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Energia

Negli USA si fa squadra per accelerare la mobilità elettrica

Negli USA si fa squadra per accelerare la mobilità elettrica

(Rinnovabili.it) – Gli USA avevano stabilito un obiettivo ambizioso per la mobilità elettrica: mettere su strada un milione di veicoli “zero emissioni” entro la fine del 2015. Ma riuscire a mantenere questa promessa si è rivelato più difficile del previsto come ha rivelato il Segretario dell’Energia statunitense Ernest Moniz solo qualche mese fa.

Lo scorso anno le vendite di modelli a motore elettrico sono addirittura calate (del 6% circa) e Moniz si è affrettato a correggere il tiro: con molta probabilità la soglia a sei zeri non sarà varcata prima del 2020. Per non mancare nuovamente la metà però, stavolta la Casa Bianca programma l’uso di “armi pesanti”. A partire dal mega accordo di partnership che coinvolge oltre 50 realtà, tra produttori automobilistici, utility energetiche, costruttori di stazioni di ricarica e Stati. Nell’intesa sono coinvolti nomi del calibro di Tesla, General Motors, Ford, Nissan, BMW, Daimler e Duke Energy che insieme alle altre aziende partecipanti si impegneranno ad aumentare il numero di auto elettriche e stazioni di ricarica.

Per sostenere lo sforzo anche dal livello economico, l’amministrazione Obama ha deciso di estendere il programma di garanzia di prestito federale anche alle società di costruzione stazioni di ricarica. Il programma è in grado di fornire fino a 4,5 miliardi di dollari in garanzie sui prestiti per i progetti legati alle energie rinnovabili e all’efficienza energetica. La mossa – annunciata da Brian Deese, Senior Advisor del Presidente, e Lynn Orr, sottosegretario per la Scienza e l’energia del Dipartimento di Energia – ha lo scopo di sostenere l’adozione una più rapida (e facile) adozione dell’e-car nei prossimi anni.

La Casa Bianca intende realizzare una rete nazionale di punti “fast charger” entro il 2020, al fine di rendere i viaggi coast to coast a zero emissioni. L’annuncio rileva inoltre che “l’Ufficio federale della sostenibilità ha invitato le flotte degli Stati, contee e governi municipali a unire le forze con le agenzie federali per massimizzare il loro potere d’acquisto collettivo, e aggregare i loro acquisti di infrastrutture di ricarica”.

Autore: Rinnovabili

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Calcio

Magriços: foi há 50 anos que os ingleses se apaixonaram por Portugal

Vinte e três de julho de 2016. O povo português ainda ressaca da maior vitória da história do futebol nacional. A equipa das quinas venceu o Europeu na 13.ª presença numa fase final de uma grande competição, 50 anos depois da estreia, em 1966, no Mundial de Inglaterra.

Comandados por Manuel da Luz Afonso e pelo brasileiro Otto Glória, os «Magriços» espantaram o mundo. Começaram por fazer o pleno na fase de grupos, ao vencer a Hungria, a Bulgária e o bicampeão mundial Brasil, de Pelé. Mas é daquele memorável 5-3 à Coreia do Norte – depois de o conjunto asiático ter estado a vencer por 3-0 – que ainda hoje se fala e que era, até agora, considerado por muitos o triunfo mais épico da história da Seleção.

O mundo curvou-se à equipa das quinas, até então pouco ou nada considerada no panorama internacional. Portugal só caiu aos pés da anfitriã Inglaterra para, a seguir, segurar o bronze na competição frente à Rússia. «Quando chegámos, fomos condecorados e recebemos um grande abraço do Salazar. Pelo que fizemos no campeonato? Disseram-nos que foi porque ganhámos à Rússia [URSS], que era um país comunista. E nós, naquele tempo, só jogávamos contra países comunistas em jogos oficiais», recorda Hilário, que foi considerado o melhor lateral esquerdo da competição.

Cinquenta anos depois, dois «Magriços» (Hilário e António Simões) guiaram o Maisfutebol numa máquina do tempo e recordaram a campanha memorável da Seleção. Navegue na timeline em baixo.

Autore: Maisfutebol

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HardwareSoftware

Galaxy Note 7 will have a smaller battery

Premature leak

Mobile outfit South Korea Telecom has accidently leaked the spec of Samsung’s Galaxy Note 7 which shows it has a smaller than expected battery.

The company posted a number of specification details and included a picture. It was spotted by Pastimelife.com under the model number SM-N930S.

This leak largely confirms details we already knew. It will have QHD Super AMOLED display, 64GB, Weigh: 169 grams, come in silver, gold and blue etc.

But the battery capacity (3,500mAh) is 100mAh less than the one featured in the Galaxy S7 Edge. While this does not always indicate that the battery life will be pants, the Galaxy Note 5 only shipped with a 3,000mAh battery but it did raise an eye brow or two.

