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How to Light a Match inside a Glass of Water

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G-king è la prima batteria al grafene che si ricarica in 13 min

G-king è la prima batteria al grafene che si ricarica in 13 min

(Rinnovabili.it) – Il grafene batte il litio. E lo fa in campo in cui il litio sta dominando da tempo in maniera indiscussa: i sistemi di energy storage dei gadget elettronici. E’ di questi giorni la notizia che la cinese Dongxu Optoelectronics abbia presentato a Pechino la prima batteria al grafene per smartphone in grado di ricaricarsi più velocemente del suo competitor ma anche di vantare una vita più lunga.

G-king, questo il nome con cui è stata battezzata la nuova batteria al grafene, ha una capacità di 4.800 mAh, che è più simile a quella degli accumulatori dei tablet o dei laptop che dei telefoni cellulari. La società sostiene che il suo dispositivo possa essere cariato e scaricato ben 3.500 volte senza perdere di capacità, vale a dire sette volte di più rispetto alle prestazioni degli ioni di litio negli smartphone.

Ma non basta. A farne un vero gioiellino tecnologico è la ricarica super rapida che vanta G-King: ci vogliono solo 13 a 15 minuti per il “pieno energetico” rispetto alle ore richieste da una convenzionale batteria al litio. La novità sembra quasi troppo bella per essere vera, e la Dongxu Optoelectronics si è ben guardata dal rivelare dettagli tecnologici, costi o date per la produzione commerciale.

I progressi raggiunti a livello  internazionale sull’energy storage a base di grafene, avevano già avvicinato molto i prototipo di laboratorio al mercato di massa. A fare il primo grande salto tecnologico era stata proprio la ricerca italiana con un prototipo che, già lo scorso anno, avrebbe attirato le attenzioni del mondo dell’automotive.  A realizzarlo sono stati i ricercatori Vittorio Pellegrini e Bruno Scrosati dell’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova. Gli scienziati hanno realizzato una batteria che, grazie ad un anodo trattato con inchiostro al grafene, garantisce un’efficienza superiore addirittura del 25% rispetto a una tradizionale batteria al litio.

Autore: Rinnovabili

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Storage residenziale, tra dieci anni il mercato varrà quasi 4 GW

Nuove previsioni di Navigant Research sullo sviluppo dei sistemi domestici di accumulo elettrico. Da 94 MW di capacità installata nel 2016 si arriverà almeno a 3,7 GW nel 2025. Intanto le batterie stanno diventando sempre più convenienti anche per le utenze commerciali, come evidenzia uno studio di GTM Research negli USA.

Il mercato mondiale dell’accumulo elettrico residenziale è in pieno fermento. Come per altre tecnologie innovative, è difficile prevedere esattamente come andranno le vendite per i dispositivi di storage con applicazioni solari, anche se ci sono tutti i presupposti per una buona crescita.

Secondo le ultime stime di Navigant Research, il mercato globale dei sistemi domestici per l’accumulo energetico (RESS, residential energy storage systems) passerà da appena 94 MW di nuova capacità installata nel 2016 a più di 3,7 GW nel 2025.

Diversi fattori stanno spingendo in questa direzione. Da una parte, il continuo abbassamento dei costi delle batterie al litio, grazie anche ai notevoli investimenti realizzati dall’industria automobilistica nella sua corsa per commercializzare auto elettriche con autonomia estesa e prezzi più da utilitaria che da berlina di lusso. Dall’altra parte, c’è la crescente diffusione degli impianti fotovoltaici residenziali.

Sono sempre di più le famiglie che vorrebbero aumentare la quota di elettricità autoconsumata, alleggerendo così le proprie bollette e diventando semi-indipendenti dalla rete tradizionale (vedi anche una breve guida all’acquisto di QualEnergia.it).

Vantaggi per le utilities

L’unico modo per farlo è con un sistema di accumulo, i cui vantaggi non sfuggono più nemmeno alle utilities. Lo storage residenziale, infatti, potrebbe ridefinire le relazioni tra utenti e grandi compagnie energetiche.

In che modo? Riducendo le congestioni sulle linee di trasmissione e permettendo così alle utilities di gestire meglio i flussi di energia. Le società elettriche, infatti, potrebbero sfruttare la generazione distribuita dei piccoli impianti solari con accumulo, capaci di funzionare con una logica intelligente, di tipo domanda-risposta, per alleggerire i picchi di fabbisogno sulla rete (vedi anche l’articolo sugli utenti “prosumer” di energia).

