Ammettiamolo: all’epoca della presentazione (abbiamo parlato di alcuni
dettagli emersi a giugno dell’anno scorso in
questo articolo) la nuova tecnologia Intel Optane 3D XPoint ci aveva
entusiasmato, con promesse di una rivoluzione imminente nel campo dello storage.
Chi ha provato ad utilizzare un SSD, magari in sostituzione di un vecchio disco
rigido a piati rotanti, capisce di cosa stiamo parlando: oggi è innegabile che
nessun altro aggiornamento può stravolgere le prestazioni di un sistema come la
sostituzione di un hard disk tradizionale con un Solid State Drive. Si può sostituire la CPU con la
più cara presente sul mercato, quadruplicare la memoria RAM, aggiornare la
scheda video, ma nulla andrà mai a vantaggio di prestazioni e soprattutto reattività come il
passare da un disco meccanico a un Solid State Drive e lo si vede dall’avvio in
poi.
Ecco perché la promessa di una nuova tecnologia come 3D XPoint di Intel e
Micron, che fra poco riassumeremo in breve, aveva aperto le porte ad un
nuovo capitolo, chiamato a portare un bel po’ più in là le prestazioni di un
sistema sempre sul fronte storage. A livello di architettura 3D XPoint
costituisce una grossa novità: rispetto a quella delle memorie NAND vanta una
diversa modalità di indirizzamento e una diversa architettura di controllo delle
celle memoria, basate su diodi e non su transistor. Viene meno la necessità di
introdurre i transistor nelle celle, semplificando la struttura e riducendo gli
ingombri al tempo stesso. Il “3D” indica una struttura a più strati: i gruppi
costituiti da celle memoria più selettori sono sovrapposti e
separati da linee di indirizzamento, orientate perpendicolarmente ad ogni strato
che si alterna nella struttura. Ne abbiamo parlato in modo approfondito
qui, qualora voleste approfondire.
La grande attenzione della stampa e degli appassionati, all’epoca, era
catalizzata dal fatto che Intel annunciò in pompa magna SSD con i tempi di
accesso e le velocità quasi al livello delle memorie RAM, pur rimanendo di tipo
non volatile. Fantastico, grandioso. Resta il fatto che però da allora Intel
rilascia informazioni veramente frammentarie e per giunta molto vaghe, motivo
per cui abbiamo ritenuto opportuno fare il punto della situazione sulle
applicazioni reali, almeno fino ad ora.
Un’anima, più corpi
Iniziamo col dire che 3D Xpoint è un tecnologia che viene utilizzata
attualmente in diversi ambiti per fare cose completamente differenti. Non è
un rimpiazzo delle NAND, o almeno non solo, non è un rimpiazzo per le RAM, o per
lo meno non ancora. E’ qualcosa che può assumere diverse forme e applicazioni.
Vediamo per ora quali sono e a che prezzo.
Intel Optane SSD P4800X – Enterprise
Intel Optane SSD P4800X, 3D XPoint al suo massimo (per ora)
Con il rilascio qualche tempo fa del modello Optane SSD P4800X, Intel ha di
fatto introdotto in commercio il primo prodotto 3D XPoint, posizionandolo nel
settore enterprise come alternativa ad altri SSD che affollano il settore. Sono
diversi i messaggi che Intel lancia, il primo dei quali è che la tecnologia c’è
e funziona. Come e quanto? Per essere un prodotto al suo esordio va molto bene
ed è inarrivabile per tempi di accesso in scenari random, proprio per la natura
della sua circuiteria. In altri scenari alcuni rivali vanno meglio. Insomma,
ottimo su alcuni fronti, a patto di sfruttarlo al meglio in base a quello che
può offrire come plus. Il settore enterprise vanta una gamma sconfinata di
esigenze specifiche, e Intel ha mostrato di cosa è capace la tecnologia Optane
(il nome commerciale di 3D XPoint). Nota: Intel ha permesso di fare
benchmark solo in remoto con applicativi scelti da loro; sono pochissime le realtà USA a cui è stato permesso di mettere fisicamente le mani sul prodotto.
Meglio non farsi illusioni sul prezzo: tecnologia agli esordi e prestazioni
super in diversi contesti si pagano, e caro: il modello finora commercializzato,
375GB, costa più di 1500 Dollari. Immaginate quanto potranno costare i
modelli da 750GB e 1,5TB in arrivo: almeno il doppio il primo e il quadruplo il
secondo. Sarebbe stato impensabile proporre una cosa del genere nel settore
consumer.
Intel Optane Memory – Consumer
Il settore consumer non rimane però a bocca asciutta, sebbene la perplessità
aleggi qua e là quantomeno per la veste che 3D XPoint assume in questo ambito
commerciale. I delusi sono quelli che si aspettavano un SSD come viene
comunemente inteso: capacità dai 128GB in su, grandi prestazioni, prezzo
abbordabile. No, per ora nulla di tutto questo. A creare un po’ di confusione è
anche il nome commerciale, Intel Optane Memory, dove quel memory deve
essere letto nel senso più generale del termine. Non è una memoria RAM; nel
comune sentire è più vicino ad un SSD di taglio molto piccolo, pensato per
affiancare gli hard disk tradizionali o anche un SSD “normale”.
E qui nasce negli appassionati quello scetticismo che da sempre serpeggia
quando entra in gioco qualcosa di ibrido in ambito storage, perché di
questo si tratta. Intel Optane Memory è un SSD di cache, concettualmente
molto simile a quanto già visto negli anni scorsi. Sono due le declinazioni
ibride che abbiamo visto nel passato e vediamo ancora ora. La prima risale a
qualche anno fa e consisteva in SSD SATA 6GBps 2,5 pollici di taglio 16GB/32GB,
anche questi chiamati ad affiancare i tradizionali hard disk. Un flop
commerciale.
