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Il più grande ospedale di Gaza è diventato un cimitero

Author: Wired

L’Al-Shifa, il più grande ospedale di Gaza, è diventato un cimitero. Circa 180 persone, compresi pazienti in terapia intensiva e minori, sono morte a causa dell’assenza di elettricità o per i bombardamenti di Israele. I superstiti stanno scavando una fossa comune nel cortile della struttura per disporre dei corpi, che per ora si trovano avvolti in sudari improvvisati all’esterno dell’edificio o nelle stanze frigorifere che però non funzionano più.

Il campo profughi improvvisato nel cortile dell'ospedale Al-Shifa, a Gaza City, il 7 novembrePerché Israele attacca gli ospedali di Gaza

Secondo Tel Aviv Hamas li starebbe usando come nascondigli e centri operativi. Le Nazioni Unite hanno ricordato a Israele che questo non li esime dall’obbligo di risparmiare i civili

Secondo Tel Aviv, nei sotterranei dell’Al-Shifa si troverebbe il quartier generale di Hamas. Per questo, da più di una settimana, è stato circondato e isolato dal mondo dalle forze di occupazione israeliane e sottoposto a bombardamenti. Sia Hamas che il personale dell’Al-Shifa hanno rigettato le accuse di Israele. Nel frattempo, però, i medici palestinesi stanno curando i feriti e i degenti intrappolati nell’ospedale come possono, al buio, senza apparecchiature elettroniche, ossigeno e anestesia.

Dei 39 neonati presenti nella struttura, tre sono morti dopo che le incubatrici hanno smesso di funzionare per l’assenza di corrente elettrica e i 36 ancora in vita sono stati messi a gruppi di otto per letto, così da scaldarsi a vicenda sotto coperte e vestiti, dato che i riscaldamenti non funzionano più. Secondo quanto riporta Reuters, Tel Aviv dice di aver messo a disposizione delle incubatrici portatili a batteria per poterli far uscire dall’ospedale, ma i palestinesi sostengono non ci siano stati accordi per procedere all’evacuazione.

Nell’ospedale, come ha dichiarato a Reuters il chirurgo Ahmed El Mokhallalati, stanno proliferando le infezioni, anche a causa dei corpi in decomposizione all’interno e all’esterno della struttura, e quando piove non possono nemmeno aprire una finestra per far circolare l’aria. Secondo El Mokhallalati e altre testimonianze raccolte per telefono all’interno dell’Al-Shifa dal Guardian, nessuno può lasciare l’edificio, perché i soldati israeliani sparano a chiunque metta piede fuori dal perimetro. Al contrario, Israele nega l’assedio e sostiene che le sue forze permettano l’uscita a chi si trova nell’ospedale.

Tel Aviv ha promesso di distruggere Hamas fino all’ultimo uomo, ma per farlo sta usando una brutalità che ha fatto sollevare condanne da molte organizzazioni internazionali, compresa l’Unione europea, per la mancanza di riguardo nel risparmiare vittime civili. Secondo l’organizzazione umanitaria Euro-med human rights monitor, le forze israeliane avrebbero anche aperto il fuoco contro dozzine di civili palestinesi in fuga da Gaza City, mentre stavano attraversando il corridoio umanitario sull’autostrada Salah al-Din.

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La guerra con Hamas sta affondando l’economia di Israele

Author: Wired

Il consenso del governo di estrema destra è friabile: 300 economisti di spicco hanno decretato che gli aiuti del ministero delle Finanze per le imprese in difficoltà non sono abbastanza, e scritto una lettera indirizzata a Netanyahu per dire che vanno redistribuiti altri miliardi di dollari destinati a regalie post-elettorali per gruppi ultra-ortodossi e ai coloni. “Il grave colpo subìto da Israele richiede un cambiamento fondamentale nelle priorità nazionali”, si legge nella lettera.

Nonostante tutto, la banca centrale rimane fiduciosa e ha ritoccato le previsioni di crescita per il 2023 dal 3% al 2,3%, stanziando da parte sua altri 30 miliardi di dollari per stabilizzare lo shekel. Israele è entrato in questo conflitto da una posizione finanziaria relativamente solida, con un basso rapporto debito-Pil, di nuovo al di sotto del 70% dopo un picco raggiunto durante la pandemia.

E non bisogna dimenticare gli alleati. Gli Stati Uniti stanno cercando l’approvazione del Congresso per un pacchetto di emergenza di 14 miliardi di dollari, principalmente in finanziamenti militari, oltre ai 3,8 miliardi di dollari annui che Israele già riceve. L’eventuale elezione a presidente degli Stati Uniti di Donald Trump, nel novembre 2024, non dovrebbe mettere in discussione il cordone ombelicale tra i due Paesi, specie se l’unico outsider fuori dal duopolio politico, l’indipendente Robert Kennedy Jr., è sì contrario al coinvolgimento statunitense in Ucraina (oltre che un antivaccinista incallito) ma è ancora più filo-israeliano dei due contendenti principali.

