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Economia

[714] UK’s high court puts the brakes on Brexit

The U.K.’s high court has thrown a wrench into Theresa May’s Brexit plans, saying parliament must approve of the British exit from the EU before the prime minister can proceed. Ameera David and Edward Harrison have the details. Then, Bianca Facchinei takes a look at Venezuelan’s dwindling central bank holdings, which are threatening an already precariously placed country. After that, Lizzie Phelan joins from Berlin with the latest over the German-Chinese trade spat over advanced technologies and national security.Following the break, Steve Hanke, professor of economics at Johns Hopkins University, tells Ameera about what he sees ahead of the largest economies in Africa, including South Africa and Egypt. And finally, in The Big Deal, Edward breaks down the Chinese expansion into the worldwide auto market as the country scoops up carmakers and expands manufacturing.Take a look!Check us out on Facebook — and feel free to ask us questions:http://www.facebook.com/BoomBustRThttps://www.facebook.com/harrison.writedownshttps://www.facebook.com/biancafacchFollow us @https://twitter.com/AmeeraDavidhttp://twitter.com/edwardnhhttps://twitter.com/BiancaFacchinei

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HardwareSoftware

Adobe rilascia Photoshop Sketch e Comp CC per Android

Adobe ha via a via portato gran parte dei suoi programmi per sistemi desktop sui dispositivi mobili. Oggi vengono rese disponibili, gratuitamente, sul Play Store di Google (quindi installabili sui dispositivi a cuore Android) nuove app quali Photoshop Sketch e Comp CC.

La prima delle due app consente di realizzare schizzi e disegni preliminari di un lavoro che verrà poi successivamente sviluppato fino alla produzione della “veste” finale.

Adobe rilascia Photoshop Sketch e Comp CC per Android

Photoshop Sketch ha poco a che vedere con il classico Photoshop ma riesce ad eccellere in ciò che fa grazie ad una vasta serie di penne e pennelli, ai colori con effetto acquerello, inchiostri, pastelli, evidenziatori, acrilici e così via.
Anche Sketch permette, ovviamente, l’utilizzo dei livelli consentendo un progressivo sviluppo del disegno e una più semplice gestione del lavoro.

Adobe rilascia Photoshop Sketch e Comp CC per Android

L’app Comp CC è invece maggiormente orientata alla creazione di template e alla realizzazione di presentazioni.

Adobe rilascia Photoshop Sketch e Comp CC per Android

Entrambe le applicazioni sono completamente gratuite e possono essere utilizzate senza limitazioni previa attivazione di un account Adobe Creative Cloud.Photoshop Sketch per Android è scaricabile cliccando qui mentre Comp CC da questa pagina.

Autore: IlSoftware.it

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Energia

È in vigore l’Accordo di Parigi, interessi contrari e venti di cambiamento

A meno di un anno dalla sua firma, entra in vigore l’Accordo sul clima di Parigi. Un obiettivo ancora troppo modesto per restare sotto i 2 °C di aumento della temperatura, ma che ugualmente potrà portare a profonde trasformazioni nel sistema industriale ed energetico mondiale.

Oggi, 4 novembre 2016, a meno di un anno dalla sua firma, entra in vigore l’Accordo sul clima di Parigi. Malgrado non preveda impegni vincolanti, la condivisione da parte di tutti i paesi del pianeta dell’obiettivo di restare sotto 1,5 – 2 °C rispetto ai valori preindustriali ha implicazioni molto chiare.

Per non superare i due gradi, infatti, si potranno emettere solo 800 miliardi di tonnellate di CO2 nel corso di questo secolo, una quantità che verrebbe raggiunta in 22 anni proseguendo con l’attuale livello di emissioni.

È dunque evidente che il perseguimento di questo obiettivo comporterà profonde trasformazioni del sistema energetico, dei trasporti, dell’edilizia, dell’industria e dell’agricoltura, tanto che lo stesso modello economico potrebbe essere rimesso in discussione.

