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Energia

PNIEC, detrazioni fiscali, Fer 2, Gse: il passaggio di consegne sull’Energia al MiSE


Author: gmeneghello QualEnergia.it

La delega all’Energia andrà allo stesso ministro Patuanelli? Facciamo un bilancio di quel che troverà già fatto e di quanto resta da fare intervistando l’ex sottosegretario Crippa.

Dal PNIEC da ultimare, all’articolo 10 del DL Crescita da correggere, passando per la “crisi” al Gse, senza dimenticare questioni come la revisione del DM Controlli, il decreto Fer 2, le semplificazioni per i rifacimenti e altro ancora: sono molti i cantieri aperti lasciati al MiSE in materia di energia pulita. Con il sottosegretario MiSE […]

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Energia

Australia, potrebbe produrre il 200% del fabbisogno dalle fer

Author: stefania Rinnovabili

Australia fer

Credit: Australia Day – (CC BY 2.0)

Grazie alle fer l’Australia potrebbe divenire una superpotenza energetica

(Rinnovabili.it) – L’Australia potrebbe soddisfare completamente il suo fabbisogno elettrico con le fonti rinnovabili (fer) e possedere allo stesso tempo abbastanza energia pulita per divenire un esportatore “verde” internazionale. Ne sono fermamente convinti gli esperti dell’Australian-German Energy Transition Hub, che in nuovo rapporto (testo in inglese) mostrano le potenzialità del Paese nel percorso di decarbonizzazione economica. L’Hub nasce dalla collaborazione tra il Dipartimento degli affari esteri australiano e il Ministero federale tedesco per l’Istruzione e riunisce ricercatori, esperti di settore, governo e comunità con l’obiettivo di individuare e risolvere le sfide della transizione energetica.

L’ultimo lavoro pubblicato dal centro presenta una serie di scenari in cui l’Australia utilizza le sue ampie risorse rinnovabili per garantire una fornitura di elettricità domestica affidabile ed economica e allo stesso tempo per spostarsi verso la neutralità climatica. Nel dettaglio, i ricercatori hanno esaminato sei scenari per l’economia australiana che vanno dallo status quo – che considerava solo le attuali politiche climatiche ed energetiche – ad uno di “leadership + esportazione”, che presuppone invece una profonda decarbonizzazione in settori quali elettricità, trasporti e industria.

Secondo gli autori, nella migliore delle ipotesi, la Nazione potrebbe entro la metà del secolo riuscire a produrre fino al 200% della sua domanda elettrica attraverso le fer ad un prezzo medio simile o inferiore a quello odierno, assumendo il ruolo di superpotenza energetica.

australia fer

Credit: Australian-German Energy Transition Hub

Le basi di partenza ci sono e sono ben radicate. In questi anni, infatti, i prezzi elevati del gas e la chiusura delle vecchie centrali elettriche a carbone hanno contribuito a far aumentare il costo dell’elettricità fossile, favorendo le fer. Oggi, la forma più economica per la nuova produzione elettrica in Australia è l’eolico, e il fotovoltaico, soprattutto quello, della generazione distribuita, è pronto ad occupare il secondo posto del podio (leggi anche Il più grande mercato dell’accumulo residenziale? Sarà l’Australia). Nono solo: negli ultimi due l’idrogeno si è guadagnato un rinnovato interesse a livello nazionale come vettore energetico e dai primi progetti locali si è velocemente passati ad un maxi piano di esportazione verso i Paesi dell’Asia Pacifico.

Il percorso verso il 200% di rinnovabili è tuttavia connesso anche a diverse variabili della transizione energetica mondiale. “Un driver fondamentale è che il mondo decida essenzialmente di fare qualcosa per il cambiamento climatico”, ha affermato Dylan McConnell, ricercatore presso l’Università di Melbourne e uno degli autori del rapporto. “La domanda di idrogeno si basa essenzialmente sulla profonda decarbonizzazione mondiale”.

>>Leggi anche L’Australia si candida a primo esportatore mondiale d’idrogeno<<

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Energia

È troppo lenta questa decarbonizzazione. E il cambiamento climatico avanza


Author: Luca Re QualEnergia.it

L’intensità media di carbonio in rapporto al Pil globale sta calando, ma molto meno di quello che servirebbe per limitare l’aumento delle temperature a +1,5-2 gradi. L’analisi di PwC.

L’economia globale è ancora troppo agganciata ai combustibili fossili e si allontana sempre di più l’obiettivo di limitare l’incremento della temperatura media a +1,5-2 gradi entro la fine del secolo.

Questo, in sintesi, è il messaggio diffuso dalla società di consulenza PwC nella nuova edizione del suo Low Carbon Economy Index, che sottolinea l’enorme “buco” tra la retorica dell’emergenza climatica e le risposte date finora da governi, istituzioni e imprese in tutto il mondo.

