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La Pokemon Go mania contagia anche Microsoft OneDrive

Pokemon Go è il fenomeno del momento e Microsoft decide di cavalcare l’onda introducendo un aggiornamento del noto servizio di cloud storage, OneDrive, contenente, tra l’altro, novità espressamente rivolte ai cacciatori di Pokemon.

pokemon

Come si legge nel blog ufficiale, infatti, il team di sviluppo, in collaborazione con Microsoft Research, ha introdotto Pokemon Go Detector, un sistema di identificazione automatica delle foto caricate in OneDrive contenenti le immagini di 150 diversi Pokemon, utile per semplificarne la successiva ricerca e visualizzazione

Molti giocatori acquisiscono screenshot dei Pokemon catturati per mostrarli ai propri amici digitalmente o di persona. Abbiamo dovuto semplificare la ricerca delle immagini dei Pokemon, così abbiamo collaborato con Microsoft Research per integrare un rilevatore di Pokemon in OneDrive. 

Il funzionamento è molto semplice lato utente, è sufficiente installare l’app mobile di OneDrive e attivare il caricamento automatico delle foto dallo smartphone: 

Quando l’app di OneDrive è installata nello smartphone ed è attivato l’upload dalla fotocamera, gli screenshot acquisiti dal gioco sono automaticamente salvati in OneDrive e 150 Pokemon sono identificati per il vostro piacere di cercarli e visualizzarli. E’ anche possibile cercare il Pokemon preferito in base al nome. 

onedrive

Il Pokemon detector è la novità di OneDrive più strettamente legata al fenomeno del momento ma (fortunatamente per chi è tuttora immune al popolare videogame di Nintendo) non l’unica. Non mancano, infatti: 

  • Nuova funzione per la creazione automatica degli album. OneDrive raggruppa automaticamente più foto in alta risoluzione scattate in un breve intervallo di tempo nello stesso luogo. Una notifica segnala quando gli album sono pronti per la visualizzazione e la condivisione  tramite OneDrive.com, le app mobile l’app Foto di Windows 10. L’album con le foto del weekend viene generato automaticamente di lunedì. 
  • Nella sezione “Tutte le foto” è stata inserita la visualizzazione “In questo giorno” contenente tutte le foto scattate nel corso degli anni nello stesso giorno.
  • Le funzioni di ricerca sono state migliorate. E’ ora possibile effettuare ricerche direttamente dalla sezione “Tutte le foto”. La ricerca comprende foto che sono state già taggate o luoghi specifici e può essere effettuata anche utilizzando emoji. Tali ricerche funzionano anche tramite le app mobile di OneDrive
  • Cartelle contenenti un gran numero di foto. E’ stata prevista una nuova modalità di visualizzazione con foto di copertina, ampie miniature e un menu ridisegnato per creare rapidamente album o condividere le foto. 

OneDrive

  • Miglioramenti all’app Foto di Windows 10. Quando si effettua il login con l’account Microsoft in Windows 10 vengono visualizzate tutte le foto di OneDrive, comprendenti gli album creati automaticamente con OneDrive. E’ anche possibile caricare su OneDrive gli album memorizzati in locale. 

Non solo Pokemon, quindi, per OneDrive, ma anche ulteriori affinamenti degli strumenti che permettono di organizzare i contenuti archiviati nel popolare servizio cloud. 

Autore: GAMEmag – Videogames

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HardwareSoftware

PC shipments slightly up in Western Europe

 Doldrums time

A research note from IDC said that PC shipments in the EMEA region accounted for 16.1 million units in the second quarter of this year.

That’s up by 4.7 percent compared to the same quarter last year.

But overall the PC industry is shrouded in gloom because overall Western Europe showed a fall of minus 0.8 percent, while Central and Eastern Europe and the Middle East and Africa showed drop of 8.5 percent and 13.3 percent respectively.

Notebook shipments in Western Europe rose by 4.1 percent in the quarter, with the commercial sector showing a 10.5 percent increase on the same quarter last year.

IDC said while Windows 10 sales were “accelerating”, Microsoft is still unable to drive large renewals.

Brexit is unlikely to help things in the future with vendors changing their prices and large businesses become more cautious.