The handset is also rumoured to be two grams lighter than its predecessor, the Galaxy Note 5, and will reportedly feature a microSD slot that supports cards up to 256GB. There’s also reports of a stylus and 4GB of RAM add-on.

Samsung is expected to unveil the Galaxy Note 7 at a dedicated launch event on 2 August. The phone is unlikely to launch with the ‘Galaxy Note 6’ name, and is rumoured to feature a curved dual-edge display, just like the Samsung Galaxy S7 Edge.

Autore: Fudzilla.com – Home

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HardwareSoftware

WiFi fa male? Ancora troppe fobie e allarmismi senza senso

In questi giorni impazza la polemica. Nel programma del neo-sindaco di Torino, Chiara Appendino, vi sarebbe un esplicito riferimento all’intenzione di spegnere anche hotspot e access point WiFi, ove non strettamente necessari, iniziando dalle scuole, considerate come ambienti sensibili da tutelare con maggior attenzione.
La Appendino ha poi chiarito di non aver mai parlato di “WiFi nocivo” e che anzi l’idea è quella di facilitare l’accesso alla connettività a banda larga in tutta la città piemontese.

Non ci sono evidenze scientifiche che attestino anche soltanto un potenziale rischio derivante dall’utilizzo di dispositivi che emettono onde elettromagnetiche. Né, tanto meno, ci sono riscontri in tal senso per quanto riguarda l’impiego di apparecchiature WiFi.

WiFi fa male? Ancora troppe fobie e allarmismi senza senso

Certo, i dispositivi WiFi contribuiscono – loro stessi – all’inquinamento elettromagnetico. Ma il loro apporto è considerarsi talmente contenuto da perdersi nel “mare” delle radiazioni elettromagnetiche non ionizzanti che permeano la nostra civiltà.

Nel caso dei router, degli access point e degli altri dispositivi WiFi le informazioni vengono trasferite usando lunghezze d’onda inferiori a quelle della luce (spettro ottico, visibile): in questi casi non vi sono rischi di alterazione delle molecole che compongono il tessuto del corpo umano (radiazioni non ionizzanti).

Già quest’affermazione, che si basa sui principi fisici illustrati anche nell’articolo Il Wi-Fi è pericoloso per la salute? I falsi miti da sfatare, dovrebbe essere sufficiente per evitare di parlare di principio di precauzione. È praticamente impossibile, infatti, parlare di rischi ipotetici o anche solo basati su indizi per ciò che riguarda l’utilizzo del WiFi.

Oltre ad avere a che fare con radiazioni non ionizzanti, le potenze in gioco sono davvero molto contenute.
Il segnale emesso da un router WiFi o da una scheda wireless installata in un personal computer è solitamente dell’ordine dei 100 milliwatt, valore che è ampiamente al di sotto della soglia considerabile come potenzialmente pericolosa.
In Italia, tra l’altro, qualunque privato può allestire un hotspot WiFi a patto di rispettare le potenze massime consentite ovvero 20 dBm EIRP o 100 mW (vedere gli articoli Router region, differenze tra le impostazioni regionali; Realizzare un collegamento WiFi a lunga distanza e Aumentare la copertura della rete WiFi).

Come qualunque altro segnale radio, anche il WiFi segue la legge dell’inverso del quadrato (così come la luce, il suono e la gravità): via a via che ci si allontana dal router o dal dispositivo WiFi, cioè, la potenza del segnale scende rapidamente. Basti pensare che se un router trasmette con una potenza pari a 100 mW (0,1 W), a distanza di due metri si assorbiranno appena 0,025 Watt; a quattro metri 0,00625 Watt e così via (la formula che viene seguita è molto semplice: 1/d2 dove d è la distanza dal router WiFi).

Nell’articolo Come scegliere una antenna WiFi abbiamo visto che l’antenna di un router WiFi è omnidirezionale: il segnale si diffonde come su una sfera facendosi rapidamente meno intenso nei punti più esterni della sfera.

Spegnere un router WiFi perché si hanno dubbi sulla sua potenziale pericolosità, non ha comunque alcun effetto se, ad esempio, non si spengono definitivamente il cellulare o lo smartphone: l’assorbimento di onde elettromagnetiche generate da un hotspot WiFi in un intero anno può essere paragonato ad una chiamata su telefonia mobile di appena 20 minuti.
Qualunque “precauzione” assunta in materia di WiFi, quindi, viene automaticamente annullata con l’utilizzo dei normali cellulari.

Prima di pensare al WiFi, forse, bisognerebbe chiedersi quanto possa far male – in proporzione – camminare per ore e ore sotto il sole cocente senza una adeguata protezione.
Le radiazioni caratterizzate da una lunghezza d’onda molto contenuta sono le più pericolose e sono dette ionizzanti (ultravioletto, raggi X, raggi gamma).
Ecco quindi che la radiazione solare può tradursi in un vero pericolo, molto più di quanto non lo sia il WiFi. Anche la radiazione ultravioletta emessa dal sole, prima fonte di tal genere di emissione, può interagire negativamente con l’organismo umano e provocarvi delle alterazioni.

