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Energia

L’eolico da tetto senza pale di Aeromine conquista 9 mln | Rinnovabili

Author: Rinnovabili.it

Anticipando il futuro, Hitachi Rail sta lavorando a soluzioni capaci di rimpiazzare il diesel nei treni per le tratte non elettrificate

hitachi railhitachi railFonte: Hitachi Rail

In Europa il 40% delle linee ferroviarie non sono elettrificate. In alcune tratte si arriva al 60%. Se è vero che il settore è quello meno impattante sul clima tra le diverse modalità di trasporto, è altrettanto vero che dovrà crescere nel prossimo futuro. Le esigenze di decarbonizzazione nell’Unione Europea impongono infatti di trasformare la mobilità e favorire le soluzioni più sostenibili. Tra queste, il trasporto su rotaia si candida a tirare la volata. Anticipando il futuro, Hitachi Rail sta lavorando proprio all’implementazione di soluzioni capaci di risolvere un problema chiave: l’utilizzo della propulsione diesel nei treni per le tratte non elettrificate. Per superare lo scoglio, Marco Sacchi, Senior Director Global Platforms & Innovation di Hitachi Rail, lavora alla progettazione di treni ibridi a batteria. Sacchi ha sviluppato diversi prodotti dell’azienda multinazionale negli ultimi anni: dal Frecciarossa 1000 ai treni a doppio piano, all’alta velocità inglese fino ai più moderni treni a batteria. Oggi si occupa di sviluppare le piattaforme globali, le tecnologie verdi, l’ecodesign e l’innovazione digitale dei prodotti per la mobilità ferroviaria che verranno realizzati nei prossimi anni da Hitachi Rail. L’abbiamo incontrato per conoscere le principali innovazioni del settore e gli scenari che un uso crescente delle batterie al litio nel trasporto ferroviario apre per il paese e il pianeta. 

Vista l’esigenza di decarbonizzazione dei trasporti europei, Hitachi Rail ha da subito investito in treni a batteria. Ci racconta perché?

Il tema della decarbonizzazione è assolutamente centrale in questo momento. Se guardiamo alla realtà europea, il 40% delle linee ferroviarie sono operate da treni diesel. Tra i paesi di riferimento per Hitachi – Italia, Germania o Inghilterra – quest’ultimo è addirittura al 60%. Per centrare gli obiettivi al 2030 e al 2050, in passato si pensava di elettrificare le tratte mancanti. Una vera alternativa, però, viene dai treni a batteria. In Giappone questa tecnologia è arrivata in anticipo. Il nostro primo prototipo di treno a idrogeno, che sostituiva un mezzo diesel, è di vent’anni fa. Poi sono arrivati i treni a batteria, con la prima flotta entrata in servizio nel 2016. Oggi in Giappone abbiamo tre flotte operative.

hitachi rail 3hitachi rail 3Fonte: Hitachi Rail

In quali paesi europei state lavorando a questa tecnologia e con quali prodotti? 

In Italia, dal dicembre 2022 è arrivato quello che noi chiamiamo Masaccio, un nuovo treno a batteria realizzato per Trenitalia con il nome Blues. Anche lui è un primo al mondo, perché è tri-modale. Noi lo chiamiamo “tribrido”, perché può viaggiare in modalità elettrica laddove è disponibile l’alimentazione da catenaria, in modalità ibrida diesel-batteria, oppure solo a batteria. Quest’ultima possibilità viene preferita per l’ingresso nei centri abitati, in modo da ridurre le emissioni e il rumore. Al momento abbiamo già 98 treni operativi in molte regioni italiane su un contratto quadro che ne prevede 135. Il Masaccio ha anche ottenuto lo scorso anno una Social Product Declaration, che mostra i dati sulle prestazioni di sostenibilità sociale di un prodotto o servizio in una prospettiva del ciclo di vita. Si è trattato della prima certificazione del suo genere rilasciata al mondo. Siamo orgogliosi di averla ottenuta perché siamo stati dei pionieri in questo campo e lavoriamo molto per monitorare l’impatto dei nostri prodotti e servizi. L’innovazione è sostenibile solo se sa valutare pienamente i suoi impatti sociali e ambientali.

Se dovesse fare una previsione, quale spazio avranno nel futuro della mobilità su rotaia i treni a batteria? Potrebbero diventare la tecnologia prevalente o faranno da tecnologia complementare?

