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Artificial snow at home? Insta – snow in few seconds by superabsorbent polymer !

https://www.youtube.com/watch?v=cClPBpsmnso
How to make instant artificial snow in few seconds at home. Insta-Snow Powder by super absorbent polymer! Science experiments with Insta-Snow Powder. Buy superabsorbent polymer here: http://amzn.to/2D7Bfh9 (Amazon affiliate) Cool science experiments how to make instant snow in few seconds at home
For the experiments were use super absorbent polymer and water and colors additives. It is also called: sodium polyacrylate, Instant snow or artificial snow. Superabsorbent polymer expands up to 100 times its original volume. It is cool science experiment for kids and fair science project at schools.
https://www.youtube.com/user/wasabysajado
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ABB alla “That’s Mobility” di Milano: prenota un incontro con gli esperti


Author: Leonardo Berlen QualEnergia.it

L’appuntamento sulla promozione della mobilità efficiente e sostenibile il 25 e 26 settembre. Gli esperti ABB presenteranno diverse soluzioni e potranno fornire una consulenza personalizzata.

ABB parteciperà all’evento That’s Mobility il 25 e 26 settembre a Milano per promuovere le tecnologie e discutere le opportunità di un settore in rapida e continua evoluzione quale la mobilità efficiente e sostenibile.

Nello spazio espositivo A31 si punterà a far vivere ai visitatori un’esperienza multimediale che li coinvolga nell’universo e-mobility.

ABB parteciperà anche alla tavola rotonda del 26 settembre alle ore 14 sul tema “Smart mobility, un nuovo paradigma di mobilità: quali sfide per i Technologie provider?” che si terrà presso la sala Blue 1+2.

Gli esperti ABB presenteranno le diverse soluzioni per la ricarica dei veicoli elettrici, con particolare attenzione all’offerta per le strutture ricettive che desiderano fornire l’infrastruttura di ricarica come servizio con valore aggiunto ai propri clienti, i fleet manager delle aziende particolarmente attente alla mobilità sostenibile, i Comuni, le utilities e i gestori delle reti di stazioni di servizio interessate ad ampliare il loro bacino di utenza.

Come incontrare gli esperti ABB

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Energia

Secondo l’ONU, anche l’ONU dovrebbe ridurre la propria impronta di carbonio

Author: stefania Rinnovabili

L’ONU pubblica ogni anno i dati sulla propria impronta di carbonio: nel 2018, il complesso di uffici e attività emisero oltre 2 milioni di tonnellate di CO2

(Rinnovabili.it) – Oltre 2 mila impiegati e funzionati dell’ONU hanno inviato una lettera aperta al proprio Segretario Generale, Antonio Guterres, per chiedere azioni concrete a favore della riduzione dell’impronta di carbonio delle stesse Nazioni Unite.

L’iniziativa è stata promossa dal gruppo Young UN – Agents for Change, un network interno alle Nazioni Unite che riunisce oltre 1.400 membri provenienti da più di 80 Paesi in tutto il mondo: “I nostri impegni devono essere più ambiziosi e concreti almeno quanto quelli degli Stati membri delle Nazioni Unite e degli stakeholder che partecipano al vertice sul clima delle Nazioni Unite – si legge nella lettera (testo in inglese)Come Greta Thunberg, che ha appena attraversato l’Oceano Atlantico, e i giovani di tutto il mondo che continuano a scioperare ogni venerdì, guardiamo al nostro impatto e facciamo passi coraggiosi per affrontare l’emergenza climatica”.

L’ONU rilascia ogni anno una stima delle emissioni prodotte dal complesso di attività internazionali: per il 2018, le Nazioni Unite hanno dichiarato di aver emesso 2 milioni di tonnellate di CO2, frutto dell’attività di 44 mila impiegati in 60 Paesi, oltre a decine di migliaia di cooperanti e truppe di pace dislocate in tutto il mondo.

