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Death of Moores law could be great


HP Labs thinks it is the best thing to happen in computing

While Moores’ Law is slowly winding up, Hewlett-Packard Labs is not exactly mourning.

Hewlett-Packard Labs boffin Stanley Williams, has penned a report exploring the end of Moore’s Law which says it could be the best thing that has happened for computing.

He wrote that confronting the end of an epoch should enable a new era of creativity by encouraging computer scientists to invent biologically inspired devices, circuits, and architectures implemented using recently emerging technologies.”

Williams argues that “The effort to scale silicon CMOS overwhelmingly dominated the intellectual and financial capital investments in industry, government, and academia, starving investigations across broad segments of computer science and locking in one dominant model for computers, the von Neumann architecture.”

Three alternatives already being developed at Hewlett Packard Enterprise — neuromorphic computing, photonic computing, and Memory-Driven Computing.

“All three technologies have been successfully tested in prototype devices, but MDC is at centre stage.”

Autore: edfu777 [AT] hotmail [DOT] com (Nick Farrell) Fudzilla.com – Home

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ReFS, cos’è e come funziona il nuovo file system Microsoft

Il nuovo file system Microsoft ReFS, deputato – in futuro – a prendere il posto di NTFS, era stato lanciato insieme con Windows Server 2012. È utilizzabile anche con Windows 10 ma, per adesso, solamente previa attivazione della funzionalità Spazi di archiviazione: Creare un hard disk di grandi dimensioni.
Il file system ReFS (acronimo di Resilient File System) è stato ulteriormente migliorato in Windows Server 2016 e avrà un posto di primo piano in Windows 10 Pro for Workstation PC: Windows 10 Pro for Workstation PC, nuova edizione in autunno?.

ReFS, cos'è e come funziona il nuovo file system Microsoft

Rispetto a NTFS, il file system ReFS porta con sé diversi vantaggi e svantaggi.
ReFS nasce per essere meno vulnerabile alla corruzione dei dati, permette di gestire più efficacemente alcuni carichi di lavoro e si adatta molto bene ai supporti di memorizzazione di grandi dimensioni.

ReFS utilizza cioè una struttura gerarchica a tabelle simile ai database relazionali.
I riferimenti alle directory sono stivati in una tabella principale, detta Object Table. Per le directories vengono conservate singole tabelle contenenti i riferimenti ai singoli file; ciascun file viene poi posto in associazione con una tabella che ospita le informazioni addizionali (metadati).

ReFS integra anche le cosiddette funzionalità di resilienza: non c’è quindi più bisogno di usare utilità per il controllo della presenza di errori (ad esempio CHKDSK). Il file system, in caso di copie di file danneggiate, penserà automaticamente a ripristinarne la versione corretta.
Ogniqualvolta un file viene letto e scritto, ReFS ne controlla il checksum così da assicurarsi che sia corretto.

La funzionalità Spazi di archiviazione di Windows citata nell’introduzione è in grado di riconoscere un eventuale danneggiamento del file system e risolvere automaticamente i problemi ripristinando le copie “buone” dei file.

Il controllo di integrità sui file memorizzati, viene svolto da ReFS abitualmente e quindi non soltanto in lettura e scrittura. Questo tipo di attività di controllo consente di risolvere buona parte dei problemi e risolvere gli errori sul file system non appena questi si presentassero.

Per quanto riguarda la lunghezza dei percorsi in cui sono memorizzati i file, ReFS supera la limitazione di 255 caratteri propria di NTFS: con ReFS, infatti, la lunghezza del nome di un file può arrivare fino a 32.768 caratteri.
Windows 10 consente di superare la limitazione dei 255 caratteri intervenendo sulla configurazione di una chiave del registro.
ReFS, inoltre, manda definitivamente “in pensione” il vecchio schema 8.3 per i nomi dei file risalente ai tempi di MS-DOS. Sulle unità formattate NTFS è oggi sempre possibile, ad esempio, accedere alla cartella C:\Program files utilizzando il percorso C:\PROGRA~1\, ritenuto sempre valido per questioni di compatibilità. Con il file system ReFS non è più possibile.

Infine, NTFS supporta volumi di una dimensiona massima teorica di 16 exabyte mentre con ReFS si può arrivare addirittura fino a 262.144 exabyte.
Già un exabyte è una capienza “fantascientifica”, pari a 1.000.000 terabyte. Per le applicazioni future, però, possibilità di storage pressoché illimitate avranno sempre più importanza, soprattutto a livello di data center.

