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Energia

FuturaSun alla conferenza internazionale sullo sviluppo dell’energia verde in Cina


Author: Leonardo Berlen QualEnergia.it

Il 15 e 16 ottobre si è svolta in Cina, a Yangzhong, la 2a conferenza internazionale sullo sviluppo dell’energia verde (International Green Energy Development Conference – IGEDC). A rappresentare la cooperazione Italia-Cina, Alessandro Barin, CEO di FuturaSun.

Il Forum IGEDC, organizzato dal CEIS (China Economic Information Service), si è svolto nell’iconica e modernissima città verde di Yangzhong, nella provincia di Jiangsu della Cina orientale, città modello ricca di nuove applicazioni green, impegnata a raggiungere entro il 2030 l’azzeramento di emissioni di CO2 e il 100% di energia rinnovabile.

Le più importanti istituzioni cinesi, i big del fotovoltaico, esperti e imprenditori da tutto il mondo si sono riuniti per discutere sulle sfide e le difficoltà dello sviluppo dell’energia verde, per esplorare nuove idee, per presentare le più recenti tecnologie e le più eclatanti applicazioni.

Particolare rilievo ha assunto il Forum dedicato alla cooperazione internazionale sull’energia verde anche in relazione allo sviluppo della Belt and Road Initiative (BRI), o Nuova Via della Seta, il progetto strategico di relazione della Cina con gli altri paesi euroasiatici, cui anche l’Italia ha recentemente aderito.

Per l’Italia ha partecipato FuturaSun, la giovane realtà imprenditoriale veneta nel settore fotovoltaico, che in pochi anni è diventata un esempio della migliore collaborazione industriale italo-cinese.

La testimonianza del CEO Alessandro Barin ha ripercorso l’avventura di FuturaSun, che, oltre ad essere   dinamico soggetto tecnico e commerciale in grado di superare la profonda trasformazione del mercato europeo dello scorso decennio, ha deciso di diventare, fin da subito, anche soggetto pienamente industriale, con propri stabilimenti produttivi in Cina, cogliendone qui le opportunità di sviluppo.

La più recente scelta industriale di FuturaSun è caduta sulla città di Taizhou, in Jiangsu, regione matura dal punto di vista tecnologico nel settore dell’energia solare che assicura ampia disponibilità di componentistica, know how e competenze tecniche, infrastrutture logistiche nelle vicinanze di Shanghai. Tutte caratteristiche che supportano al meglio le esigenze aziendali dell’attuale stabilimento industriale di FuturaSun avente una capacità produttiva di 500 MW.

Un investimento fondato sulla certezza che i progressi nella tecnologia hanno reso l’energia solare la fonte più economica e sarà la più grande fonte di energia elettrica del mondo nel prossimo decennio.

Anche la relazione annuale sullo sviluppo delle applicazioni globali per l’energia verde (Annual Development Report of Global Green Energy Applications) ha evidenziato che il mercato fotovoltaico si sta espandendo rapidamente.

Nel corso dell’ultimo decennio ha visto un aumento della capacità installata accumulata da circa 15 GW nel 2008 a 505 GW nel 2018. Attualmente, 32 paesi hanno oltre 1 GW di capacità fotovoltaica accumulata; tra questi, otto paesi hanno una capacità di oltre 10 GW e quattro oltre 40 GW.

La Cina, l’India e altri paesi asiatici sono leader in termini di crescita globale del fotovoltaico. Tra i primi 10 paesi in termini di nuova capacità fotovoltaica installata nel 2018, quattro provengono dall’Asia, vale a dire Cina, India, Giappone e Corea, con una capacità totale di nuova installazione di 64,3 GW, che rappresentano oltre la metà della capacità totale globale.

Le elevatissime potenzialità asiatiche di sviluppo industriale del settore fotovoltaico mirano a trovare ulteriori occasioni di crescita grazie al contributo della cooperazione internazionale.

Ne è un esempio la storia di successo dell’italiana FuturaSun che in Cina ha trovato una dimensione innovativa per una collaborazione strategica su scala globale. Anche in occasione di questa conferenza internazionale di altissimo livello, l’azienda ha dimostrato di essere all’avanguardia e che il suo motto “anticipate tomorrow” non è solo visione, ma anche realtà.

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Ecosistema Urbano 2019 premia Trento: è la città più “verde” d’Italia

Author: stefania Rinnovabili

Pubblicato Ecosistema Urbano 2019 di Legambiente, Ambiente Italia e Il Sole 24 Ore

(Rinnovabili.it) – Cosa stanno concretamente facendo le città italiane sulle principali questioni ambientali? Quanto si stanno impegnando per garantire ai loro cittadini elementi come una buona qualità dell’aria o trasporti pubblici efficienti? A rispondere alle domande è, ancora una volta, Ecosistema urbano 2019, il dossier realizzato da Legambiente, Ambiente Italia e Il Sole 24 Ore e presentato oggi a Mantova.

Grazie alle varie edizioni che si sono susseguite negli anni, il rapporto traccia puntualmente l’evoluzione dello stato di salute dei capoluoghi di provincia. E assegna una sorta di pagella verde in cui sono riportati i progressi o i passi indietro compiuti nei principali componenti ambientali presenti in una città: ariaacquerifiutimobilitàambiente urbano ed energia.

Il quadro che ci restituisce Ecosistema Urbano 2019 è quello di un’Italia dinamica e attenta alle nuove sfide ma che deve fare ancora i conti con emergenze, criticità e, in alcuni casi con performance pessime e scadenti. Nel complesso la situazione nazionale è migliorata rispetto l’anno precedente ma il progresso appare fortemente disomogeneo. Le performance ambientali migliori si registrano a Trento, Mantova e Bolzano, rispettivamente prima, seconda e terza in classifica.