In primo luogo, la lettera del network Young UN sostiene lo Sviluppo di un piano d’azione di emergenza climatica a livello di sistema delle Nazioni Unite: “Basandosi sugli impegni esistenti per diventare neutrali dal punto di vista climatico entro il 2020, le Nazioni Unite dovrebbero fissare nuovi obiettivi che affrontino tutti gli aspetti dell’impatto ambientale delle Nazioni Unite, compresa la riduzione radicale delle attuali emissioni di gas serra per consentirci di rimanere all’interno dell’obiettivo di 1,5 gradi dell’accordo di Parigi – si legge nel documento – I calcoli delle Nazioni Unite sulla neutralità climatica dovrebbero tenere conto delle operazioni esternalizzate e collettivamente dovremmo puntare a emissioni zero. Pertanto, entro dicembre 2019 tutte le entità delle Nazioni Unite dovrebbero disporre di politiche e risorse per ridurre le emissioni di gas a effetto serra e compensare in modo significativo qualsiasi gas a effetto serra che non può essere ridotto, comprese le attività esternalizzate, i viaggi, il cibo, le strutture edilizie, i trasporti, l’acqua e i rifiuti”.

Quasi la metà delle emissioni delle Nazioni Unite sono prodotte da viaggi e meeting di lavoro; di qui la scelta del network Young UN di indicare proprio negli spostamenti uno dei settori in cui attivare misure di taglio dell’impronta di carbonio: nella lettera, viene suggerito di utilizzare i tradizionali spostamenti aerei solo come ultima opzione disponibile (addirittura viene suggerito di utilizzare solo bus e treni in regioni particolarmente ben collegate e ristrette come l’Europa); allo stesso tempo viene promosso il lavoro e gl’incontri via remoto, sfruttando le tecnologie di comunicazione informatiche, ma anche di disincentivare i viaggi in business class (più inquinanti) a favore di quelli economici.

>>Leggi anche Summit ONU per l’azione climatica, si cerca una nuova speranza<<

La lettera suggerisce anche il disinvestimento di un fondo da oltre 60 miliardi di dollari attualmente dedicato alle energie fossili e la completa conversione degli uffici ONU a energie rinnovabili.

Le Nazioni Unite hanno già lanciato un’iniziativa di taglio della propria impronta di carbonio, la cosiddetta “Greening the Blue Initiative”: secondo l’ultimo report, 55 degli organi di rappresentanza ONU (circa il 95% delle entità delle Nazioni Unite) sono state carbon neutral nel 2018, in netta crescita rispetto a circa il 35% dell’anno precedente.

Ma la lettera solleva dubbi sui meccanismi di compensazione delle Nazioni Unite, un metodo che funziona attraverso gli acquisti di crediti di carbonio certificati dallo stesso ONU e non tramite il taglio diretto delle emissioni o la migliore gestione delle risorse.

“Il Segretario Generale accoglie con favore l’iniziativa dei Giovani ONU sull’azione per il clima nel sistema ONU – ha risposto in una nota, Antonio Guterres – Il segretario generale si impegna a dare l’esempio e chiede azioni di trasformazione per affrontare la crisi climatica, anche da parte del sistema delle Nazioni Unite e del segretariato stesso”.

>>Leggi anche Mattarella: “Il cambiamento climatico è la sfida del nostro tempo”<<

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Energia

La Germania svela il suo piano per il clima al 2030


Author: Luca Re QualEnergia.it

Un mercato nazionale del carbonio per edifici e trasporti, incentivi per efficienza energetica e auto elettriche. Previste compensazioni per i cittadini. Un pacchetto di misure giudicato ben poco ambizioso dai Verdi e da molti analisti dell’ambientalismo tedesco.

Un mercato del carbonio per “colpire” le emissioni inquinanti dei trasporti e degli edifici: questa è una delle misure concordate nelle scorse ore dal governo tedesco nella nuova strategia per il clima al 2030.

Il programma per la protezione climatica (Klimaschutzprogramm, allegato in basso), frutto di una complessa  mediazione politica tra le diverse parti che compongono la coalizione del cancelliere Angela Merkel (CDU-CSU, socialdemocratici) contiene diversi punti che dovrebbero portare la Germania a ridurre le emissioni di CO2 del 55% nel 2030, in confronto ai livelli del 1990.

