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Energia

L’ecobilancio


Author: gmeneghello QualEnergia.it

11 Novembre 2019

Scarica il pdf Documento collegato all’articolo “Nella manovra 2020 quasi raddoppiano i fondi per l’ambiente”

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Energia

Energia dal mare: Eni capofila in Italia

Author: stefania Rinnovabili

energia dal mare

L’Inertial Sea Wave Energy Converter – Credit: Eni

 

(Rinnovabili.it) La sostenibilità per la produzione di energia è diventata nell’ultimo periodo una delle principali driving force che caratterizzano le politiche energetiche delle nazioni, spinta anche dalla crescente sensibilità verso il tema del Climate Change. Per ridurre le emissioni di gas serra, come noto, sarebbe necessaria una transizione energetica senza precedenti che sposti in pochi decenni il baricentro del sistema energetico dalle fonti fossili a quelle rinnovabili. Sole e vento sono al momento le risorse più utilizzate per centrare l’obiettivo; il mare possiede grandi potenzialità, ma è necessario ancora sviluppare una tecnologia in grado di sfruttarlo in maniera efficiente ed economicamente praticabile.

Energia dal mare: il progetto pilota di Eni al largo di Ravenna

In quest’ottica, Eni è da alcuni anni in prima fila nella ricerca e nella messa a punto di tecniche per lo sfruttamento dell’energia maremotrice. Dal Marzo di quest’anno, a Ravenna è in funzione un primo progetto pilota, l’Inertial Sea Wave Energy Converter (ISWEC) con capacità nominale di 50 kW. L’impianto si trova nel Mare Adriatico al largo di Ravenna ed è stato realizzato grazie al sodalizio tra Eni e il Politecnico di Torino (PoliTO) e Wave for Energy, uno spin-off del Politecnico di Torino. L’iniziativa rientra in un più ampio piano di collaborazioni tra il gigante energetico e le principali università del Paese, tutte mirate a condividere competenza tecnologica, industriale e commerciale e favorire una concreta integrazione tra mondo accademico ed impresa.

Come funziona?

Il mare è potenzialmente la più grande fonte di energia rinnovabile al mondo: le più recenti stime quantificano in 2.7-3 TW la capacità globale disponibile. Questa enorme quantità di potenza è tuttavia al momento sostanzialmente inutilizzata. L’innovativo sistema targato Eni si presenta come una struttura flottante ancorata al fondale ed è in grado – attraverso l’effetto inerziale reattivo di un giroscopio – di convertire il beccheggio oscillatorio dello scafo indotto dal moto delle onde. Questa sorta di “culla dell’energia” riesce ad adattarsi alle condizioni marine mantenendo una elevata efficienza nel non semplice processo di conversione energetica.

L’impianto inoltre, è integrato in un sistema ibrido smart grid che include fotovoltaico e batterie di stoccaggio energetico per una generazione contemporanea da solare e moto ondoso unica al mondo.

Eni insieme a CDP, Fincantieri e Terna per implementare il progetto su scala industriale

Nell’Aprile 2019 è stato poi firmato un accordo non vincolante tra i vertici di Eni, Cassa Depositi e Prestiti, Fincantieri e Terna per lo sviluppo ulteriore e la futura trasformazione di ISWEC in un progetto realizzabile su scala industriale. L’intesa mira ad unire le competenze di ciascuna delle società nei rispettivi ambiti: l’esperienza in campo energetico di Eni, le competenze economico-finanziarie di CDP e il know-how di Fincantieri e Terna in progettazione esecutiva, costruzione e ricerca di soluzioni energetiche sostenibili.

I termini dell’accordo prevedono una prima fase di studio ed ingegnerizzazione della costruzione partendo dal dispositivo ISWEC; da qui si dovrebbe arrivare alla progettazione e realizzazione (entro il 2020) di un primo sito operativo collegato alle piattaforme estrattive offshore Eni. È prevista parallelamente la valutazione dell’estensione del progetto ad alcuni siti di particolare interesse strategico nel Paese. Un esempio sono le aree marine in prossimità delle isole minori, energeticamente off-grid per definizione. Con l’aiuto di impianti come ISWEC, queste zone – la cui alimentazione energetica principale spesso è ancora rappresentata da gruppi elettrogeni diesel – vedrebbero finalmente erogare energia elettrica completamente rinnovabile per soddisfare il loro fabbisogno.

