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Consumo di suolo, l’Italia perde 4 m2 al secondo

Consumo di suolo, l’italia perde 4 m2 al secondo

(Rinnovabili.it) – L’Italia continua a perdere terreno: dal 2012 al 2015 la crescita della copertura artificiale è aumentata dello 0,7%, invadendo fiumi, laghi, coste ed aree protette senza fermarsi neppure davanti a zone a pericolosità sismica o idraulica. E per ogni “pezzetto” di terreno sigillato, abbiamo ottenuto in cambio gravi processi degradativi che hanno limitano o inibito totalmente la funzionalità del suolo e dei servizi ecosistemici.

Ma il conto prima o poi arriva, come spiegano i nuovi dati dell’ISPRA sui costi occulti legati a questa fame di territorio: per fronteggiare le conseguenze del consumo di suolo degli ultimi tre anni gli italiani potrebbero pagare dal 2016 in poi oltre 800 milioni di euro.

I costi nascosti del consumo di suolo

Le scorrette pratiche agricole, la cementificazione selvaggia e la diffusione delle infrastrutture continuano inesorabilmente ad avanzare, mangiandosi letteralmente quattro metri quadrati  di terreno al secondo. I dati sono quelli pubblicati nel rapporto ISPRA sul Consumo di suolo in Italia 2016 presentato questa mattina a Roma durante la giornata dedicata al suolo.

La parte più interessante del documento è sicuramente quella legata ai costi nazionali “nascosti”, ossia quelli non direttamente percepiti, che cambiano in maniera sensibile a seconda del servizio ecosistemico perso o danneggiato: si va dalla produzione agricola (oltre 400 milioni di euro), allo stoccaggio del carbonio (circa 150 milioni), dalla protezione dell’erosione (oltre 120 milioni), ai danni provocati dalla mancata infiltrazione dell’acqua (quasi 100 milioni) e dall’assenza di impollinatori (quasi 3 milioni). Solo per la regolazione del microclima urbano (ad un aumento di 20 ettari per km2 di suolo consumato corrisponde un aumento di 0.6 °C della temperatura superficiale) è stato stimato un costo che si aggira intorno ai 10 milioni all’anno.

Maglia nera a Lombardia, Veneto e Campania

Nella classifica regionale del 2015, a fare peggio di tutti con oltre il 10% di suolo consumato sono state Lombardia, Veneto e Campania. In Emilia Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Puglia, Piemonte, Toscana, Marche troviamo valori compresi tra il 7 e il 10%.

A preoccupare non è solo sapere che oltre la metà del territorio nazionale (56%) risulti definitamente compromesso, ma anche che gli effetti negativi di questa cementificazione incontrollata si ripercuotono persino sui terreni adiacenti a quelli direttamente coinvolti. La perdita di parte delle funzioni fondamentali del suolo possono riflettersi fino a 100 metri di distanza.

Autore: Rinnovabili

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Verso la smart city: nuovo volto per l’edilizia sociale a Bolzano

Soluzioni innovative per dimezzare i consumi, aumentare il contributo delle rinnovabili e migliorare il comfort di chi ci abita in 37.000 m² di alloggi sociali degli anni ’50-’90. Il capoluogo altoatesino è una delle due città pilota del progetto europeo SINFONIA per difondere buone pratiche tra le città del vecchio continente.

Nei prossimi tre anni il Comune di Bolzano e l’Istituto per l’edilizia sociale (IPES) ristruttureranno 12 edifici nei quartieri Don Bosco e Oltrisarco-Aslago. In totale circa 37.000 m², per 422 appartamenti in alloggi sociali degli anni ’50-’90 saranno ristrutturati per consumare meno e migliorare il comfort di chi ci abita, ma anche per valorizzare i quartieri dove sono posizionati.