Secondo Hitachi, la batteria è la risposta alla decarbonizzazione nel breve e medio periodo. Molte linee ferroviarie europee devono fare i conti con il passaggio in gallerie piccole e difficili da elettrificare con la classica alimentazione da catenaria. Occorre quindi una diversa soluzione. Noi la stiamo mettendo in pratica in Italia, ma anche in Inghilterra, dove entro due mesi usciremo con un prototipo per i treni Intercity che attualmente sono bimodali, cioè solo diesel ed elettrici. Andremo a rimuovere uno dei motori diesel sostituendolo con una batteria, in un’operazione simile a quella italiana. Ci saranno quindi tratte gestite unicamente a batteria e la possibilità – lungo la linea – di trazione ibrida e ridurre i consumi. In generale, la batteria si sposa bene con questa elettrificazione a macchia di leopardo che abbiamo in Europa. Nelle tratte elettrificate è possibile ricaricare gli accumulatori, per poi utilizzarli in quelle dove altrimenti sarebbe subentrato il diesel. Oggi un treno a batteria può percorrere fino a 100 km, quindi coprire porzioni limitate della linea non elettrificate è possibile anche con capacità ridotta delle batterie stesse.

Abbiamo già dei risultati positivi in relazione ai consumi e alle emissioni?

Queste modalità di utilizzo ibrido hanno già ridotto i consumi di carburante di quasi il 50%. Se guardiamo alcune linee specifiche su cui operano questi treni, ad esempio la Firenze-Siena, vediamo che da Firenze a Empoli è disponibile l’alimentazione da catenaria, da Empoli a Siena no. Oggi i treni partono da Firenze direttamente in modalità diesel, anche dove sarebbe disponibile il tratto elettrificato. I nuovi Masaccio, che possono percorrere quella tratta in modalità elettrica, sono in grado di ridurre la CO2 equivalente per passeggero al chilometro dell’83%. Un altro vantaggio è quello del risparmio di costi che i treni a batteria garantiscono rispetto ad interventi di elettrificazione di tratti attualmente privi di linee aeree di contatto.

hitachi rail 2hitachi rail 2Fonte: Hitachi Rail

Per quanto riguarda le batterie, che caratteristiche ha un accumulatore destinato a muovere non un’auto, ma un convoglio?

Le batterie che oggi installiamo sui treni Intercity inglesi sono batterie da circa 1MWh, un’auto elettrica arriva massimo a 150 KWh. Siamo nell’ordine di 8-10 Tesla, diciamo. Sono dimensioni importanti, ma se pensiamo al numero di persone che trasporta un rotabile ferroviario vediamo le cose in prospettiva. Un’auto muove da una a quattro persone, un vagone da 70 a 100. Il fattore di scala è tale che un veicolo ferroviario, in termini di consumi energetici o di emissioni per chilometro, generalmente è nel range di un sesto o un decimo rispetto a un’automobile. Si tratta comunque di tecnologie complesse da integrare in un rotabile ferroviario, in termini di pesi e spazi. Poi c’è l’aspetto della sicurezza: ogni nuova tecnologia introdotta su ferrovia richiede analisi di safety case. Le nostre batterie vengono da produttori che hanno introdotto sul mercato milioni di celle senza mai avere un incidente.

Da dove vengono le batterie che si utilizzano nei treni Hitachi Rail?

La gran parte delle batterie sono fatte in Cina. Quelle che però utilizziamo noi in Italia sono prodotte in Giappone da Toshiba, mentre quelle utilizzate in Inghilterra sono prodotte lì da un’azienda cino-giapponese. Si tratta però di tecnologie che si stanno diffondendo. Anche se i volumi cinesi sono comunque elevatissimi, spinti dall’automotive, ci sono comunque forti investimenti da parte dell’Unione Europea.

Su quali tecnologie vi state concentrando per il futuro dell’accumulo di energia nel settore della mobilità?

Noi di fatto siamo già alla quarta generazione di batterie, sia per quanto riguarda i nostri prodotti che per quel che concerne le attività di ricerca e sviluppo. Siamo in attesa della quinta generazione, quella delle batterie allo stato solido, che saranno disponibili nel 2027. Si tratta di accumulatori molto promettenti in termini di densità di energia e prestazioni.

E per quanto riguarda i treni a batteria, a parte Italia e Inghilterra, avete in programma investimenti in altri mercati?

Sicuramente quello tedesco. Qui ci aspettiamo che il 60% delle prossime gare sarà per treni a batteria. Ci saranno poi altri programmi in Europa per sostituire in diversi paesi i vecchi treni diesel. Già oggi, le gare per i treni diesel non si fanno più per le tratte non elettrificate. E questo sarà un trend che vedrà i treni a batteria affermarsi sempre più nel prossimo futuro. 

