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Stoccaggio dei rifiuti radioattivi: a rischio i fiumi valle di Ferghana

Author: redattore Rinnovabili

Rifiuti radioattivi

Credits: BERS

14 milioni di persone in pericolo a causa dei rifiuti radioattivi di Mailuu-Suu, Kirghizistan

(Rinnovabili.it) – In un remoto angolo dell’Asia centrale, vicino alla città di Mailuu-Suu, migliaia di tonnellate di rifiuti radioattivi sono a un passo dal contaminare l’approvvigionamento idrico delle milioni di persone che vivono nella valle di Ferghana.

Una volta conosciuta semplicemente come Mailbox 200, la città di Mailuu-Suu fu fondata nel 1946 nell’ambito di un programma sovietico segreto di estrazione dell’uranio che impiegava prigionieri della Seconda Guerra Mondiale (per lo più soldati tedeschi ed ex soldati dell’Armata Rossa accusati di diserzione). Nel 1968, una volta terminate le attività minerarie nell’area, erano stati prodotti oltre 2 milioni di metri cubi di discariche, che furono sepolti in fretta sui pendii delle montagne lungo il fiume di Mailuu-Suu.

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Proprio il fiume, però, scorre per centinaia di chilometri nella valle di Ferghana, una delle aree più densamente popolate dell’Asia centrale, ora divisa tra Kirghizistan, Uzbekistan e Tagikistan. Nel 1958, una diga crollò dopo forti piogge e l’azione di un terremoto, rilasciando migliaia di tonnellate di rifiuti radioattivi nelle acque del fiume. All’epoca, e ancora oggi, la Russia (allora Unione Sovietica) non ritenne necessario pubblicare un rapporto dettagliato sulla valutazione del danno causato, ma numerosi gruppi ambientalisti affermano che non solo avvelenò persone e animali, ma causò anche la contaminazione delle numerose risaie presenti nella valle.

La stessa Mailuu-Suu è oggi una rappresentazione spaventosa di ciò che potrebbe accadere nella valle di Ferghana se le discariche di rifiuti radioattivi dovessero riversarsi: i tassi di cancro sono del 50% più alti della media nazionale, anche le malattie congenite come la sindrome di Down sono più diffuse e praticamente tutti hanno una patologia alla tiroide. Ignorando i segnali di avvertimento, alcuni residenti pascolano i loro bovini, pecore, capre e cavalli sul terreno che copre i rifiuti, e i recinti di filo spinato intorno alle aree più sensibili sono stati tolti ormai decenni fa. “Abbiamo offerto di trasferire le persone, ma hanno rifiutato. La casa è casa, ha dichiarato a Reuters Rakhmanbek Toichuyev, pediatra dell’Accademia delle Scienze di Osh.

Data la situazione di imminente disastro, la Commissione Europea e la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (BERS) stanno raccogliendo fondi per un progetto di risanamento. Circa 30 milioni di euro devono essere raccolti per rafforzare o trasferire le discariche di Mailuu-Suu e smaltire altri materiali pericolosi, altri 40 milioni di euro saranno necessari per una bonifica nel vicino Tagikistan, dove c’è un sito simile, anch’esso utilizzato per estrarre l’uranio nell’era sovietica. “Ci sono 14 milioni di persone nella valle di Ferghana e in caso di catastrofe naturale, l’acqua potrebbe lavare via gli sterili nel fiume Naryn (Syr Darya) e sarebbe una tragedia per l’intera valle”, afferma Bolotbek Karimov, ricercatore ambientale di Osh.

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Energia

Batterie per il fotovoltaico, rifinanziato con 5 milioni il bando del Veneto


Author: gmeneghello QualEnergia.it

Scorre la graduatoria: ammessi altri 1.600 interventi.