Anziché investire in infrastrutture “pesanti” e costose, come nuove linee ad alta tensione e centrali termoelettriche, le utilities potrebbero puntare maggiormente sulle smart grids e sulle utenze attive, cioè in grado di autoconsumare una buona parte dell’energia generata in casa con i pannelli fotovoltaici.

Certo, non va dimenticato che lo storage residenziale conviene solo in determinate circostanze. I mercati più promettenti al momento sono Australia, Germania, Giappone e Stati Uniti, che insieme dovrebbero valere l’80% circa del mercato previsto da qui al 2025.

Storage per le utenze commerciali: quando conviene?

Spostandoci nel campo delle utenze commerciali, una nuova ricerca di GTM Research ha cercato di valutare la convenienza attuale e futura dell’accumulo elettrico negli Stati Uniti. Per il momento, sono solo sette gli Stati americani in cui lo storage è un buon affare per le aziende, in virtù di sussidi locali/federali o prezzi particolarmente elevati dell’energia acquistata dalla rete.

Il loro numero, però, è destinato a salire a 19 entro il 2021, sostiene la società di consulenza, grazie soprattutto al declino dei costi delle batterie.

L’applicazione più promettente, parlando di storage e clienti commerciali, è il cosiddetto peak shaving, cioè la possibilità di ridurre il fabbisogno energetico di picco sfruttando l’elettricità accumulata nella batteria.

Poniamo che un’azienda, di tanto in tanto, debba far partire qualche macchinario che assorbe una quantità di energia superiore a quella mediamente richiesta al contatore. Ebbene, se l’azienda deve pagare al suo fornitore almeno 15 dollari al mese per ogni kW aggiuntivo di potenza, si legge nel documento di GTM Research, allora l’installazione di una batteria diventa conveniente.

Tra qualche anno, prosegue l’analisi, un sistema di accumulo per le utenze commerciali sarà economicamente vantaggioso anche con prezzi nell’ordine di 11 dollari mese per kW aggiuntivo.

Autore: QualEnergia.it – Il portale dell’energia sostenibile che analizza mercati e scenari

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L’UE pensa a un tetto sulle emissioni di CO2 per i trasporti su strada

L’UE pensa a un tetto sulle emissioni di CO2 per i trasporti su strada

(Rinnovabili.it) – La Commissione europea potrebbe proporre delle limitazioni sulle emissioni di CO2 per camion e gli altri mezzi di trasporto su strada più inquinanti, oltre a imporre nuovi standard di efficienza dei combustibili per le auto a partire dal 2020. Lo rivela l’agenzia Reuters che ha potuto consultare una bozza del documento, non ancora arrivato in sede di discussione.

L’UE in questo modo armonizzerebbe le proprie politiche sull’inquinamento dei trasporti su ruote, dopo aver già introdotto un tetto per auto e furgoni fissato a 95 grammi di CO2 al chilometro a partire dal 2021. Si tratta inoltre di una misura con importanti ricadute sulla qualità dell’aria, dal momento che quello dei camion è proprio il segmento più inquinante: si stima che sia responsabile di circa il 25% di tutte le emissioni di CO2 del comparto trasporti su strada. Senza politiche mirate, ammoniva tempo fa la Commissione, questa quota è destinata a crescere entro il 2030. La proposta è in linea con quelle analoghe avanzate da alcuni paesi membri.

“La Commissione perciò velocizzerà il lavoro di analisi per formulare opzioni sugli standard relativi ai mezzi pesanti e lancerà una consultazione pubblica che prepari il terreno a una proposta sul piano legislativo”, si legge nel documento visto da Reuters. Inoltre, la bozza contiene una serie di proposte per abbassare ulteriormente l’impronta di CO2 dei trasporti, tra le quali vanno segnalate una proposta di legge per fissare standard sull’efficienza dei combustibili per i mezzi pesanti e una revisione degli standard di emissioni di auto e furgoni dopo il 2020.

Nella pratica, queste misure dovrebbero passare attraverso l’introduzione di una nuova procedura di test per le emissioni di CO2, alla base delle certificazioni rilasciate oggi ai veicoli, e un’altra legge che riguardi il monitoraggio e la revisione del consumo di combustibile per i trasporti su gomma. La bozza prevede che all’inizio gli obiettivi di efficienza dei combustibili siano previsti soltanto per i motori.

Autore: Rinnovabili