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‘Fed’ Up: Examining Jay Powell’s Jackson Hole Speech


Jay Powell gave his first speech in Jackson Hole, Wyoming; so who better to talk to about the speech, rising rates, and the Fed than Danielle DiMartino Booth. Alex Mihailovich gives us the latest on the tariffs/trade war between the US and China. Antitrust cases against big tech companies are becoming more common, so we’re looking back at the first big case with the US v. Microsoft with Andre Barlow. And Sara Montes de Oca wraps up her coverage on Monsanto. All this and more on Boom Bust! [1141] Follow us on Twitter:
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DONALD TRUMP: fatemi un impeachment e vi distruggerò i mercati!

La dichiarazione di Donald Trump a FOX News è una colorita minaccia di altri tempi. Chi mai potrebbe “osare” un tale affronto, un tale delirio di onnipotenza se non l’amico Donald?Se il Presidente si è lasciato andare a queste dichiarazioni, significa che forse, stavolta, ha il sederino che gli prude e si sente braccato, con un rischio impeachment non così remoto.

Immagine anteprima YouTube

Il presidente americano Donald Trump replica a coloro che minacciano l’ipotesi di un impeachment. “Se fossi sottoposto ad impeachment, penso che i mercati crollerebbero – ha spiegato in un’intervista rilasciata a Fox and Friends – Penso che tutti diventerebbero più poveri”. La messa in stato d’accusa per Donald Trump è, secondo esperti giuridici statunitensi, una concreta possibilità anche alla luce delle ammissioni dell’avvocato del tycoon, Michael Cohen che ha confermato di aver pagato il silenzio di due donne durante la campagna elettorale per le presidenziali del 2016. [Source

Per essere chiari, è quasi impossibile che un presidente venga incriminato dai procuratori federali, anche nel caso in cui venisse direttamente associato ai reati commessi dai suoi collaboratori. L’unico vero rischio per il presidente resta l’impeachment, ovvero la messa in stato d’accusa da parte del Congresso, per il quale non è necessario che il capo di Stato sia stato condannato.

E dove sta, quindi, il serio rischio di Trump? A novembre. Ci sono le elezioni di midterm ed i democratici potrebbero conquistare la Camera, rendendo la messa in stato d’accusa una minaccia reale per la Casa Bianca. E le ultime rilevazioni sull’utilizzo di fondi per comprare il silenzio di certe persone, completa l’opera.

Come sempre stiamo navigando nella teoria e nel possibilismo, puro giornalismo con la certezza del nulla, visto che ancora non si può capire dove andremo a parare, anche se l’esternazione di Trump ci fa capire che, questa volta, il rischio impeachment sia più concreto del passato. E di sicuro i “nemici” di Trump se trovano uno spiraglio, lo sfrutteranno al massimo.A questo punto però, noi del mondo degli investimenti, dobbiamo porci la fatidica domanda.

E QUINDI?

E quindi veramente un impeachment avrà un effetto distruttivo sui mercati finanziari?Fermiamoci un attimo, tiriamo un bel sospiro e ragioniamo con calma.Prima questione. L’economia è al servizio della politica oppure la politica è al servizio dell’economia?Una frase banale, ma sintetizza il problema. Se oggi noi pensiamo che la politica sia un qualcosa di diverso dall’essere uno strumento AL SERVIZIO dell’economia, ci sbagliamo di brutto. Ovviametne secondo me. L’economia e quindi i mercati finanziari, sono un grandissimo universo che rispecchia l’andamento dei bilanci di migliaia di aziende, con migliaia di dati macroeconomici che descrivono lo stato di salute del sistema. Quindi pensare che, come dice Trump, la politica sia FORZA TRAINANTE dell’economia è un errore. La politica è invece uno strumento che dovrebbe facilitare ed ottimizzare l’economia (ehm…lasciamo stare l’Italia, please…)

PIL USA: previsioni e…recessioni

Cosa voglio dire con questo grafico? Che la storia è piena di capovolgimento di fronti politici, ma spesso e volentieri il peggioramento del quadro economico non è dato dalla politica, bensì dal ciclo economico, che ha un’importanza ben diversa.Ad esempio è arcinoto che oggi, gli USA sono a fine ciclo, che i mercati sono tiratissimi e che si teme la fine degli effetti della politica fiscale, oltre l’aumento dei tassi di interesse e il QT della FED.