La buona riuscita del piano con una implementazione industry-wide del progetto pilota ISWEC, potrebbe contribuire alla decarbonizzazione delle attività Oil&Gas offshore di Eni, trasformando piattaforme a fine vita in hub per la produzione sostenibile di energia.

Il futuro dell’energia dal moto ondoso

Secondo il Renewable Energy Statistics 2019  di International Renewable Energy Agency (IRENA), alla fine del 2018 la quota di “marine energy” copriva solamente 529 GW dei 2,356 GW totali di rinnovabili installati nel mondo. Progetti come ISWEC giocano un ruolo chiave nel favorire la crescita di una tecnologia che ancora deve superare alcuni limiti tecnici per essere commercializzata definitivamente.

Elevata densità energetica, ottima prevedibilità e bassa variabilità fanno delle onde del mare una risorsa estremamente promettente e che sicuramente si ritaglierà una quota importante del mercato energetico rinnovabile nei prossimi anni.

In collaborazione con Eni

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Energia

Digital Trade: Framing the Global Rule Book for Our Connected Future

Author: Jeannie Salo Schneider Electric Blog

This week, Naples, Florida will play host to the 2019 NEMA Annual Meeting, an event that brings together the U.S. electroindustry C-Suite and select industry suppliers to discuss the megatrends impacting electrical and medical imaging manufacturers.  The theme of this year’s meeting is “Securing Our Connected Future,” and discussions will focus on the challenges and opportunities arising from data-rich products and systems.  One of the pivotal issues being highlighted is digital trade.

As the conference takes place, preparations are already underway at the World Trade Organization (WTO), and with dozens of WTO member representatives, to embark upon their next round of negotiations regarding the WTO Joint E-Commerce Initiative.  The Initiative explores new rules to govern the “trade-related aspects of electronic commerce” [i] including data flows, privacy, cybersecurity, and customs duties.

What is Digital Trade?

As a quick primer, “electronic commerce” or “e-commerce” and “digital trade” are often used interchangeably.  The Office of the United States Trade Representative (USTR) defines digital trade as “capturing not just the sale of consumer products on the Internet and the supply of online services, but also data flows that enable global value chains, services that enable smart manufacturing, and myriad other platforms and applications.  Some portion of nearly every business is digitally enabled, and every industry leverages digital technology to compete internationally.”[ii]

Why is This Important?

Today, digital trade is contributing more to GDP than financial or merchandise flows and is growing on a global basis.  Digitalization is not only creating new trade opportunities for firms to sell more products to more markets but is also increasing trade in goods and services across all sectors and allowing countries to draw greater benefits from trade agreements.  In fact, the OECD estimates that ICT services trade increased 40% from 2010 to 2016.[iii]  Further, global GDP growth is projected to increase by $ 450 billion each year due to digital flows.[iv]  Analysts estimate that digital flows of goods, services, and finances will rise to $ 85 trillion by 2024.[v]

Whether we realize it or not, all companies, governments, and consumers living and operating in the digital economy rely upon digital trade.  But, unlike trade in traditional hard goods and services, the rules governing digital trade in the global marketplace are not yet written.  And until they are, we are all operating in an ungoverned space that limits our ability to realize the full potential of the digital era.

What are the Rules?

In general, new multilateral rules to govern trade have not been updated significantly since the arrival of the Internet and the digital economy.  Indeed, a few bilateral and regional agreements have incorporated new rules in the form of digital trade chapters, but in global terms, the digital trade landscape continues to operate like the “Wild West”.  And because the adoption of new rules requires the debate and review of multiple challenging topics, digital trade may be one of the most important and complex policy issues of our day.  In addition to covering the traditional areas of predictable, free and fair trade, digital trade policy addresses fundamental questions about data, trust, and sovereignty.

Why is This Challenging?

The benefits of the digital era have not come without cost.  While the economic benefits of digital trade cannot be questioned, the ubiquitous access to and exchange of data has given way to several legitimate debates and concerns about the access to and ownership of global citizens’ personal data.  This has led to legitimate questions of who owns personal and non-personal data, how that data should be shared with companies and across national borders, and how privacy and security concerns around this data can be addressed.  Furthermore, countries want to ensure that new rules governing global digital trade do not inadvertently prevent them from both protecting their citizens and realizing their own gains from the digital economy.

What is Emerging?