L’obiettivo è ridurre il fabbisogno di energia primaria del 40% – 50% e aumentare del 20% la quota di utilizzo di calore ed energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili. Tra gli interventi previsti ci sono il rifacimento dell’involucro esterno, l’installazione di impianti da fonti di energia rinnovabile per l’approvvigionamento dell’edificio, la sostituzione dei serramenti e la realizzazione di un sistema di ventilazione meccanica controllata.

I tempi con cui verranno realizzati i lavori di ristrutturazione energetica sono diversi e pensati ad hoc per ogni condominio, in modo da minimizzare il disturbo per gli inquilini che potranno rimanere nei loro appartamenti durante i lavori di ristrutturazione.

“Risaneremo dal punto di vista energetico e architettonico 9 edifici dislocati tra via Aslago, via Parma e via Passeggiata dei Castani. Abbiamo scelto complessi di edifici per i quali sarebbe già stato necessario un intervento di ristrutturazione,” spiega Emanuele Sascor del Comune di Bolzano, “si tratta di un totale di 219 alloggi in cui verranno attuati nei prossimi 3 anni interventi che ridurranno i consumi e aumenteranno l’uso di fonti rinnovabili”.

Sugli edifici di via Passeggiata dei Castani sarà installato un impianto di solare termico e solare fotovoltaico e verrà utilizzato un sistema misto per il riscaldamento formato da 12 o 14 sonde geotermiche con caldaia integrata. In via Aslago verranno creati 14 nuovi alloggi con l’aggiunta di un piano, realizzato mediante una struttura in legno; su richiesta degli inquilini saranno realizzati anche gli ascensori e nuovi balconi, infine l’edificio sarà dotato di una caldaia a biomassa a pellets e di un sistema di ventilazione meccanica autonomo per ogni appartamento.

In via Parma i 3 edifici saranno allacciati alla rete di teleriscaldamento e anche qui, tra le altre cose, saranno realizzati 16 nuovi appartamenti tramite la creazione di un piano aggiuntivo e nuovi balconi. L’obiettivo è quello di ridurre sensibilmente il fabbisogno di energia primaria degli stabili.

“Gli edifici in via Aslago, ad esempio, che in totale contano 70 appartamenti, passeranno da un consumo annuo calcolato di 228 kWh/m2 per il riscaldamento e l’acqua calda sanitaria a un consumo annuo di 21 kWh/m2 che coprirà anche l’illuminazione e la ventilazione,” spiega Emanuele Sascor.

Altri 3 complessi di edifici di proprietà di IPES verranno risanati dal punto di vista energetico e architettonico. Gli edifici sono situati in via Cagliari, via Similaun e via Palermo. “In totale si tratta di 203 alloggi risanati e 10 nuovi alloggi che risulteranno dal recupero del piano sottotetto nel complesso di via Brescia/via Cagliari.

Per migliorare l’isolamento degli edifici saranno ristrutturate le facciate esterne. In alcuni casi saranno usati elementi prefabbricati per ridurre il tempo dell’intervento e i disagi per gli inquilini,” spiega Heiner Schweigkofler, presidente dell’IPES. Altri interventi riguarderanno l’interno dei singoli appartamenti come la sostituzione dei serramenti e il miglioramento del sistema di ventilazione.

Il costo del risanamento energetico, che permetterà agli edifici di raggiungere la classe CasaClima A – quindi a tutti gli effetti lo standard europeo del futuro NZEB (edifici a energia quasi zero), è di circa 45.000€ per alloggio.

“Il progetto SINFONIA è un esempio di come la ricerca abbia un forte impatto sulla realtà,” afferma Wolfram Sparber, esperto di energia dell’EURAC, “vediamo con i nostri occhi come una ricerca applicata si traduca in misure concrete che rinnovano una città, guardando ai consumi energetici, all’utilizzo delle fonti rinnovabili, ma anche dal punto di vista architettonico”.