Devo portarvi qualche altro esempio? Partiamo proprio dalla crisi del 2008. E’ stata colpa di Bush? O forse la crisi subprime è stata la conseguenza di una finanza estrema durata per anni? Guardiamo ora il rovescio della medaglia. La grande ripartenza dei mercati del 2009 è tutto merito di Barack Obama? O forse a seguito del default di Lehman Brothers si sono prese delle decisioni drastiche di sostegno dell’economia (che oggi ci portiamo ancora dietro con la bolla da asset?). E ancora…veniamo ai giorni nostri. Quando dobbiamo ringraziare Trump del rally di borsa del 2017? Un di suo ce l’ha messo, concretizzando l’espansione fiscale, più alcune facilitazioni abbastanza discutibili (Dodd Frank Act). Ma di certo lui è arrivato in un momento in cui il bolide economico americano viaggiava già ad altissima velocità.

Morale: nulla può escludere una volatilità di breve in caso di impeachment, ma se la correzione dovesse venire in modo corposo, non sarebbe dovuta a Trump ma a ben altri fattori.

Anche se mi sono imposto più volte di non dare consigli sugli investimenti, mi sento solo di dire una cosa. Per la parte di asset più volatile dei vostro portafoglio, concentratevi NON su Trump ma su quelle che sono le vostre prospettive di crescita e di prosecuzione di trend, senza mai dimenticare che il mercato è in perenne evoluzione e il mondo del commercio e dell’economia oggi è condizionato da “storie” che solo un decennio fa erano marginali.

E se poi salta Trump, forse, il mercato alla fine beneficerà perché si avranno più certezze e meno tensioni a livello commerciale. Fermo restando che, lo sappiamo benissimo, siamo sempre seduti su un campo minato che, forse senza Trump, diventa meno pericoloso. Ma ciclicamente parlando, non possiamo MAI sottovalutare dove siamo seduti.

Intanto oggi, il famoso “sentiment” economico americano, sta così…

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Danilo DT

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TRENDS 2.0.90: MISSIONE COMPIUTA!

TRENDS - Analisi tecnica intermarket

La settimana scorsa, quella di Ferragosto, è stata decisamente movimentata. Questa all’apparenza è stata più tranquilla. C’è un però. Anzi, i però sono tanti e ve li spiego tutti nel video (così capite anche il titolo). Eccovi il mio punto di vista.

Eccoci quinci con il nuovo video di TRENDS.

Come sempre ho provato per l’ennesima volta a tracciare una serie di scenari per i vari mercati: forex, commodity, equity, bond, analizzando anche le varie correlazione. Ma ho deciso di lasciare la visione del video agli amici sostenitori del blog.

Quindi… benvenuti al nuovo numero di TRENDS, con tanti grafici e tante analisi intermarket che vi aiuteranno a capire le dinamiche dei mercati finanziari, sempre più correlati ed interessanti.

Riprendetevi i post di questa settimana, credo ne valga proprio la pena e poi, se possibile, sostenete questo progetto di cultura finanziaria e di consapevolezza operativa. La registrazione è stata fatta in modo abbastanza impulsivo e diretto, cercando di sintetizzare e velocizzare i ragionamenti. Spero di essere comunque comprensibile. Come sempre critiche e commenti sono ben graditi. Lascio massima libertà ai lettori di contribuire (se vorranno) all’iniziativa, cliccando qui sotto, in modo tale da capirne anche il livello di gradimento. Sappiate che il Vs sostegno è MOLTO importante per la continuazione di questo progetto che vive solo grazie al Vostro sostegno.

