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Perché l’Italia non sta ricevendo i nuovi fondi del Pnrr

Author: Wired

Con il governo Draghi alla guida del paese, le prime due rate del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) sono arrivate con precisione svizzera e con loro la possibilità di fare investimenti, creare ricchezza e lavoro. Ma da quando è subentrato il governo Meloni le cose sono drasticamente cambiate. Della terza rata, che doveva arrivare a dicembre 2022, non si è visto ancora un euro e la quarta è in discussione. Nel frattempo, l’esecutivo più a destra della Repubblica italiana continua ad accumulare ritardi sul completamento degli obiettivi richiesti dall’Unione europea.

I ritardi della terza rata

Come riporta la piattaforma OpenPnrr, che offre una panoramica dello stato dei lavori del Pnrr, dei 27 obiettivi che l’Italia avrebbe dovuto completare entro giugno per la terza tranche di finanziamenti, il governo Meloni è riuscito a portarne a termine solo 10. Degli altri 17, alcuni hanno effettivamente accumulato ritardo di poche settimane, ma molti sono ancora in alto mare.

Tra le scadenze non rispettate si trovano gli appalti per l’installazione di 6.500 colonnine di ricarica elettrica, con appena 4.718 progetti approvati ma nessuno lungo le superstrade, i contratti per investire 4,6 miliardi nella costruzione di asili nido e creare così 264 mila nuovi posti per i minori entro dicembre 2025, o anche l’assegnazione di borse di studio per i medici di base, le ristrutturazioni antisismiche e per il risparmio energetico, il rinnovo dei trasporti regionali e molto altro ancora.

I problemi con la quarta rata

Tutto questo riguarda solo la terza rata da 19 miliardi di euro. E nonostante solo lo scorso 28 giugno la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, avesse detto alla Camera che per la quarta rata “non ci sono ritardi”, ecco pronti arrivare i ritardi anche per la quarta rata, da 16 miliardi. Nella giornata dell’11 luglio, il ministro per gli Affari europei, Raffaele Fitto, ha convocato con urgenza una cabina di regia per parlare del Pnrr e cercare di rivedere gli obiettivi richiesti dall’Unione europea, per evitare di veder slittare anche la quarta rata.

Cosa tutt’altro che scontata, visti i nuovi e continui ritardi accumulati dal governo nel raggiungere i target di sviluppo concordati ormai qualche anno fa. Come riporta il Sole 24 Ore, il commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni, ha sottolineato come la Commissione europea non scucirà un centesimo se prima non saranno raggiunti gli obiettivi e così il pagamento della quarta rata rischia di slittare al 2024.

Al termine della cabina di regia urgente, il ministro Fitto ha spiegato come il governo abbia condiviso con la Commissione europea 10 modifiche su 27 obiettivi necessari a ottenere la quarta rata, sostenendo, si legge su Ansa, che “questo percorso porterà alla richiesta dell’intera quarta rata, non immaginando un definanziamento”. Tuttavia, l’ultima parola sul tema resta della Commissione europea.

Author: Wired

Con il governo Draghi alla guida del paese, le prime due rate del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) sono arrivate con precisione svizzera e con loro la possibilità di fare investimenti, creare ricchezza e lavoro. Ma da quando è subentrato il governo Meloni le cose sono drasticamente cambiate. Della terza rata, che doveva arrivare a dicembre 2022, non si è visto ancora un euro e la quarta è in discussione. Nel frattempo, l’esecutivo più a destra della Repubblica italiana continua ad accumulare ritardi sul completamento degli obiettivi richiesti dall’Unione europea.

I ritardi della terza rata

Come riporta la piattaforma OpenPnrr, che offre una panoramica dello stato dei lavori del Pnrr, dei 27 obiettivi che l’Italia avrebbe dovuto completare entro giugno per la terza tranche di finanziamenti, il governo Meloni è riuscito a portarne a termine solo 10. Degli altri 17, alcuni hanno effettivamente accumulato ritardo di poche settimane, ma molti sono ancora in alto mare.

Tra le scadenze non rispettate si trovano gli appalti per l’installazione di 6.500 colonnine di ricarica elettrica, con appena 4.718 progetti approvati ma nessuno lungo le superstrade, i contratti per investire 4,6 miliardi nella costruzione di asili nido e creare così 264 mila nuovi posti per i minori entro dicembre 2025, o anche l’assegnazione di borse di studio per i medici di base, le ristrutturazioni antisismiche e per il risparmio energetico, il rinnovo dei trasporti regionali e molto altro ancora.

I problemi con la quarta rata

Tutto questo riguarda solo la terza rata da 19 miliardi di euro. E nonostante solo lo scorso 28 giugno la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, avesse detto alla Camera che per la quarta rata “non ci sono ritardi”, ecco pronti arrivare i ritardi anche per la quarta rata, da 16 miliardi. Nella giornata dell’11 luglio, il ministro per gli Affari europei, Raffaele Fitto, ha convocato con urgenza una cabina di regia per parlare del Pnrr e cercare di rivedere gli obiettivi richiesti dall’Unione europea, per evitare di veder slittare anche la quarta rata.

Cosa tutt’altro che scontata, visti i nuovi e continui ritardi accumulati dal governo nel raggiungere i target di sviluppo concordati ormai qualche anno fa. Come riporta il Sole 24 Ore, il commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni, ha sottolineato come la Commissione europea non scucirà un centesimo se prima non saranno raggiunti gli obiettivi e così il pagamento della quarta rata rischia di slittare al 2024.

Al termine della cabina di regia urgente, il ministro Fitto ha spiegato come il governo abbia condiviso con la Commissione europea 10 modifiche su 27 obiettivi necessari a ottenere la quarta rata, sostenendo, si legge su Ansa, che “questo percorso porterà alla richiesta dell’intera quarta rata, non immaginando un definanziamento”. Tuttavia, l’ultima parola sul tema resta della Commissione europea.

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