La Regione Veneto ha stanziato altri 5 milioni di euro per finanziare il bando dedicato ai sistemi di accumulo abbinati a impianti fotovoltaici che era stato emanato a fine giugno e che aveva visto le risorse esaurirsi in tempi brevissimi. In particolare, con la nuova legge regionale 18 ottobre 2019 n. 42, (link al foglio informativo […]

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Energia

Autoconsumo fotovoltaico, come capire se ne vale la pena

Author: stefania Rinnovabili

La guida all’autoconsumo fotovoltaico è ora a portata di click

(Rinnovabili.it) – È attivo il nuovo portale GSE sull’autoconsumo fotovoltaico (https://www.autoconsumo.gse.it/). Strumento nato per supportare la nuova generazione di prosumer – ossia consumatori che vestono anche i panni di produttori energetici – la piattaforma fa oggi il suo debutto dopo una approfondita fase di test. Prima di arrivare in mano ai cittadini, infatti, il servizio è stato valutato dalle principali Associazioni di settore, che hanno potuto indagarne efficacia ed affidabilità. E, soprattutto, sottolinearne l’utilità verso l’obiettivo principale, ossia favorire la diffusione dell’autoconsumo fotovoltaico.

Il termine indica semplicemente la possibilità di consumare l’elettricità nello stesso sito in cui viene prodotta senza dunque venderla alla rete venderla alla rete. Una soluzione che, nonostante i vantaggi ambientali ed economici connessi, trova ancora poco spazio in Italia. Per la precisione, nell’ambito della generazione distribuita l’incidenza dell’autoconsumo sul totale della produzione fotovoltaica è di poco superiore al 22 per cento (dato del 2018), sebbene l’81 per cento dei circa degli 820mila impianti installati in Italia afferiscano al settore domestico. E il dato forse più incredibile è che la quota maggiore di prosumer solari si trova ancora oggi nelle regioni del Nord Italia e in particolar modo in Lombardia e Veneto (Leggi anche Fotovoltaico in Italia: il mercato nazionale tra presente e futuro).

Come funziona la nuova piattaforma sull’autoconsumo fotovoltaico?

In questo contesto si inserisce la nuova piattaforma, strumento disegnato appositamente per mostrare a settore privato e pubblico i vantaggi di questa scelta energetica. Perché si tratta di un’iniziativa importante? Perché, come spiega Roberto Moneta, a.d. del GSE, senza il coinvolgimento attivo di cittadini, mondo industriale e PA ed un radicale cambio di mentalità e cultura “non si potranno mai raggiungere gli obiettivi di sostenibilità che l’Europa e l’Italia si sono posti al 2030”. La stessa Commissione Europea ha inserito il ruolo dei prosumer o energy citizens tra gli elementi chiave della nuova transizione energetica, chiedendo ai Paesi membri strumenti e misure per favorirli e e supportarli. In questo senso il portale nasce per essere “uno strumento a disposizione di tutti coloro che vogliano sentirsi parte integrante del cammino verso il Green Deal” nazionale e comunitarioIl servizio mette a disposizione una serie di informazioni e dati necessari a quanti intentando dotare il proprio immobile  di moduli fotovoltaici. Il funzionamento è estremamente semplice: basta inserire l’indirizzo dell’edificio, i consumi elettrici annuali e la superficie del tetto (dove saranno posizionati i pannelli) per ottenere una simulazione dettagliata sul dimensionamento dell’impianto, sui costi, sui tempi di ritorno dell’investimento e sulle soluzioni finanziarie disponibili (prestito o noleggio), agevolazioni fiscali comprese.

L’autoconsumo fotovoltaico, infatti, permette di accedere ad alcuni a sconti ed ecobonus. Nel dettaglio, per i privati è possibile detrarre dall’Irpef il 50 per cento dei costi di realizzazione, misura che si applica anche agli impianti fv connessi a sistemi di accumulo. Per le imprese, invece, è previsto il superammortamento del 130 per cento del valore dell’investimento. In mancanza di un sistema di accumulo, l’energia prodotta può essere valorizzata attraverso il cosiddetto Scambio sul Posto, una particolare forma di autoconsumo che permette agli permette agli utenti di compensare l’elettricità consumata proveniente dalla rete con quella prodotta  e a sua volta immessa in rete perché non utile in quel determinato momento. 

