Categorie
Tecnologia

ChatGpt: i bug segnalati dagli utenti gli faranno guadagnare fino a 20mila dollari

Author: Wired

OpenAI vi ricompenserà per trovare bug in ChatGpt. Ebbene sì, quello che avete appena letto non è assolutamente uno scherzo, bensì la descrizione del nuovo programma Bug Bounty annunciato ieri dalla compagnia. Un’iniziativa che invita ricercatori di sicurezza, esperti di tecnologia ed appassionati del settore a “segnalare vulnerabilità, bug o falle di sicurezza” scovati nel celebre chatbot. Una sorta di caccia al tesoro con “premi in denaro in base alla gravità e all’impatto dei problemi segnalati”.

Twitter content

This content can also be viewed on the site it originates from.

Secondo quanto riportato dall’azienda, infatti, il programma consentirà agli utenti di guadagnare tra i 200 e i 20.000 dollari individuando una vulnerabilità – più o meno grave – in ChatGpt. Così facendo, la compagnia spera di rendere il suo chatbot più sicuro per chiunque lo utilizzi. Una decisione che arriva sulla scia di una violazione dei dati degli utenti e della crescente preoccupazione per la loro privacy. Qualche settimana fa, infatti, ChatGpt è stato bersagliato da decine e decine di segnalazioni per via di un bug che ha esposto i titoli e il primo messaggio delle nuove conversazioni degli utenti attivi ad altri utenti, e che ha reso visibili le informazioni di pagamento di alcuni utenti ChatGpt Plus, la versione in abbonamento del chatbot.

A questo c’è anche da aggiungere che OpenAI è finito nel mirino delle critiche per via della gestione dei dati dei minori, tanto da convincere il Garante della privacy a bloccare il chatbot in Italia. Ora la società madre vuole dunque dimostrare il proprio “impegno a sviluppare un’AI sicura e avanzata”. E quale modo migliore per farlo se non quello di invitare gli utenti stessi a contribuire al progetto? È nato così Bug Bounty, il programma che punta a scovare le vulnerabilità del chatbot imponendo linee guida piuttosto severe ai suoi partecipanti. Per esempio, non vale “convincere il modello a dirvi cose cattive”. Oppure convincerlo a dirvi come comportarvi male. Insomma, per partecipare al programma è necessario comportarsi bene e non barare. Proprio come ci aspettiamo che faccia ChatGpt.

Categorie
Economia Tecnologia

Chatbot, stanno diventando i nostri nuovi amici

Author: Wired

Fino a qualche tempo fa, le nostre relazioni con i chatbot erano limitate alle conversazioni con i software aziendali che, sempre più spesso, sostituiscono l’assistenza clienti. Compagnie telefoniche, siti di ecommerce, a volte anche la pubblica amministrazione: un’esperienza talmente frustrante che, alla classica domanda “come posso aiutarti?”, la maggior parte di noi ormai risponde subito “facendomi parlare con un essere umano”.

Il ruolo dei chatbot ha però iniziato a cambiare negli ultimi anni, compiendo un vero e proprio salto di qualità nel corso della pandemia, che ha costretto le persone al chiuso delle loro abitazioni e ha ulteriormente aggravato quella “epidemia di solitudine” che da tempo affligge la società occidentale (e non solo). Secondo una ricerca della Commissione Europea del 2021, il 25% degli abitanti del Vecchio Continente afferma di sentirsi solo “la maggior parte del tempo”, un netto peggioramento rispetto ai livelli comunque già preoccupanti degli anni precedenti. Per esempio, un’analisi de Il Sole 24 Ore basata su dati Eurostat e risalente al 2017 mostrava come, all’epoca, il 13,2% degli italiani over 16 affermasse di soffrire di solitudine.

Non sorprende quindi che sia stato proprio nel corso della pandemia che un numero crescente di persone ha iniziato a utilizzare quei “chatbot da compagnia” che, nel corso dello scorso decennio, sono stati sviluppati da varie società. Il più noto di questi – Replika, su cui torneremo tra poco – ha per esempio visto un aumento nel numero di utenti del 35% rispetto alla fase pre-pandemica.

Nuove amicizie

Adesso, però, siamo di fronte a un ulteriore e importante passo in avanti. Non solo perché la fine dei lockdown ha comunque lasciato pesanti strascichi (in termini di solitudine e non solo), ma soprattutto perché il successo della nuova generazione di chatbot – dotati, a partire ovviamente dall’ormai bloccato ChatGPT, di capacità conversazionali molto più sviluppate – sta diffondendo e normalizzando gli utilizzi più vari di questi strumenti.