Per quanto riguarda le performance, ReFS è progettato per migliorare le prestazioni di NTFS, almeno in alcuni casi.
Con la funzionalità Spazi di archiviazione si possono avere pool di unità ottimizzare per le performance e unità ottimizzate per la memorizzazione dei dati.
ReFS scrive i dati sulle unità che offrono migliori prestazioni e, in background, sposta automaticamente grandi quantitativi di dati sulle unità più lente al fine di un’archiviazione a lungo termine.

ReFS è studiato per accelerare la clonazione delle macchine virtuali (funzionalità “clonazione a blocchi“) e la creazione di file delle unità virtuali.
La creazione di un disco virtuale viene posta in essere da ReFS creando un unico file “riempito” di zero: ciò che con NTFS richiede oggi circa 10 minuti, con il nuovo file system diventa cosa da pochi secondi.

Cosa manca in ReFS rispetto a NTFS

Non è possibile, ad oggi, migrare semplicemente da NTFS a ReFS.
Il nuovo file system, infatti, non permette l’avvio diretto di Windows quindi il boot del sistema operativo deve necessariamente avvenire da un’unità formattata NTFS.

ReFS, inoltre, è sprovvisto di caratteristiche supportate da NTFS: compressione e crittografia dei file, hard link, attributi estesi, deduplicazione dei dati e quote disco.
Sebbene non sia possibile, quindi, cifrare singoli file a livello di file system, ReFS è pienamente compatibile con la crittografia dell’intero disco usando BitLocker.

Ad oggi non è possibile convertire alcuna partizione da NTFS a ReFS: in Windows Server 2016 è possibile selezionare un volume e formattarlo con il file system ReFS anziché con NTFS (è una buona idea se avesse in programma di memorizzare delle macchine virtuali in una certa unità).
Gli utenti di Windows 10, come spiegato in precedenza, possono invece usare ReFS unitamente con la funzionalità Spazi di archiviazione per contare su una migliore protezione dei dati e scongiurare la perdita di informazioni.

Non è escluso che in futuro, come peraltro avvenuto per NTFS, Microsoft possa ulteriormente migliorare il file system ReFS e introdurre nuove caratteristiche.

Per approfondire il tema file system, suggeriamo la lettura dei seguenti articoli:- Differenza tra NTFS, FAT32 e exFAT: ecco cosa cambia
Differenza tra FAT e NTFS. Cos’è exFAT?

Autore: IlSoftware.it

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Energia

Riforma, potenziamento e stabilizzazione, quale futuro per l’Ecobonus?

La SEN parla di stabilizzare e riformare le detrazioni fiscali per le riqualificazioni energetiche degli edifici, peraltro di recente potenziate. Come si potrebbe cambiare questo incentivo che ha avuto un notevole grande successo? Ne parliamo con Ilaria Bertini, responsabile dell’Unità Tecnica Efficienza Energetica dell’ENEA.

Fresco dall’ultima modifica sulla portabilità del credito, introdotta con la Manovrina 2017, l’Ecobonus di recente ha avuto vari potenziamenti e dovrebbe averne davanti molti altri, almeno stando alla SEN in consultazione.

La proposta della Strategia, che peraltro sembra essere condivisa in maniera trasversale negli schieramenti politici, è quella di stabilizzare le detrazioni fiscali per l’efficienza energetica

La SEN propone poi di accompagnare questa stabilizzazione con una revisione del meccanismo, anche coinvolgendo i distributori di energia ed estendendo la portabilità del credito.

Lo abbiamo chiesto a Ilaria Bertini, responsabile dell’Unità Tecnica Efficienza Energetica dell’ENEA.

Dottoressa Bertini, come sono andate fino ad ora le detrazioni fiscali per l’efficienza energetica dell’Ecobonus e quali sono i punti deboli che sono emersi?

L’Ecobonus ormai da qualche anno si attesta sulle 350mila pratiche all’anno, un buon andamento, dal nostro punto di vista. Il punto debole è che, almeno fino ad ora, gli interventi realizzati si riferiscono alla singola unità immobiliare: case singole ma soprattutto singoli appartamenti all’interno dei condomini.

Parliamo dunque in generale di lavori sugli impianti, sugli infissi, magari su tende e domotica, mentre sono pochi gli interventi sull’isolamento delle superfici opache, che darebbero un maggiore risparmio energetico, soprattutto nelle zone climatiche fredde. Per questo l’ENEA si è sempre data da fare affinché l’incentivo si rafforzasse per gli interventi sulle parti comuni.

