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Solare termico mondiale, per la prima volta diminuisce l’installato annuale

Oltre 100 milioni di impianti per 622 milioni di mq di collettori e una capacità di 435 GW termici. E’ l’installato cumulativo di solare termico mondiale secondo il report Solar Heat Worldwide 2016. Un giro di affari di 21 mld di € e 730mila addetti, ma che per la prima volta nella sua storia registra un calo.

Nel mondo sono stati installati oltre 622 milioni di mq di collettori solari termici, gran parte dei quali sottovuoto (71%) e solo il 18,5% piani, per una potenza totale che si aggira intorno ai 435 GW termici. Parliamo di almeno 101 milioni di impianti in tutto il pianeta, per un risparmio di circa 38,4 milioni di tonnellate equivalenti petrolio.

Questo è uno dei tanti dati forniti per il 2015 (stime) dal Solar Heat Worldwide 2016, report redatto dall’istituto austriaco AEE Intech e dalla IEA Solar Heating & Cooling Programme (vedi allegato in basso), che riporta soprattutto le statistiche del settore a fine 2014.

Nel grafico qui sotto la potenza di solare termico e la sua offerta di energia nel periodo che va dal 2000 al 2015. La potenza installata del solare termico è passata da 62 GWt nel 2000 (89 milioni di mq) a 435 GWt (622 milioni di mq) nel 2015 (stima). La produzione in questo lasso di tempo da 51 TWh è arrivata a 357 TWh.

A fine 2014 l’82% della capacità solare termica installata si trova soprattutto in Cina (289,5 GWt, oltre 413 milioni di mq di collettori) e in Europa (47,5 GWt). Nel grafico si considerano tutti i tipi di collettori. Ma se consideriamo solo quelli vetrati, l’Italia per installato totale (in potenza a fine 2014) è al nono posto nel mondo con 2.800 MWt, con oltre 4 milioni di mq di collettori.

Nel grafico successivo si può vedere meglio la distribuzione di questa tecnologia in tutte le aree del pianeta. L’installato totale a fine 2014 a livello mondiale è per oltre il 70% presente in Cina.

In questo grafico una comparazione tra le diverse tecnologie in termini di potenza e produzione. Si veda come la capacità di solare termico oggi sia pressoché uguale a quella dell’eolico, anche se i tassi di crescita annuali dell’installato cumulativo per il solare termico sono in discesa (6% nel 2015) e più bassi rispetto a eolico (17%) e fotovoltaico (28%).

I paesi che hanno un maggiore installato cumulativo in relazione alla popolazione residente (sempre nel 2014) sono l’Austria (419 kWt ogni 1000 abitanti), Cipro (412), Israele (400), Barbados, Grecia, eccetera. (vedi grafico). L’Italia registra 45 kWt ogni 1000 abitanti (solo per collettori vetrati).

Nell’ultimo anno di analisi, il 2014, è stata installata una capacità stimata pari a 46,7 GWt, corrispondente a 66,7 milioni di mq di collettori. Rispetto all’anno precedente si è registrato un calo del 15,2%, un decremento che avviene per la prima volta in questo mercato, dopo che negli anni precedenti si era assistito ad una crescita dell’1,9% (2012/2013) e del 6,7% (2011/2012).

Secondo i primi dati disponibili per il 2015 questo trend al ribasso dovrebbe continuare. Nel grafico i tassi di crescita o decrescita nelle diverse aree del mondo.

Il 94% dell’energia fornita dal solare termico è usata per la produzione di acqua calda sanitaria, principalmente per sistemi su piccola scala per famiglie singole (68%) e sistemi di taglia più grande per condomini, hotel, scuole, ecc. (27%). Per il riscaldamento delle piscine è del 4% e il 2% riguarda impianti solari combinati (acqua calda e riscaldamento).

A livello mondiale il 75% dei sistemi solari termici sono a circolazione naturale, mentre il restante è a circolazione forzata. Anche in questa suddivisione, influenza moltissimo l’installato cinese viste le cifre in ballo: nel 2014 il colosso asiatico ha installato il 94% dei sistemi a circolazione forzata mondiali.

Nel report è stata stimata anche l’occupazione coinvolta nella produzione, installazione e manutenzione della tecnologia: 730.000 addetti nel 2014. Il giro di affari dell’industria è stimato in 21 miliardi di euro.

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Energia

Kangaroo Island vuole il 100% di rinnovabili

Kangaroo Island vuole il 100% di rinnovabili

(Rinnovabili.it) – E’ una delle maggiori icone turistiche dell’Australia, nonché la sua terza più grande isola, ed ora è pronta a staccare la spina. Quella che la lega alla terraferma, si intende. Parliamo di Kangaroo Island, i cui oltre 4mila abitanti sono pronti a lasciare un segno nella storia australiana passando a un’alimentazione al 100% a base di energie rinnovabili, sia per la fornitura elettrica che per i trasporti.