Il secondo prevede invece l’integrazione direttamente nell’hard disk a piatti
rotanti di un quantitativo ridotto di memoria flash, prodotti genericamente
chiamati SSHD (un esempio il Seagate SSHD ST1000LM014, 1TB di spazio su
dischi rotanti e 8GB di memoria NAND Flash integrata). Nella cache NAND
risiedono i dati con accessi più frequenti e in effetti l’utilizzo normale ne
risente in positivo, ma resta il fatto che è un compromesso. I produttori li
integrano in diversi portatili perché c’è l’indubbio vantaggio di avere capienze
elevate, velocità superiori a quelle dei normali hard disk, il tutto ad un
prezzo di qualche Euro superiore. 8GB però sono un po’ pochi, installando un SSD
“normale” la musica cambia e si sente.
Intel Optane Consumer, giunto in redazione proprio ieri
Quindi, tornando a Intel Optane Memory, si riprende una strada già battuta in
precedenza, almeno per ora. Cambiano un po’ di cose: le capienze disponibili
sono di 16GB e 32GB, l’interfaccia è quella PCIe 3.0 x2 NVMe (quindi
prestazioni più elevate della SATA) e form factor M.2. Limitazioni: funziona
solo con Windows 10 e con sistemi dotati di chipset Intel 200 e
processori Kaby Lake, ovvero Core di settima generazione,
qui la lista completa.
Superati questi vincoli le promesse sono comunque incoraggianti. Sulla carta
il modello da 32GB vanta letture nell’ordine dei 1500MB/s e scritture da
290MB/s, con IOPS impressionanti almeno per quanto riguarda la lettura. Secondo
Intel, le prestazioni complessive del sistema possono aumentare fino al 28%
(rispetto allo stesso sistema dotato del solo disco meccanico), accessi al disco
14 volte più veloci e reattività generale nettamente migliorata. Insomma, sempre
di sistema ibrido si tratta, ma le promesse sono incoraggianti e potrebbe essere
un buon passo verso l’armonizzazione offerta dalla capienza dei dischi
tradizionali e le velocità degli SSD. Anche contando che i prezzi dei due moduli
Intel Optane Memory sono di 44 Dollari USA per il 16GB e 77 Dollari per il
32GB. Certo, a 77 Dollari si trovano ottimi SSD da 250GB, ma sono SATA e non
hanno questi tempi di accesso. Cercheremo di scoprire di più nel corso dei
nostri test.
Intel DIMM Optane – Enterprise
Intel Optane si incarna anche in qualcosa di simile alla RAM, pur rimanendo
relegato per ora al settore enterprise e distribuito ai partner come prova e non
ancora commercializzato. Ne abbiamo parlato in
questa news, nella quale abbiamo ricordato il modo in cui Intel intende
sostituire, in alcuni casi, memorie “piccole, volatili e relativamente
costose” con moduli simili a dei drive SSD con capacità elevata, memoria di
tipo non volatile ed un costo per gigabyte più contenuto.
Qui la situazione cambia: Intel Optane si propone come una RAM sicuramente più
lenta, ma anche meno costosa e soprattutto più capiente. In determinati
ambiti può fare la differenza. Sempre nella news citata abbiamo parlato del
software di analisi HANA: per applicazioni di tipo in memory questi nuovi moduli
DIMM garantiscono un netto miglioramento delle prestazioni. L’elevata mole di
dati che può essere messa e mantenuta in memoria a disposizione del processore,
anche in mancanza di alimentazione o a sistema spento, è nettamente superiore
agli attuali limiti della tecnologia DRAM. Ovviamente Intel, insieme a SAP, ci
hanno mostrato un ambito specifico in cui i benefici si sono dimostrati
evidenti, e in altri contesti è sicuramente preferibile la RAM tradizionale;
resta il fatto che Intel Optane si propone in più campi come alternativa a
qualcosa di già esistente, offrendo quindi una opzione aggiuntiva rispetto al
passato.
Cosa arriverà
Dalla presentazione di Optane, davvero in pompa magna, si sono susseguiti
diversi atteggiamenti da parte del pubblico, passati dall’entusiasmo al cauto
scetticismo, passando per una certa confusione per mancanza di dati e prodotti.
Ora qualcosa si muove. Una rivoluzione? Probabilmente sì, ma lenta. Per il
settore consumer ci sarà ancora da aspettare per avere un balzo in avanti
rispetto agli SSD già in commercio, specie in riferimento ai numerosi M.2 PCIe
ad elevate prestazioni.
Da questa roadmap si intuiscono diverse cose. Per il settore consumer, quello
in basso, le unità Intel Optane sono considerate adatte per “system acceleration”,
e il prossimo step prevede la presentazione di modelli con nome in codice Carson
Beach che passeranno all’interfaccia PCIe 3.0 x4, con un probabile balzo
prestazionale in avanti e disponibilità anche nel formato più compatto BGA,
quello che viene saldato sul PCB direttamente o su schedine M.2.
Carson Beach dovrebbe però arrivare anche sotto il nome di Intel Obtane SSD
sempre nel form factor M.2 o BGA, e il fatto di non finire sotto la dicitura
“system acceleration” ma a metà strada fra Mainstream ed Enthusiast fa pensare a
veri e propri SSD con capienze elevate. Sempre in giallo troviamo anche un
Mansion Beach refresh, facendo quindi capire che anche i top di gamma avranno
degli eredi a breve. Ora non resta che attendere l’affinamento delle linee
produttive e sperare in un calo dei prezzi generalizzato, ma come spesso accade
nel mondo tecnologico tutto ci verrà servito a bocconi piccoli e scaglionati nel
tempo.
Autore: Le news di Hardware Upgrade