Tradizionalmente, l’economia israeliana si è dimostrata resiliente nella guerra. La Banca d’Israele ha calcolato che la guerra del 2014 a Gaza è costata appena l’0,4% del pil mentre la guerra del 2006 in Libano 0,5%. Questa volta, però, c’è un’invasione di terra di mezzo, un nemico più determinato che mai (e meno stupido di quanto si pensi) e un assetto internazionale che potrebbe rendere la protezione statunitense meno solida che in passato. Una guerra di lungo corso potrebbe costare davvero più cara delle altre volte, e far cambiare opinione anche agli israeliani più intransigenti.

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Perché Israele attacca gli ospedali di Gaza

Author: Wired

Mentre il numero di persone uccise nello scontro tra Israele e Hamas ha superato le 11mila, di cui 4mila minori, i combattimenti si stanno concentrando attorno agli ospedali di Gaza. Per Israele, le strutture sanitarie palestinesi avrebbero perso il loro status di obiettivi protetti dal diritto internazionale, perché Hamas vi avrebbe appositamente posizionato le proprie infrastrutture e nascondigli.

Secondo le testimonianze e le dichiarazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità (oms) riportate da Reuters, almeno quattro ospedali di Gaza sarebbero sotto attacco o circondati dai carri armati israeliani. Tra questi c’è anche l’Al Shifa, il più grande di tutta la Striscia, nel cui seminterrato Tel Aviv ritiene si trovi il centro operativo di Hamas. L’unica cosa certa però, è che al suo interno e nel cortile della struttura si trovano molti sfollati palestinesi, che risultano esposti al fuoco israeliano.

Qualsiasi tentativo israeliano di impadronirsi dell’Al Shifa rischierebbe di provocare pesanti perdite tra i civili, innescando una forte reazione internazionale. Human rights watch ha già denunciato il pericolo per i civili e i minori. Mentre l’alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Volker Turk, ha dichiarato che qualsiasi uso di civili da parte di gruppi armati palestinesi per farsi scudo è in contrasto con le leggi di guerra, ma che tale comportamento non esime Israele dall’obbligo di risparmiare i civili.

Tel Aviv ha però già dimostrato di dare molto poco peso alle indicazioni delle Nazioni Unite, tanto da aver sospeso i visti di ingresso nel paese per i funzionari dell’organizzazione. Secondo il portavoce del governo israeliano, Eylon Levy, l’ospedale Al Shifa ha perso la sua protezione internazionale ed è diventato un obiettivo legittimo nel momento in cui Hamas lo ha scelto come quartier generale. Israele sembra quindi intenzionato a non allentare la presa sulle strutture sanitarie, nonostante non ci siano conferme indipendenti di quanto detto da Levy.

Oltre all’Al Shifa, le truppe israeliane hanno colpito anche l’ospedale indonesiano, incendiato parte dell’ospedale pediatrico e oncologico Rantissi e hanno circondato gli ospedali Al-Quds e Nasser. A parte i degenti più gravi o in terapia intensiva, molte persone stanno cercando di lasciare le strutture per paura dei combattimenti. Si spera che Israele attivi finalmente le pause umanitarie che ha promesso, ma ancora non concesse, permettendo a malati e civili di abbandonare gli ospedali e recarsi nelle strutture di emergenza, come la nave ospedale Vulcano italiana, prima di scagliarsi su queste strutture.

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Ci si può fidare dei numeri di Hamas sulle vittime di Gaza?

Author: Wired

Nelle scorse tre settimane quasi 1.500 persone in Israele e oltre 9.000 a Gaza sono state uccise nel conflitto tra lo Stato ebraico e Hamas. È una cifra che non ha pari negli scontri guerre degli ultimi cinquant’anni in Palestina. Questo, almeno, è ciò che si può dire o scrivere se ci si attiene ai numeri ufficiali emersi dalla regione. A metterli in dubbio, non per primo ma da una posizione di rilievo unica, è stato il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, il 26 ottobre, dicendo che i dati sulle vittime palestinesi provenienti dal ministero della Salute di Gaza vanno presi con le pinze. “Non ho alcuna idea che i palestinesi dicano la verità su quante persone sono state uccise – ha detto Biden ai giornalisti -. Non ho fiducia nel numero che i palestinesi stanno usando“.

