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Tesla inaugura un impianto composto da batterie capace di erogare ben 100 Megawatt

Author: IlSoftware.it

Tesla inaugura un impianto composto da batterie capace di erogare ben 100 Megawatt

Elon Musk mantiene le promesse e in soli 100 giorni la sua società termina i lavori di realizzazione di un impianto a batteria alimentato con l’eolico.

Tesla ha comunicato di aver completato la costruzione di una batteria da ben 100 Megawatt e 129 MWh, installata nell’Australia del Sud.
L’impianto appena inaugurato è il più grande al mondo nella sua categoria ed è stato ultimato in tempi record: non ci sono voluti neppure due mesi di lavoro dalla data di stipula del contratto.

Elon Musk aveva infatti promesso alle autorità australiane che la sua società avrebbe terminato i lavori in 100 giorni; diversamente il numero uno di Tesla avrebbe fornito l’intero impianto a costo zero.

Tesla inaugura un impianto composto da batterie capace di erogare ben 100 Megawatt

Impegno mantenuto (diversamente l’opera sarebbe costata a Tesla oltre 50 milioni di dollari) e batterie già in funzione per sopperire ai ripetuti black-out elettrici che si erano manifestati a partire dallo scorso anno dopo l’azione di un terribile uragano abbattutosi sull’Australia del Sud.
Le batterie fornite da Tesla saranno automaticamente ricaricate con l’energia elettrica prodotta dalla vicina stazione eolica (produce circa 315 Megawatt). In caso di necessità, le batterie Tesla entreranno in funzione evitando qualunque erogazione energetica e rendendo la rete più stabile.

Tesla, in primis conosciuta come costruttore di auto elettriche a guida autonoma, fornisce anche batterie intelligenti a uso domestico, professionale e per le grandi imprese (o per la pubblica amministrazione): Batteria Tesla Powerwall, quest’anno il nuovo modello.
L’azienda guidata da Musk, inoltre, non è estranea ad “imprese” come quella in terra australiana: Tesla alimenta un’isola con Powerpack e pannelli solari.

Tesla, inoltre, è fortemente impegnata nella promozione delle tecnologie che sfruttano energie rinnovabili: vedere Tesla presenta il tetto con le tegole fatte di pannelli solari e Elon Musk (Tesla): quanti pannelli solari ci vogliono per alimentare gli Stati Uniti.

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Importazioni di gas: l’Italia è “sicura” nei possibili scenari di rischio


Author: redazione QualEnergia.it – Il portale dell’energia sostenibile che analizza mercati e scenari

Dal documento elaborato dall’organizzazione che riunisce gli operatori europei di rete (ENTSOG), emerge un quadro sostanzialmente rassicurante per il nostro Paese: conseguenze nulle o molto limitate in caso di future interruzioni degli approvvigionamenti da diverse aree geografiche. Allora conviene investire in nuove infrastrutture?

La rete europea del gas, evidenzia un rapporto dell’organizzazione che riunisce gli operatori delle infrastrutture di trasmissione nei singoli paesi (ENTSOG, European Network of Transmission System Operators for Gas), sarebbe in grado di “rispondere” alla maggior parte degli scenari di rischio esaminati.

Nel documento (Security of Supply Simulation Report, allegato in basso), come previsto dalle norme europee sulla sicurezza degli approvvigionamenti di gas, entrate recentemente in vigore, ENTSOG ha simulato diverse interruzioni, totali o parziali, delle forniture di combustibile, per capire quali sono le aree geografiche maggiormente esposte alle eventuali riduzioni forzate dei consumi.

Gli scenari ipotizzati sono 17 e per ciascuno di essi, gli esperti hanno considerato i possibili impatti dei tagli ai flussi di gas in vari paesi, per differenti periodi: due mesi, due settimane, un solo giorno con una domanda di picco eccezionalmente elevata.

Molte le variabili analizzate, in particolare: importazioni via tubo da Russia, Norvegia, Algeria e Libia, approvvigionamenti di LNG con le navi metaniere, produzione di combustibile nei 28 Stati membri.

Emerge un quadro sostanzialmente rassicurante, con pochi e limitati casi di “sofferenza”: la Bulgaria è il paese più a rischio in assoluto, perché la sua rete è molto isolata, con pochissime interconnessioni a livello europeo. Quindi, se l’import di gas dall’Ucraina dovesse mancare, la Bulgaria non riuscirebbe più a coprire il suo fabbisogno interno di combustibile, con tagli fino al 70% della domanda nello scenario peggiore.