Malini Paul, an analyst at IDC, said inventory levels in some channels were high with products moving slowly.

The top five vendors in the quarter were HP, Lenovo, Dell, Asus, and Acer. Apple took sixth place.

Autore: Fudzilla.com – Home

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HardwareSoftware

Avvio rapido Windows 10: pro e contro

Con Windows 10 Microsoft ha migliorato una funzionalità che era stata originariamente introdotta insieme con Windows 8: avvio rapido.
La funzionalità avvio rapido di Windows 10 si comporta un po’ come l’ibernazione: essa consente di spegnere completamente il sistema pur avendo la possibilità di riprendere il lavoro dove lo si era lasciato. L’ibernazione, infatti, memorizza su disco – in un apposito file (in Windows si chiama Hiberfil.sys) – il contenuto della memoria RAM. Dati che verrebbero persi allo spegnimento del sistema (la RAM è una memoria volatile) vengono salvati su disco in modo da essere automaticamente recuperati alla successiva accensione.Nell’articolo abbiamo visto che cos’è l’ibernazione e come utilizzarla con Windows 10.

L’avvio rapido di Windows 10, se abilitato (e lo è per impostazione predefinita), ogniqualvolta il sistema viene spento provvede a chiudere le applicazioni in esecuzione e a disconnettere tutti gli utenti. Successivamente, la funzionalità effettua una ibernazione del kernel, delle altre componenti di base del sistema operativo e dei driver quindi spegne il dispositivo.

Al successivo avvio della macchina, Windows 10 non deve ricaricare kernel, driver e le altre componenti: basterà copiare in RAM le informazioni precedentemente salvate quindi proporre all’utente la schermata di logon.
Questa tecnica permette di risparmiare tempo prezioso durante l’avvio di Windows 10 contribuendo, di solito, a velocizzare la procedura.

Avvio rapido di Windows 10: non sempre funziona perfettamente

Quando l’avvio rapido di Windows 10 è attivato, il sistema operativo non effettua uno spegnimento tradizionale del dispositivo. Dal momento che, ad esempio, l’installazione degli aggiornamenti di solito richiede un riavvio del dispositivo, con l’avvio rapido l’update potrebbe non essere effettuato. La procedura di applicazione degli aggiornamenti, invece, avverrà regolarmente riavviando Windows 10.I sistemi che non supportano l’ibernazione non permetteranno neppure l’utilizzo della funzionalità avvio rapido di Windows 10. Aiutandosi con le indicazioni riportate nell’articolo , è sempre bene verificare che la macchina sia in grado di porsi nello stato di ibernazione.

Quando Windows 10 viene spento con la modalità “avvio rapido” attivata, Windows “blocca” il disco fisso. Non sarà quindi possibile accedere al suo contenuto, ad esempio, da un altro sistema operativo installato in configurazione dual boot.
Ancora peggio, se si avviasse il computer da un altro sistema operativo e si modificasse il contenuto dell’unità di Windows 10 con “avvio rapido” abilitato, si potrebbe provocare corruzione dei dati ivi conservati.

Nel caso delle configurazioni dual o multi boot, quindi, è sempre bene tenere disattivata la funzionalità avvio rapido di Windows 10.

Attivare o disattivare avvio rapido in Windows 10

Se Windows 10, dopo il primo spegnimento, non si avviasse propriamente in modo rapido o se comunque ci si trovasse in uno dei casi illustrati al punto precedente, si potrà disattivare avvio rapido in Windows 10.La procedura da seguire è molto semplice: basta digitare Opzioni risparmio energia nella casella di ricerca di Windows 10 quindi selezionare Specifica cosa avviene quando si preme il pulsante di alimentazione.

Avvio rapido Windows 10: pro e contro

Nella schermata successiva, bisognerà cliccare su Modifica le impostazioni attualmente non disponibili quindi disattivare la casella Avvio rapido.

Avvio rapido Windows 10: pro e contro

Windows 10, utilizzare l’ibernazione ove possibile

Windows 8.1 e Windows 10 nascono come sistemi operativi poco inclini ad un avvio di tipo tradizionale. Per questo motivo, proprio per ridurre i tempi di boot, Microsoft ha preferito introdurre la funzionalità avvio rapido e attivarla di default.

