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Energia

Meccanismi di capacità: si tenta d’allungare la vita al carbone

Author: stefania Rinnovabili

meccanismi di capacità

(Photo Sean Gallup/Getty Images)

Una scappatoia per il carbone nei meccanismi di capacità

(Rinnovabili.it) – I sostenitori europei del carbone non mollano la presa. Nelle discussioni sul nuovo regolamento dei meccanismi di capacità, c’è ancora chi combatte per supportare questo combustibile il più a lungo possibile. L’aiuto arriva direttamente dal Consiglio Europeo, fin da subito riluttante ad accettare la proposta dell’Esecutivo così come formulata a dicembre dello scorso anno.

Qual è il problema? Per capirlo è necessario compiere qualche passo indietro. Nel suo winter package del 2016 – conosciuto anche come Pacchetto Energia pulita per tutti -, la Commissione Europea ha inserito anche un regolamento per il capacity market (letteralmente mercato della capacità).

Il provvedimento dovrebbe disciplinare tutti quei meccanismi, adottati a livello nazionale, che prevedono di pagare alle centrali termoelettriche il loro contributo alla sicurezza della rete. L’eterogeneità dell’approccio degli Stati Membri ai meccanismi di remunerazione della capacità, costituisce una sfida non da poco alla creazione di un mercato unico dell’Energia. Per questo motivo Bruxelles ha deciso di porre alcuni vincoli e paletti per evitare grandi difformità nel contesto comunitario. Uno di questi riguarda le emissioni massime degli impianti che partecipano alla capacità: nella proposta originale della Commissione figura che le centrali non potranno emettere più di 550 g CO2 per chilowattora, escludendo di fatto tutti i vecchi impianti a carbone.

Un elemento che ha diviso profondamente il Consiglio dell’Energia Europeo. Da un lato c’è chi, come la Polonia, lamenta la presenza di tale vincolo in quanto aumenterebbe enormemente le importazioni di gas e di conseguenza la sua spesa energetica. Dall’altro ci sono Germania, Italia, Francia, Portogallo, Danimarca e Austria che sostengono la posizione di Bruxelles. E infine abbiamo Stati, come la Repubblica Ceca, apertamente contrari al principio del capacity market, preferendo un approccio neutrale in cui tutte le fonti possano competere sul mercato senza sussidi.

I giochi interni al Consiglio dell’Energia europeo

In questo puzzle di posizioni l’Estonia, a cui spetta la presidenza UE fino alla fine dell’anno, sta tentando di trovare un accordo. Peccato che la proposta sul tavolo dei Ventotto sia un regalo all’industria del carbone. Come spiega Europa Beyond Coal, la proposta estone al Consiglio europeo, sposa la posizione polacca proponendo di abolire la soglia emissiva per gli impianti esistenti; il che consentirebbe alle vecchie centrali termoelettriche di continuare ad essere pagate con i fondi pubblici per rimanere aperte fino all’ultimo giorno della loro vita e anche oltre. Le nuove risorse permetterebbero infatti agli operatori di salvarsi rispetto ad una situazione economicamente sempre più difficile.

In cambio dello strappo, l’Estonia propone che dal 2025 le nuove centrali a carbone siano escluse dai meccanismi di capacità. “La presidenza estone dell’UE sta tentando di abbattere in modo significativo le regole che sono essenziali per una transizione ordinata lontano dal carbone. Se ci riuscirà, non solo condannerà i cittadini di tutta Europa a maggiori danni sulla salute derivanti dall’inquinamento atmosferico, ma sprecherà miliardi di euro dei contribuenti”, ha dichiarato Kathrin Gutmann, direttore della campagna Europa Beyond Coal.

“Fino ad ora, Germania, Italia, Francia, Portogallo, Danimarca e Austria hanno sostenuto la proposta originale della Commissione di limitare i sussidi al carbone – ha aggiunto Joanna Flisowska di CAN Europe – Tutti gli Stati membri dell’UE, in particolare quelli che hanno aderito alla Powering Past Coal Alliance, devono chiarire che il sostegno al carbone non è compatibile con l’attuazione dell’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici”.

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Economia

FTSE Mib ancora respinto da area 22.500 punti. L’oro compromette i supporti dinamici di medio e lungo

Author: redazione [email protected] Finanza.com Blog Network Posts

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Pc Games

Cittadini venezuelani portati alla disperazione: costretti a farmare oro in vecchi MMO per sopravvivere

Author: Ultime news PC | Multiplayer.it

Il Venezuela sta attraversando una crisi economica senza sbocchi, che sta mettendo letteralmente in ginocchio la popolazione. Uno dei modi che molti cittadini hanno trovato per raggranellare qualche soldo è farmare oro in vecchi MMO. Avete capito bene: ci sono molte persone che spendono ore e ore in giochi vetusti come Tibia e RuneScape per acquisire monete virtuali di ogni genere da rivendere ad altri giocatori per soldi veri o cypto-moneta come i bitcoin.

L’attività del farming sta diventando così popolare, che ha fatto crescere vertiginosamente l’inflazione di questi mondi virtuali. Molte sono le testimonianze del fenomeno, come quella del ventinovenne Efrain Peña, che passa sette giorni a settimana in un internet cafe a farmare per far mangiare sua moglie e i suoi figli.