Difatti, dal 2000 al 2018 l’intensità media di carbonio a livello mondiale, calcolata in tonnellate di anidride carbonica in rapporto al prodotto interno lordo (tCO2/m$ GDP), è diminuita ogni anno dell’1,6% come riassume il grafico sotto.

Molto meno, quindi, del tasso di decarbonizzazione richiesto per contenere il surriscaldamento del nostro Pianeta a un paio di gradi centigradi: in questo caso, secondo le stime di PwC, l’intensità di carbonio dovrebbe calare del 7,5% l’anno e ancora di più (-11,3%) volendo puntare a un aumento della temperatura di circa un grado e mezzo.

Nel 2018, ricordano gli esperti di PwC, il Pil globale è cresciuto del 3,7% e il consumo energetico è salito del 2,9% mentre le emissioni di CO2 sono anch’esse cresciute (+2%), a causa del ruolo sempre dominante dei carburanti fossili nel mix energetico complessivo.

Così la carbon intensity è diminuita meno della metà in confronto al valore registrato nel 2015: -1,6% nel 2018 vs -3,3% tre anni prima e di questo passo, spiega PwC, i paesi del G20 non raggiungeranno nemmeno gli obiettivi fissati nei loro piani nazionali per contribuire alla riduzione delle emissioni (NDC: Nationally Determined Contributions).

Nella tabella seguente osserviamo i cinque paesi che nel 2018 hanno segnato i risultati migliori: tra questi l’Italia con un calo dell’intensità di carbonio pari al 4% in confronto ai dodici mesi precedenti e un taglio delle emissioni correlate agli usi energetici del 3,2% nel paragone con il 2017.

Tuttavia, in media il tasso della decarbonizzazione nel periodo 2000-2018 (-1,9%) è stato abbastanza in linea con il valore mondiale (-1,6%) quindi anche il nostro paese dovrà intensificare moltissimo gli sforzi.

Germania, Messico, Francia e Arabia Saudita sono le altre nazioni del G20 che hanno visto diminuire di più la carbon intensity lo scorso anno rispetto al 2017.

Così questi dati rilanciano l’avvertimento diffuso nei giorni scorsi dalla società di consulenza DNV nel suo Transition Outlook, dove si evidenzia che c’è il rischio di esaurire già nel 2028 il carbon budget compatibile con i traguardi fissati dagli accordi di Parigi sul clima.

In altre parole, senza una riduzione rapida e drastica delle emissioni inquinanti, tra pochi anni si chiuderà l’ultima “finestra” utile per evitare le peggiori conseguenze dei cambiamenti climatici.

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Energia

CappottoMio, l’isolamento termico a cappotto che protegge i condomini

Author: stefania Rinnovabili

CappottoMio isolamento termico

(Rinnovabili.it) – Una soluzione tecnologica efficace ed efficiente per ridurre le dispersioni termiche degli immobili condominiali: in una sola parola, CappottoMio, l’isolamento termico a cappotto targato Eni gas e luce. L’innovativo servizio – frutto della collaborazione tra le diverse professionalità della società energetica e i suoi partner – è stato lanciato nel 2018 con un preciso obiettivo: accelerare la riqualificazione energetica del patrimonio edilizio nazionale con uno strumento in grado di garantire, oltre al risparmio, anche sicurezza e comfort abitativo.

L’efficienza energetica dei condomini italiani

I dati dell’Agenzia Mondiale dell’Energia (IEA) mostrano come a livello mondiale gli edifici siano responsabili di oltre il 30 per cento degli usi finali dell’energia e del 39 per cento delle emissioni di CO2 legate al settore energetico. Percentuali sensibili sia sotto il profilo ambientale che quello prettamente economico.

In Italia il dato d’incidenza sui consumi finali scende leggermente, eppure il problema rimane aperto. Si calcola che nel Belpaese vi siano oltre 1,2 milioni di condomini dove oggi vivono ben 14 milioni di famiglie, e l’82 per cento di queste strutture ha più di cinquanta anni, ossia è stata costruita prima dell’entrata in vigore della legge 10/91 sull’efficienza energetica in edilizia (dati del rapporto Civico 5.0 di Legambiente).

Nella maggior parte dei casi, un immobile vecchio porta con sé una serie di sfide legate alle prestazioni energetiche sia livello di impiantistica che di dispersione termica; sfide che, se non risolte, si traducono in un aumento dei costi e in una diminuzione del comfort per l’utente.

Eppure, il comparto possiede un potenziale significativo sul fronte dell’efficienza energetica. Legambiente ha calcolato che si riqualificassero 30mila condomini l’anno, le famiglie potrebbero risparmiare fino a 400 milioni di euro annui in bolletta (circa 620 euro ad abitazione) evitando all’atmosfera oltre 840mila tonnellate di CO2 (Fonte: rapporto Civico 5.0).

