TRADATE, Per importante società operante nel settore cosmetico/medicale, si ricerca una Impiegata Telemarketing contratto di collaborazione. La risorsa, a seguito di un periodo di formazione retribuito, sarà inserita con contratto di collaborazione in ufficio commerciale, e si occuperà di gestire la clientela tramite attività telefonica e gestionale. Requisiti richiesti: interesse per il mondo della cosmes
Atari, attualmente impegnata nello sviluppo della sua rinnovata console Ataribox,
dopo solo un paio di mesi dal rilascio di alcune informazioni circa i componenti che troveremo al suo
interno, richiama l’attenzione di tutti gli appassionati mostrando, ante tempo,
alcune immagini del nuovo controller che sarà venduto insieme alla nuova
piattaforma Atari.
Controller che a suo tempo doveva essere presentato non prima del lancio della
nuova console, la quale vi ricordiamo avverrà con una campagna di crowdfunding su Indiegogo precedente al lancio
definitivo fissato nel corso della primavera 2018, invece in Atari non hanno resistito e,
probabilmente per ingolosire ulteriormente gli appassionati, tramite i canali social
hanno diffuso alcune immagini che mostrano l’intera struttura del controller,
senza però citarne alcun particolare tecnico.
Accompagnate dalla frase “We were going to wait for launch to show you the
Ataribox Joystick, but we like it way too much to wait. What do you think?”,
rompono gli indugi e, giustificando la loro voglia di mostrare il nuovo controller,
pongono anche una domanda per sapere cosa il pubblico ne pensa.
Il design della periferica ovviamente riprende fedelmente il lay-out dei
precedenti modelli, e colori e design della nuova console: il joystick perde
la forma esagonale per una più semplice forma a cilindro, identica la posizione per
il singolo pulsante di gioco, mentre per quanto riguarda le uniche modifiche
“significative”, troviamo due pulsanti Back e Home, speriamo non
troppo sensibili per evitare di incappare in inopportune interruzione delle sessioni
di gioco, vista la posizione non troppo nascosta.
In una delle foto si intravede un specie di riflesso intorno alla superficie
nero lucida circostante al joystick, per il momento lo interpretiamo come un
possibile riflesso del materiale traslucido, ma non escludiamo del tutto la
possibilità che si possa trattare di una illuminazione a led on board;
riproponendo la stessa domanda posta da Atari: che cosa ne pensate?
Le raccomandazioni della Commissione europea e un’analisi della figura presente e futura del prosumer, in uno studio che raccoglie pratiche e dati sugli aspetti normativi ed economici nell’ambito dell’autoproduzione per gli utenti residenziali nei diversi Stati Membri.
L’Unione europea dovrà mettere in piedi un sistema regolatorio in grado di promuovere ancora di più l’autoconsumo da fotovoltaico, considerando tutti i differenti aspetti, finanziari e non finanziari, che influenzano le scelte dei consumatori dei paesi membri.
(Rinnovabili.it) – I piani solari dell’India? Un vero di trionfo di ambizione e frenesia che è secondo solo alla Cina. Il Governo annunciato in questi giorni la nuova strategia nazionale con cui arrivare, entro il 2022, all’obiettivo dei 200 GW rinnovabili dagli attuali 60 GW: un’escalation di gare e target che molti analisti non hanno esitato a definire “completamente irrealistici”.
Chi ci crede fortemente, almeno sulla carta, è R.K. Singh, Ministro delle energie nuove e rinnovabili (MNRE). In una conferenza stampa con i giornalisti, Singh ha annunciato che la nazione accelererà gli sforzi per arrivare a installare entro marzo 2021 oltre 80 GW di fotovoltaico e 30 di eolico. “Con queste modalità – ha commentato il ministro – supereremo facilmente i 200 GW entro il 2022”.
È facile notare come l’energia solare abbia la parte da leone. Nuova Delhi ha già annunciato i contingenti delle prossime aste, su cui riversa tutta la sua fiducia: l’India metterà in gara 20 GW di fotovoltaico durante l’attuale anno fiscale 2017-2018, (per 3,6 GW sono già state aperte le offerte) che diverranno 30 GW in ciascuno degli anni successivi. I primi tre GW a dicembre 2017, altri tre a gennaio 2018, cinque a febbraio e 6 a marzo.
