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Energia

Da Stanford una batteria ad acqua per stoccare l’energia pulita in rete

Author: stefania Rinnovabili

batteria acqua

(Photo by Jinwei Xu)

La nuova batteria a base d’acqua potrebbe rivoluzionare lo storage di rete

(Rinnovabili.it) – L’accumulo elettrico su scala utility ha messo radici nel mercato dell’energia. Oggigiorno i dispositivi di storage come le batterie agli ioni di litio, le piombo-acido, quelle di flusso (redox-flow) e a metallo liquido offrono allettanti promesse al settore, catalizzando quote crescenti di investimenti. Di contro però, tutte queste opzioni, in un modo o nell’altro, sono ancora lontane dal soddisfare le esigenze di stoccaggio della rete. L’impianto ideale dovrebbe accumulare molta energia in un piccolo volume e costare meno di 100 dollari per kWh per essere sostenibile su larga scala. E dovrebbe anche possedere una lunga vita, come spiega Yi Cui, professore di scienze dei materiali e ingegneria alla Stanford University. “Hai bisogno che funzionino per oltre 10.000 cicli di ricarica, in modo che possano durare 25 anni”.

Tutte le opzioni sopracitate però difettano in almeno uno di questi requisiti. La tecnologia al litio possiede, ad esempio, un’alta densità energetica (oltre 200 Wh/kg) ma ha prezzi ancora troppo alti. Stesso discorso per le batterie redox, sistemi peraltro molto ingombranti. I dispositivi al piombo sono invece economici ma durano solo 500 cicli e la densità energetica è scadente, difetto che si riscontra anche nelle nuove soluzioni “liquide”.

Un’alternativa agli approcci classici è offerta dalla nuova batteria manganese-idrogeno o, come è già stata ribattezzata dagli scienziati, la batteria a base d’acqua.  A realizzarla è stato un gruppo di chimici guidato dallo stesso Cui. Il prototipo è costituito da un catodo in fibre di carbonio inserito all’interno di un cilindro di acciaio e arrotolato attorno ad un piccolo anodo in carbonio caricato di platino. Lo spazio tra i due elettrodi è riempito con una soluzione acquosa contenente solfato di manganese, un sale industriale economico.

>>Leggi anche Sistemi di accumulo, quali Paesi dominano il mercato?<<

Come funziona la “batteria ad acqua”? Durante la carica, gli ioni di manganese passano dalla soluzione al catodo, dove si combinano con l’ossigeno trasformandosi in diossido di manganese solido. Nel contempo, il platino sull’anodo catalizza la reazione di produzione dell’idrogeno dall’acqua. Il processo è invertito durante la scarica: gli ioni di manganese si dissolvono nell’elettrolita, l’idrogeno si ossida per formare acqua e gli elettroni viaggiano attraverso il circuito esterno. “Quello che abbiamo fatto – spiega Cui – è semplicemente buttare un sale speciale nell’acqua, immergervi un elettrodo e creare una reazione chimica reversibile che immagazzina elettroni sotto forma di gas idrogeno”.

batteria acqua

La nuova batteria ad acqua presenta una tensione di scarica di ~ 1,3 V, una capacità di frequenza di 100 mA cm -2 e una durata di oltre 10.000 cicli senza degradazione. Offre inoltre una densità di energia gravimetrica di circa 139 Wh/kg -1 e una volumetrica di 210 Wh/l.

Ovviamente il lavoro è ancora all’inizio. Il team ha utilizzato il platino come catalizzatore, il cui costo sarebbe proibitivo su larga scala. Per questo motivo il prossimo passo sarà testare catalizzatori più economici – il gruppo ne ha già individuati alcuni – per portare il costo complessivo sotto i 100 dollari per kWh. La ricerca A manganese–hydrogen battery with potential for grid-scale energy storage è stata pubblicata su Nature Energy.