Il gestore di rete ha lanciato una call per l’invio di proposte che sappiano sfruttare al meglio le risorse energetiche naturali del territorio. Fotovoltaico, eolico, biomasse e anche l’energia oceanica dovranno essere messe a frutto in un mix tecnologico che contempli anche impianti di stoccaggio e software intelligenti per la gestione della domanda elettrica. L’obiettivo? Tagliare i cavi di connessione con la terraferma, rendendosi autosufficiente.

Attualmente  l’energia è consegnata da un vecchio elettrodotto sottomarino, lungo 15 km, ormai prossimo alla pensione, che ha aperto per il gestore, la South Australia Power Networks, due possibilità: sostituire la rete con un nuovo cavo o riflettere su alternative offgrid.

A sostegno del “taglio dei fili” con la terraferma è arrivato anche uno studio dell’Istituto Sustainable Futures dell’Università di Sydney. I ricercatori dell’ateneo si sono presi l’incarico di esaminare le più recenti innovazioni tecnologiche in materia di rinnovabili e valutare quale potrebbe essere la soluzione migliore per la comunità dell’isola. “Se possiamo dimostrare che l’energia rinnovabile è tecnicamente ed economicamente praticabile per Kangaroo Island, sarebbe un potente precedente per tutte quelle comunità in Australia che stanno cercando di sviluppare le proprie risorse energetiche rinnovabili”, spiega Chris Dunstan, direttore del progetto.

Già all’inizio di quest’anno, l’istituto aveva redatto un piano provvisorio che proponeva 8MW di turbine eoliche, 4 MW di fotovoltaico a terra e 4 MW di fotovoltaico su tetti e coperture, con un sistema di storage per altri 3 MW. Un nuovo paradigma energetico a beneficio non solo dei 4600 abitanti ma anche degli oltre 200mila visitatori che ogni anno il turismo dell’isola accoglie.

“Se l’idea funziona – sostiene il CEO del Consiglio dell’Isola Andrew Boardman – si potrebbe fornire un modello da seguire”.

Autore: Rinnovabili

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Cresce la voglia di biologico tra le donne italiane

Siamo donne e si sa che tra i due sessi quello femminile è più sensibile al proprio benessere psico-fisico, alla salute ed alle tematiche ambientali: “hanno un rapporto più diretto con il proprio corpo per cui sono attente a scegliere cibo sano, spesso biologico, a curare la propria pelle disintossicandola dalle impurità, a prendersi cura del proprio fisico” – è il parere di Nicola Sorrentino, dietologo e idroclimatologo, docente presso l’Università degli Studi di Pavia. L’attenzione delle donne a questi temi è risaputa, ma ora la conferma arriva da uno studio (metodologia WOA – Web Opinion Analysis) condotto da Beltè in occasione del lancio del nuovo Beltè Bio, su circa 1600 italiane di età compresa tra i 18 e i 65 anni, attraverso un monitoraggio online sui principali social network, blog, forum e community dedicate, per scoprire quali siano le tendenze tra le donne per quanto riguarda i consumi, il turismo e il tempo libero. 7 italiane su 10 (71%) ammettono di preferire nelle proprie scelte di ogni giorno prodotti che rispecchino i valori della naturalità (75%), che siano biologici (72%) e che rispettino l’ambiente (70%). Anche l’attività fisica (65%), il turismo (63%) e l’enogastronomia (59%) vedono un vero e proprio boom di attività e proposte culinarie alla scoperta della natura più incontaminata e all’insegna del benessere.

Ma chi sono queste donne green? Secondo i dati – fatte salve le ovvie differenze di area geografica, di età, di professione e di approccio culturale, sono soprattutto professioniste (79%) e manager (74%) tra i 30 e i 49 anni (77%) abitano nel Nord e nel Centro Italia e per lo più sono residenti nelle città metropolitane come Milano (78%) e Roma (76%). La percentuale scende al 70% tra i 18 e i 29 anni e al 66% tra le over 30.

Questa tendenza alla “naturalness” arriva dagli Stati Uniti dove, secondo gli ultimi dati forniti dalla Organic Trade Association, nel 2015 le vendite dei prodotti alimentari biologici hanno subito un aumento dell’11% rispetto all’anno precedente, percentuale che sale al 13% per quanto riguarda l’intero comparto bio. Inoltre, come segnalato recentemente dal sito di Usa Today, il mercato subirà un costante ampliamento del 12-15% nei prossimi tre anni.

Anche l’ISMEA, l’Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare, ha confermato questa tendenza nel nostro Paese, rivelando che dopo aver chiuso il 2014 con un incremento dell’11%, gli acquisti di prodotti biologici hanno registrato addirittura un aumento del 20%. E proprio in questi giorni Assobio dichiara il boom del cibo biologico, con un +21% a maggio 2016 nel canale della grande distribuzione e +13,5 nel canale specializzato. È biologico in media il 3% della spesa alimentare delle famiglie italiane e 4,5 milioni di famiglie (18% sul totale) consumano abitualmente prodotti bio, il 17% in più rispetto all’anno scorso.