La maggior parte dei farmer venezuelani riesce a tirare su al massimo l’equivalente di un paio di dollari all’ora, che comunque sono migliori dei salari regolari, anche perché sono indicizzati al cambio del dollaro sul mercato nero interno. Stando ad alcune testimonianze, attualmente non ci sono lavori più redditizi nel paese. In particolare, ce ne sono tanti altri molto più faticosi e meno fruttuosi (quasi tutti quelli gestiti dal governo).

I vecchi MMO vengono scelti perché le configurazioni hardware medie che circolano nel paese sono altrettanto obsolete e non consentono di cimentarsi con titoli più recenti. Comunque Tibia, che risale al 1997, conta ancora più di 500.000 giocatori, mentre RuneScape, del 1999, supera ancora gli 1,6 milioni di giocatori al mese.

Certo, gli altri giocatori sono infastiditi da tutti questi farmer, al punto che stanno nascendo delle vere e proprie guide su come stanare e uccidere i venezuelani (virtualmente parlando). Un altro problema è quello già accennato della forte inflazione: il rischio è che presto anche questa attività non permetta di accumulare abbastanza soldi da sopravvivere, visto il sempre minore valore della moneta virtuale.

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HardwareSoftware

Bitcoin acquistabili in un negozio italiano, ecco Comproeuro

Author: Manolo De Agostini Tom’s Hardware

Ha aperto le porte a Rovereto (via Rialto 21), in provincia di Trento il primo negozio che permette di acquistare Bitcoin. Dietro a questo negozio c’è inbitcoin, azienda che sviluppa prodotti e servizi per l’uso dei Bitcoin e che ha già fatto parlare di sé per una sorta di “bancomat all’incontrario”, in cui s’immettono euro per ricaricare il portafoglio Bitcoin. Un bancomat diffuso in diversi esercizi commerciali della città.

In quella che è stata già ribattezza la Bitcoin Valley italiana, sorge quindi un moderno “Comproro”, dove al posto dei preziosi si portano euro e si ricevuto Bitcoin al cambio attuale. Per il momento non si può superare il valore di 100 euro e per portare a termine l’operazione è necessario presentare un documento valido.

comproeuro bitcoin trento 01

In realtà Comproeuro fa di più: non mette solo a disposizione servizi per ottenere criptovaluta, ma anche informazioni, consulenza e formazione su un fenomeno affascinante, quanto complesso e per certi versi rischioso.

Quello di Rovereto, stando a quanto dichiarato da Marco Amadori di inbitcoin al quotidiano “Il Dolomiti“, potrebbe essere il primo negozio del genere di una lunga serie, in Italia e all’estero. “Il punto commerciale di via Rialto è già operativo e in questo periodo si possono acquistare le ‘Bitcoin card natalizie‘ per regalare un qualcosa che si rivaluta inoltre nel tempo”.

comproeuro bitcoin trento 02

“In Trentino siamo all’avanguardia in questo senso e la mia intenzione è quella di rendere la nostra provincia una Bitcoin Valley sempre più importante. Credo che questa potrebbe essere un’occasione unica per attirare imprese, industrie, creare ricchezza e posti di lavoro per rilanciare il territorio”, aggiunge Amadori su Il Dolimiti.


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Gossip

AJ McLean verteidigt Nick Carter nach Missbrauchsvorwürfen

Author: klatsch-tratsch.de klatsch-tratsch.de

Mittwoch, 06. Dezember 2017, 10:06 Uhr

AJ McLean hält zu seinem Backstreet Boy-Kollegen Nick Carter. Dem 37-jährigen Sänger wird von der 33-jährigen Melissa Schuman sexueller Missbrauch vorgeworfen. Letzten Monat veröffentlichte sie ein Statement, in dem sie behauptet, der Musiker habe sich ihr 2002 aufgezwungen, als sie bei ihm zu Besuch war.

AJ McLean verteidigt Nick Carter nach Missbrauchsvorwürfen
Foto: DJDM/WENN.com

Nun meldet sich Bandmitglied AJ zu Wort und verteidigt seinen Freund. Von ‚TMZ‘ auf die Anschuldigen gegen Nick angesprochen sagt der Sänger: „Ich unterstütze meinen Bruder total, man. Er ist ein Gentleman und ein Wissenschaftler, ein Vater und ein guter Freund. Ich unterstütze ihn total, verstehst du? Das ist alles, das ist alles, was ich sage. Es ist alles erfunden.“

Vor einigen Tagen hatte sich die ehemalige Girlgroup-Sängerin Schuman in einem langen Blogpost zu Wort gemeldet und Carter vorgeworfen, sie vor 15 Jahren vergewaltigt zu haben.

Späte Vorwürfe

Sie schrieb: „Ich sagte ihm, dass ich Jungfrau bin und dass ich keinen Sex haben will. Ich sagte ihm, dass ich auf meinen späteren Ehemann warten wollte. Ich sagte es immer und immer wieder. Es war passiert. Das einzige, was mir wichtig war, war weg. Ich entkrampfte, legte meinen Kopf auf die linke Seite und entschloss, einfach zu schlafen. Ich wollte einfach glauben, dass es eine Art Alptraum war, den ich träumte.“