In questo contesto l’ottimizzazione energetica dell’involucro edilizio riveste un ruolo di primo piano tra gli interventi dedicati al risparmio e al miglioramento della qualità abitativa. Dal punto di vista fisico, infatti, la superficie esterna di un’abitazione ha una funzione di controllo che delimita il sistema termodinamico dell’ambiente costruito. Per ottimizzare questa capacità l’intervento migliore è rappresentato dalla realizzazione dell’isolamento termico a cappotto.

I vantaggi del cappotto termico

L’isolamento termico a cappotto o più semplicemente il “cappotto termico”, è una tecnica di coibentazione delle pareti (esterne o interne) di un edifico che richiede l’applicazione di un materiale isolante sulle superfici, caratterizzato da traspirabilità, impermeabilità, fonoassorbenza e bassa conducibilità termica; si va dalla lana minerale al sughero, dal polistirene espandibile (EPS) agli aerogel d’ultima generazione. L’isolante è fissato alla parete con una malta adesiva per garantire la continuità termica con la muratura, mentre un fissaggio meccanico tramite appositi tasselli ne assicura la stabilità. La finitura esterna si effettua, infine, attraverso un intonaco armato con una rete in filo o in fibra di vetro, che fornisce al sistema la resistenza agli urti.

Questa sorta di seconda pelle permette di ottenere la migliore resa in termini di microclima interno nell’arco dell’anno. In altre parole, il cappotto termico è in grado di migliorare gli effetti del raffreddamento dei locali durante l’estate e quelli del riscaldamento nei mesi invernali, riducendo i costi energetici sulla bolletta. Tra i pro di questa tecnica di coibentazione, la capacità di eliminare i ponti termici determinati dalla discontinuità dei materiali presenti nella muratura e di prevenire fenomeni di condensazione interstiziale, che portano alla formazione di umidità e muffa. Non solo. Migliorare la coibentazione di un edificio significa anche elevarne la classe energetica e di conseguenza aumentare il valore dell’intero immobile in un range compreso tra il 5 e il 15 per cento (dati provenienti da studi di settore). La scelta più vantaggiosa, sia per efficienza che per ingombro, è quella di applicare il cappotto sull’involucro esterno. Ma anche il rivestimento interno porta con sé dei benefici: ha costi di realizzazione inferiori, può essere applicato a singole unità abitative ed è la soluzione ideale in caso di vincoli storici e culturali o in caso d’immobili abitate saltuariamente.

CappottoMio

CappottoMio: cos’è e come funziona 

Da tradizione l’isolamento termico a cappotto è un intervento di riqualificazione diffuso soprattutto tra villette unifamiliari e piccoli edifici residenziali. Tuttavia, anche grazie agli ultimi interventi normativi, la soluzione si sta facendo strada anche sulle facciate di grandi condomini. A fare da apripista nel settore è CappottoMio, il servizio tecnico-finanziario di Eni gas e luce, lanciato appositamente per migliorare l’efficienza energetica dei condomini. L’intervento prevede l’installazione di pannelli isolanti e include anche l’adeguamento energetico delle centrali termiche condominiali e interventi di consolidamento antisismico.

I vantaggi? È in grado di ridurre i consumi energetici dal 30 fino al 50 per cento (Fonte: ENEA 2018 – target condomini), riducendo i rumori esterni e aumentando il confort abitativo. Eni gas e luce fornisce i tecnici e gli specialisti, assicurando il supporto in ogni fase del servizio, dall’analisi di fattibilità fino alla garanzia della detraibilità degli interventi. La riqualificazione dei condomini gode, infatti, di un trattamento speciale sotto il profilo IRPEF: i lavori di retrofit energetico danno diritto a richiedere l’ecobonus del 75 per cento e il sismabonus dell’85 per cento per la messa in sicurezza dal rischio sismico.

Grazie gli ultimi interventi normativi in campo degli sgravi fiscali per l’edilizia, il condominio che intende installare CappottoMio potrà scegliere se ottenere lo sgravio spalmato su dieci anni o cedere tutte le detrazioni fiscali ottenibili direttamente alla società che effettuerà il lavoro (in questo caso partner specializzati di Eni gas e luce). La cessione del credito rende così possibile agli utenti di versare all’impresa solo l’importo rimanente a saldo della spesa totale. Il servizio CappottoMio permette anche al condominio di ottenere il finanziamento a tasso fisso di tale importo residuo fino a una durata massima di dieci anni al fine di consentire, con i risparmi ottenuti, la copertura dei costi.

In collaborazione con Eni

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Fornitura colonnine ricarica veicoli elettrici, bando a Belgioioso (PV)


Author: Giorgia Piantanida QualEnergia.it

Il Comune di Belgioioso (PV) apre un avviso pubblico per la concessione di occupazione di porzione di area comunale per la fornitura, installazione, messa in esercizio, gestione e manutenzione di un’infrastruttura per la ricarica di veicoli elettrici. Importo: non dichiarato Scadenza: 5 ottobre 2019 Il bando