In particolare, Trento (in quarta posizione nel report 2018) ha compiuto un balzo in avanti grazie al miglioramento registrato della qualità dell’aria, a una leggera crescita dei viaggi degli abitanti sul trasporto pubblico e all’aumento dell’attenzione alla mobilità ciclabile. Pordenone e Parma completano la top five mentre, nelle prime 20 posizioni si fanno notare città grandi come Bologna, comuni del sud come Cosenza e persino capoluoghi non ai vertici delle classifiche del PIL come Oristano. Nelle ultime ventidue posizioni, si trovano alcuni grandi centri urbani: NapoliBariTorinoRomaPalermo, ciclicamente vittime di piccole-grandi emergenze, ora lo smog (Torino e Roma), ora i rifiuti (Napoli e Palermo, ma anche Roma), o l’acqua (Bari). Per non parlare dell’emergenza traffico che interessa più o meno tutti i grandi centri urbani d’Italia (Roma e Torino hanno ben più di 60 auto ogni 100 abitanti), aggravata nel caso della Capitale da un servizio di trasporto pubblico che pare condannato a una crisi senza fine.

Maglia nera per le ultime della classa, ossia Vibo ValentiaSiracusaCatania.

Spiega Mirko Laurenti, responsabile di Ecosistema Urbano di Legambiente “Guardando all’Italia di Ecosistema Urbano 2019 […] emerge un Paese fatto di grandi questioni urbane non risolte – traffico, smog, perdite di rete idrica, produzione rifiuti – ma anche un’Italia che cerca di reagire. Lo dicono in qualche caso i nostri numeri: continua a crescere e a diffondersi, anche al Sud, ad esempio, la raccolta differenziata dei rifiuti, ma lo si vede più spesso analizzando le buone pratiche urbane”. “La sfida  – continua Laurenti – è proiettare le nostre città nel futuro, ragionandone a livello complessivo per costruire realtà sostenibili, funzionali e funzionanti.

Guarda qui i risultati di Ecosistema Urbano 2019

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Risposta Entrate n. 431 del 25 ottobre 2019


Author: Giorgia Piantanida QualEnergia.it

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Così la mobilità sostenibile urbana può ridurre di 1/3 la CO2 nazionale

Author: stefania Rinnovabili

Il giusto mix di strumenti per la mobilità urbana sostenibile

(Rinnovabili.it) – I trasporti giocano un ruolo chiave nelle percorso di decarbonizzazione a cui è chiamata l’Italia. Eppure, a dispetto di altri settori come quello dell’elettricità e del riscaldamento, il comparto appare fortemente in ritardo sugli sforzi di riduzione delle emissioni. Come fare, allora, per conciliare gli obiettivi fissati da UE e governo nel nuovo PNIEC (piano nazionale energia-clima) con le attuali sfide? La soluzione arriva oggi a Milano dal workshop di Optimal Sustainable Mobility Mix (OSMM), l’area di ricerca e advisory di AGCI Finanza d’Imprese. L’appuntamento ha offerto un momento di confronto tra le istituzioni e le imprese in tema trasporti e decarbonizzazione, stilando la personale ricetta per la nuova mobilità sostenibile urbana. Una ricetta che richiederebbe 36 miliardi di euro di investimenti da oggi al 2030, ma che restituirebbe di un taglio di quasi un terzo delle emissioni nazionali di gas serra e una diminuzione del 69 per cento delle polveri sottili.

Gli ingredienti sono quelli elencati nel rapporto “Mobilità sostenibile: Strategie per le aree urbane al 2030”, approfondito studio del trasporto passeggeri e merci nelle aree urbane in tutta Italia, a partire dalle grandi Città Metropolitane, fino ad arrivare ai piccoli comuni. L’obiettivo del documento è quello di definire un mix di strumenti per realizzare una mobilità sostenibile urbana in linea con i target climatici comunitari.

Cinque scenari per lo sviluppo della mobilità urbana sostenibile

Nel dettaglio l’analisi ha portato all’elaborazione di 5 scenari di sviluppo rispetto lo stato dell’arte (2018): Business-As-Usual, Fuel sostenibili, Restrizione traffico, Car Free Area, Estensione Infrastruttura.

L’ultimo della lista rappresenta quello più ambizioso e prevede importanti interventi di regolazione del traffico e significativi investimenti nelle infrastrutture metropolitane e nell’elettrificazione del parco circolante: a regime sarebbero necessarie 32.500 colonnine di ricarica, 61 depositi elettrificati per autobus e quasi 6 milioni di e-car circolanti per una spesa complessiva di 923 milioni di euro. L’impatto di queste politiche comporterebbe una riduzione del 30% delle emissioni climalteranti rispetto ai livelli del 2018 e un dimezzamento delle polveri sottili. Inoltre sarebbero anche le uniche a portarci il più vicino possibile agli obiettivi PNIEC per i trasporti.

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Spiega Stefano Clerici di Agici “Abbiamo preso in considerazione una varietà di scenari futuri, a partire dal cosiddetto Business as usual. Come è evidente, il più completo, che è anche quello che necessita un maggiore investimento di risorse, offre le maggiori opportunità”. “Ma per rendere efficace l’ampliamento delle infrastrutture  – continua Clerici – è necessario pensare in termini complessivi: servono politiche lungimiranti di restrizione del traffico e di programmazione della mobilità urbana”.

>>leggi anche Migliorare il PNIEC 2030 con azioni più ambiziose nei trasporti<<