Ma andiamo con ordine. È credibile questo obiettivo? Secondo gli interessi che verrebbero colpiti, no. La Exxon, ad esempio, ritiene “altamente improbabile” che i governi si attivino in questa direzione.

Una valutazione che sembrerebbe avvalorata dagli impegni presi prima di Parigi. In effetti, secondo l’Unep, uno “scenario 2 °C” esigerebbe un livello di emissioni al 2030 inferiore del 25% rispetto agli obiettivi indicati dai vari paesi in vista della Cop21.

Le dinamiche in atto, però, evidenziano un’accelerazione del taglio delle emissioni. Il caso più clamoroso è quello della Cina, responsabile di oltre un quarto della produzione mondiale di CO2. Il paese asiatico si è impegnato a ridurre le proprie emissioni solo a partire dal 2030, quando ormai saranno cresciute del 40% rispetto al 2010. Ma i rapidissimi cambiamenti che si stanno registrando, come il blocco della costruzione di nuove centrali a carbone, fanno ritenere che il picco verrà raggiunto con almeno un decennio di anticipo.

Un dato è certo: le emissioni cinesi, che nel passato decennio crescevano ad un tasso annuo del 7%, nel 2014 e 2015 sono rimaste sostanzialmente stazionarie, mentre quest’anno il consumo di carbone si stima in calo del 4-5%.

Ma torniamo ai combustibili fossili minacciati dalle politiche climatiche. Secondo alcune valutazioni, come quella di Oil Change International, per stare sotto i 2 °C bisognerebbe bloccare la ricerca di tutti i nuovi giacimenti e imparare a gestire il loro declino.

Altre analisi lasciano margini maggiori di crescita, ma è comunque chiaro il rischio che una parte dei futuri investimenti risultino inutilizzabili.

Il combustibile in maggiore difficoltà è il carbone a causa del calo della domanda in paesi chiave come Usa e Cina, proprio per i gravi impatti ambientali e climatici.

Le conseguenze sono evidenti: i principali operatori minerari statunitensi – Peabody, Arch Coal, Alpha Natural Resources e Patriot Coal – sono falliti.

Anche le multinazionali oil&gas, già in affanno, vivono con preoccupazione gli scenari del dopo Parigi. Le esplorazioni continuano, ma vengono eliminate quelle più costose: la Shell ha abbandonato le ricerche nell’Artico, mentre è imminente un declassamento delle riserve di sabbie bituminose canadesi da parte di Exxon. 

Queste scelte sono legate ai bassi prezzi del greggio, ma anche dalla preoccupazione sull’evoluzione climatica, una criticità sempre più presente nelle assemblee degli azionisti. Proprie le politiche del clima possono infatti mettere in ginocchio i produttori.

Se il Protocollo di Kyoto aveva avviato la corsa delle rinnovabili erodendo spazio a carbone e gas, l’Accordo di Parigi accelererà la rivoluzione della mobilità elettrica che, nell’arco di un decennio, farà flettere la domanda di petrolio. Uno scenario che è destinato a mettere in discussione anche un altro comparto industriale, quello dell’auto. I costruttori ritardatari rischiano infatti di pagare un prezzo molto caro.

Da questo punto di vista è emblematica la situazione che si sta delineando in Cina, con la previsione di quote obbligatorie di veicoli elettrici. Le case automobilistiche dovranno infatti dimostrare di avere dei “crediti” legati all’immissione sul mercato di veicoli elettrici sufficienti a garantire la copertura dell’8% delle vendite nel 2018 e il 12% nel 2020. 

La Cina vuole così rafforzare la propria leadership nella mobilità elettrica, spiazzando i competitori che sui veicoli convenzionali si sono dimostrati avversari difficili da battere. Non a caso il vice premier tedesco Gabriel, in visita in questi giorni in Cina, ha immediatamente manifestato la sua preoccupazione (la Volkswagen vende oltre 3 milioni di veicoli l’anno) per obiettivi ambiziosi che vedono impreparata l’industria tedesca. E meno male che c’è stato lo scandalo VW a riorientare le strategie, viene da dire.