As a result, governments are responding with a myriad of public policies and regulations.  According to the Organisation for Economic Cooperation and Development (OECD), government data regulations have steadily increased from zero in the early 1970s to presently over 200 independent regulations globally[vi].  What has emerged is essentially three approaches to data policy:  1) an open approach that allows for the free flow and use of data; 2) an approach that supports openness but with an acknowledgement that personal data belongs to citizens and that data privacy is a fundamental human right; and 3) an approach that restricts the use and flow of data and allows the state unfettered access to data.  These data philosophies are manifesting in various proposals that will play out in the WTO e-commerce negotiations.

What Does Schneider Electric Support?

Over the past 15 years, we have undergone a transformation of our own, from pure electrical products – where we have a world leading franchise – to the world of connectivity enabled by digital transformation, the Internet of Things (IoT), and artificial intelligence (AI).  We develop connected technologies that harness data to manage energy and processes in ways that are safe, reliable, efficient, and sustainable for the benefit of society.

International agreements on digital trade are important building blocks that inform how global businesses design solutions and conduct operations.  They provide consistent rules and predictability that foster economic growth, establish guidelines for how companies can import and export digital products and services, and determine how these products and services can be architected to allow for the most efficient and effective delivery of services to consumers.  At Schneider Electric, we support a global trading system that is open and addresses government and citizen security and privacy concerns through a foundation of trust.  Specifically, we support the:

  • Relief of customs duties on digital products, thereby reducing unnecessary costs on the delivery of digital products and services.
  • Enablement of the free flow of cross-border data and we caution against data localization laws, which only increase data barriers to consumers.
  • Adoption of risk-based and consensus-driven cybersecurity approaches that more effectively combat digital threats when compared to prescriptive and mandatory approaches that limit positive security outcomes.
  • Establishment of rigorous and interoperable national legal frameworks that enhance the privacy and protection of personal data so that data may flow freely with trust.
  • Preservation of corporate innovation through strong intellectual property protections that prohibit source code transfers as a condition for import, distribution, sale, or use, as well as ensuring robust patent lifespans and protections against counterfeit products.

How Should We Prepare for the Future?

We remain hopeful that the WTO e-commerce negotiations will bear fruit in the coming years, but we understand these negotiations will take time.  We believe industry must be vocal in supporting the WTO’s efforts in this space, while simultaneously planning for the possibility that countries choose not to harmonize their approaches, which could lead to fragmentation and regionalization of digital trade policy.  There is far too much to be gained together and too much lost through disharmony.  For this reason, we are encouraged by the digital trade chapters of the USMCA and U.S.-Japan agreements, and we strongly praise the excellent work of the WTO to advance a plurilateral agreement on digital trade, potentially spanning across all WTO members.  We fully support efforts to tackle public policy challenges in a multilateral setting so that the world’s trading partners, their citizens, and global society can arrive at an outcome that benefits us all.

[i] World Trade Organization. DG Azevêdo meets ministers in Davos: discussions focus on reform; progress on e-commerce. https://www.wto.org/english/news_e/news19_e/dgra_25jan19_e.htm, accessed October 31, 2019.

[ii] Office of the United States Trade Representative.  2018 Fact Sheet: Key Barriers to Digital Trade. https://ustr.gov/about-us/policy-offices/press-office/fact-sheets/2018/march/2018-fact-sheet-key-barriers-digital, accessed October 31, 2019.

[iii] Organisation for Economic Cooperation and Development.  Trade in the Digital Era. https://www.oecd.org/going-digital/trade-in-the-digital-era.pdf, accessed October 31, 2019.

[iv] Organisation for Economic Cooperation and Development.  Trade in the Digital Era. https://www.oecd.org/going-digital/trade-in-the-digital-era.pdf, accessed October 31, 2019.

[v] [v] Organisation for Economic Cooperation and Development.  Trade in the Digital Era. https://www.oecd.org/going-digital/trade-in-the-digital-era.pdf, accessed October 31, 2019.

[vi] Organisation for Economic Cooperation and Development.  Digital Trade. https://issuu.com/oecd.publishing/docs/digital_trade, accessed October 31, 2019.

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Energia

Comunità dell’energia rinnovabile, una proposta per farle partire subito


Author: gmeneghello QualEnergia.it

L’idea di Legambiente e Italia Solare per accelerare il recepimento delle direttive europee su autoconsumo collettivo e condivisione di energia da rinnovabili.