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Economia

Gli statali ignorano le regole pensionistiche

Author: clinguella@finanza Finanza.com Blog Network Posts

Lo scorso 24 aprile 2018, si è tenuta la “Conferenza sulla percezione pensionistica” durante la quale sono stati presentati i risultati dell’indagine campionaria su cosa ne pensano i lavoratori pubblici
Meno della metà delle generazioni giovani di pubblici dipendenti non è a conoscenza del sistema di calcolo pensionistico dichiarato, con picchi del 40,2% per coloro che sono ad oltre 30 anni dal pensionamento. E’i l dato più rilevante che  emerge dall’Indagine  sia della pensione pubblica di primo pilastro  che su quella complementare di secondo pilastro, presentata da Wladimiro Boccali e Maurizio Sarti, rispettivamente Presidente e Direttore del Fondo Perseo Sirio, presso la Sala Conferenze COVIP, e a cui hanno preso parte, tra gli altri, Massimo Antichi, Direttore Centrale Studi e Ricerche INPS, Pierluigi Mastrogiuseppe, Dirigente Generale ARAN, Elisabetta Giacomel, Componente COVIP nel Comitato per la programmazione e il coordinamento delle attività di educazione finanziaria e, per le organizzazioni sindacali, Concetta Basile, segretaria nazionale FP Cgil e Gabriella di Girolamo segretaria nazionale Fp Cisl.
L’indagine – promossa dal fondo pensione del pubblico impiego – è stata condotta su un campione di 1.072 unità con età media complessiva di 51,7 anni (51,1 donne – 52,2 uomini), ed evidenzia una poca conoscenza della previdenza pubblica. Basti pensare, nel confronto tra il regime di calcolo presunto e il tasso di sostituzione atteso dagli intervistati, che il 38,5%, non sapendo individuare il regime di calcolo di appartenenza, non sa dimensionare la propria attesa pensionistica.
La ricerca offre una riflessione ampia anche dei canali d’informazione degli intervistati: quattro sono stati i soggetti e i mezzi preferiti (Internet e social network, colleghi, Sindacati/Patronati e Ufficio del personale/pensioni). Dovendo decidere, le preferenze cambiano: Ufficio del personale/pensioni, Perseo Sirio, Sindacati e Patronati.
A farsi sentire sulla propensione all’adesione alla forma pensionistica contrattuale è la differenza di genere: il 66,60% delle donne, contro il 63,43% degli uomini. Ulteriori differenze sono evidenti in ragione della qualifica, registrando una maggiore indisponibilità di medici/veterinari (38,20%), rispetto ai dirigenti (37,14%) e ai dipendenti (34,50%); i dirigenti sono maggiormente propensi all’adesione informata (60%), i dipendenti risultano essere più decisi con l’8% per il Sì all’adesione.
Dall’indagine emergono anche delle informazioni utili in tema di educazione finanziaria e finalità di investimento. Il 79,76% degli intervistati ha una retribuzione media mensile tra i 1.000 e i 2.000 euro; il 60,17% fino al 25% dello stipendio medio è destinato ad eventuali rate di mutui, prestiti e finanziamenti.
Nonostante il 10,47% degli intervistati abbia dichiarato di avere una buona/elevata conoscenza in materia di investimenti, o comunque una conoscenza sufficiente, il campione si dimostra poco propenso al rischio: solo l’1,03% intende investire in modo speculativo, il 26,77% mira a conservare i risparmi nel tempo, seguono coloro che intendono accrescere il capitale nel lungo termine (18,84%). La propensione al rischio cresce con l’aumentare del reddito oltre i 2.000 euro, delle conoscenze finanziarie e con l’avvicinarsi al pensionamento. Gli uomini hanno un livello medio di tolleranza al rischio più alto delle donne.

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Pc Games

Tutti i dialoghi di Pillars of Eternity II: Deadfire sono stati doppiati

Author: Ultime news PC | Multiplayer.it

Nell’ultimo Backer Update di Pillars of Eternity II: Deadfire, che precede il lancio su PC fissato per martedì 8 maggio, Obsidian Entertainment ha rivelato che tutti i dialoghi presenti nel gioco sono stati opportunamente doppiati.

“Si tratta di uno sforzo importante, e fa tanta differenza quando si ha modo di vederlo in azione”, ha commentato il PR Manager di Obsidian, Mikey Dowling.

Nel filmato sono state mostrate anche alcune funzionalità come la possibilità di dare un nome alle proprie imbarcazioni o alle isole conquistate. Viene inoltre dato uno sguardo ad interessanti abilità, tra cui dell’esplosivo che potrà essere utilizzato per distrarre gli NPC.

Continuate a seguirci perché nei prossimi giorni pubblicheremo la nostra recensione, a cura di Simone Tagliaferri.

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Calcio

Road to Baku?