Tornando all’Accordo di Parigi e alla sua efficacia, questa non dipenderà solo dalle decisioni dei singoli governi. Il nostro, ad esempio, non sembra essersi accorto della sua esistenza. E negli Usa una eventuale vittoria di Trump potrà solo rallentare le tendenze, non fermarle.

Il fatto è che si sono messi in moto interessi economici e sollecitazioni dal basso di imprese, città, collettività locali. E che l’affermarsi delle “disruptive technologies” offre straordinarie opportunità per accelerare la decarbonizzazione delle economie.

Autore: QualEnergia.it – Il portale dell’energia sostenibile che analizza mercati e scenari

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HardwareSoftware

AMD e partner introducono Radeon RX 470D, per ora solo nel mecato cinese

Il debutto delle schede video NVIDIA GeForce GTX 1050Ti, delle quali abbiamo pubblicato la nostra analisi a questo indirizzo, ha di fatto completato la fase di lancio di schede video per sistemi desktop destinate agli appassionati di videogiocatori.

Si tratta, lo ricordiamo, di un prodotto che permette di ottenere interessanti prestazioni velocistiche alla risoluzione di 1920×1080 pixel (Full HD) senza dover richiedere l’utilizzo di un connettore di alimentazione supplementare. Questa caratteristica ne permette l’installazione anche in sistemi non più di tanto recenti, o in quei PC che non sono dotati di alimentatore di potenza elevata o di connettori di alimentazione supplementari.

Le schede GeForce GTX 1050Ti non hanno al momento proposte concorrenti di AMD nello stesso segmento di prezzo; ad una cifra leggermente superiore è possibile dotarsi di un modello Radeon RX 470 che a fronte di un consumo più elevato permette di offrire prestazioni velocistiche ben più elevate.

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Proprio per poter meglio bilanciare prezzo e prestazioni AMD, assieme ai propri partner produttori di schede video, sta sviluppando una scheda dal costo comparabile a quello delle soluzioni GeForce GTX 1050Ti. Parliamo delle soluzioni Radeon RX 470D, inizialmente previste in vendita solo nel mercato cinese e dotata di una declinazione di GPU Polaris 10 con 1.792 stream processors contro i 2.048 presenti nella scheda Radeon RX 470. Di questo modello sono emerse conferme dirette dal sito cinese PCOnline a questo indirizzo, con immagini di una scheda Sapphire Nitro basata su questo chip.

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Dal versante memoria troviamo 4 Gbytes GDDR5 alla frequenza di clock di 7 GHz, mentre la frequenza di clock massima della GPU è pari a 1.266 MHz esattamente come per la soluzione Radeon RX 480. Per poter contenere il costo complessivo, rendendolo maggiormente competitivo nei confronti delle schede GeForce GTX 1050Ti, i partner AMD adotteranno PCB custom dalle dimensioni più contenute rispetto a quelli abbinati ai chip Radeon RX 470, con riduzione delle dimensioni anche per quanto riguarda i sistemi di raffreddamento.