Vediamo due esempi focalizzati sull’Italia.

La mappa sotto riassume lo scenario con l’interruzione totale delle forniture per l’UE dall’Ucraina, per un paio di mesi. L’Italia, in questo caso, rientra nella zona verde sicura, dove non sarebbe necessario diminuire forzatamente la domanda, grazie al maggiore utilizzo degli stoccaggi e all’incremento dei flussi di gas attraverso la Bielorussia e il gasdotto Nord Stream.

Nessun problema, in linea di massima, per l’Italia, anche nelle altre ipotesi esaminate nello studio, compresa l’interruzione completa delle importazioni di combustibile algerino (gasdotto Transmed e forniture LNG dal paese nordafricano). Qualche minimo taglio, invece, potrebbe essere inevitabile nel nostro Paese in una giornata di consumi eccezionalmente elevati e assenza di gas dall’Algeria, come riassume la prossima mappa-simulazione.

Scorrendo il documento, in definitiva, è logico domandarsi se abbia senso investire ingenti risorse in nuovi progetti per potenziare-variare le forniture di gas, come indicato dalla Strategia Energetica Nazionale (SEN) approvata nei giorni scorsi dal governo.

Lo scorso febbraio, il “no” del Friuli-Venezia Giulia all’idea di costruire un rigassificatore a Zaule, aveva riproposto alcuni dubbi: all’Italia servono realmente altre piattaforme LNG? Non conviene, invece, puntare maggiormente sulle misure di efficienza energetica per ridurre i consumi, oltre che sulla produzione nazionale di biometano da immettere in rete?

La realizzazione del gasdotto TAP (Trans Adriatic Pipeline), con cui aprire quel “corridoio Sud” del gas che la stessa Europa ritiene fondamentale per aumentare la sicurezza energetica, allo stesso modo, è circondata da interrogativi: ci serve davvero? O diventerà un’opera fuori scala rispetto ai bisogni futuri di combustibile?

In sintesi, la partita si gioca in buona parte sul concetto di transizione energetica che l’Europa intende abbracciare nelle sue politiche post-2020 (vedi anche QualEnergia.it): il gas è un “combustibile ponte” indispensabile ancora per molti anni, o la sua percentuale nel mix delle fonti va progressivamente diminuita?

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Tesla Semi: il camion elettrico costa molto meno del previsto

Author: Le news di Hardware Upgrade

Il camion da trasporto pesante svelato da Tesla giusto una settimana fa ha suscitato molto interesse, presentandosi finalmente come un progetto realistico, dopo i teaser degli anni passati. Tesla Semi avrà le carte in regola per subito diventare un concorrente dei camion alimentati a gasolio sulle tratte brevi e medie.

Uno dei dati che più ha stupito durante la presentazione è stato infatti quello dell’autonomia, con la versione più performante che dovrebbe garantire 500 miglia di autonomia, pari a circa 800 chilometri.

Tesla Semi

A sette giorni dalla presentazione un nuovo dato fa parlare di Tesla Semi: il prezzo. Il costo di accesso al camion a trazione 100% è infatti pari a $ 150,000 per la versione ‘light’ da 300 miglia di autonomia e di $ 180,000 per quella da 500 miglia. La versione top di gamma super accessoriata Founders Series arriverà invece a $ 200,000.

La prima si candida per i trasporti a breve raggio, contando che  – come avevamo riportato nella notizia del lancio – una buona parte dei trasporti pesanti su gomma viene effettuata con tragitti sotto le 250 miglia, mentre la seconda vuole provare a tentare anche gli autotrasportatori che si muovono su distanze maggiori.

Guardando ai prezzi medi statunitense, il modello a lungo raggio da $ 180.000 ha un prezzo di circa $ 60.000 maggiore rispetto a un classico trattore per semirimorchi a motore diesel, con quest’ultimo tipo in grado di raggiungere autonomie maggiori. Tesla però pone l’accento sull’economia di esercizio del suo camion, che dovrebbe costare il 20% in meno al chilometro e garantire dopo un milione di miglia un risparmio quantificato in $ 250.000 rispetto a un camion a gasolio.

Alcuni esperti si sono chiesti come faccia Tesla Semi a costare così poco: le prime stime dopo i teaser del passato vedevano il prezzo del camion oscillare attorno a $ 400.000 già solo per la batteria da 1MWh, quindi Tesla deve aver trovato il modo di contenere in modo netto i costi: al momento non è chiaro se con economia di scala o grazie a una nuova tecnologia sulla produzione delle batterie.