Oltre al già citato Replika e alla possibilità di utilizzare in questo modo ChatGPT, tra i vari strumenti specializzati per fare compagnia troviamo anche Chai, Kuki, Animaparecchi altri ancora. “Abbiamo notato quanta richiesta ci fosse per un ambiente in cui le persone potessero essere se stesse, parlare delle loro emozioni, aprirsi e sentirsi accettate”, ha spiegato al Guardian la programmatrice Eugenia Kuyda, il cui bot Replika, lanciato nel 2017, può contare oggi su circa due milioni di utenti attivi.

Categorie
Economia Tecnologia

Intelligenza artificiale, prova a fare 20 lavori

Author: Wired

L’intelligenza artificiale prenderà il nostro posto allavoro? Dopo la diffusione dei sistemi come ChatGpt e simili, questa è una delle domande più diffuse a cui si cerca ancora una risposta definitiva. Proprio in quest’ottica, Wired ha chiesto a un avvocato, a un dj, a un produttore musicale, a un ingegnere del software e ad altri lavoratori provenienti da ambiti completamente diversi, di usare l’intelligenza artificiale per eseguire determinati compiti. Il risultato vi stupirà.

Categorie
Economia Tecnologia

ChatGPT, il Garante della privacy e OpenAi si incontrano

Author: Wired

Incontro tra il Garante della privacy italiano e OpenAi sul caso ChatGPT. È previsto per la serata di mercoledì 5 aprile, in videoconferenza, una riunione tra i rappresentanti di OpenAi e il Garante per la protezione dei dati personali, che nei giorni scorsi ha imposto alla piattaforma di limitare temporaneamente il trattamento dei dati degli utenti italiani finché non si sarà messa in regola con le normativa privacy italiana e europea. La società ha subito risposto bloccando a sua volta il servizio per gli utenti italiani.

L’iniziativa, apprezzata dal Garante, fa seguito alla lettera con cui ieri la società statunitense ha risposto al Garante per esprimere la propria disponibilità immediata a collaborare con l’Autorità italiana – si legge in una nota del garante – al fine di rispettare la disciplina privacy europea e giungere a una soluzione condivisa in grado di risolvere i profili critici sollevati dall’Autorità in merito al trattamento dei dati dei cittadini italiani”.

Il caso:

  1. Le contestazioni del Garante
  2. La posizione di OpenAi

Le contestazioni del Garante

A OpenAi il Garante della privacy ha imposto un blocco temporaneo del trattamento dei dati (da cui è derivato un blocco del servizio deciso dall’azienda) sulla base di quattro motivi principali: mancata informativa sul trattamento dei dati; l’assenza di consenso per l’addestramento dell’algoritmo; risultati inesatti; l’assenza di un filtro per impedire a chi ha meno di 13 anni di accedere a ChatGPT.

Il Garante in una nota ha fatto sapere di aver “disposto, con effetto immediato, la limitazione provvisoria del trattamento dei dati degli utenti italiani nei confronti di OpenAi, la società statunitense che ha sviluppato e gestisce la piattaforma” e, in parallelo, ha aperto un’indagine. Il provvedimento prende l’abbrivio da una perdita di dati subita il 20 marzo da ChatGPT, che oggi conta oltre 100 milioni di utenti. Il data breach riguarda “le conversazioni degli utenti e le informazioni relative al pagamento degli abbonati al servizio”.

Il tema, però, è più profondo. Come spiegato a Wired da Guido Scorza, componente del collegio del Garante della privacy, nel mirino c’è il ricorso a dati personali per addestrare l’intelligenza artificiale e la consapevolezza che le persone hanno del fatto che le loro informazioni vengono utilizzate per allenare un algoritmo.

La posizione di OpenAi

OpenAi ha risposto bloccando il servizio. Un portavoce dell’azienda a Wired spiega: “Abbiamo disabilitato ChatGPT per gli utenti in Italia secondo la richiesta del Garante italiano. Siamo impegnati a proteggere la privacy delle persone e riteniamo di aver rispettato il Gdpr e altre leggi sulla privacy”.