Author: seal Milan Night

Europa League sì o Europa League no? Potremmo dire che nelle ultime settimane questo sia stato l’argomento più gettonato con da una parte chi in campionato non vuole assolutamente rischiare di dover disputare i preliminari (e magari nemmeno fare i gironi) e chi li farebbe comunque.
Gli argomenti a supporto delle due tesi sono vari e ognuno meritevole di considerazione. I principali argomenti di chi non vuole correre il rischio di arrivare settimo sono la modifica della preparazione atletica (o una preparazione atletica non adeguata), stagione che inizia troppo presto, troppe partite nell’arco della stagione 2018/19 ed il rischio di perdere ancora una volta l’ingresso in champions league (con il prestigio ed i soldi che ne conseguono) perché lottando su due fronti anziché concentrarsi solo sul campionato si disperdono troppe energie mentali e fisiche.
Dall’altra parte c’è chi la coppa la vorrebbe disputare anche partendo dai preliminari se necessario, perché siamo il Milan, perché quella coppa manca nella nostra bacheca, perché può dare un posto in champions league ed infine perché se i giocatori han fatto schifo è colpa loro e ne pagano le conseguenze.
Tutte le argomentazioni a supporto delle due posizioni sono valide, a ciò aggiungo ulteriori considerazioni che a mio avviso dovrebbero far pendere la bilancia verso l’approdo alla piccola europa anche con i preliminari, ma so bene che potrebbe essere solo il mio personale punto di vista.

Unico obiettivo. In molti giustamente portano a supporto di questa tesi quelli dall’altra parte del naviglio. L’inter nonostante la sconfitta contro i gobbi è ancora in piena lotta per il quarto posto e rispetto all’anno passato ha totalizzato 10 punti in più in classifica. Tutto farebbe pensare che la scelta sia stata vincente, ma io dico nì o addirittura no se partiamo dal presupposto dell’unico obiettivo. Come sappiamo i nati dopo l’anno passato cambiarono allenatore in corsa (esattamente come noi quest’anno) per poi effettuare una rimonta che aveva del clamoroso salvo poi perdere in casa contro la Samp alla trentesima giornata e da lì dare la champions per spacciata retrocedendo fino a dove servisse per non disputare nessuna manifestazione europea. Ebbene, fino alla trentesima giornata (quindi sconfitta con la Samp compresa) l’inter di Spalletti aveva totalizzato solo 4 punti in più pur non dovendo scontare la sciagurata prima parte con De Boer e senza aver disputato l’europa league. A ciò aggiungiamoci che i nerazzurri hanno davanti non solo juventus, napoli e roma (organici migliori o pari nella migliore delle ipotesi) ma la stessa Lazio che dall’europa league è appena uscita. In parole povere se l’anno passato i nati dopo non si fossero scansati probabilmente sarebbero nella stessa posizione di classifica e con punti similari a quelli di questa stagione con buona pace dell’unico obiettivo. Certo lo possono ancora centrare, ma nel caso non sarà per una scelta strategica vincente del dosaggio di forze e allenamenti quanto per l’infortunio di Immobile contro il Torino.

Il mercato. C’è poi la questione organico migliore, una squadra senza coppe quanto è appetibile per i giocatori? L’Europa League è una vetrina minore, ma è pur sempre una vetrina. L’esempio di quelli sull’altra sponda ci viene ancora una volta in soccorso. L’inter tra skriniar, dalbert, vecino, gagliardini, borja valero ha speso quasi 100 milioni per giocatori provenienti quasi eclusivamente dalla serie A con l’unica eccezione rappresentata da Dalbert che ha lasciato un preliminare di champions league provenendo però da un club tutt’altro che prestigioso. Ovviamente l’ingaggio fa sempre la differenza per i calciatori, ma se non hai le disponibilità del city o del psg allora tutto cambia e la partecipazione alle coppe pesa e l’inter se n’è accorta.

Soldi. Quanto rende l’Europa League? Davvero poco rispetto alla champions league, ma il Milan ha estremo bisogno di aumentare il suo fatturato per poter far quadrare i conti ed investire.
Quest’anno il Milan ha ricavato circa 14 mln di euro dalla piccola europa (botteghino+premi) a cui andrà ad aggiungersi il market pool per una cifra totale che potrebbe aggirarsi verosimilmente attorno ai 18/19 mln di euro. Questa somma andrebbe poi depurata dell’entusiasmo per il ritorno in europa/cambio di proprietà che portò in dote oltre 3 mln di incassi da botteghino tra Craiova e Shkendija, un qualcosa di irripetibile.
Ma ci occorrono i due spicci dell’Europa League? Premesso che è una possibilità in più per andare in Champions, la mia risposta è sì dato che ci sarà qualche soldino in più. Per il nuovo triennio 2018/21 sono aumentate le somme a disposizione delle partecipanti alle coppe europee: per la stagione che si sta concludendo la distribuzione dei premi EL era di 400 mln (1,7 mld per la CL) ma dall’anno prossimo sarà di 500 mln (1,9 mld per la CL) con un aumento del 25%. Saranno sempre spiccioli, ma qualche soldo in più fa sempre comodo specie considerando la diminuzione della quota per il market pool andando così a premiare maggiormente chi vince le partite.

