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Energia

Rinnovamento eolico, le proposte per intervenire


Author: Luca Re QualEnergia.it

Presentata a KeyEnergy a Rimini la “Carta del rinnovamento eolico sostenibile” di Anev, Elettricità Futura e Legambiente.

Promuovere il rinnovamento degli impianti eolici esistenti, il cosiddetto “repowering”, è l’obiettivo della “Carta del rinnovamento eolico sostenibile” (allegata in basso) appena presentata da Anev-Elettricità Futura insieme a Legambiente all’interno della manifestazione Key Energy di Rimini.

Considerata la maturità del parco eolico esistente (oltre 2.000 MW hanno superato i 10 anni di vita), si legge in una nota congiunta, il rinnovamento e l’integrale ricostruzione di questi impianti daranno ulteriore impulso allo sviluppo delle energie rinnovabili in vista dei target 2030 delineati dalla proposta di “Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima”.

I primi impianti eolici rappresentano, infatti, spiegano le associazioni, una risorsa dalla quale è possibile generare un significativo incremento di produzione di energia attraverso l’ammodernamento tecnologico, senza l’utilizzo di ulteriore territorio. Si tratta di parchi eolici situati in zone ad alta ventosità, che dispongono di infrastrutture già esistenti, integrate nel territorio e conosciute dalle comunità locali.

Gli impianti oggetto di rinnovamento, ha precisato il presidente dell’Anev, Simone Togni, “potrebbero portare un incremento fino a tre volte della producibilità iniziale a parità di suolo occupato con relativa riduzione del numero di turbine installate”.

Resta da sciogliere il nodo delle autorizzazioni.

Il repowering eolico, infatti, è stato al centro delle ultime audizioni sulla conversione in legge del DL Clima, dove l’Anev ha rimarcato, in particolare, che non è mai stato pubblicato il decreto ministeriale che permette di distinguere la modifica “non sostanziale” di un impianto, autorizzabile con una procedura semplificata, dalla modifica “sostanziale” che invece deve essere vagliata tramite l’Autorizzazione Unica, molto più complessa e con tempi molto più lunghi.

Anche Elettricità Futura nella sua audizione ha chiesto di sbloccare il mercato dei rifacimenti eolici con le opportune semplificazioni delle procedure.

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Energia

La batteria a flusso è ancora viva, ma è dura competere con il litio


Author: Luca Re QualEnergia.it

Alcune aziende continuano a investire nell’accumulo di lunga durata basato su vari tipi di flow battery. Vediamo più in dettaglio che cosa bolle in pentola.

C’è chi punta a sfruttare la forza di gravità impilando blocchi di calcestruzzo e poi calandoli con una gru, chi scommette sulle cisterne criogeniche ad aria liquida e chi invece pensa che la soluzione più interessante sia la batteria a flusso (flow battery): l’accumulo energetico di lunga durata sta assumendo tante facce diverse, con il […]

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Energia

Olio di palma: multinazionali complici di chi incendia e devasta la foresta indonesiana

Author: redattore2 Rinnovabili

Olio di Palma

Credit: Greenpeace

Olio di palma e Indonesia: una sostenibilità che è solo di facciata

(Rinnovabili.it) – Tra il primo gennaio e il 22 ottobre 2019, gli incendi che hanno consumato le foreste e le torbiere indonesiane hanno rilasciato circa 465 milioni di tonnellate di anidride carbonica, la stessa quantità di emissioni totali annue di gas a effetto serra prodotte dal Regno Unito. Ma non è stato solo l’ambiente a risentirne. nello stesso, oltre 900 mila indonesiani hanno sofferto di infezioni respiratorie acute a causa della densa nube di cenere e fumo generata dai roghi. Uno dei principali responsabili di questa devastazione è il settore dell’olio di palma: nel triennio 2015-2018, milioni di ettari di foresta tropicali sono stati illegalmente distrutti per fare spazio a nuove piantagioni. I numeri appartengono  al Report “Burning down the house”, pubblicato oggi da Greenpeace International.

>>Leggi anche: “Indonesia, la terra continua a bruciare”<<

Il documento sottolinea come i responsabili di questa situazione non vadano rintracciati solo tra i produttori e i rivenditori dell’olio, ma anche tra chi, da loro, acquista la materia prima necessaria alla produzione dolciaria ed alimentare. Parliamo di multinazionali come Unilever, Mondelēz, Nestlé e Procter&Gamble che, nonostante i ripetuti moniti avanzati dalla quasi totalità delle ONG – Greenpeace ovviamente in prima linea – e nonostante la piena consapevolezza delle proprie azioni, continuano ad acquistare l’olio di palma ottenuto attraverso la devastazione della foresta indonesiana. Basti pensare ad Unilever che, si legge nel report, si è rifornita da produttori ritenuti responsabili della distruzione di un’area di 180 mila ettari tra il 2015 e il 2018, alcuni dei quali sono ora sotto indagine anche per gli incendi di quest’anno. Nel mirino degli ambientalisti anche Wilmar, il principale gruppo agroalimentare asiatico, reo d’essersi affidato a produttori d’olio di palma ritenuti responsabili di aver bruciato un’area di 140 mila ettari tra il 2015 e il 2018 e di aver provocato circa ottomila roghi nel 2019.