Ove possibile, consigliamo di utilizzare l’ibernazione anche con Windows 10. In questo modo dopo aver “riacceso” il sistema, si troverà tutto esattamente lì dove lo si era lasciato.

Suggeriamo quindi di spuntare la casella Ibernazione immediatamente sotto Attiva avvio rapido nella finestra Opzioni risparmio energia.
In questo modo si troverà la voce Ibernazione direttamente nel menu per lo spegnimento di Windows 10.

Nel caso in cui l’opzione Ibernazione fosse assente, suggeriamo di premere la combinazione di tasti Windows+X, scegliere Prompt dei comandi (amministratore) quindi digitare quanto segue:
powercfg /hibernate on

Come passaggio seguente, consigliamo di associare all’ibernazione la pressione di un pulsante o la “chiusura del coperchio” nel caso dei notebook.
Le voci che compaiono nella finestra Opzioni risparmio energia sono le seguenti:

– Quando viene premuto il pulsante di alimentazione
– Quando viene premuto il pulsante di sospensione
– Quando viene chiuso il coperchio

Si può scegliere liberamente a quale o quali eventi associare la richiesta di ibernazione dell’intero sistema.

Tornando alla finestra principale con l’elenco delle “combinazioni di energia”, bisognerà fare clic su Modifica impostazioni combinazione in corrispondenza del profilo prescelto quindi selezionare Cambia impostazioni avanzate risparmio energia.

Avvio rapido Windows 10: pro e contro

Nella schermata che apparirà a video, si dovrà cliccare su Cambia le impostazioni attualmente non disponibili.

Avvio rapido Windows 10: pro e contro

Per fare in modo che Windows 10 richieda la password ogni volta che si accede il sistema dopo un’ibernazione dello stesso, si dovrà porre su le voci sotto Password necessaria alla riattivazione.

Avvio rapido Windows 10: pro e contro

Utilizzando l’ibernazione in Windows 10 ci si potrà avvantaggiare di un avvio del sistema molto rapido col “bonus” di trovare aperte le stesse applicazioni e gli stessi documenti sui quali si stava lavorando durante la precedente sessione.

Autore: IlSoftware.it

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Energia

Così l’intelligenza artificiale può tagliare i consumi di energia

Una tecnologia basata sul machine learning, cioè su algoritmi capaci di imparare, riesce a tagliare del 15% la bolletta dei data center Google. Una soluzione interessante anche perché l’intelligenza artificiale può migliorare l’efficienza energetica in molti altri contesti, centrali e reti elettriche in primis.

Quello dei consumi dei data center è un tema che andrebbe affrontato più spesso parlando di energia: questi centri che sono la spina dorsale di internet infatti usano quantità di elettricità enormi e pesano per circa il 2% delle emissioni mondiali di gas serra.

Su questo fronte evoluzioni interessanti arrivano da casa Google: la settimana scorsa il gigante del web ha spiegato come riuscirà a tagliare i consumi dei propri data center del 15%. Il segreto della soluzione che si sta sperimentando è nell’intelligenza artificiale (o AI), cioè nei software che riescono ad imparare dall’esperienza.

Si tratta di una tecnologia sviluppata da DeepMind, azienda britannica specializzata in AI che la società di Mountain View ha acquisito nel 2014.

Come è facile immaginare, la gestione di un data center deve tener conto dell’interazione complessa di un grande numero di variabili ed è chiaro che in questo degli algoritmi battano le decisioni degli umani.

Il passo ulteriore fatto in casa Google con DeepMind è far sì che questi algoritmi, anziché essere statici, si modifichino con l’apprendimento che la macchina mette in atto analizzando i dati che le passano “sotto agli occhi”.

Il risultato ottenuto permette che il software riesca a prevedere con grande accuratezza il carico di lavoro dei server e a dosare di conseguenza il raffreddamento.

In questo modo – afferma DeepMind – si tagliano i consumi per il raffrescamento del data center del 40% e quelli totali del 15%. La sperimentazione è iniziata due anni fa su “più dell’1%” dei server Google e ora è in atto su una percentuale “a doppia cifra”.