In questi giorni ci siamo imbattuti in alcuni siti web che propongono fantomatiche soluzioni per sostituire i dispositivi WiFi.
Fermo restando che ciascuno è libero di comportarsi come meglio crede (scegliendo ad esempio di usare solo reti cablate), proprio per le ragioni sin qui illustrate, pare quanto meno fuori luogo il consiglio di dotarsi di un “adattatore” 3G/LTE con tanto di SIM da inserirvi per “tutelarsi dalle onde elettromagnetiche emesse dal router”.

Autore: IlSoftware.it

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Energia

Ritorno all’Ecofuturo, dal 26 al 31 luglio a Rimini

A Rimini, dal 26 al 31 luglio 2016, in programma la terza edizione del festival di “Ecofuturo”, che presenta una serie di nuove ecotecnologie legate alla sostenibilità, all’efficienza energetica, ai cambiamenti climatici. Presso l’Ecoarea di Rimini.

articolo di Michele Dotti, Jacopo Fo, Fabio Roggiolani (organizzatori di Ecofuturo)

Per chi ha idee, speranze, progetti la strada è in salita, anche se la vista all’orizzonte è meravigliosa. Lo abbiamo visto in questi due anni trascorsi dal primo “Ecofuturo”; niente di quanto scoperto, annunciato e reso pubblico è scomparso, ma poco è diventato economia affermata.

Lo sanno coloro che hanno perso il lavoro anche nel mondo del Green e lo sanno gli imprenditori che tra agguati bancari, fiscali e burocratici provano a resistere nello scenario sotto controllo delle fossili.

Era più facile, quando dimostravamo per la prima volta di essere capaci di far un kW dal Sole, eravamo simpatici e ci lasciavano fare. Oggi, che ci candidiamo a produrre tutta l’energia da fonti rinnovabili e a ridurre i consumi con l’efficienza energetica del 50%, siamo avversari.

Ecco allora che quest’anno “Ecofuturo” non lascia, ma raddoppia: dal 26 al 31 luglio siamo a Rimini in una struttura nata espressamente che si chiama Ecoarea, un edificio di cinque livelli in altezza con il tetto inerbito, dove l’energia è rinnovabile e se ne consuma comunque il 70% in meno grazie al legno, ai vetri termici e a una serie di sistemi che ci fanno riconciliare con l’idea di Fiera.

Il prossimo ottobre “Ecofuturo” sarà per tre giorni a Gubbio, presso la Libera Università di Alcatrazper creare la rete delle ecotecnologie. Ogni mattina, prima degli incontri, chi ha piacere potrà partecipare a varie attività: alla musicoterapia con Michele La Paglia, ai percorsi di shiatsu, alla terapia craniosacrale, alla ghironda di Gioacchino Allasia, alla ginnastica dolce cinese Qi Gong e allo yoga di Alfredo Albiani.

L’esperienza di Ecor, azienda del Biologico Italiano, unita a quelle delle aziende del Consorzio Italiano Biogas, mostrerà come alimentarsi con cibo buono e salubre. “Coltivare il futuro” nasce da questo sogno, in via di concreta realizzazione nel nostro paese che sta riconvertendo alle strategie del biologico e delle energie rinnovabili le grandi aziende agricole italiane da sud a nord e che sta allontanando dai campi pesticidi, diserbanti e concimi chimici.

In ogni giornata del Festival parleremo e spiegheremo come e perché tutto questo è possibile confrontando idee e approcci diversi, per arrivare a una sintesi comune, come avvenne lo scorso anno con il percorso della “Buona Geotermia”. La lungimiranza di chi ha creduto come imprenditore e inventore si sposa oggi con la nuova sensibilità dei sindaci e delle comunità locali cui hanno lavorato sia “Giga” sia “Ecofuturo”.

Oltre alla geotermia a bassa temperatura per il condizionamento degli edifici, oggi stanno decollando i teleriscaldamenti geotermici con tutti i sindaci che ci hanno scommesso dopo la svolta della “Carta della Buona Geotermia” di Abbadia San Salvatore.

Ripercorreremo i sentieri della rinascita della produzione della Seta Etica, con Dorica, della canapa italiana e le filiere produttive della rete di Italcanapa con gli usi e benefici tra cui il filato plastico per le stampanti 3D che vedremo all’opera. Metteremo a disposizione di tutti il vademecum di “Spolveriamoci” prodotto con Mario Tozzi, Luca Mercalli, Jacopo Fo e Valerio Rossi Albertini. Molti dei nuovi sindaci e sindache si sono dichiarati disponibili e pronti alla svolta sulla mobilità; a “Ecofuturo” tutti potranno sapere come fare e con quali risorse.

Per informazioni: Ecofuturo

Leggi questa news anche sulla rivista bimetsrale QualEnergia (per tablet e web)
 

Autore: QualEnergia.it – Il portale dell’energia sostenibile che analizza mercati e scenari