Sono commenti che hanno incendiato i sostenitori della causa palestinese, secondo i quali si trattava di una negazione della sofferenza dei civili dopo settimane di assedio e di bombardamenti indiscriminati. Non ha aiutato, alla causa, anche la vicenda mediatica dell’ospedale di Gaza bombardato due settimane fa, attacco largamente attribuito nelle prime ore dalla stampa occidentale a un incursione aerea israeliana, poi più probabilmente causato da un razzo di Hamas finito fuori bersaglio o intercettato dal sistema di difesa di Gerusalemme. Il numero inizialmente diffuso di morti, 500, è risultato incongruo con le prime immagini diffuse all’indomani della tragedia e poi ridimensionato. Quelli schierati sul fronte pro-Israele, così, hanno avuto un’arma retorica in più per dubitare di ogni cifra emessa dal gruppo radicale che controlla la Striscia.

Nonostante la propaganda incrociata, si è fatta largo tra gli addetti ai lavori una discussione su come vengano prodotti questi numeri sulla loro affidabilità, con alcuni che sostengono che le cifre riflettono un lavoro accurato da parte dei medici sul campo, e altri che invece li ritengono politicizzati o influenzati da Hamas.

Foto di ostaggi in mano ad HamasCosa sappiamo degli ostaggi catturati da Hamas

Sarebbero più di 200 persone con circa 40 diverse nazionalità. Molte proverrebbero dagli Stati uniti, dalla Thailandia, dalla Germania, dal Regno Unito e dalla Francia. Tra loro anche 33 minori

L’analisi

Due studiosi, Michael Spagat e Daniel Silverman, rispettivamente economista della Royal Holloway University di Londra e politologo della Carnegie Mellon University di Pittsburg, specializzati nel conteggio dei morti nelle guerre, hanno affrontato i dati sulle vittime provenienti da Gaza per capire cosa dicono su chi è stato ucciso. Hanno ottenuto così dal ministero della Salute di Gaza, l’organo ufficiale responsabile di quei dati e di fatto emanazione di Hamas, un documento senza precedenti che elenca il nome, il numero di identificazione, il sesso e l’età di ciascuna delle vittime registrate fino a quel momento.

Passando a setaccio quei numeri, relativi anche alle guerre passate tra Israele e Hamas, i due ricercatori li hanno trovati consistenti con quelli forniti da un progetto di censimento alternativo, condotto dall’organizzazione israeliana per i diritti umani B’tselem. Va notato che i numeri di B’tselem non sono privi di controversie, con critici che sostengono che ci sono 14 casi che l’organizzazione avrebbe classificato erroneamente come “non uccisi mentre combattevano“. Tuttavia c’è una stretta coerenza tra i dati del ministero della Salute e delle Nazioni Unite per le guerre di Gaza del 2008, 2014 e 2021. In poche parole i dati di Hamas nei conflitti precedenti con Israele si sono dimostrati affidabili, ed è probabile che lo siano anche stavolta.

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Israele ha accerchiato Gaza City

Author: Wired

L’invasione è cominciata venerdì 27 ottobre e da allora le forze israeliane hanno fatto sapere di aver perso 18 unità e ucciso decine di miliziani di Hamas. Tuttavia è in questo momento che le cose cominciano a farsi davvero pericolose anche per Israele. I combattimenti si spostano all’interno della fitta rete sotterranea di Hamas, dove la formazione fondamentalista ha un chiaro vantaggio strategico e i militari israeliani rischiano di cadere in trappole e finire incastrati nei tunnel nemici.

Nel frattempo, il bilancio delle vittime tra i palestinesi è aumentato a oltre 9 mila persone e in tutto il mondo aumentano le critiche verso la brutalità indiscriminata del governo di Tel Aviv e delle sue truppe. Un video riportato da France 24 mostra dei soldati israeliani legare il corpo di un palestinese a un veicolo e trascinarlo lungo le strade di Gaza e l’agenzia stampa palestinese Wafa denuncia come anche l’unico ospedale oncologico della zona sia stato costretto a chiudere a causa dei bombardamenti israeliani.

Anche gli Stati Uniti si stanno muovendo per ottenere un cessate il fuoco da Netanyahu, nonostante abbiano votato contro alla risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite a riguardo. Come riporta il New York Times, la Casa Bianca starebbe cercando di ottenere una “pausa” dell’invasione per ragioni umanitarie, così da consentire l’ingresso degli aiuti a Gaza e lo spostamento dei civili in zone sicure. Anthony Blinken, il principale diplomatico statunitense, è arrivato a Tel Aviv per questo motivo e, mentre scriviamo, si trova a colloquio con Netanyahu e i membri del Consiglio di guerra israeliano.