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OLED o LED? Sfruttiamo due TV Sony in redazione per parlare delle differenze

Author: Le news di Hardware Upgrade

Dopo il lungo regno del tubo catodico, negli ultimi anni le tecnologie legate al mondo dei televisori si sono moltiplicate. Alcune hanno avuto grandi picchi di ascesa, hanno conquistato il cuore degli appassionati, ma poi sono finite presto in pensione (come la tecnologia al plasma), altre sono partite un po’ in sordina, magari con l’etichetta di scarsa qualità, ma nelle loro versioni evolute perdurano – in questo caso ci riferiamo ai cristalli liquidi LCD.

Al momento il mercato è dominato in gran parte dalle più recenti incarnazioni degli LCD, i TV LED, che uniscono alla tecnologia dei cristalli liquidi la retroilluminazione a LED, molto più efficace ed efficiente rispetto alle vecchie lampade. A livello più generale, il mercato è diviso in tre grosse categorie. Come dicevamo la più popolata è quella dei TV LED. Poi troviamo le tecnologie al momento riservate ai top di gamma: da un lato i nanomateriali applicati ai pannelli LED, dall’altro i pannelli attivi a matrice OLED, acronimo di Organic Light Emitting Diodes.

Nella prima delle due categorie rientrano i prodotti Quantum Dot di Samsung, Nano Cell di LG e Triluminous di Sony (oltre ad altri prodotti del resto della truppa dei marchi); nella seconda la tecnologia è unica e al momento vede un produttore principale a livello globale: LG, che fornisce i suoi pannelli, oltre che le sue catene di montaggio, a marchi come Panasonic e Sony.

Non è solo il pannello a fare un televisore, però. Parte fondamentale è il processore d’immagine, che si occupa del lavoro di trasformare i segnali (ormai praticamente tutti digitali) in segnali elettrici con cui pilotare i pixel che formano il pannello.

Siamo riusciti a avere in redazione in contemporanea due televisori Sony accomunati dallo stesso processore, ma diversificati per quanto concerne il pannello: da un lato il modello KD-55XE9305 da 55″, dall’altro il top di gamma A1 OLED KD-65A1 da 65″. L’occasione è quindi utile sia per parlare dei due televisori, sia per fare un comparativa tra le due tecnologie. Partiamo da un dato, che una volta diversificava molto i TV – pensiamo solo ai plasma -: il consumo. Con rispettivamente 135W e 137W di consumo i due televisori praticamente si equivalgono, facendo quindi ricadere i motivi di scelta sul tutto il resto delle caratteristiche.

Come dicevamo, li accomuna anche il processore 4K HDR Processor X1 Extreme, uno dei punti su cui Sony vuole distinguersi dalla concorrenza e far valere la sua pluriennale esperienza nel mondo dei televisori. Il processore ha dimostrato di lavorare molto bene sia nel caso del pannello OLED di A1 sia nel caso del TV LED, che in questo caso è del tipo con tecnologia Triluminous che opera a livello nanometrico per migliorare lo spettro luminoso emesso dalle lampade LED e ottenere colori più puri. Entrambi hanno Chromecast integrato per l’uso semplice come display esterno per cellulari e tablet, offrono connettività ethernet e Wi-Fi e basano l’esperienza Smart TV su Android TV.

Molto diversa invece la gestione dell’audio: KD-55XE9305 adotta una classica soluzione con altoparlanti integrati (tre driver per lato) mentre A1 OLED ha portato al debutto la nuova tecnologia Acoustic Surface, in cui è il pannello stesso a vibrare e a emettere i suoni. Grazie a due attuatori posti sul retro del vetro il pannello emette in modalità stereo i suoni vibrando esso stesso: il suono sembra così provenire dal cuore dell’immagine. Per quanto riguarda le frequenze più basse, che potrebbero portare a vibrazioni visibili sul pannello, queste sono affidate al subwoofer integrato nel supporto posteriore, in grado di funzionare in modo differente se il televisore è montato al muro o appoggiato su una superficie con supporto aperto.

Nel nostro video vi raccontiamo in dettaglio le caratteristiche dei due televisori e le differenze che li separano:

[HWUVIDEO=”2443″]OLED o LED? Parliamo delle differenze con due TV Sony[/HWUVIDEO]

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L’uomo bicentenario, il robot che volle farsi uomo

Author: Valerio Pellegrini Tom’s Hardware

L’uomo bicentenario, il robot che volle farsi uomo

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Nota del curatore: in origine un robot è una macchina che lavora. Instancabile frutto dell’ingegno, schiavo felice, operatore instancabile. Subito però l’immaginario ha assaltato questa idea e ne ha fatto qualcos’altro. Qualcosa che è rappresentato magistralmente in questo articolo di Valerio Pellegrini.

Il robot, soprattutto quando è umanoide, è specchio dell’umano. E dunque una tra le più potenti risorse a disposizione di un Narratore, a maggior ragione uno abile come Isaac Asimov. Ciò che ci riflette, da sempre, ci obbliga a guardarci, a parlare di noi, ad affrontare il più difficile degli sguardi.