Il Portale accompagna gli utenti passo passo con un’apposita guida che elenca anche i vari passaggi burocratici, aiutando nella compilazione del modello unico per lo snellimento delle pratiche. Inoltre il servizio permette di visualizzare l’esistenza, nelle vicinanze, di installazioni simili ed è in grado di analizzare e mappare le zone occupate da edifici commerciali o industriali di grandi dimensioni. Un piccolo Focus è riservato alle istruzioni per consultare la bolletta elettrica. Sulla bolletta – spiega infatti il Gestore – puoi trovare la maggior parte delle informazioni che ti occorrono per scegliere la taglia dell’impianto fotovoltaico più adatta alle tue esigenze”, a partire dalla tipologia di utenza e dal consumo nelle diverse fasce orarie. Non mancano ovviamente gli esempi virtuosi: sul portale una cartina mostra alcuni casi reali di impianti solari realizzati in Italia significativi in termini di autoconsumo e integrazione con il territorio. Le diverse installazioni sono raggruppate in base al settore e/o attività produttiva del sito. Leggi anche Accumulo rinnovabili, in Italia oltre 18mila impianti

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Energia

Bonus facciate, senza un obbligo di coibentazione danneggerà l’efficienza energetica


Author: gmeneghello QualEnergia.it

Le critiche di Legambiente, Renovate Italy, Kyoto Club, Green Building Council Italia e Anit alla nuova distrazione fiscale prevista dalla legge di Bilancio.

Il bonus facciate? Sarebbe il benvenuto per le nostre città, se non fosse in aperta rotta di collisione con l’ecobonus per le ristrutturazioni energetiche e sismiche del patrimonio edilizio. Un aiuto fiscale che ne ammazza un altro non si è mai visto, specialmente se, come in questo caso, ‘a perdere’ – perché meno sostenuti – sarebbero gli investimenti più necessari per la sicurezza sismica e la riduzione dei consumi energetici”.

Così Legambiente, Renovate Italy, Kyoto Club, Green Building Council Italia e Anit contro la nuova misura per l’edilizia in arrivo con la legge di Bilancio.

Il nuovo “bonus facciate” – all’articolo 25 del ddl ora all’esame del Senato (in basso il link al testo) – ricordiamo, prevede una detrazione fiscale del 90%, senza limiti massimi di spesa per le spese documentate, sostenute nell’anno 2020, relative agli interventi edilizi, “ivi inclusi quelli di manutenzione ordinaria, finalizzati al recupero o restauro della facciata degli edifici”.

Il ddl inserisce le regole dopo il comma 1 dell’articolo 16 del DL 63/2013, quindi fa rientrare la nuova agevolazione nell’ambito del bonus ristrutturazioni: questo significa che si tratta di una detrazione Irpef, riservata ai privati, singole unità immobiliari o condomìni, e preclusa alle imprese.

E come detto l’incentivo è nel mirino delle 5 associazioni molto attive nel sostegno al risparmio energetici.

“La ragione – si legge in una nota – è semplice da comprendere: da un lato c’è una detrazione del 90% a chi effettua qualsivoglia intervento di riqualificazione finalizzata all’abbellimento delle facciate, dall’altra un ecobonus che, per l’involucro edilizio (e quindi, di nuovo, soprattutto le facciate), concede una detrazione tra il 70 e il 75% (incrementabile all’80% se accompagnato da interventi per la sicurezza sismica), in funzione del livello di efficienza energetica raggiunta. In mezzo ci sono i proprietari e i condomini che decidono che è ora di dare una rinfrescata alla facciata rabberciata del loro edificio e, legittimamente dal loro punto di vista, contano di spendere il meno possibile e di sfruttare le migliori opportunità che il mercato offre in quel momento.

L’intervento sulla facciata è una di quelle manutenzioni importanti che, mediamente, un condominio affronta ogni 30 o 40 anni: il momento fatidico è dunque una finestra di opportunità in cui quello che si realizza ha buone probabilità di non venir più toccato per i decenni a venire.

“Se si migliora una facciata per prendere la detrazione più alta senza occuparsi degli aspetti di sicurezza sismica e di risparmio energetico, ci sono buone probabilità che, a meno di terremoti, sui muri di quell’edificio non si farà più nulla per i prossimi anni: e ci sarà così una casa con una facciata abbellita, ma che sprecherà energia e, di conseguenza, inquinerà l’aria per riscaldare le abitazioni, da oggi fino ad oltre la metà del nostro secolo”, si denuncia.