Così Berlino punterebbe ad accelerare la transizione dai combustibili fossili verso le energie rinnovabili. Ricordiamo però che l’obiettivo di tagliare le emissioni del 40% nel 2020 è ormai sostanzialmente fuori portata.

Intanto il governo ha approvato un disegno di legge per finanziare con 40 miliardi di euro l’uscita dal carbone delle regioni minerarie, attraverso gli investimenti in tecnologie pulite e la riconversione economica-industriale poiché la chiusura degli ultimi impianti a carbone/lignite è prevista nel 2038.

La strategia elaborata dal “gabinetto climatico” dell’esecutivo guidato da Angela Merkel prevede, in particolare, un mercato nazionale del carbonio in due settori – edifici e trasporti – che non sono coperti dal mercato europeo ETS (Emissions Trading Scheme).

Parliamo di un meccanismo di carbon pricing: lo scopo è far pagare le emissioni di anidride carbonica a chi inquina di più. Si partirà con un prezzo di 10 euro per la singola tonnellata di CO2 nel 2021, per poi salire progressivamente fino a 35 €/tCO2 nel 2025.

Solo dal 2025 partirà lo scambio dei certificati di emisssioni. E dal 2026 la Germania stabilirà un budget prefissato per le emissioni, che diminuirà ogni anno in linea con gli obiettivi climatici al 2050; le quote di CO2 saranno assegnate all’asta con dinamiche di mercato, ma entro un corridoio minimo-massimo di 35-60 €/tCO2 (il corridoio di prezzo per gli anni successivi andrà definito negli aggiornamenti futuri del programma climatico).

Poi Berlino è favorevole a estendere il sistema ETS a tutti i settori, in modo da creare un mercato continentale della CO2 con l’eventuale fissazione di un determinato valore minimo (floor price) per ogni tonnellata di anidride carbonica nei comparti già inclusi nell’ETS.

Il programma tedesco prevede anche diverse misure di compensazione per cittadini e imprese, ad esempio il governo intende ridurre gradualmente il prezzo dell’energia elettrica attraverso un alleggerimento di alcune voci che gravano sulla bolletta, come gli oneri di rete e il sovrapprezzo con cui si finanziano le fonti rinnovabili; queste ultime andranno invece supportate con i proventi del carbon pricing. Sono previste inoltre delle compensazioni (detrazioni fiscali) per i pendolari che, a regime, saranno di circa 30 €cent per km percorso.

La strategia per il clima poi comprende agevolazioni e incentivi di vario tipo per favorire gli interventi di efficienza energetica negli edifici (isolamento termico, sostituzione degli infissi e dei vecchi generatori di calore con impianti più moderni) e per promuovere la diffusione delle auto elettriche.

Per quanto riguarda le rinnovabili si punta al 65% nel 2030 dal 38% circa raggiunto nel 2018, ma come arrivare a un simile traguardo è ancora oggetto di discussione.

L’eolico dovrebbe avere un ruolo dominante in questa crescita, ma la realizzazione di nuovi impianti a terra in questo momento è un po’ frenata dai limiti di potenza introdotti nelle aste e da vari ostacoli non solo burocratici, ma anche legati alla scarsa accettazione delle pale eoliche da parte di molte comunità locali.

Intanto in Germania da gennaio a giugno 2019 le rinnovabili hanno coperto il 44% dei consumi elettrici lordi nazionali, mai così bene per un intero semestre.

Secondo i Verdi tedeschi questo pacchetto di misure è modesto e non dimostra coraggio per una vera accelerazione della transizione energetica: si punta ad un meccanismo di scambio delle emissioni che ha dimostrato di non essere efficace in questi anni e peraltro il prezzo di entrata della CO2 (10 €) è troppo basso.

Tutti questi investimenti non verranno realizzati in deficit, dicono le fonti governative, che nonostante i tassi di interesse negativi, continuano a innalzare di fronte a una pesante crisi climatica (e forse, prossimamente, anche economica) la bandiera del pareggio di bilancio.

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Energia

United in Science: tra il dire e il fare c’è di mezzo la crisi climatica

Author: stefania Rinnovabili

united in science

United in Science raccoglie i dati sullo stato del clima e presenta le tendenze delle emissioni dei principali gas serra.