L’Europa fa da traino per questa tecnologia o ci sono altri paesi in corsa?

L’Europa è uno dei paesi dove la sensibilità ambientale e per soluzioni a basso impatto è più sviluppata. Dal punto di vista tecnologico il Giappone rimane però uno dei paesi più avanzati al mondo. Qui i treni a batteria si diffonderanno sempre più e già si pensa a come utilizzarli come backup nel caso di blackout sull’infrastruttura o eventi imprevisti come un terremoto. Gli Stati Uniti, dal canto loro, si stanno affacciando a questa tecnologia con interesse, perché anche lì sussistono larghe flotte di treni diesel. La Cina invece beneficia dello sviluppo recente dell’infrastruttura ferroviaria, elettrificando decine di migliaia di km di rete negli ultimi anni. Per questo motivo, ha meno bisogno di colmare i gap con le batterie.

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Energia

A caccia di Mozzarella di Bufala fake con l’Intelligenza Artificiale | Rinnovabili

Author: Rinnovabili.it

La Mozzarella di Bufala è fra i cibi che possono vantare più tentativi di imitazione al mondo. Il Consorzio di Tutela della Mozzarella di Bufala Campana Dop si è armato di Intelligenza Artificiale per smascherare le mozzarelle fake illegalmente immesse sul mercato

di Daniela Maurizi

Quello delle truffe alimentari è un settore che non passa mai di moda. A farne le spese sono soprattutto i prodotti d’eccellenza del Made in Italy, in particolare quelli dotati di Denominazione.

Sono, infatti, questi gli alimenti più appetibili sul mercato nazionale ed estero, universalmente riconosciuti e ricercati per la loro incredibile qualità. Tuttavia, essi devono essere prodotti secondo un preciso Disciplinare di Produzione, che tiene in considerazione diversi aspetti – dalle materie prime alle tecniche utilizzate – e che i truffatori ovviamente bypassano. 

Neanche a dirlo, la nostra amata Mozzarella di Bufala è fra i cibi che possono vantare più tentativi di imitazione al mondo. Ecco, allora, che il Consorzio di Tutela della Mozzarella di Bufala Campana Dop si è armato di Intelligenza Artificiale per smascherare le mozzarelle fake illegalmente immesse sul mercato.

La sconfitta dell’italian sounding con l’AI

L’italian sounding è un fenomeno che spopola in tutto il mondo. Esso prevede l’utilizzo su etichette e packaging alimentari di denominazioni, riferimenti geografici e visuali che rimandino in qualche modo al nostro Paese, inducendo ingannevolmente il consumatore a credere che il prodotto in questione sia autenticamente italiano, quando in realtà così non è.

Questo è un principio totalmente in contrasto con le pratiche leali di informazione diffuse nell’UE e stabilite dal Regolamento 1169/2011, nel quale all’articolo 7 si specifica chiaramente: 

Le informazioni sugli alimenti non inducono in errore, in particolare:

per quanto riguarda le caratteristiche dell’alimento e, in par­ticolare, la natura, l’identità, le proprietà, la composizione, la quantità, la durata di conservazione, il paese d’origine o il luogo di provenienza, il metodo di fabbricazione o di pro­duzione […].

Il Consorzio di Tutela della Mozzarella di Bufala Campana Dop è la prima istituzione di questo tipo in Italia a lanciare un progetto che punta sull’AI come strumento innovativo per la tutela di un prodotto d’eccellenza. 

Il risultato di questa iniziativa si chiama Nina: dal nome di una delle bufale più longeve e produttive di sempre, nasce un’Intelligenza Artificiale “addestrata” per apprendere e riconoscere i pattern di autenticità degli incarti. 

Il funzionamento si basa su uno dei pilastri di ogni IA, ovvero il miglioramento continuo: attraverso un processo di constante ricerca e verifica su internet, per mezzo di tecniche di “web scraping” (letteralmente, raschiando il web), Nina raccoglie ogni possibile riferimento sulla Mozzarella di Bufala Campana Dop, che
analizza in base a delle regole di apprendimento deducendo l’eventuale presenza di imitazioni, contraffazioni, evocazioni e abusi. 

In altre parole, più Nina cerca e più apprende, più diventa precisa nel riconoscere i fake: in questo modo, l’IA perfeziona la sua capacità di identificare i criteri di autenticità e conformità degli incarti, offrendo un livello aggiuntivo di protezione.