Il Clean Energy Package europeo, con la Direttiva (UE) 2018/2001, apre un nuovo scenario per la produzione e cessione di energia da fonti rinnovabili, con la possibilità di supportare sistemi innovativi di produzione, accumulo e scambio di energia da fonti rinnovabili.

Che questa prospettiva sia di grande interesse da un punto di vista industriale, energetico e ambientale è opinione condivisa, e dunque sarebbe necessario accelerare il recepimento.

In questo senso va la proposta illustrata ieri, 7 novembre, a KeyEnergy da Legambiente e Italia Solare nell’ambito del convegno “Comunità energetiche e prosumer:il nuovo scenario dopo l’approvazione della direttiva UE 2001/2018”.

L’idea – che approfondiremo in un secondo articolo per valutare come e quando si potrebbe concretizzare – prevede di introdurre una disciplina sperimentale per alcune delle configurazioni previste dagli articoli 21 e 22 della Direttiva 2018/2001, e si applicherebbe ai clienti con minori consumi connessi alla rete in bassa tensione, che sono oltretutto quelli che attualmente pagano l’energiaa a costi maggiori.

A questi clienti verrebbe data la possibilità di associarsi per l’installazione di impianti di produzione di energia da fonte rinnovabile e di condividere l’energia autoprodotta. Gli impianti dovranno essere connessi alla stessa rete di bassa tensione dei clienti finali associati.

L’energia prodotta da tali impianti sarà immessa nella rete di distribuzione e sarà considerata condivisa nella misura in cui i clienti finali associati consumano simultaneamente alla produzione. Si fa riferimento al concetto di condivisione dell’energia declinato nella premessa 71 della direttiva rinnovabili (2018/2001) e nella premessa 46 della direttiva mercati (2019/944).

Obiettivo di queste configurazioni – sottolinea una nota che accompagna la proposta – è di spingere soluzioni efficienti di produzione, progettate per soddisfare la domanda istantanea e, dunque, di ridurre l’esigenza di capacità di riserva della rete.

In questi sistemi gli oneri di sistema saranno pagati integralmente sia per l’energia scambiata con la rete che per quella condivisa, mentre sono previsti vantaggi per l’energia prodotta e consumata istantaneamente proprio perché massimizzano l’uso dell’energia rinnovabile e spingono configurazioni capaci di garantire la massima efficienza nell’uso degli impianti e delle reti.

Le esenzioni, previste per la sola energia prodotta e consumata istantaneamente, sono studiate in modo da evitare aggravi ingiustificati nei confronti degli altri consumatori di energia, e sono coerenti con quanto scritto da Arera nella memoria 94/2019 di marzo riguardo all’energia immessa nella rete di distribuzione, ma condivisa per le tariffe di trasmissione e distribuzione.

L’esclusione dai costi di trasmissione si motiva in quanto per questa quota sono evitati, data la vicinanza fra consumo e produzione sulla stessa linea di bassa. Allo stesso modo il compenso a remunerazione delle perdite di rete, che non ha senso attribuire perché l’energia è prodotta dagli stessi cittadini che la consumano.

Mentre l’esenzione dal dispacciamento e dal capacity si motiva nella misura in cui per la quota di energia autoconsumata istantaneamente, e solo per questa, si riduce il peso sul sistema e la necessità di sicurezza del sistema. I benefici sull’Iva non ricadono sugli altri consumatori di energia e si motivano per il fatto che si produce energia a emissioni zero.

Il vantaggio principale per il cliente finale è che sull’energia da rinnovabili autoconsumata istantaneamente è possibile saltare le intermediazioni commerciali e guadagnare sulla differenza fra prezzo al dettaglio e prezzo all’ingrosso.

I clienti continuerebbero ad avere contratti di vendita come oggi, ma sarebbero anche parti di un sistema privato di produzione e scambio di energia da rinnovabili, che usa la rete pubblica di distribuzione.

Secondo la proposta, ogni associazione di clienti finali individuerà al proprio interno un soggetto mandatario delegato al riparto dell’energia condivisa fra i clienti finali associati. Tale attività non sarà soggetta alla disciplina regolatoria.

La configurazione riguarderebbe esclusivamente nuovi impianti da rinnovabili e quindi impianti che non beneficiano di incentivi alla produzione ai sensi dei vecchi conti energia.