(Rinnovabili.it) – Esiste un divario crescente tra gli obiettivi concordati per affrontare il riscaldamento globale e la realtà attuale. Le parole spese dai leader politici negli ultimi anni di lotta al cambiamento climatico non sono state seguite da azioni efficaci e lo stato attuale del clima mostra una crisi profonda. A ricordarci la gravità in cui versa il Pianeta è oggi un nuovo rapporto intitolato United in Science (testo in inglese). Ad essere “unite”, sono le sette grandi organizzazioni scientifiche che ne hanno firmato il contenuto: l’Organizzazione meteorologica (OMM), la Global Atmosphere Watch, il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEP), il Global Carbon Project, Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), Future Earth, Earth League e  il Global Framework for Climate Services. Il documento, presentato in occasione del Summit ONU per l’azione climatica, è la summa degli ultimi lavori in tema di climate change ed offre uno sguardo puntuale sulla situazione odierna e sulla probabile evoluzione futura.

“Il Rapporto fornisce una valutazione unificata dello stato del nostro sistema terrestre sotto la crescente influenza del cambiamento climatico antropogenico, della risposta dell’umanità fino ad ora e dei cambiamenti di vasta portata che la scienza proietta per il nostro clima globale in futuro”, spiegano gli autori. “I dati scientifici e i risultati presentati rappresentano le informazioni più recenti e autorevoli su questi argomenti”.

Le informazioni contenute nel report non rappresentano una novità ma permettono di mettere in fila una serie di allarmi suonati da più voci in questi ultimi anni.

IL PIANETA BRUCIA… La temperatura globale media per il 2015-2019 è sulla buona strada per ottenere il titolo di periodo più caldo di qualsiasi altro mai registrato. Attualmente è stimato a 1,1 ° Celsius (± 0,1 ° C) l’aumento rispetto l’epoca preindustriale (1850-1900). Ondate di calore diffuse e di lunga durata, incendi record e altri eventi devastanti come cicloni tropicali, inondazioni e siccità hanno avuto gravi ripercussioni sullo sviluppo socioeconomico e sull’ambiente.

…E SI SCIOGLIE L’estensione del ghiaccio marino artico estivo è diminuita ad un tasso di circa il 12% per  decennio nel periodo 1979-2018. I quattro valori più bassi per l’estensione del ghiaccio marino invernale, invece, si sono verificati tra il 2015 e il 2019. Al polo opposto, la quantità di ghiaccio persa ogni anno dalla calotta antartica è aumentata di almeno sei volte tra il 1979 e il 2017.

LO STATO DEGLI OCEANI Il tasso di innalzamento medio globale del livello del mare è aumentato da 3,04 millimetri all’anno (mm / anno) nel periodo 1997-2006 a circa 4 mm / anno nel periodo 2007-2016. Ciò è dovuto alla crescita del riscaldamento oceanico e dello scioglimento delle calotte glaciali della Groenlandia e dell’Antartide occidentale. Inoltre è stato registrato un aumento complessivo del 26% nell’acidità degli oceani dall’inizio dell’era industriale.

 

I GAS SERRA IN ATMOSFERA I livelli di anidride carbonica (CO 2), metano (CH4) e  protossido di azoto (N2O) hanno raggiunto nuovi massimi. Nel 2018, la concentrazione globale di CO2 era di 407,8 parti per milione (ppm), 2,2 ppm in più rispetto al 2017. I dati preliminari da un sottogruppo di siti di monitoraggio dei gas indicano che le concentrazioni 2019 sono sulla buona strada per raggiungere o addirittura superare 410 ppm.

La valutazione arriva sullo sfondo dello “sciopero del clima” che lo scorso venerdì ha visto milioni di studenti in tutto il mondo scendere in piazza per chiedere un’azione reale dai politici e dalle grandi società. E sulla scia di questa pressione, le sette organizzazioni sottolineano oggi  l’urgenza di trasformazioni socio-economiche e azioni di riduzione del carbonio in settori chiave come l’uso del suolo e l’energia per evitare pericolosi e irreversibili aumenti della temperatura globale.