Grazie a questo metodo, solamente nel 2023 il Consorzio ha effettuato cinquemila verifiche, che si aggiungono a quelle degli altri enti deputati (Asl, Carabinieri, Icqrf), per un totale di circa 15mila controlli l’anno, che fanno della Bufala Dop uno dei prodotti più tutelati in Europa.

Le caratteristiche della vera Mozzarella di Bufala Campana Dop

La Mozzarella di Bufala Campana ha ottenuto nel 1996 la Denominazione di Origine Protetta (DOP) e il suo Disciplinare di Produzione è riportato nel DPCM 10 maggio 1993 – GURI n. 219 del 17 settembre 1993.

All’interno del Disciplinare sono specificate le aree di provenienza del latte autorizzate, specificando nel dettaglio la Regione (Lazio o Campania), le province (Frosinone, Latina, Roma; Benevento, Caserta, Napoli, Salerno) e i singoli comuni. Infatti, la vera Mozzarella di Bufala Campana Dop è prodotta esclusivamente con latte di bufala intero, proveniente da bufale allevate da queste zone e ottenuta nel rispetto di apposite prescrizioni relative all’allevamento e al processo tecnologico.

In particolare, per poter rientrare nella Denominazione, la Mozzarella di Bufala deve rispondere ad alcuni standard produttivi: 

  1. Gli allevamenti bufalini dai quali deriva il latte devono essere strutturati secondo gli usi locali con animali originari della zona di razza mediterranea, che devono risultare iscritti all’apposita anagrafe;
  2. Il latte deve essere consegnato al caseificio entro la sedicesima ora dalla mungitura, possedere titolo in grasso minimo del 7% ed essere opportunamente filtrato e riscaldato ad una temperatura che può variare da 33 °C a 36 °C;
  3. La coagulazione è ottenuta con l’uso esclusivo di fermenti lattici naturali derivanti da precedenti lavorazioni di latte di bufala avvenute nella stessa zona di produzione.

Anche i consumatori spesso si chiedono come distinguere visivamente la vera Mozzarella di Bufala DOP. Per aiutarli, ecco un elenco di caratteristiche distintive da cercare:

  1. La forma: oltre alla forma tondeggiante, sono ammesse altre forme tipiche della zona di produzione quali bocconcini, trecce, perline, ciliegine, nodini;
  2. Il peso: variabile da 20 g a 800 g, in relazione alla forma;
  3. L’aspetto esterno: colore bianco porcellanato, crosta sottilissima di circa un millimetro con superficie liscia mai viscida né scagliata.
  4. La pasta
    • struttura interna a foglie sottili, leggermente elastica nelle prime otto-dieci ore dopo la produzione e il confezionamento, successivamente tendenza a divenire più fondente; 
    • priva di difetti quali occhiature, provocati da fermentazioni gassose o anomale; 
    • assenza di conservanti, inibenti e coloranti; 
    • al taglio presenza di scolatura in forma di lieve sierosità biancastra, grassa, dal profumo di fermenti lattici.
  5. Il sapore: caratteristico e delicato.

Per avere conferma che il prodotto che abbiamo intenzione di acquistare non sia un fake, verifichiamo che in etichetta sia presente il marchio DOP, facilmente riconoscibile perché formato da un sole giallo e rosso, con all’interno la scritta Denominazione di Origine Protetta.

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Energia

Innovating with Schneider Electric from Singapore’s Green Data Centre Standards to modern sustainability reporting

Author: Schneider Electric

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Today we hear so much about sustainability and Schneider Electric recently announced new sustainability features for our EcoStruxure IT portfolio. These features are oriented to support customers to meet the EU Energy Efficiency Directive coming into force this year. I remember when the team first faced the challenge of supporting customers to meet new sustainability regulations for data centres.

I was fortunate to work on Green Data Centre (Green DC) consulting and develop software tools to read key metrics and generate reports. The Green DC Standards helped organizations to establish systems and processes necessary to improve the energy efficiency of their data centres. It all started in 2011, when the Singapore Government introduced SS564 (Singapore Standard 564), guidelines to upgrade existing data centres to Green DC, and SS564 Guidelines for new construction of data centres.

In 2013, the Singapore Government released a revised version of SS564 Part-1 & Part-2. Many customers were compelled to transform data centres into Green DC by applying SS564 standards. The standards provided a recognized framework and a logical and consistent methodology to achieve continuous improvement in facilities. These standards were established for implementation consequent to the ISO 50001 standards on energy management, but they were tailored to meet the needs of data centres in Singapore.