Autore: Le news di Hardware Upgrade

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Economia

Fondo Espero e Perseo Sirio, prove tecniche di fusione

C.Damiano, M.Sereni. S.Patriarca

C.Damiano, M.Sereni. S.Patriarca

Il disegno di legge sulla concorrenza è mummificato al Senato e forse se tutto va bene, se ne riparlerà dopo il Referendum. Fra le norme che essa contiene c’è quella per l’unificazione dei fondi negoziale della previdenza complementare con lo scopo di riduzione dei costi e di miglioramento dei rendimenti delle
risorse investite. Bassi costi di gestione e rendimenti congrui con la finalità del risparmio previdenziale, infatti, sono elementi centrali della pensione complementare.
In attesa che la legge si sbocchi, consapevoli o meno, i fondi pensione del pubblico impiego Espero riservato ai dipendenti della Scuola e Perseo Sirio per il personale del comparto ministeri, enti pubblici non economici, autonomie locali e sanità, hanno dato via ad una iniziativa comune per presentare la guida alla pianificazione della pensione nel pubblico impiego. Una sorta di prova tecnica di fusione quando questa sarà poi quasi certamente imposta per via legislativa.
Infatti ieri 3 novembre 2016, nella Sala Aldo Moro della Camera dei Deputati si è svolto un convegno proprio sulla pianificazione della pensione nel settore pubblico dove è stata illustrata la “guida” preparata in comune dai due fondi. Hanno partecipato fra gli altri Stefano Patriarca del Coordinamento della politica economica di Palazzo Chigi, Sergio Gasparrini, presidente dell’Aran, Wladimiro Boccali presidente di PerseoSirio, Roberto Natoli, presidente di Espero e Cesare Damiano presidente della Commissione Lavoro Camera. Ha aperto i lavori la vicepresidente della Camera Marina Sereni.
Il fondo Espero è un fondo ormai consolidato, con oltre 100.000 aderenti, per Perseo Sirio
sono avviate le procedure per l’elezione dell’Assemblea dei rappresentanti dei soci avendo superato il numero dei 30mila aderenti previsti per poter indire le elezioni.
Il primo dato non proprio confortante è che l’adesione alla previdenza complementare nel P.I. è bloccata attorno alla percentuale del 5%, assolutamente inadeguata e rispetto al panorama complessivo ed ai futuri scenari . Oltre ad ipotizzare una nuova campagna informativa, come ha auspicato il presidente di Perseo Sirio Boccali, occorrono certamente nuovi e più adeguati strumenti, come quello dell’automatic enrolment con il contributo datoriale, introdotto per via contrattuale per prima dagli edili.
I fondi pensione nell’immaginario di molti, sono diventati una specie di fungo cinese, come questo era buono per tutte le malattie, i fondi pensione devono servire alle funzioni istituzionali di dare una completamento alla ridotta pensione pubblica, perciò si chiama complementare e non integrativa, che sarebbe una specie di surplus, un di più, poi rilanciare l’economia italiana con investimenti infrastrutturali , laddove sono inani altri sforzi ed in ultimo, dare una mano all’occupazione. Senza dimenticare il ruolo che possono svolgere nel welfare integrativo o aziendale.
Patriarca ha menzionato l’attività di credito e welfare dell’ex Inpdap ora Inps. Il credito agevolato, le vacanze studio per i figli dei dipendenti, le case albergo per gli anziani, le convenzioni con le RSA eccetera, tralasciando di ricordare due cose, la prima che esso si alimenta con la trattenuta dello 0,35% a carico di ogni singolo dipendente o pensionato, quindi è un affare esclusivamente privato che chiunque può mettere in piedi a prescindere, come direbbe Totò, secondo con la legge di stabilità 2015 il governo sottrasse 50 milioni dal fondo credito, cioè da un salvadanaio privato, come contributo per la riduzione della spesa pubblica.

Gli inviti, le norme, gli sproni ad investire nella cosiddetta economia reale, cioè investire nell’economia italiana, cui nessuno vuole peraltro sottrarsi, non deve mai farci dimenticare che i fondi pensione devono comunque operare nell’interesse degli aderenti, che poi sono pur sempre cittadini , per assicurare i più alti rendimenti e minimizzare la rischiosità degli investimenti medesimi, ha affermato Natoli,  presidente di Espero.
In ultimo Damiano ha ricordato che bisogna rilanciare la previdenza complementare facendo capire la necessità, specie fra i giovani che sono i più refrattari. Oggi gli iscritti ai fondi negoziali sono la maggior parte fra le categorie più sindacalizzate, fra i dipendenti delle grandi imprese e fra gli anziani.
Da questi elementi bisogna partire per aumentare la platea degli aderenti.

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