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Energia

L’UE rifà i calcoli: si può puntare al 30% di rinnovabili 2030

Author: stefania Rinnovabili

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Si alza l’asticella della nuova direttiva europea sulle rinnovabili 2030

(Rinnovabili.it) – Solo qualche giorno fa il rapporto del consorzio Energy Union Choices aveva tirato le orecchie a Bruxelles: l’obiettivo per le rinnovabili inserito nella strategia 2030 e proposto dalla Commissione Europea, parte da presupposti sbagliati. I dati impiegati come base delle proiezioni dell’esecutivo Ue sarebbero troppo vecchi, inficiando di conseguenza l’ambizione comunitaria sul fronte dell’energia pulita. In altre parole, le tecnologie alternative seguono oggi trend di decurtazione dei prezzi tali da rendere il target 2030 – 27% di fonti rinnovabili nei consumi UE – facilmente superabile prima della deadline. Una strigliata che potrebbe aver fatto centro, complici ovviamente anche le richieste avanzate in questi mesi dall’Europarlamento. Maroš Šefčovič, vicepresidente Unione Europea e responsabile dell’Energy Union, ha rivelato ieri ai giornalisti, che la Commissione Europea è pronta ad aggiornare le proiezioni energetiche a lungo termine. Il nuovo obiettivo di cui si discuterà? Un 30% di rinnovabili nel consumi finali da raggiungere come Europa entro la fine del prossimo decennio.

>>Leggi anche Rinnovabili sempre meno costose, possono accantonare anche il gas<<

“I costi per raggiungere l’obiettivo del 27% e del 30% sono all’incirca gli stessi”, ha dichiarato Šefčovič, affermando che il calo dei prezzi delle tecnologie pulite “è avvenuto in un brevissimo periodo. Pertanto, abbiamo accolto volentieri la richiesta del Parlamento europeo di aggiornare la nostra modellizzazione”, nella speranza che ciò possa facilitare i negoziati sulla nuova direttiva REDII, il provvedimento di riferimento. L’analisi iniziale dell’Esecutivo presupponeva che entro il 2030 sarebbero state necessarie ancore parecchie sovvenzioni per le fonti rinnovabili, con costi di produzione stimati intorno ai 130 euro per megawattora. Ma le ultime aste in Danimarca, Germania e Spagna hanno dimostrato il contrario (leggi anche Eolico tedesco: all’asta onshore trionfano cittadini e lowcost). “Questo è un cambiamento drammatico ed è accaduto in un brevissimo periodo di tempo. Ci si può aspettare che questa traiettoria continui”, ha aggiunto Šefčovič.

È vero, la nuova proposta  aumenterebbe di appena tre punti percentuali il target 2030 ma Bruxelles deve riuscire a mediare tra gli eurodeputati e gli Stati membri. La Commissione Ambiente (ENVI) e quella dell’Industria (ITRE), le due voci dell’Europarlamento a cui spetta la competenza sulla materia, hanno chiesto di puntare ad un 35% di energie rinnovabili nei consumi comunitari 2030, stabilendo obiettivi nazionali che siano vincolanti.

Dall’altra parte, i Ventotto sembrano opporsi a qualsiasi impegno. Le ultime indiscrezioni sulla posizione predominante all’interno del Consiglio europeo rivelano la volontà di annacquare gli obiettivi attraverso l’approccio “del corridoio”. In pratica, i Paesi potrebbero incamminarsi verso gli obiettivi 2030 senza dover raggiungere soglie precise anno per anno, ma beneficiando di una flessibilità che permette di deviare dalla traiettoria.

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Economia

Tim torna sopra 0,70 euro dopo miglior seduta dell’anno, Enel alle prese con barriera a 5,40 euro

Author: redazione [email protected] Finanza.com Blog Network Posts

Piazza Affari ieri ha brillato Telecom Italia con la sua miglior seduta dell’anno. Lo sprint rialzista di ieri ha permesso al titolo di riportarsi sopra quota 0,70 euro e di preparare le basi per una invesrione rispetto alla tendenza primaria seguita da titolo che da metà anno è saldamente ribassista.

Leggermente sotto pressione Enel, alle prese con la coriacea barriera statica a 5,40 euro che impedisce al titolo, per il momento, di aggiornare nuovi massimi di periodo. Un eventuale spunto rialzista oltre questo livello, anche nel corso della prossima settimana, potrebbe proiettare i prezzi verso il successivo step a 5,50 euro.

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