Expert guidance on the Green DC transition

As a result of the new standards, existing and new customers approached Schneider Electric for Green DC Consulting, seeking expert guidance to implement SS564 Green DC transition. As part of our Critical Power & Cooling Services Software Sales Overlay team, my role was Software Business Development Manager for Asia, Pacific, and Japan. I saw a huge opportunity for DCIM (Data Centre Infrastructure Management) Software as a management tool to capture Green DC metrics, analyze, and present the readings to customers with simplified dashboard and reports. Schneider Electric established a team of experts to develop a new Green DC Offer with both technical and commercial solutions.

Data Centre Energy Assessment & Audit

In my position, I have seen first-hand how times have changed, and with them, attitudes toward sustainability.

Fast forward to 2020 when Schneider Electric Critical Power & Cooling Services Singapore introduced Data Centre Energy Assessment & Audit. This assessment services covers the scope of site visit, walkthrough to understand environment conditions and collect SLD (Single Line Drawing), Layout, Mechanical Layout, Infrastructure Design, Maintenance Report. Prepare and conduct on site measurement and capture the existing Data logs through BMS and DCIM. Measured data are uploaded to our Energy Assessment software tools, compute data collected against the energy performance metrics defined in Singapore Standard SS564. Generate and present the Audit Report with Detail Data Captures, Analysis, Mitigation and Energy Improvement Recommendations.

Schneider Electric approach to data centre sustainability objectives

My colleagues and I began with the humble start of Singapore Green DC consulting, assessment, and reporting to our customers in Singapore and expanded to a few countries in East Asia region. To promote SE Green DC consulting, I met with interested customers to transform their data centres to Green DC and presented SS564 guidelines and requirements. As things progressed, we had to comply to wider standards, codes, and ratings. A bigger team was required to take it forward. Schneider Electric’s Sustainability Business stepped in and continued to expand to wider geography by establishing a professional services team and updating offers to meet new requirements of modern sustainability reporting.

drawing of world of sustainabilityHelping customers improve sustainability

I am pleased to have a front-row seat to how the industry has changed when it comes to sustainability, and I wanted to share an example of how Professional Data Centre Services has helped customers.

  • The team helped a top university in Singapore obtain the BCA Green Mark for Data Centres certification, a performance-based rating system similar to LEED Green Building Certification and the SS564 Certification Standard on Sustainable Data Centre Management system. The team provided the Detailed Assessment and Gap Analysis to meet the Platinum Rating requirements of BCA Green Mark. The customer chose Schneider Electric for implementing UPS with e-Conversion, cooling, BCPM, temp sensors, integrated data centre, energy, power monitoring and building operations and improving air management along with indoor air quality sensing. Presently under execution, these solutions will help achieve both BCA Green Mark and SS564 for the customer.

In 2023, Schneider Electric Singapore, Secure Power, Professional Data Centre Services team introduced an offer on full scale Sustainable Data Centre Consulting Services and Assessment Services, such as planning, design, and assessment services that are linked to sustainability.

It’s been a pleasure to share how our Professional DC Services is helping customers improve sustainability. Ready to improve your data centre’s sustainability? Learn more about our DCIM solution EcoStruxure IT and new sustainability features and how they could help your organization, by visiting our EcoStruxure IT website. And check out Alison Matte’s new blog on the growing web of sustainability regulations facing the data centre industry.

Tags: data center, DC Professional, DCIM, IT Professional, Pattabhi Rajan, Sustainability

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Energia

3 ways IoT-sensing technology optimizes commercial and industrial buildings

Author: Schneider Electric

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IoT

The institutional and commercial real estate (CRE) markets face many challenges. In a post-pandemic world, there is rising market demand for ‘healthy’ office spaces to entice reluctant employees back to the workplace. With these new and uncertain working models, decision-makers seek tangible data to optimize space allocation.

There are also environmental challenges. Stricter environmental regulations, energy prices, efficiency standards, and competitive pressures have made energy conservation a priority for property owners. Further, stakeholders and investors prefer greener buildings for tenancy and investment. However, property owners struggle to coordinate multiple niche vendors—often lacking expert oversight—to ensure comprehensive building solutions.

These challenges can be complex as organizations grapple with existing property portfolios with traditional building services infrastructure that can be difficult to modify and/or replace. However, research shows that 80% of the buildings that will stand in 2050 exist today. Focusing only on new builds isn’t practical—the market must address effective retrofits to meet sustainability goals.