SINFONIA è un progetto cofinanziato dall’Unione Europea che conta 25 partner europei. Bolzano è una delle due città pilota del progetto (assieme a Innsbruck) e vedrà interventi articolati su tre filoni principali: il risanamento energetico degli edifici di edilizia sociale, l’efficientamento del sistema di teleriscaldamento e l’installazione di cosiddetti smart point in grado di monitorare clima, qualità dell’aria e traffico, che permetteranno ai cittadini anche di ricaricare i veicoli elettrici e accedere a molti altri servizi.

“Le attività che presentiamo contribuiscono a dare un’immagine positiva di Bolzano a livello europeo: quella di una città che lavora per diventare una smart city,” spiega Daniele Vettorato, esperto di smart city dell’EURAC e coordinatore scientifico delle attività del progetto a Bolzano. All’interno del progetto SINFONIA si è infatti costituito un consorzio di città che stanno osservando le pratiche e gli interventi attuati a Bolzano. Città che valuteranno se percorrere la stessa strada verso la riduzione dei consumi energetici intrapresa dal capoluogo altoatesino.

“Bolzano si mostra come una città innovativa, una città che cambia e fa esperienze nell’applicazione di nuove tecnologie e metodi che possono essere di interesse per altre città in Europa,” conclude Vettorato.

I partner locali di SINFONIA sono EURAC, Comune di Bolzano, IPES, Alperia, Agenzia per l’Energia Alto Adige – CasaClima e IDM Südtirol-Alto Adige (quest’ultimo come terza parte del Comune).

Il video che spiega il progetto:

Autore: QualEnergia.it – Il portale dell’energia sostenibile che analizza mercati e scenari

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Torna Re Boat Roma Race, la regata riciclata

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(Rinnovabili.it) – Anche in questo 2016 l’eco-competizione tra recycled boat si dà appuntamento a settembre sul laghetto dell’Eur. Torna infatti nella capitale, per la sua settima edizione, la Re Boat Roma Race – Trofeo EUROMA 2, la prima regata in Italia di imbarcazioni costruite interamente con materiali riciclati,

Tanti sono già gli iscritti, ma c’è ancora tempo, spiegano gli organizzatori, per dar vita al proprio Green Team e cimentarsi nell’opera di progettare, costruire, decorare e personalizzare la propria imbarcazione riciclata. Basterà seguire i diversi tutorial presenti sul sito www.regatariciclata.it oppure, semplicemente, dare spazio alla propria fantasia e creatività; sia nella fase progettazione che nella costruzione lo staff della Re Boat Roma Race “supporterà” i partecipanti grazie alla presenza di un tutor che ascolterà le esigenze del Green Team.

Novità di questa stagione, nella costruzione della recycled boat bisognerà prevedere l’uso congiunto di plastica, legno, acciaio, carta e cartone senza nessuna eccezione. Inoltre accanto agli speciali trofei già assegnati negli anni passati, in questo 2016 sarà premiato con “Il Green Team Best Creative Recycled Dress”, il Green Team che esibirà l’abbigliamento più creativo ed “eco” indossato durante la Regata. L’obiettivo dell’evento è quello di continuare il lavoro svolto in questi anni diffondendo attraverso il gioco, lo sport, lo spettacolo, i temi del recupero, riuso e riciclo, nel rispetto dell’ambiente, e sensibilizzando i partecipanti  alla scoperta delle fonti d’energia pulite e rinnovabili e alla conoscenza dei concetti di “smartcity e sviluppo sostenibile del pianeta.

“Vogliamo evidenziare – spiegano gli organizzatori – che la RE BOAT ROMA RACE è un’iniziativa ludica basata sull’esplicitazione e diffusione dei principi più evoluti dello stato di Life Cycle Assessment. Il LCA è un metodo che supporta la valutazione d’impatto di un prodotto o di un servizio sull’ambiente durante tutto il suo ciclo di vita: l’organizzazione considera Ciclo di Vita tutto il percorso dall’ideazione di un prodotto o di un  servizio – con la scelta delle metodologie e tecniche – fino all’effetto del prodotto sull’ambiente quando ha perso la sua funzione e il suo valore. É in questa chiave che riteniamo la RE BOAT ROMA RACE un’iniziativa di alto profilo che evidenzia le funzionalità residue dei materiali scartati e degli imballaggi ed il potere rigenerativo delle idee e delle persone che riconoscono a quei prodotti scartati una loro dignità supportando la valorizzazione anche dei brand che quei prodotti rappresentano”.