Da OpenAi fanno inoltre sapere: “Siamo attivamente impegnati a ridurre i dati personali nell’addestramento dei nostri sistemi di Ai come ChatGPT perché vogliamo che le nostre Ai imparino informazioni sul mondo, non rispetto a singoli individui. Crediamo che una regolamentazione sull’Ai sia necessaria, quindi intendiamo lavorare a stretto contatto con il garante ed educarli su come i nostri sistemi sono costruiti e utilizzati”. Il portavoce di OpenAi fa infine sapere che: “I nostri utenti in Italia ci hanno fatto sapere che reputano ChatGPT utile per attività quotidiane e ci aspettiamo di poter rendere il servizio disponibile di nuovo quanto prima”.

Molte le aziende che nelle ultime ore si chiedono come affrontare questo blocco, mentre anche i garanti della privacy di altri paesi, tra cui Germania, Francia e Irlanda sono al lavoro per adottare provvedimenti simili a quello italiano. Per ora il Consiglio dei garanti europei per la privacy e l’Autorità comunitaria per la protezione dei dati, interpellati da Wired, invece non si esprimono. Anche il Giappone e il Regno Unito studiano il dossier ChatGPT valutando gli eventuali provvedimenti da adottare verso l’algoritmo.

Categorie
Tecnologia

ChatGPT, OpenAi lo blocca in Italia

Author: Wired

Anche Sam Altman, il fondatore di OpenAi, ha preso parola sulla questione ed è intervenuto con un post su Twitter, annunciando lo stop temporaneo del servizio in Italia e precisando che rispettano le leggi.

Cosa succede adesso?

Il blocco immediato di ChatGPT è lo scenario più estremo che si potesse palesare. Ma si è presentato. Di fatto il Garante ha contestato a OpenAi l’uso senza consenso di dati personali per addestrare il suo algoritmo. In linea teorica, se l’azienda avesse sospeso il trattamento di quelli degli utenti italiani, avrebbe potuto proseguire con l’erogazione del servizio. OpenAi ha invece scelto di sospendere l’accesso.

Secondo il garante la startup OpenAi non ha mai fornito una informativa sul trattamento dei dati degli utenti e degli interessati. E, soprattutto, manca “una base giuridica che giustifichi la raccolta e la conservazione massiccia di dati personali, allo scopo di “addestrare” gli algoritmi sottesi al funzionamento della piattaforma”. Peraltro, siccome ChatGPT spesso restituisce risposte con errori, secondo il garante si configura anche “un trattamento di dati personali inesatto”. E poi c’è la questione minorenni. Sebbene ChatGPT si rivolga a chi ha più di 13 anni, non esiste un filtro per controllare l’età di chi lo usa. E quindi, concludono da piazzale Venezia, questo espone “i minori a risposte assolutamente inidonee rispetto al loro grado di sviluppo e autoconsapevolezza”. Una mossa simile a quanto fatto con TikTok.

OpenAi non ha una sede all’interno dell’Unione europea, ma ha designato un suo rappresentante in Irlanda, e ora ha 20 giorni di tempo per rispondere al Garante e spiegare come rispetta il Gdpr. Pena una sanzione fino a 20 milioni di euro o fino al 4% del fatturato globale annuo. Nella risposta data a Wired l’azienda riconosce che vengono adoperati anche dati personali e annuncia l’intenzione a ridurli. Tuttavia afferma di seguire con la massima attenzione tutte le regole sulla riservatezza delle informazioni. Inoltre sul sito di OpenAi è presente un modulo per la richiesta di modifica, cancellazione e trasferimento dei dati personali, diritti riconosciuti dal Gdpr. Insomma, OpenAi è pronta a difendere le sue posizioni e ottenere una revoca della sospensione dal trattamento dei dati.

Usare la Vpn

Chi vuole ricorrere ai servizi di ChatGPT, può farlo con una virtual private network, che consente di far rimbalzare la connessione su altre reti fuori dall’Italia aggirando così il blocco. Wired ha fatto alcune prove ed è riuscito ad accedere all’algoritmo.

Come precisato, il blocco imposto dal Garante riguarda il trattamento dei dati. È il primo caso al mondo. A fine aprile è in calendario un incontro delle autorità europee e il tema sarà sul tavolo. Non foss’altro per il clamore internazionale che sta suscitando. In Italia alcuni legali hanno espresso perplessità sulla linea dura scelta dal garante e sulla forma del provvedimento d’urgenza. Per adeguarsi a quanto scritto nel provvedimento dell’authority, la società di ChatGPT ha scelto anche di sospendere il servizio (una opzione che non era consequenziale, ma possibile), assicurando di voler tornare a offrirlo in Italia dopo aver chiarito con il Garante. La partita è aperta.