Eccovi il video. Buona visione a tutti!

http://www.vimeo.com/286619072

Riproduzione riservata

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Fed balance sheet reduction. I was 100% correct.


Everyone said contraction, but I said faster growth and inflation. I was right.

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Covip: Principali dati statistici aggiornati a giugno 2018

A metà 2018 il numero complessivo di posizioni in essere nelle forme pensionistiche complementari è di 8,535 milioni; al netto delle uscite, la crescita dall’inizio dell’anno è stata di 236.000 unità (2,8 per cento). A tale numero di posizioni, che include anche quelle relative a coloro che aderiscono contemporaneamente a più forme, corrisponde un totale degli iscritti che può essere stimato in 7,8 milioni di individui. Nei fondi negoziali si sono registrate 118.000 iscrizioni in più (4,2 per cento), portando il totale a fine giugno a 2,922 milioni. Circa i quattro quinti della crescita ha interessato i fondi pensione con attivi meccanismi di adesione contrattuale; alle iniziative già esistenti, a partire da gennaio 2018 si è aggiunto anche il fondo rivolto ai lavoratori del settore dell’igiene ambientale (Previambiente), che ha mostrato un significativo incremento delle iscrizioni. Nelle forme pensionistiche di mercato offerte da intermediari finanziari, i fondi aperti totalizzano 1,421 milioni di posizioni, crescendo di 47.000 unità (3,4 per cento) rispetto a dicembre del 2017. Nei PIP “nuovi”, il totale degli iscritti è di 3,183 milioni, 79.000 unità in più (2,5 per cento).A fine giugno 2018, le risorse complessivamente destinate alle prestazioni dalle forme pensionistiche complementari ammontano a 165,2 miliardi di euro; il dato non tiene conto delle variazioni nel semestre dei fondi pensione preesistenti e dei PIP “vecchi”. Le risorse dei fondi negoziali ammontano a 50,3 miliardi di euro, in crescita dell’1,8 per cento. I fondi aperti dispongono di un patrimonio di 19,6 miliardi e i PIP “nuovi” di 29,1 miliardi; l’incremento nel primo semestre dell’anno è stato, rispettivamente, del 2,4 e del 5,4 per cento.Nel primo semestre del 2018, il rialzo dei rendimenti delle obbligazioni in Europa e negli Stati Uniti e l’allargamento dei differenziali dei rendimenti dei titoli di Stato nell’area dell’Euro hanno ridotto i corsi dei titoli obbligazionari detenuti nei portafogli dei fondi pensione italiani, causando perdite in conto capitale. Anche sui listini azionari i prezzi hanno avuto un andamento non positivo, con un aumento della volatilità. Le tendenze osservate si sono riflesse sui risultati ottenuti dalle forme pensionistiche complementari. Nel primo semestre del 2018, i rendimenti aggregati, al netto dei costi di gestione e della fiscalità, sono stati in media leggermente negativi per tutte le tipologie di forma pensionistica: -0,6 e -0,7 per cento, rispettivamente, per i fondi negoziali e i fondi aperti; -1,0 per i PIP “nuovi” di ramo III. L’incidenza dei recenti andamenti dei mercati finanziari risulta tuttavia marginale su un periodo di osservazione più ampio. Rispetto a quanto registrato nel decennio trascorso da fine 2007, l’andamento del primo semestre 2018 ha inciso infatti solo per 0,2 punti percentuali sui rendimenti medi annui composti di tutte le forme pensionistiche complementari, che si mantengono largamente positivi. Nel periodo da fine 2007 a tutto il primo semestre 2018, i rendimenti sono risultati pari al 3,1 per cento nei fondi negoziali, al 2,8 per cento per i fondi aperti, al 2 per cento per i PIP di ramo III. Nello stesso periodo, la rivalutazione media annua composta del TFR è stata pari al 2,1 per cento.

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