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Autore: Rinnovabili

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Veicoli elettrici e terre rare, da Honda una soluzione per ridurne la dipendenza

La casa automobilistica ha sviluppato un nuovo magnete per auto elettriche e ibride che non contiene metalli rari, ad eccezione del neodimio. Liberarsi dalla dipendenza delle terre rare, delle quali la Cina ha il monopolio, sarà strategico per l’industria dei veicoli elettrici e per quella delle rinnovabili.

Le tecnologie per decarbonizzare l’economia mondiale devono fare i conti con i potenziali problemi di approvvigionamento di alcune materie prime strategiche.

Elementi naturali la cui scarsità potrebbe creare seri problemi alle filiere di veicoli elettrici, eolico, alcune tecnologie fotovoltaiche e alcune per l’illuminazione efficiente. Tra queste ci sono alcuni metalli, non a caso, detti rari, che fanno parte delle “terre rare” e che sono molto importanti per le batterie e, più in generale, per i veicoli elettrici ed ibridi.

Per prevenire questa criticità ci si sta muovendo in cerca di tecnologie e materiali alternativi. È dunque una interessante che Honda, in collaborazione con il produttore di acciai, il compatriota Daido Steel, abbia sviluppato il primo magnete per la ricarica delle batterie delle auto che non ha bisogno di metalli del gruppo delle cosiddette terre rare (vedi link in basso).

Le auto elettriche e il monopolio cinese sulle terre rare

A far accelerare la casa giapponese su questa strada è stato il bando temporaneo della Cina, deciso nel 2010, all’export di minerali del gruppo delle terre rare. Tuttavia Honda stava lavorando in questa direzione già da prima.

La domanda di magneti si prevede che si impennerà nei prossimi anni in parallelo con la diffusione delle auto ibride ed elettriche.

Il nuovo motore Honda non è in realtà al 100% indipendente dall’uso di terre rare, dato che il magnete in questione contiene neodimio, metallo raro del quale però ci si può approvvigionare anche su mercati diversi da quello cinese. I magneti convenzionali di solito, però, oltre al neodimio contengono altri metalli rari come disprosio e terio, per garantire un’alta resistenza al calore. Contare su questi elementi espone il processo produttivo alla volatilità dei loro costi, tanto più che vengono praticamente esportati solo dalla Cina.

Honda ha come obiettivo che entro il 2030 i due terzi dei veicoli che venderà siano elettrici o ibridi. Il nuovo magnete “senza terre rare” sarà incorporato nel motore del nuovo minivan ibrido Freed, venduto per ora solo sui mercati asiatici.

Secondo la società di consulenza Technavio il mercato dei metalli rari crescerà del 14% l’anno superando un valore di 9 miliardi di dollari nel 2019. Sono 17 gli elementi compresi in questo insieme e la loro domanda è spinta soprattutto dalle componenti per i veicoli elettrici ed ibridi e per l’elettronica.

Honda non è la sola ovviamente a volersi liberare da questa pericolosa dipendenza: anche Toyota, Toshiba, Sony si stanno attrezzando per trovare fonti di approvvigionamento di terre rare al di fuori della Cina o per ridurne il fabbisogno.

L’UE, gli elementi potenzialmente scarsi e le tecnologie pulite

Tempo fa anche un’indagine della Commissione Europea aveva sottolineato il problema della scarsità di alcuni elementi critici per le nuove tecnologie low carbon.