Un potenziamento che è arrivato con l’ultima legge di Stabilità, che, ricordiamo per i lettori, per gli interventi sulle parti comuni dei condomini ha prorogato la detrazione fino al 2021 aumentando anche la percentuale detratta per questi interventi, che a certe condizioni, può arrivare anche al 75% del totale delle spese. Si vedono già dei risultati?

I dati sono gestiti dal Ministero dello Sviluppo Economico, per cui non saprei dare una risposta. Di certo siamo solo all’inizio: sia sulla riqualificazione delle parti comuni che sulla cessione del credito bisogna fare sensibilizzazione, sia nei confronti degli utenti che delle aziende.

La possibilità di intervenire sulle parti comuni c’era anche prima, ma si è sempre scontrata con una barriera non tecnologica, dovuta al fatto che fondamentalmente è molto difficile mettere d’accordo un’assemblea condominiale su interventi spesso molto onerosi. La maggiorazione dell’incentivo per riqualificazioni importanti e la possibilità di cedere il credito dovrebbero rendere la cosa più facile.

La Manovrina 2017, in vigore da pochi giorni, introduce la possibilità di cedere il credito da Ecobonus anche alle banche, ma solo per i soggetti incapienti. Il fatto che gli altri contribuenti non possano cedere il bonus fiscale agli istituti finanziari è un limite all’efficacia della misura?

Certo. Maggiore è la portabilità del credito, maggiori sono le possibilità che le riqualificazioni si facciano.

Tutti possono invece cedere il credito a chi fa i lavori. Le aziende però spesso sembrano comunque restie a partecipare a questi progetti su interi condomini. Perché?

Quello che spaventa le aziende è la realtà “spinosa” delle decisioni condominiali: c’è il timore di perdere tempo facendo progetti per poi non conseguire il risultato. L’incentivo comunque deve essere accompagnato dalla maturità culturale. I condomini devono essere informati sulle tecnologie, le soluzioni e i vantaggi che portano. Sia noi, che le aziende, che gli amministratori di condominio dobbiamo trasformarci in un sorta di mediatori culturali.

Cosa sta facendo l’ENEA da questo punto di vista?

Stiamo svolgendo il piano di informazione e formazione “Italia in Classe A”, volto proprio a creare questa consapevolezza. Nel “Mese dell’efficienza energetica” organizzeremo una serie di iniziative per coinvolgere gli operatori del settore.

Organizzeremo poi un roadshow in giro per l’Italia, con tappe di due tre giorni, che prevedranno incontri con l’amministrazione, con stakeholder e operatori e con i cittadini. Saranno incontri “su misura” e molto pragmatici, dato che approfondiremo meglio le soluzioni più adatte alla zona climatica in cui ci troviamo.

Nella SEN si propone di coinvolgere nel meccanismo i venditori di energia. Un’idea che parte dall’ENEA?

Noi abbiamo suggerito delle possibilità: il venditore, che ha un contatto capillare con i cittadini, potrebbe pensare di inserire nella bolletta, in rate dilazionate, in tutto o in parte, il costo di ammortamento di investimenti che potrebbero essere anche fatti da delle ESCo, non necessariamente dalla stessa utility.

Sempre nella SEN si propone che la percentuale di detrazione venga modulata in relazione al risparmio energetico atteso dall’intervento, con la possibilità di premiare gli interventi più efficienti e orientare il meccanismo verso interventi radicali sull’edificio. Come si potrebbe concretizzare questa riforma?

L’idea potrebbe essere quella di fare un decalage in relazione a quanto si è già fatto. Si potrebbe iniziare a ridurre la percentuale di detrazione degli interventi che hanno avuto più successo. L’incentivo deve essere una guida, uno stimolo: su certe soluzioni il cittadino ha già capito che sono convenienti, per cui si può ridurre il contributo. Proprio per questo ragionamento si è deciso di premiare di più alcuni interventi, come quelli citati sulle parti comuni, che invece stentano a prendere piede.

Quali sono questi interventi più gettonati su cui si potrebbe tagliare?

Il prossimo 11 luglio presenteremo in nuovo rapporto sull’efficienza energetica con i nuovi dati, che al momento non posso anticipare, ma è noto che gli interventi più diffusi sono quelli su infissi e impianti.