Ritmi serrati per numeri allucinanti che, se da un lato potrebbero dare all’industria solare quella fiducia di cui ha oggi quantomai bisogno, dall’altro sconcertano profondamente gli analisti di settore. “Non c’è chiaramente alcun dettaglio su come il governo realizzerà o implementerà una strategia così ambiziosa e sembra proprio che questo piano semplicistico miri a colmare l’attuale gap piuttosto che prendere in considerazione le varie sfide sul campo e cerca di risolverle una per una”, commenta Vinay Rustagi, amministratore delegato della società di consulenza Bridge to India, a PV Tech.
Quello che è sicuro è che il Governo intende continuare a crescere nel fotovoltaico sostenendo l’industria manifatturiera nazionale. “Venti gigawatt saranno messi all’asta con la condizione che possano partecipare solo le compagnie che utilizzino la produzione di qui”, ha dichiarato Singh. “Noi vogliamo un’industria fotovoltaica e quando aumenteranno le istallazioni solari in India non ci sarà motivo di importare (i prodotti) dagli altri Paesi”. Il ministero sta anche valutando il potenziale di progetti solari galleggianti su dighe, di sistemi ibridi di eolico e fotovoltaico assieme, nonché di impianti eolici offshore, che potrebbe aggiungere ulteriori 10 GW di capacità.
La scorsa settimana abbiamo condiviso la perla dei fondi pensione e delle dinamiche nascoste dietro la riforma fiscale di Trump, oggi invece una piccola sintesi interamente tratta da Bloomberg…
In the waning weeks of 1999, there was widespread concern that software programs might not recognize the number 2000 once the calendar turned from December to January, crippling computers and creating mass chaos in what was referred to as “Y2K.” We now know that didn’t happen, but those anxieties have a legacy in financial markets.
Ever since then, financial institutions and companies take extra efforts to fund their operations over the year end in what has become known as the “balance sheet effect.” This generally entails the hoarding of dollars, creating a squeeze in demand for greenbacks that can have a negative impact on markets and tighten financial conditions. The effect may be more pronounced this year as tensions around the U.S. debt ceiling and the competing Republican tax bills in Congress come together in a way that could cause the dollar to appreciate in value. (…) A rising currency is normally not a bad thing, but the problem now is that it could exacerbate some negative trends in the markets. For example, there’s the potential for a strong dollar to drive up short-term interest rates even further. Also, credit spreads may widen as dollar rates rise, such as during the 2008 financial crisis when the London interbank offered rate, or Libor, skyrocketed.
A dire il vero, prosegue l’articolo, sembra improbabile che si verifichi una crisi di finanziamento in dollari su vasta scala, ma tutti gli ingredienti sono al posto giusto, portano verso una certa scarsità, mentre il deficit del bilancio federale aumenta e la Federal Reserve continua a ridurre il suo bilancio. Suppongo che si sono già tutti dimenticati dell’appuntamento con il tetto del debito a metà dicembre, ma certo tanto non succederà nulla.
Fonte: Bloomberg
In termini creditizi, ripensiamo alla fine del 2015 e all’inizio del 2016, quando i mercati dei titoli investment grade e obbligazionari ad alto rendimento hanno subito uno stress elevato a causa della speculazione che un crollo dei prezzi del petrolio avrebbe innescato un’ondata di inadempienze nel settore energetico ad alta leva.
Quello che accadde allora fu che il dollaro si rafforzò, contribuendo ad un rallentamento dell’economia.A febbraio 2016, i banchieri centrali si riunirono a Shanghai per affrontare la forza del dollaro, che stava facendo pressione sui mercati del credito a livello globale, in particolare quelli dei mercati emergenti che hanno prestiti di grandi dimensioni denominati in dollari.
La domanda di dollari potrebbe aumentare, dal momento che i mutuatari cercano i biglietti verdi per poter rimborsare 1.5 trilioni di debiti denominati in dollari in scadenza l’anno prossimo.
Fonte: S & P, Moody’s e New York Federal Reserve
La domanda di dollari continua ad arrivare dagli investitori europei e giapponesi che cercano rendimenti più elevati rispetto a quelli che possono ottenere nei loro mercati nazionali.
Fonte: Bloomberg.
Eecentemente, come riporta l’articolo ma per noi non è una novità, le curve sui cambi in valuta in euro, yen e franchi svizzeri sono diventate negative, suggerendo una crescente domanda di dollari, poiché le società di quei paesi cercano la valuta statunitense a fine anno.
Base Swap Swap
Fonte: Bloomberg
Il resto lo conoscete, non serve aggiungere altro!
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