Era emerso che 8 metalli sono a forte rischio di scarsità a causa della dipendenza dell’Unione Europea dall’import, dell’evoluzione della domanda mondiale e della situazione geopolitica. Tra gli elementi potenzialmente più scarsi 6 cosiddette “terre rare”: disprosio, europio, terbio, ittrio, praseodimio e neodimio.

Anche gallio e tellurio sono tra gli elementi con la più alta criticità, mentre grafite, renio, indio e platino hanno un rischio di scarsità “medio-alto”, cioè bisognerà tenere sotto controllo le condizioni del mercato perché il pericolo di colli di bottiglia nell’offerta può essere in agguato.

Il disprosio è la materia prima con il rischio di scarsità più alto, dato che l’UE ne assorbirà nel decennio 2020-2030 il 25% della produzione mondiale; serve soprattutto per produrre turbine eoliche e veicoli elettrici.

Altri materiali “problematici” destinati a veicoli ibridi ed elettrici e batterie sono litio (si stima che l’Europa ne richiederà il 15% della produzione mondiale), neodimio, grafite, praseodimio e cobalto.

Tellurio, indio, gallio e stagno sono invece usati per alcuni tipi di celle fotovoltaiche a film sottile. Il platino è importante per le celle a combustibile; indio, terbio, europio e il già citato gallio per l’illuminazione a led; neodimio e praseodimio sono usati anche per l’eolico.

Autore: QualEnergia.it – Il portale dell’energia sostenibile che analizza mercati e scenari

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In volo da Johannesburg a Città del Capo con il biofuel da tabacco

In volo da Johannesburg a Città del Capo con il biofuel da tabacco

(Rinnovabili.it) – Dai semi di un tabacco “mutato” al biodiesel per aerei. Il passaggio compiuto dalla azienda ligure Sunchem in collaborazione con l’Università cattolica di Piacenza, è pronto a spiccare il volo. Sarà infatti una miscela di carburante, contenente al 50% il biofuel made in Italy, ad alimentare un Boeing di linea della compagnia sudafricana SAA che volerà da Johannesburg a Città del Capo.

Una prima volta che ha dietro tutto il lavoro del progetto Solaris, iniziativa partita ufficialmente nel 2014 per trasformare i semi mutati del tabacco (brevettato registrato dalla Sunchem nel 2007) in carburante per l’aviazione. Il progetto aveva ottenuto nel 2015 il via da parte dell’RSB, la Tavola rotonda su Biomateriali sostenibili, la quale aveva concesso la sua certificazione di qualità al tabacco energetico. Ad un anno di distanza tutto è pronto per la prima sperimentazione reale, programmata per il prossimo venerdì.

La particolarità del combustibile risiede nella pianta: si tratta di un particolare ceppo in cui sono state introdotte delle mutazioni (attraverso mutagenizzazione) che ne massimizzano la produzione di fiori, semi (a scapito della produzione di foglie) e di biomassa per finalità produttive di biogas, e di cui l’azienda italiane detiene i diritti esclusivi. Il seme contiene circa il 40% di olio e dalla spremitura a freddo si può ottenere il 33-34% di olio grezzo, ovvero più del doppio del rendimento di colza, soia o girasole. Ciò che resta, essendo privo di nicotina, può essere utilizzato in mangimi per animali. Il progetto ha testato la coltura affidando il lavoro a contadini e piccoli proprietari commerciali nella provincia di Limpopo.

“Questo primo volo è per noi motivo di orgoglio e grande emozione – ha commentato il fondatore di Sunchem, Carlo Ghilardi -. Ingegno e risorse totalmente italiane sono alla base di questo successo mondiale”. Il direttore operativo di Sunchem, Sergio Tommasini, ha spiegato che l’azienda sta cercando di raggiungere un accordo per lo sviluppo e sfruttamento dei biocarburanti con Boeing Italia, ENI, Alitalia, Delta Fina e centri di ricerca.

Autore: Rinnovabili