In part 1 of our four-part series, we examine how internet of things (IoT) sensing devices can help overcome today’s challenges and enhance current building management solutions.

IoT-sensing technology bridges today’s and tomorrow’s building needs

The concept of smart or digital buildings is familiar; IoT sensors and devices enable multi-system connectivity, giving visibility to building data points that would otherwise be unmonitored.

These small sensing devices can pack powerful business benefits by addressing challenges like air quality control, space planning, and simplifying building operation monitoring. 

Today’s wireless IoT sensors simplify installation and placement, offer aesthetic cleanliness, and are easily reconfigurable, minimizing total cost of ownership (TCO) and occupant disruptions. They seamlessly integrate into existing building systems to cost-effectively enhance their capabilities and improve overall building adaptability, safety, and regulatory compliance. Leveraging 24/7 cloud-based data collection enables real-time monitoring of environmental conditions, providing insights into space and energy usage and occupant preference patterns, which can be adjusted remotely.

When considering sensor options, flexibility is key in both the physical installation and the overall system – particularly for retrofit scenarios. Look for solutions, like EcoStruxure Building-IoT Sensor Solution, offering wireless communication, long-life battery power, and peel-and-stick sensor mounting options to enable fast and easy installation without needing complex (and expensive) internal networks or systems reworking.

 Additionally, evaluate any possible solutions for software connectivity, ensuring flexibility with APIs and protocols required for sensor data delivery. Given the plethora of available sensing options and partial solutions, it can be confusing to know what you need. Find a solution partner, like Schneider Electric, who can act as a single source for integration projects, helping ensure you have the expertise and experience needed for your unique project needs.

Three benefits IoT-sensing devices bring building owners

IoT-sensing devices equip commercial and institutional building owners with the ability to achieve three key long-term benefits, which will be explored further in subsequent posts:

  1. Enhanced occupant well-being- 24/7 indoor air quality (IAQ) monitoring and measurement of various environmental conditions (including airborne particulate matter and light and sound levels) can improve the occupant environment and ensure healthy spaces. The provided data can help secure healthy space certifications, like the WELL program.
  2. Optimized energy consumption- Sensors and devices that track occupancy and energy usage in specific spaces to identify reduction opportunities (e.g., lighting, heating, cooling). Energy data analytics and diagnostics can connect to the building management system (BMS) to effectively manage HVAC control and lower energy demand. This factors into green building certification requirements (like LEED) and helps maximize the building owner’s asset value.  
  3. Improved space planning and efficiency. Real-time occupancy sensor data enables dynamic space management, optimizing hot-desking, meeting space bookings, and other planning applications. It provides space usage data to identify occupancy patterns (e.g., congestion or under-use) so the workflow can be optimized and strategic decision-making for space allocation or lease renewals.

Sensing technology paves a way forward

Whether retrofitting commercial real estate or an institutional building, embracing new technologies and the power of IoT technology can help you meet your operational and financial goals to save money and energy and enhance occupant comfort. Visit our website for more information about Schneider Electric’s EcoStruxure™ Buildings and EcoStruxure Building-IoT Sensor Solution and how we can help. The next post will examine the impacts of IAQ on occupant well-being and how to enhance it using connected IAQ monitoring to foster healthy building environments.

Tags: Commercial real estate (CRE), EcoStruxure Building, EcoStruxure Building-IoT Sensor Solution, green buildings, healthy buildings, IoT-sensing technology, occupancy management, space management

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Energia

Pannelli fotovoltaici a doppio vetro: le soluzioni di Trinasolar per tetti solari

Author: Rinnovabili.it

Anticipando il futuro, Hitachi Rail sta lavorando a soluzioni capaci di rimpiazzare il diesel nei treni per le tratte non elettrificate