Le emissioni di Google nel 2011 erano equivalenti a quelle di un paese come il Laos, che ha poco meno di 7 milioni di abitanti. Sappiamo che l’azienda è riuscita da allora a migliorare l’efficienza dei data center, cioè il rapporto tra consumi e potenza di calcolo di un fattore 3,5, anche se non abbiamo un dato sui consumi attuali in valore assoluto.

Se le innovazioni che si stanno rodando a Mountain View venissero estese a tutto il parco server Google e se si diffondessero presso le altre aziende del web si potrebbe risparmiare veramente molta energia.

Ma la portata di quel che si sta facendo va oltre i data center. Come spiega Mustafa Suleyman, co-fondatore di DeepMind, citato dal Guardian: “una delle cose più interessanti è che gli algoritmi che sviluppiamo sono intrinsecamente generalisti, significa che lo stesso meccanismo di machine learning si dovrebbe poter applicare ad un’ampia varietà di contesti come impianti di produzione elettrica e reti”.

Ne parleremo nei prossimi giorni riguardo alla rete elettrica tedesca.

Autore: QualEnergia.it – Il portale dell’energia sostenibile che analizza mercati e scenari

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HardwareSoftware

iPhone 7 nei negozi il 16 settembre, parola di evleaks

Sono ormai pochi i dubbi sulla presentazione del nuovo iPhone fissata, genericamente, dopo la fine dell’estate, ma non è ancora possibile circoscrivere con certezza tale periodo, né, di conseguenza quando l’erede degli attuali modelli arriverà nei negozi. A fornire alcuni interessanti indizi a riguardo è il sempre attivo Evan Blass, meglio noto come Evleaks, ovvero uno dei “leaker” più affidabili del web. Secondo quanto affermato da Blass, la commercializzazione prenderà il via nella settimana del 12 settembre. 

evan blass

Con un secondo tweet Evleaks chiarisce due aspetti ulteriori: in primo luogo, non si tratterebbe della data dell’evento di presentazione, ma del vero e proprio esordio nei negozi. In secondo luogo, la fonte entra ancor più nel merito, sottolineando che la data esatta coincide con venerdì 16 settembre. Rispetto alla procedura di commercializzazione dei precedenti modelli, una distribuzione nei negozi a partire dalla metà di settembre appare più anticipata. Per avere un parametro di riferimento, iPhone 6S è stato disponibile per l’acquisto nei negozi a partire dal 25 settembre (2015).

evan blass

Solitamente tra la data di presentazione e la data di disponibilità dei nuovi iPhone nei negozi intercorrono circa due settimane, circostanza che fisserebbe a fine agosto o all’inizio di settembre la data in cui Apple solleverà per la prima volta il sipario sul nuovo modello. Da ricordare il fatto che Apple ha spesso previsto spesso tempistiche di distribuzione degli iDevice differenziate per i vari mercati nazionali, lo stesso potrebbe avvenire anche nel caso di iPhone 7 – l’Italia raramente rientra nel gruppo delle prime nazioni. 

Molto si è detto sul nuovo iPhone 7 e più fonti concordano sulla natura di terminale in linea con il precedente modello, rispetto al quale si porrebbe come un semplice affinamento. Nelle ultime ore a tornare sotto i riflettori è il nome commerciale del terminale: secondo un nuovo report, potrebbe essere denominato iPhone 6SE e non iPhone 7. Un nome che confermerebbe uno stretto legame con il precedente iPhone, riservando al modello 2017 il compito di rinnovare in maniera più consistente la linea. Vi è da dire che l’attendibilità della fonte non è pari a quella di Evleaks, quindi si tratta di informazioni da prendere con il beneficio del dubbio. 

Non resta che attendere i primi segnali ufficiali sulla volontà di rinnovare il catalogo di iDevice che coincideranno con l’invio degli inviti per l’evento stampa. Se la data del 16 settembre a cui ha fatto riferimento Evleaks è corrispondente al vero, allora, gli inviti stampa potrebbero essere spediti entro la seconda metà di agosto. Contestualmente alla presentazione del nuovo iPhone, la casa di Cupertino potrebbe introdurre Apple Watch 2 e rinnovare l’offerta Mac

Autore: Le news di Hardware Upgrade