Altra proposta della SEN è quella di introdurre nuovi massimali unitari di spesa per tipologia di intervento. In questi anni avete notato un effetto inflattivo dell’incentivo sui prezzi?

Non abbiamo valutato questo aspetto, non essendo i controlli tra le nostre mansioni. Bisognerebbe analizzare nello specifico le pratiche. Questo non ci è richiesto per quel che riguarda la maggior parte degli interventi, viceversa, per quel che riguarda il nuovo Ecobonus, quello sull’intero edificio, sarà messo a punto un sistema di controlli, sul quale stiamo lavorando con il Ministero in questi giorni.

Sulla stabilizzazione della misura sembra ci sia un consenso ampio e trasversale: possiamo aspettarci che finiscano i tempi delle proroghe annuali all’ultimo momento, che tanto hanno seminato incertezza tra gli operatori?

Sì, il consenso politico c’è. Anche l’estensione pluriennale già arrivata per alcuni interventi è un segnale chiaro in questo senso. Poi la decisione di una stabilizzazione deve essere della politica, per cui non so dire se, quando e come, verrà presa: noi dal punto di vista tecnico siamo pronti a dare il nostro supporto.

Un’altra proposta dell’ENEA è quella che l’Ente stesso, o altri soggetti terzi come le Università, possano certificare i progetti, dando così più sicurezza alle banche e dunque facilitando l’accesso al credito. Su questo fronte che feedback avete avuto dal Governo?

Allo stato attuale non abbiamo avuto dei feedback particolari. Siamo ugualmente contenti perché le ultime misure sugli interventi sugli interi edifici vanno comunque in quel senso. Il nostro presidente aveva fatto notare come ci fosse uno stallo sulle grosse riqualificazioni energetiche, dovuto anche alla difficoltà nell’accesso al credito.

Le banche spesso non hanno al loro interno le competenze tecniche per valutare la qualità dei progetti da finanziare e su questo noi ci siamo messi a disposizione. L’incentivo maggiorato per le riqualificazioni profonde e i controlli sono una risposta in questo senso, dato che il controllo può essere considerato in un certo senso una certificazione a posteriori. Dunque non è esattamente quanto avremmo voluto, ma si è fatto comunque un primo passo importante.

Autore: Giulio QualEnergia.it – Il portale dell’energia sostenibile che analizza mercati e scenari

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Last Day of June, il nuovo progetto dello studio italiano Ovosonico, uscirà il 31 agosto

Dopo aver raccolto molti apprezzamenti da parte della critica specializzata all’E3 2017, lo studio italiano Ovosonico ha annunciato che Last Day of June sarà disponibile in digital download a partire dal 31 agosto su PC e PlayStation 4, ad un prezzo di 19.99 euro. Gli utenti console che effettueranno il pre-order otterranno un tema esclusivo raffigurante i protagonisti Carl e June.

Gli sviluppatori hanno inoltre condiviso un nuovo filmato, che rivela le meccaniche di gioco alla base della trama di Last Day of June. Il giocatore scoprirà l’esistenza di alcuni portali di accesso al passato, grazie ai quali potrà sbloccare e impersonare i personaggi collegati al tragico destino di June. Ciascun personaggio dovrà affrontare e risolvere puzzle stimolanti, mentre Carl tenterà in tutti i modi di tornare indietro nel tempo per salvare la vita della sua amata.

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Il progetto è frutto della collaborazione di diverse personalità importanti come il game director Massimo Guarini (Murasaki Baby, Shadow of the Damned, Naruto: Rise of a Ninja), il noto musicista e produttore Steven Wilson (frontman dei Porcupine Tree) e la regista Jess Cope, che annovera un ruolo come animatrice in “Frankenweenie” di Tim Burton e la direzione del video dei Metallica “Here Comes Revenge”.

Last Day of June si propone di fondere varie forme d’arte per dare vita a un’esperienza fortemente emozionale, ponenda la seguente domanda: “Cosa saresti disposto a fare per salvare chi ami?”. Il brano del nuovo trailer, Pariah, arricchito dalla voce di Ninet Tayeb, sarà incluso nel prossimo disco di Steven Wilson, intitolato “To the Bone”. Per ulteriori informazioni sull’album, in uscita il 18 agosto, è possibile visitare questo indirizzo. Qui invece potete trovare il sito ufficiale di Last Day of June.

Autore: Le news di Hardware Upgrade

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Music Theory for Producers #20 – Dominant 7th, Major-Minor 7th Chords