hitachi railhitachi railFonte: Hitachi Rail

In Europa il 40% delle linee ferroviarie non sono elettrificate. In alcune tratte si arriva al 60%. Se è vero che il settore è quello meno impattante sul clima tra le diverse modalità di trasporto, è altrettanto vero che dovrà crescere nel prossimo futuro. Le esigenze di decarbonizzazione nell’Unione Europea impongono infatti di trasformare la mobilità e favorire le soluzioni più sostenibili. Tra queste, il trasporto su rotaia si candida a tirare la volata. Anticipando il futuro, Hitachi Rail sta lavorando proprio all’implementazione di soluzioni capaci di risolvere un problema chiave: l’utilizzo della propulsione diesel nei treni per le tratte non elettrificate. Per superare lo scoglio, Marco Sacchi, Senior Director Global Platforms & Innovation di Hitachi Rail, lavora alla progettazione di treni ibridi a batteria. Sacchi ha sviluppato diversi prodotti dell’azienda multinazionale negli ultimi anni: dal Frecciarossa 1000 ai treni a doppio piano, all’alta velocità inglese fino ai più moderni treni a batteria. Oggi si occupa di sviluppare le piattaforme globali, le tecnologie verdi, l’ecodesign e l’innovazione digitale dei prodotti per la mobilità ferroviaria che verranno realizzati nei prossimi anni da Hitachi Rail. L’abbiamo incontrato per conoscere le principali innovazioni del settore e gli scenari che un uso crescente delle batterie al litio nel trasporto ferroviario apre per il paese e il pianeta. 

Vista l’esigenza di decarbonizzazione dei trasporti europei, Hitachi Rail ha da subito investito in treni a batteria. Ci racconta perché?

Il tema della decarbonizzazione è assolutamente centrale in questo momento. Se guardiamo alla realtà europea, il 40% delle linee ferroviarie sono operate da treni diesel. Tra i paesi di riferimento per Hitachi – Italia, Germania o Inghilterra – quest’ultimo è addirittura al 60%. Per centrare gli obiettivi al 2030 e al 2050, in passato si pensava di elettrificare le tratte mancanti. Una vera alternativa, però, viene dai treni a batteria. In Giappone questa tecnologia è arrivata in anticipo. Il nostro primo prototipo di treno a idrogeno, che sostituiva un mezzo diesel, è di vent’anni fa. Poi sono arrivati i treni a batteria, con la prima flotta entrata in servizio nel 2016. Oggi in Giappone abbiamo tre flotte operative.

hitachi rail 3hitachi rail 3Fonte: Hitachi Rail

In quali paesi europei state lavorando a questa tecnologia e con quali prodotti? 

In Italia, dal dicembre 2022 è arrivato quello che noi chiamiamo Masaccio, un nuovo treno a batteria realizzato per Trenitalia con il nome Blues. Anche lui è un primo al mondo, perché è tri-modale. Noi lo chiamiamo “tribrido”, perché può viaggiare in modalità elettrica laddove è disponibile l’alimentazione da catenaria, in modalità ibrida diesel-batteria, oppure solo a batteria. Quest’ultima possibilità viene preferita per l’ingresso nei centri abitati, in modo da ridurre le emissioni e il rumore. Al momento abbiamo già 98 treni operativi in molte regioni italiane su un contratto quadro che ne prevede 135. Il Masaccio ha anche ottenuto lo scorso anno una Social Product Declaration, che mostra i dati sulle prestazioni di sostenibilità sociale di un prodotto o servizio in una prospettiva del ciclo di vita. Si è trattato della prima certificazione del suo genere rilasciata al mondo. Siamo orgogliosi di averla ottenuta perché siamo stati dei pionieri in questo campo e lavoriamo molto per monitorare l’impatto dei nostri prodotti e servizi. L’innovazione è sostenibile solo se sa valutare pienamente i suoi impatti sociali e ambientali.

Se dovesse fare una previsione, quale spazio avranno nel futuro della mobilità su rotaia i treni a batteria? Potrebbero diventare la tecnologia prevalente o faranno da tecnologia complementare?

Secondo Hitachi, la batteria è la risposta alla decarbonizzazione nel breve e medio periodo. Molte linee ferroviarie europee devono fare i conti con il passaggio in gallerie piccole e difficili da elettrificare con la classica alimentazione da catenaria. Occorre quindi una diversa soluzione. Noi la stiamo mettendo in pratica in Italia, ma anche in Inghilterra, dove entro due mesi usciremo con un prototipo per i treni Intercity che attualmente sono bimodali, cioè solo diesel ed elettrici. Andremo a rimuovere uno dei motori diesel sostituendolo con una batteria, in un’operazione simile a quella italiana. Ci saranno quindi tratte gestite unicamente a batteria e la possibilità – lungo la linea – di trazione ibrida e ridurre i consumi. In generale, la batteria si sposa bene con questa elettrificazione a macchia di leopardo che abbiamo in Europa. Nelle tratte elettrificate è possibile ricaricare gli accumulatori, per poi utilizzarli in quelle dove altrimenti sarebbe subentrato il diesel. Oggi un treno a batteria può percorrere fino a 100 km, quindi coprire porzioni limitate della linea non elettrificate è possibile anche con capacità ridotta delle batterie stesse.