Ha ragione Valerio quando dice che L’uomo bicentenario segna una svolta nel cinema di fantascienza, eppure allo stesso tempo è una storia – come molte di quelle che ci ha donato Asimov- classica, di quelle che scavano nel profondo per obbligarci, con la forza delle emozioni, a giocare con gli archetipi.

Il che è curioso, perché il robot di Asimov è un Mostro noto, un Altro che ci fa riflettere sull’essenza del corpo e sulla natura dell’umano. Eppure questo robot è già obsoleto, è già antico. Oggi la parola non ha solo perso la prima sillaba, ma ha smarrito qualcosa di più. Prima degli umani, i bot hanno già perso il corpo; le IA moderne non hanno certo il cervello positronico di Andy, se non altro. Non ancora.

Valerio Porcu

Trama e ambientazione

L’uomo bicentenario di Chris Columbus (Harry Potter e la Pietra Filosofale, Gremlins) è un film del 1999 che si basa su due racconti di Isaac Asimov: quello omonimo del 1976 e Robot NDR-113 (scritto con Robert Silverbeg) del 1993. I fatti narrati rientrano in un contesto che, tra controversie etiche, uncanny valley e dibattiti filosofici, vede l’umanità sfruttare i robot come forza-lavoro.

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Chris Columbus

In questo contesto si muove (e cresce) Andrew (Andy), un robot molto particolare, che manifesta strane curiosità e improbabili attitudini creative. Finirà con l’ingaggiare un lungo percorso (bicentenario come ricorda il titolo del racconto di Asimov) che lo porterà a diventare più umano dell’umano e a pretendere un riconoscimento ufficiale che sancisca questa sua “umanità”. Quasi una via di mezzo tra un diario personale e un libro di Storia dell’umanità androide, il film segue Andy a partire dalla sua entrata in società come domestico della famiglia Martin fino al sorprendente traguardo finale.

Il film è un evento nella storia della fantascienza perché rappresenta un primo importante incontro tra Asimov e il linguaggio audiovisivo. Fino al 1999 sono infatti rarissime le traduzioni per cinema o televisione delle idee del famoso scrittore di origine russa. C’è solo una manciata di episodi televisivi in serial come Out of the Unknown (1965-1971) e tante strizzatine d’occhio in Star Trek.

Da un certo punto in poi ai produttori hollywoodiani comincia a sembrare più fattibile la possibilità di frequentare quello straordinario giacimento di idee sfruttando l’eloquenza della CGI. Qui in particolare un misto tra computer grafica e prostetica riesce a rendere credibile la fusione tra la faccia-funzione di Robin Williams e l’idea di maggiordomo robotico. Il personaggio viene poi seguito nella sua graduale trasformazione dalla rigidità di un corpo meccanico fino al traguardo di un corpo esternamente indistinguibile da quello umano.

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Nel nostro tempo proporre un racconto sull’essere artificiale implica una cornice filosofica sempre più complessa. La scelta di questa sceneggiatura di Nick Kazan è quella di far deflagrare i soliti dubbi su cosa sia l’essere umano in una commedia tragicomica che punta i riflettori sul robot individualizzato.

Leggi anche I 40 robot migliori nella storia del cinema

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Nokia annuncia un grande show al prossimo MWC 2018

Author: Alessio Fasano Agemobile

La nuova Nokia 2.0 gestita da HMD Global si è dimostrata una delle grandi protagoniste nel mondo Android in questo 2017 grazie al lancio di diversi smartphone, alcuni dei quali non disponibili globalmente come Nokia 2 e  7, altri non proprio al top come i modelli 3 e  5, ma anche prodotti che sono diventati in alcuni paesi dei best buy come Nokia 6 nel mercato indiano e poi il top di gamma Nokia 8.

Tuttavia, alla gamma Nokia manca il top di gamma “definitivo” ossia il prodotto in grado di abbinare una componentistica hardware da top di gamma come quella di Nokia 8 ad un design più consono al periodo in cui viviamo ossia un momento in cui si dà molta importanza ai materiali, al design, al rapporto di forma 18:9 e all’assenza quasi totale delle cornici.

A questo riguardo le novità più importanti potrebbero essere svelate al prossimo MWC 2018 stando a quanto lascia trapelare  Juho Sarvikas di HMD Global in un tweet in cui si parla di un “good show” che letteralmente significa un” buon show” ma la sostanza non cambia: Nokia ha delle sorprese in cantiere che potrebbero essere svelate solo tra circa tre mesi ossia al’evento MWC 2018 che si terrà dal 26 febbraio al 1 marzo a Barcellona.