Negli ultimi dieci anni, multinazionali e operatori di materie prime si sono impegnati a porre fine alla deforestazione entro il 2020. Ma dal 2010 la produzione e il consumo di prodotti agricoli legati alla deforestazione – tra cui l’olio di palma, utilizzato sempre più anche per la produzione di biodiesel – sono aumentati vertiginosamente e continuano ad aumentare. La sostenibilità sembra solo una parola di facciata” ha dichiarato Martina Borghi, Campagna Foreste di Greenpeace Italia. “I produttori responsabili degli incendi e le società che ne traggono benefici economici devono essere ritenute responsabili di questa devastazione ambientale e dei gravissimi impatti sulla salute e sul clima causati dagli incendi”.

>>Leggi anche: “Commissione Ue vieta l’utilizzo dell’olio di palma nella produzione di biodiesel”<<

Il rapporto evidenzia anche come, paradossalmente, due terzi dei produttori responsabili di simili devastazioni siano anche membri della Tavola Rotonda per l’Olio di Palma Sostenibile (RSPO), un ente che, in teoria, dovrebbe certificare la sostenibilità di alcune filiere produttive dell’olio di palma.  “I grandi commercianti di materie prime agricole e le multinazionali che le acquistano devono agire immediatamente per ripulire le proprie filiere dalla deforestazione, senza nascondersi dietro false etichette di sostenibilità. Anche i governi nazionali e l’Unione europea giocano un ruolo fondamentale: è indispensabile una normativa che garantisca che il cibo che mangiamo e i prodotti che utilizziamo non vengano prodotti a scapito dei diritti umani e delle foreste del Pianeta” ha concluso Borghi.

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Energia

Servizi di rete: in arrivo le UVAS per remunerare gli accumuli


Author: gmeneghello QualEnergia.it

Terna prevede il via alla consultazione entro fine anno e l’avvio delle aste nel primo trimestre 2019.

Terna ha già trasmesso all’Arera la sua proposta sulle UVAS, le unità virtuali aggregate in cui la S sta per storage. “Entro fine anno” si aprirà la consultazione, per poter partire con le aste “nel primo quarto del 2020”. A renderlo noto è stato Luca Marchisio, responsabile Strategia di Sistema di Terna, intervenendo nell’ambito del […]

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Energia

Minuscoli girasoli per aumentare l’efficienza dei pannelli solari

Author: stefania Rinnovabili

Uno stuolo di nano-inseguitori biomimetici per i pannelli solari

(Rinnovabili.it) – Sorge il sole e sulla superficie dei nuovi pannelli solari californiani si schiudono minuscoli “girasoli” artificiali. Sono i SunBOT creati da un gruppo di ingegneri dell’Università della California a Los Angeles (UCLA), con l’obiettivo di trovare un nuovo modo per aumentare l’efficienza dei moduli. Il sistema fa su piccolissima scala quello che i grandi inseguitori solari fanno nei grandi impianti a terra: permette di sfruttare al meglio la luce a seconda del diverso angolo di incidenza durante il giorno.

I risultati del lavoro sono stati pubblicati in questi giorni su Nature (testo in inglese) e riportano la realizzazione di un nuovo polimero sintetico dotato di fototropismo, ossia della capacità di seguire “lo spostamento del sole”. Il team ha usato questo materiale per creare una sorta di piccolissimi girasoli, i SunBOT per l’appunto, da posizionare sulla superficie dei pannelli solari. Ogni elemento è composto da uno stelo di circa un millimetro di diametro, infuso con un nanomateriale in grado di trasformare la luce in calore. All’apice superiore si trova il “fiore”, che ha il compito di assorbire i fotoni, costituito dallo stesso materiale delle comuni celle solari. Quando la luce colpisce un lato dello stelo, questo si riscalda e si restringe, piegandosi e allineandosi direttamente verso la fonte di luce. “ Tale riconfigurazione adattativa – spiegano gli scienziati – viene realizzata attraverso un circuito di feedback integrato radicato nelle proprietà fototermiche e meccaniche del materiale”.

>>Leggi anche Fotovoltaico in Italia: il mercato nazionale tra presente e futuro<<

Per testare l’innovazione, il team ha immerso un pannello coperto di bot in acqua con solo le punte di raccolta sporgenti. Per misurare la quantità di luce convertita in calore, hanno quindi monitorato la quantità di vapore acqueo generata dal modulo, scoprendo così un aumento del 400 per cento del vapore generato rispetto a sistemi non traccianti.

Seung-Wuk Lee, un bioingegnere dell’Università della California, Berkeley, ha spiegato a Smithsonian.com che l’invenzione potrebbe dare un’enorme spinta al fotovoltaico. Attualmente, infatti, le celle fotovoltaiche catturano circa il 24 per cento della luce solare disponibile. Consentendogli di funzionare a un tasso di assorbimento quasi massimo per quasi tutto il giorno, SunBOTS potrebbe aumentare l’efficienza di quasi il 90 percento.

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