“Così com’è il provvedimento è sbagliato, danneggia gli investimenti delle imprese, dà un messaggio sbagliato ai cittadini ed entra in conflitto con le misure per ridurre l’inquinamento urbano e le emissioni di gas serra: l’isolamento delle facciate è l’intervento più efficace per ridurre i consumi energetici legati alla climatizzazione degli edifici”, dichiarano le organizzazioni che hanno scritto al Presidente del Consiglio chiedendo una correzione di rotta

La richiesta delle associazioni è che l’articolo della finanziaria sul bonus facciate sia modificato, prevedendo che per tutti gli interventi, ad esclusione ovviamente degli immobili vincolati come beni culturali, sia introdotto un obbligo di rispetto dei requisiti di coibentazione richiesti per l’ecobonus: “si può, e si deve, cogliere l’opportunità del rinnovo facciate per ottenere benefici in termini di efficienza energetica degli edifici. Il risultato sarà identico, in termini estetici, ma nel frattempo si sarà fatto anche qualcosa di davvero importante, sia per il benessere abitativo e la sicurezza di chi, in quegli edifici, ci vive, sia per accelerare sul raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni atmosferiche, di cui il settore civile è la fonte principale» proseguono le organizzazioni.”

“Purtroppo – conclude il comunicato delle 5 associazioni – sulla sfida della messa in efficienza energetica degli edifici siamo in tremendo ritardo, è urgente abbattere le emissioni che alzano la febbre del pianeta e ammorbano l’aria delle nostre città: occorre una convergenza di sforzi, l’ultima cosa di cui abbiamo bisogno è un provvedimento che coniuga una riduzione di entrate fiscali con la creazione di un ostacolo in più”.

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Energia

Addio litio, la ricerca vuole batterie ricaricabili di nuova generazione

Author: stefania Rinnovabili

Nuovi progressi per batterie ricaricabili a basso costo, ecologiche e resistenti

(Rinnovabili.it) – La ricerca in campo dell’energy storage è sempre più orienta verso un’era post litio. Ma riuscire a realizzare batterie ricaricabili di nuova generazione che mandino definitivamente in soffitta questo metallo non è facile. In molti casi, ad esempio, i prodotti con alte densità hanno vite brevi, quelli con lunghi cicli di carica e scarica, immagazzinano poca energia, e così via. Trovare lo stesso punto di equilibrio offerto dalle batterie a ioni di litio è una sfida ancora aperta ma che, per più di un motivo, il settore deve obbligatoriamente affrontare (leggi anche Il mercato dei metalli si scontra con l’accumulo: turbolenze in arrivo).

Una delle promesse del comparto è rappresentata dalle batterie ricaricabili a ioni sodio, magnesio o alluminio. Come è facile intuire ognuna di queste alternative sfrutta la stessa tecnologia di carica-scarica impiegata dagli ioni di litio, con una piccola ma sostanziale differenza: si tratta di elementi economici, facili da reperire e non tossici. Di contro gli elettrodi di queste batterie sono troppo poco stabili e possiedono una potenza troppo bassa per offrire un prodotto commercialmente valido.

Una soluzione al problema potrebbe arrivare dal nuovo studio effettuato da un gruppo di ricercatori internazionale, tra cui gli ingegneri chimici dell’Università del Maryland, negli Stati Uniti. Il team ha studiato le potenzialità di polimero ecologico a base di pirazina come materiale catodico universale per queste batterie ricaricabili a base di sodio, magnesio o alluminio. Il composto in questione si chiama PHATN, una versione chimicamente “corretta” di una molecola già ampiamente impiegata nel settore dello storage, e che i ricercatori assicurano essere abbondante e sostenibile.

I risultati del lavoro, pubblicato in questi giorni su rivista Angewandte Chemie, hanno lasciato particolarmente soddisfatti gli scienziati. Quando impiegato in una batteria a ioni di sodio, il PHAT  ha permesso di ottenere alte tensioni (fino a 3,5 volt), una densità di energia di 440 Wh/kg e una capacità di oltre 100 mAh per grammo anche dopo 50.000 cicli. Si tratta, spiega il team, del migliore risultato mai raggiunto per questa tecnologia. Prestazioni eccezionali si sono però registrate anche nelle batterie ricaricabili a ioni di magnesio e a ioni di alluminio con una capacità reversibile di 110 mAh/g dopo 200 cicli in batterie Mg e 92 mAh/g dopo 100 cicli in batterie Al.

>>leggi anche Autoconsumo fotovoltaico, come capire se ne vale la pena<<