Leggendo i numerosi commenti postati sui social emerge, tuttavia, che vi è una diffusa incertezza sulla reale qualità biologica dei prodotti alimentari esposti nei supermercati e nei negozi. Se ne deduce l’esigenza di una certificazione che la garantisca e ne definisca anche la tracciabilità, come già accade per l’etichetta con il simbolo Ecolabel che la UE richiede a garanzia di standard ecologici molto alti dei detersivi bio rispetto a quelli dei normali detersivi tradizionali.

Il segnale che viene dal mercato sembra piuttosto chiaro, dunque adesso tocca proprio al Legislatore.

di Marina Melissari – Associazione RELOADER onlus

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Tariffe elettriche: da gennaio 2017 al via la “Tutela Simile”

L’offerta, disciplinata dall’Autorità per l’Energia, sarà simile a quelle del mercato libero e sarà disponibile per famiglie e piccole imprese come soluzione di mercato, con adesione volontaria, in modo da accompagnare il consumatore.

Al via dal gennaio 2017 l’offerta di Tutela Simile per le forniture di energia elettrica di famiglie e piccole imprese, un nuovo meccanismo transitorio che permette l’adesione volontaria, via web, a una fornitura con una struttura contrattuale standard definita dall’Autorità.

Con l’introduzione della soluzione di Tutela Simile, cioè ‘simile’ ad una fornitura del mercato libero – spiega una nota –  l’Autorità vuole garantire ai clienti di minori dimensioni attualmente in regime di Maggiore Tutela l’opportunità di ‘sperimentare’ una forma di offerta più vicina a quelle del mercato libero, in condizioni di trasparenza, semplicità e in un contesto di fornitura sorvegliata dall’Autorità stessa.

Uno strumento per accompagnare il consumatore verso forme tipiche del mercato libero, l’unica modalità di fornitura che rimarrà in vigore quando termineranno i regimi di Tutela di prezzo, il cui termine sarà deciso dal ddl Concorrenza, in via di approvazione in Parlamento, e ad oggi previsto nel corso del 2018.

L’adesione alla Tutela Simile, possibile fino al termine della Maggior Tutela (come sarà definito dal ddl Concorrenza), sarà volontaria e l’offerta potrà essere proposta dai venditori del mercato libero ‘ammessi’ al meccanismo, cioè in possesso di specifici requisiti, verificati inizialmente e monitorati trimestralmente, di solidità economica e finanziaria, di onorabilità e di natura operativa.

Dovranno inoltre aver servito almeno 100mila clienti di energia elettrica o gas di piccola dimensione, o 50mila soli elettrici, ed è previsto un numero massimo di clienti che il singolo fornitore potrà servire in Tutela Simile.

Potranno sottoscrivere il contratto, di durata annuale, tutti i consumatori ancora in Maggior Tutela, o quelli che ne avrebbero diritto in caso di attivazione di una nuova fornitura o richiesta di voltura. I clienti potranno accedere alla Tutela Simile esclusivamente attraverso un portale web, gestito dall’Acquirente Unico nell’ambito del Sistema Informativo Integrato, che raccoglierà le offerte, mettendo il cliente in contatto diretto con il potenziale venditore, senza costi di intermediazione o di vendita a distanza.

Il contratto standard, redatto rispettando le condizioni minime definite dall’Autorità, avrà ad oggetto esclusivamente la fornitura di energia elettrica, senza ulteriori servizi.

Il prezzo applicato al cliente sarà del tutto comparabile al prezzo del servizio di Maggior Tutela, entrambi aggiornati trimestralmente. Il risparmio di spesa del cliente in Tutela Simile sarà legato alla presenza di un bonus una tantum sulla prima fattura, definito da ciascun fornitore ‘ammesso’ per ogni tipologia di cliente (famiglie o piccole imprese).

La Maggior Tutela – ricorda il regolatore – è anch’essa in corso di revisione, al fine di renderla coerente con il ruolo di servizio universale che è destinata ad assumere, vale a dire di un servizio di “sicurezza” di sola garanzia della continuità del servizio. Nell’ambito della revisione della Maggior Tutela saranno modificate le modalità di definizione del prezzo dell’approvvigionamento al fine di migliorarne l’allineamento ai prezzi all’ingrosso del trimestre di riferimento.

Per i clienti ci sarà anche la possibilità di accedere alla ‘Tutela Simile’ mediante l’intermediazione di soggetti ‘facilitatori’, con il compito di informare e semplificare l’accesso alla Tutela Simile attraverso il portale web, ruolo che potranno ricoprire le associazioni dei consumatori o quelle di categoria della piccola media impresa.

La delibera 369/2016 che istituisce la Tutela SIMILE 

Autore: QualEnergia.it – Il portale dell’energia sostenibile che analizza mercati e scenari

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