Abbiamo già dei risultati positivi in relazione ai consumi e alle emissioni?

Queste modalità di utilizzo ibrido hanno già ridotto i consumi di carburante di quasi il 50%. Se guardiamo alcune linee specifiche su cui operano questi treni, ad esempio la Firenze-Siena, vediamo che da Firenze a Empoli è disponibile l’alimentazione da catenaria, da Empoli a Siena no. Oggi i treni partono da Firenze direttamente in modalità diesel, anche dove sarebbe disponibile il tratto elettrificato. I nuovi Masaccio, che possono percorrere quella tratta in modalità elettrica, sono in grado di ridurre la CO2 equivalente per passeggero al chilometro dell’83%. Un altro vantaggio è quello del risparmio di costi che i treni a batteria garantiscono rispetto ad interventi di elettrificazione di tratti attualmente privi di linee aeree di contatto.

hitachi rail 2hitachi rail 2Fonte: Hitachi Rail

Per quanto riguarda le batterie, che caratteristiche ha un accumulatore destinato a muovere non un’auto, ma un convoglio?

Le batterie che oggi installiamo sui treni Intercity inglesi sono batterie da circa 1MWh, un’auto elettrica arriva massimo a 150 KWh. Siamo nell’ordine di 8-10 Tesla, diciamo. Sono dimensioni importanti, ma se pensiamo al numero di persone che trasporta un rotabile ferroviario vediamo le cose in prospettiva. Un’auto muove da una a quattro persone, un vagone da 70 a 100. Il fattore di scala è tale che un veicolo ferroviario, in termini di consumi energetici o di emissioni per chilometro, generalmente è nel range di un sesto o un decimo rispetto a un’automobile. Si tratta comunque di tecnologie complesse da integrare in un rotabile ferroviario, in termini di pesi e spazi. Poi c’è l’aspetto della sicurezza: ogni nuova tecnologia introdotta su ferrovia richiede analisi di safety case. Le nostre batterie vengono da produttori che hanno introdotto sul mercato milioni di celle senza mai avere un incidente.

Da dove vengono le batterie che si utilizzano nei treni Hitachi Rail?

La gran parte delle batterie sono fatte in Cina. Quelle che però utilizziamo noi in Italia sono prodotte in Giappone da Toshiba, mentre quelle utilizzate in Inghilterra sono prodotte lì da un’azienda cino-giapponese. Si tratta però di tecnologie che si stanno diffondendo. Anche se i volumi cinesi sono comunque elevatissimi, spinti dall’automotive, ci sono comunque forti investimenti da parte dell’Unione Europea.

Su quali tecnologie vi state concentrando per il futuro dell’accumulo di energia nel settore della mobilità?

Noi di fatto siamo già alla quarta generazione di batterie, sia per quanto riguarda i nostri prodotti che per quel che concerne le attività di ricerca e sviluppo. Siamo in attesa della quinta generazione, quella delle batterie allo stato solido, che saranno disponibili nel 2027. Si tratta di accumulatori molto promettenti in termini di densità di energia e prestazioni.

E per quanto riguarda i treni a batteria, a parte Italia e Inghilterra, avete in programma investimenti in altri mercati?

Sicuramente quello tedesco. Qui ci aspettiamo che il 60% delle prossime gare sarà per treni a batteria. Ci saranno poi altri programmi in Europa per sostituire in diversi paesi i vecchi treni diesel. Già oggi, le gare per i treni diesel non si fanno più per le tratte non elettrificate. E questo sarà un trend che vedrà i treni a batteria affermarsi sempre più nel prossimo futuro. 

L’Europa fa da traino per questa tecnologia o ci sono altri paesi in corsa?

L’Europa è uno dei paesi dove la sensibilità ambientale e per soluzioni a basso impatto è più sviluppata. Dal punto di vista tecnologico il Giappone rimane però uno dei paesi più avanzati al mondo. Qui i treni a batteria si diffonderanno sempre più e già si pensa a come utilizzarli come backup nel caso di blackout sull’infrastruttura o eventi imprevisti come un terremoto. Gli Stati Uniti, dal canto loro, si stanno affacciando a questa tecnologia con interesse, perché anche lì sussistono larghe flotte di treni diesel. La Cina invece beneficia dello sviluppo recente dell’infrastruttura ferroviaria, elettrificando decine di migliaia di km di rete negli ultimi anni. Per questo motivo, ha meno bisogno di colmare i gap con le batterie.