Categorie
Digital Audio

SubBoomBass2 Introduction


https://www.robpapen.com/subboombass-2.html

Categorie
Economia

Aumentare il Pil per le pensioni

La rottura tra governo e Cgil sul tema delle pensioni lascia quest’ultima solo apparentemente isolata. Molti, sia a destra sia a sinistra, auspicano una sostanziale revisione delle passate riforme pensionistiche.
 

 

Ne danno prova l’appello dei due presidenti delle Commissioni Lavoro del Senato e della Camera (Sacconi e Damiano) a favore di una sospensione dell’aumento dell’età di pensionamento, i ripetuti attacchi della Lega e dei 5 Stelle alla riforma Fornero e la recente promessa di portare a mille euro le pensioni minime da parte di Berlusconi. 

Eppure, non ci sono spazi per annacquare le riforme. Sappiamo qual è il problema: la popolazione italiana invecchia perché si vive più a lungo e perché si fanno meno figli di quarant’anni fa. Quindi ci sono sempre meno persone in età lavorativa per sostenere un numero crescente di anziani: ogni cento persone in età lavorativa ci sono ora 37 anziani; nel 2050 ce ne saranno 60. 

Come si affronta questo aumento? Le riforme passate hanno indicizzato l’età di pensionamento all’aspettativa di vita, per ridurre il numero dei pensionati, e hanno tagliato le pensioni future col passaggio al contributivo (anche se il passaggio sarà molto graduale: nel 2050 saranno ancora in vita pensionati la cui pensione è stata calcolata in parte col retributivo). Nelle previsioni ufficiali queste riforme consentirebbero di stabilizzare sui livelli attuali la spesa per pensioni rispetto al Pil e, quindi, alle tasse pagate da chi lavora. Certo, non è una soluzione piacevole: sembra poco sensato, per gli standard del passato, lavorare sino alla soglia dei settant’anni e, per di più, per una pensione più bassa. Ma quali sono le alternative? 

La prima è tassare di più chi lavora. Se in Italia le tasse fossero basse, potrebbe anche starci, ma non lo sono: la pressione fiscale (su chi non evade) è ancora vicina al 50 per cento. Fra l’altro, troppe tasse distruggerebbero posti di lavoro, il che sarebbe controproducente. 

Seconda alternativa: la maggior spesa per pensioni potrebbe essere finanziata in deficit, aumentando il debito pubblico. È la strada che alcuni Paesi Nord europei come la Finlandia sembrano preferire. Questi Paesi hanno cercato di mantenere un debito pubblico basso per lasciare spazio a un suo aumento per effetto dell’invecchiamento della popolazione. Ma in Italia il debito è già altissimo, più del doppio di quello finlandese rispetto al Pil. 

Terza alternativa: si possono tagliare altre spese, lasciando più spazio a quelle per pensioni. Ma ha senso farlo? Nel corso degli ultimi trent’anni la nostra spesa per pensioni ha occupato una quota sempre maggiore della nostra spesa pubblica (al netto degli interessi). Lo stesso è successo negli anni più recenti: tra il 2009 e il 2016 la spesa per le pensioni è aumentata del 12 per cento, il resto della spesa è rimasto invariato in termini di euro (riducendosi in termini di potere d’acquisto). Fra l’altro, il reddito medio dei pensionati è cresciuto molto più rapidamente rispetto al reddito pro capite degli italiani: nel 2008 la pensione media era pari al 50 per cento del reddito medio; siamo ora oltre il 60 per cento. Non è che i pensionati siano diventati ricchi, ma sono stati relativamente protetti dalla crisi rispetto ad altri gruppi sociali. In ogni caso, risparmi di spesa sono necessari anche per ridurre il nostro debito pubblico e la tassazione (entrambi troppo elevati). Destinare i risparmi di spesa all’aumento delle pensioni ostacolerebbe questi obiettivi prioritari.  

A questo punto – l’ho sperimentato di persona in un recente dibattito televisivo cui ho partecipato – c’è sempre chi tira fuori un paio di assi dalla manica: il problema di come sostenere gli anziani sparirebbe se (primo asso) si aumentasse il numero di immigrati o delle persone in età lavorativa che sono ora disoccupate, scoraggiate o, comunque, assenti dal mercato del lavoro; oppure (secondo asso) se chi lavora diventasse più produttivo. In entrambi i casi ci sarebbe più reddito (più Pil) con cui sostenere il crescente numero di pensionati. Il problema è che questi assi ce li siamo già giocati. Vi ho detto che, grazie alle riforme passate, nelle previsioni ufficiali la spesa per pensioni resterebbe costante rispetto al Pil nei prossimi trent’anni. Queste previsioni però già ipotizzano un forte aumento del numero di persone che lavorano (il tasso di disoccupazione scenderebbe al 5 e mezzo per cento contro l’attuale 11 per cento e una media negli ultimi trent’anni del 9 per cento), un’immigrazione più forte di quella degli ultimi anni e un rapido aumento della produttività (a un tasso annuo dell’1,75 per cento, contro meno dell’uno per cento dal 1980 a oggi). Insomma, le previsioni ufficiali sono già molto ottimistiche. 

In conclusione, a meno di una rivoluzione nelle tendenze demografiche, ci toccherà lavorare più a lungo e accettare pensioni pubbliche più basse. Chi, a livello personale, vuole avere una pensione più alta o smettere di lavorare prima può risparmiare di più durante la propria vita lavorativa. È la strada delle pensioni integrative. Non resta altro. Chi propone di smantellare le passate riforme dovrebbe dirci come il buco nei conti pubblici che ne deriverebbe sarebbe colmato. Non ho ancora trovato nessuno capace di spiegarmelo al di là di facili slogan sempre buoni in periodo pre-elettorale.  

Licenza Creative CommonsAlcuni diritti riservati.

Categorie
Lavoro

Addetta/o Paghe e contriburi di Studio – Pavia

Author: Monster Job Search Results

LOM-Vigevano, Per studio di consulenza del lavoro modernamente organizzato e di medie dimensioni con sede a Pavia, siamo alla ricerca di un/una ADDETTO/A PAGHE E CONTRIBUTI DI STUDIO Il candidato/la candidata ideale ha maturato 2-3 anni di esperienza all’interno di studi professionali di livello e sarà in grado di svolgere in completa autonomia le seguenti attività: Elaborazione dei cedolini e relativi adempime

Categorie
Pc Games

Alcuni fan stanno realizzando un film tratto da The Witcher, vediamo il teaser trailer

Author: Ultime news PC | Multiplayer.it

Alzur’s Legacy ha pubblicato un trailer del fan film dedicato alla serie The Witcher che sta realizzando. S’intitolerà “Half a Century of Poetry Later” e durerà 55 minuti. Probabilmente sarà in polacco e sinceramente non sappiamo se sarà tradotto o sottotitolato in altre lingue, non trattandosi di una produzione ufficiale.

In testa all’articolo trovate il filmato, che mostra alcune sequenze del film, che sembrano ricalcare con grande fedeltà quelle del gioco. Sì, parliamo del gioco e non dei libri, perché sembra sia stato quello il modello seguito. Lo si capisce, oltre che dalle varie sequenze, anche dai costumi.

Categorie
Digital Audio

Mayday Children – 3 Years – Tracking Vocals TEASER


We've come so far
Let it bleed
Let it seal the fate you're living
Let it die
When every day's a struggle let it die
There's nothing wrong
With giving up when you've been strong for so long
I've tried for three long years
But God damn it feels like thirty