Ranking. Non partecipare sarebbe un problema perché ad oggi siamo in 53esima posizione (sotto club come Brugge, Viktoria Plzen e Paok tanto per intenderci) e se dovessimo saltare la prossima competizione avremmo con tutta probabilità un ranking peggiore di quello dei nati dopo (83esima posizione) per le coppe 2019/20. Magari per alcuni significa poco, ma un ranking sopra la 40esima posizione significa quasi certamente quarta fascia in champions league (la Roma 37esima era in terza fascia). Il Milan deve quindi cercare di risalire la china per avere sorteggi migliori non tanto per la stagione 2019/20 quanto per quelle immediatamente successive.

Preliminari. Se per disgrazia non riuscissimo a qualificarci direttamente, da quest’anno ci sarebbe da affrontare un turno preliminare in più iniziando dal 24/25 luglio (si giocherebbe tutti i martedì/mercoledì di agosto) saltando di fatto la partecipazione alla ICC negli Stati Uniti che dovrebbe portare in dote una cifra non troppo dissimile a quella percepita da chi si qualifica ai gironi di europa league. Questo giustamente è il vero scoglio anche se bisogna ricordare che la tournée americana di tre partite si disputerà dal 25 luglio al 4 agosto (escludendo i voli transoceanici) ed il campionato inizierà il 19 agosto. Sicuramente avremmo delle ripercussioni fisiche, ma con una panchina vera da cui attingere per i primi turni (sorteggi permettendo) sarebbe tutto molto più semplice.

Io personalmente vorrei evitare di stare fuori dalle coppe europee per 4 anni su 5, sarebbe un grande smacco per il blasone del Milan, che sarà pure impolverato e ammaccato ma ha ancora tanto da raccontare e si deve riabituare alle partite da dentro o fuori.

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Iliad: trapelati i possibili due piani tariffari del nuovo operatore

Author: Alessio Fasano Agemobile

Da diversi mesi si sta parlando in rete di Iliad, il nuovo operatore francese che dovrebbe debuttare in Italia “entro l’estate”. Pare che la società stia affrontando qualche ostacolo di troppo lungo il cammino perché all’inizio si era parlato di un lancio agli inizi del 2017, poi ad aprile e invece siamo arrivati a maggio e ancora non è tutto pronto (ci sono ancora lavori in corso per la ricerca di personale, aperture di centri vendita ecc.) ma oggi ne vogliamo parlare perché finalmente sono trapelate informazioni (plausibili) sui piani tariffari proposte dal nuovo gestore telefonico.

Scriviamo “plausibili” perché qualche mese fa erano apparse online delle informazioni davvero assurde con GB illimitati a pochi euro. Invece, le offerte trapelate nelle scorse ore sono sicuramente competitive ma non c’è nulla di trascendentale: si parla, infatti, di due piani tariffari pensati sia per chi vuole risparmiare a tutti i costi, sia per chi necessita di tanti GB.

Il piano “economico” offrirebbe (l’uso del condizionale è d’obbligo in questi casi) 500 minuti, 500 messaggi e 5 GB di dati a 2,90 euro. Si tratterebbe di un’offerta molto economica ma in fondo non molto distante dai prezzi offerti da Kena Mobile che con 5 euro offre un bundle simile, sebbene limitato al 3G.

Sicuramente l’offerta più interessante però è quella a 9,90 euro che dovrebbe offrire minuti illimitati e 30 GB di traffico dati. Anche in questo caso non si tratterebbe di un bundle “impossibile” dato che anche Wind e Tre hanno proposto in passato alcune offerte del genere sebbene con molte limitazioni e solo ai nuovi clienti. Per cui ora resta solo da vedere quando l’operatore in questione sarà pronto per debuttare in Italia.

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