli amici sostenitori del blog.

Quindi… benvenuti al nuovo numero di TRENDS, con tanti grafici e tante analisi intermarket che vi aiuteranno a capire le dinamiche dei mercati finanziari, sempre più correlati ed interessanti.

Riprendetevi i post di questa settimana, credo ne valga proprio la pena e poi, se possibile, sostenete questo progetto di cultura finanziaria e di consapevolezza operativa. La registrazione è stata fatta in modo abbastanza impulsivo e diretto, cercando di sintetizzare e velocizzare i ragionamenti. Spero di essere comunque comprensibile. Come sempre critiche e commenti sono ben graditi. Lascio massima libertà ai lettori di contribuire (se vorranno) all’iniziativa, cliccando qui sotto, in modo tale da capirne anche il livello di gradimento. Sappiate che il Vs sostegno è MOLTO importante per la continuazione di questo progetto che vive solo grazie al Vostro sostegno.

Eccovi il video. Buona visione a tutti!

http://www.vimeo.com/287833816

Riproduzione riservata

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RISK ON assoluto, mercato al massimo della confidenza

I dati sul PIL USA sono stati ottimi, e non poteva essere diversamente visto il tono delle trimestrali uscite nelle ultime settimane.Questi sono dati noti e non vi annoio oltre.Diventa invece interessante vedere il “grado di confidenza” del mercato. In altri termini, mai come oggi gli operatori ed i gestori in generale sono tranquilli sul trend dei mercati e sulla volatilità bassa.Ovviamente non è che me lo sto inventando, ma lo deduco utilizzando i dati in arrivo dal CFTC, i famosi COT report che spesso vengono citati in questo blog.Se proviamo a sommare le posizioni nette sui derivati a Chicago, di tre delle asset class che meglio possono darci il grado di confidenza del mercato, otteniamo un dato molto interessante.Le tre asset class in oggetto sono:

1) Oro2) T-Note 10yr3) VIX

Sono tre elementi che possono essere anche shortati ed una posizione netta molto negativa significa che le coperture sono portate al minimo.Il grafico si commenta da solo.

Qui si parla ovviamente di mercato USA, proprio quel mercato che ha rotto i massimi storici e continua a salire.Il grado di confidenza ci dice che oggi gli operatori hanno il piede pigiato sull’acceleratore, la velocità è altissima ma nulla vieta che la folle corsa possa continuare ad andare avanti.Ma se la velocità diventa incontrollabile, spesso ci sono anche gli incidenti.

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Danilo DT

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