In queste configurazioni si potrà risparmiare grazie all’autoproduzione rispetto al valore della materia prima (circa 60/65 €/MWh), non si pagheranno le tariffe variabili di trasmissione e distribuzione (circa 13 €/MWh), parte delle tariffe di dispacciamento, così come i costi del mercato della capacità e l’imposta sul valore aggiunto su tutte tali componenti esentate.

La sommatoria dei vantaggi derivanti dalle esenzioni e dal valore risparmiato dell’energia dovrebbe superare i 90 €/MWh (9 cent€/kWh) e tali esenzioni, unite alla detrazione fiscale, dovrebbero portare a una redditività adeguata a stimolare gli investimenti.

La disciplina – si sottolinea – non porta a maggiori costi, perché viene solo prevista la possibilità per le configurazioni previste di usufruire dei sistemi incentivanti già esistenti e cioè le detrazioni fiscali di cui all’articolo 16 lettera h) e gli incentivi di cui al DM 4 luglio 2019 e eventuali ulteriori incentivi potranno essere individuati da Arera solo a valere su minori costi.

Il sistema garantirà ai clienti finali associati la possibilità di autoprodursi una quota parte della propria energia senza gravare sulle bollette degli altri cittadini.

La proposta dovrebbe articolarsi come indicato qui sotto:

Autoconsumo e condivisione di energia prodotta da fonti rinnovabili

  1. I clienti finali residenziali, gli Enti Locali, le piccole e medie imprese, che sono collegati in prelievo alla rete di bassa tensione alimentata dalla medesima cabina di trasformazione, si possono associare per produrre energia destinata al proprio consumo con impianti di produzione di energia da fonte rinnovabile di potenza non superiore a 100 kW ciascuno collegati alla medesima rete di bassa tensione con configurazioni conformi a quanto previsto dall’Articolo 21 comma 4 o dall’Articolo 22 della Direttiva 2001/2018. I clienti finali associati possono condividere anche attraverso sistemi di accumulo tale energia prodotta collettivamente, utilizzando la rete di distribuzione esistente per tale condivisione. I clienti finali associati non possono avvalersi dello scambio sul posto. Gli impianti possono essere di proprietà di soggetti terzi rispetto ai clienti finali associati. La disciplina dei clienti finali associati si applica anche a un cliente finale che abbia più unità di consumo sulla stessa rete di bassa tensione.

  1. L’energia condivisa sarà pari al minimo in ciascun periodo orario tra l’energia elettrica prodotta e immessa nella rete di bassa tensione, anche con l’uso di sistemi di accumulo, dai clienti finali associati e l’energia elettrica prelevata dall’insieme di tali clienti finali sulla stessa rete di bassa tensione. La quantità di energia fatturata ai clienti finali dai venditori al dettaglio di energia non include l’energia oggetto di condivisione ai sensi del comma 1 e 2.

  1. L’energia condivisa è esentata dall’applicazione dei coefficienti di perdita convenzionali, dalla parte variabile delle tariffe di trasmissione e distribuzione, nonché, nella misura in cui tale esenzione sia giustificata, dalle tariffe di dispacciamento. I clienti finali associati ai sensi del comma 1 sono esonerati dal pagamento dei corrispettivi a copertura dei costi del mercato della capacità, se la energia condivisa corrisponde al 35 % o più dei propri consumi e viene garantita una quota minima di energia autoconsumata in specifiche fasce orarie.

  1. L’energia condivisa viene contabilizzata nelle bollette dei clienti finali ai soli fini della applicazione degli oneri generali di sistema delle accise e della quota di oneri di dispacciamento che residua ai sensi del comma 4.

  1. I clienti finali associati ai sensi del comma 1 individuano un soggetto delegato mandatario con rappresentanza, che misura la quantità di energia oggetto di condivisa e che effettua fra i clienti finali associati il riparto dell’energia secondo gli accordi di diritto privato, che intercorreranno fra gli stessi. Tale soggetto effettuerà tutte le necessarie comunicazioni ai fini della bollettazione dei consumi dei clienti finali associati. Solo il soggetto delegato sarà responsabile nei confronti degli associati dell’esatto riparto dell’energia secondo gli accordi intercorsi fra i clienti finali.

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LIKE A BOSS 2019/ 🔥 THUG LIFE 🔥 AMAZING MOMENTS

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