Per cui se siete alla ricerca di un top di gamma Nokia, la scelta è obbligata: per questo 2017 il ruolo spetta a Nokia 8, di cui ricordiamo le caratteristiche:

  • Display da 5,3 pollici IPS con risoluzione QHD
  • Processore Qualcomm Snapdragon 835 con CPU octa core a 2,4 GHz
  • 4/6 GB di RAM
  • 64 GB/128 GB di memoria interna espandibile via microSD
  • Doppia fotocamera posteriore da 13 Mpixel con un sensore RGB e l’altro monocromatico e apertura f/2.0
  • Fotocamera frontale da 13 Mpixel con autofocus
  • Batteria da 3.090 mAh con supporto alla ricarica rapida Qualcomm Quick Charge 3.0
  • Connettività 4G LTE Cat. 9, WiFi 802.11 a/b/g/n/ac MIMO, BT 5.0, NFC, USB Type-C
  • Certificazione IP54 contro gli schizzi
  • Sistema operativo Android 7.1.1 Nougat  (aggiornabile ad Android 8.0 Oreo)

Nokia 8 nella versione con 4 GB di RAM e 64 GB di storage è già disponibile sul mercato italiano ad un prezzo consigliato di 599 euro, ma non è difficile trovarlo online a prezzi inferiori. Esiste anche una versione “Plus” in colorazione Polished Blue con 6 GB di memoria RAM e 128 GB di storage in vendita in Italia a 699 euro. Gli street price delle due versioni però sono molto diversi quindi fate le vostre considerazioni.

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Samsung Galaxy A5 e Galaxy A7 2018 sono stati certificati dalla WiFi Alliance

Author: Lorenzo Spada Android Blog Italia

Forse come mai prima d’ora la nuova serie di smartphone Galaxy A assomiglierà a quella top di gamma Galaxy S. Per questa ragione vi è molta attesa per la presentazione dei nuovi Samsung Galaxy A5 e Galaxy A7 2018.

Di essi sappiamo già molto ma ci sfugge ancora la data di presentazione. L’ottenimento della certificazione WiFi, avvenuto in questi giorni, non ci chiarisce questo punto ma ci suggerisce che essa è oramai molto vicina.

Una cosa interessante circa Samsung Galaxy A5 e Galaxy A7 2018 è che per adesso non si è sicuri nemmeno del nome commerciale. Oltre che per l’utilizzo di un Infinity Display senza quasi alcuna cornice attorno, i due smartphone potrebbero assomigliare alla gamma Galaxy S anche nella nomenclatura. Una recente indiscrezione riporta infatti che entrambi potrebbero chiamarsi Galaxy A8 (2018) e Galaxy A8 Plus (2018).

In questo caso, le indiscrezioni sulle specifiche identiche tranne che per le dimensioni del display e per la capacità energetica della batteria sarebbero fondate:

  • SoC Samsung Exynos 7785
  • 4 GB di RAM
  • 32 GB di memoria integrata espandibile via microSD
  • Connettività WiFi Dual Band 2,4 GHz e 5 GHz 
  • Sistema operativo Android 7.1.1 Nougat con ROM Samsung Experience 8.5 (specifica confermata dalla certificazione WiFi)

A ogni modo, in attesa di avere più informazioni riguardo i due Samsung Galaxy A5 e Galaxy A7 2018 / Samsung Galaxy A8 (2018) e Galaxy A8 Plus (2018), vi vogliamo ricordare che la produzione di massa del Samsung Galaxy S9 inizierà da qui a un paio di settimane, in modo che vi siano dei lotti sufficientemente ampi da soddisfare l’elevata domanda iniziale prevista.

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Operatori a lavoro per creare uno standard comune a livello mondiale

Author: Lorenzo Spada Agemobile

Nonostante i sistemi di comunicazione si basino su degli standard a livello mondiale, nella realtà dei fatti questo non avviene. Pensiamo ad esempio alla connessione LTE o alla versione più nuova LTE Advanced che, pur condividendo le stesse caratteristiche in giro per il mondo, si appoggia su frequenza radio diverse da mercato a mercato.

Questa diversità non fa che penalizzare non solo gli utenti che non possono godere di una connessione al 100% indipendentemente dal luogo in cui si trovano ma anche le aziende che si occupano di costruire i modem, visto che non possono avere un singolo modello per tutto il mondo.

Altre situazioni simili al 4G e alla sua diversità in giro per il mondo sono il VoLTE e le chiamate via WiFi. In questi casi è necessario che ogni singolo operatore abiliti sulla propria rete i due servizi aggiornando le proprie infrastrutture.

La cosa si farà ancora più importante pensando alle connessione 5G, il nuovo standard che arriverà nel mercato consumer già a partire dal 2019.

A tal proposito, vi segnaliamo che molti operatori telefonici (fra cui anche 3 e Vodafone) stanno collaborando con la GSMA al fine di raggiungere un’intesa su uno standard comune che possa beneficiare tutti gli utenti.

Lo standard aperto dovrebbe anche essere più economico sia per i carrier che per gli OEM. Gli operatori non dovrebbero testare bordo ogni singolo telefono e gli OEM non dovrebbero integrare più file carrier nella ROM. Sarebbe insomma una vittoria per tutti.

Al momento non è stato raggiunto alcun accordo ma tutti gli interessanti sono impegnati a studiare la situazione. Per maggiori informazioni su questa situazione, vi rimaniamo alla pagina dedicata della GSMA.

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