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Just Eat vuole assumere altri duemila rider

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Just Eat ha presentato alla stampa il suo hub di Milano, già operativo, che segue quelli di Roma e Firenze. Ma l’espansione del servizio continua in altre città, come indicato da Daniele Contini, country manager di Just Eat Italy : “Stiamo espandendo le città nelle quali siamo già presenti: le 24 con le quali abbiamo chiuso il 2022, le altre cinque che abbiamo già aperto (Pescara, Novara, Livorno, Udine, Ravenna, ndr). Stiamo espandendo questo modello e continueremo anche nel corso dei prossimi mesi – giugno, luglio- con ulteriori lanci che sono già stati programmati. Sono contento che il percorso continui; prevediamo di arrivare a inserire fino a 2 mila ulteriori rider nel corso dell’anno sia per espandere le città dove già siamo che aprire quelle nuove, naturalmente una parte di questi nuovi inserimenti fa parte del naturale ricambio della flotta esistente.

A Milano, una delle città più rilevanti per il suo business (sono 2.500 i ristoranti partner, di cui il 77% hanno scelto il modello di delivery con rider Just Eat) i rider dell’azienda potranno quindi contare su oltre 520 metri quadrati di spazi e su una flotta di 78 scooter elettrici Cooltra. L’azienda opererà con oltre 100 rider dipendenti, di cui sedici sono nuove assunzioni. L’hub, un open space, consentirà ai rider, preso lo zaino sanificato in una stanza apposita, di partire alla volta delle destinazioni con gli scooter dopo un check al desk (processo ripetuto al ritorno, ndr). Nel sito ci sono anche uffici per lo staff, quindi impiegati con mansioni di coordinamento per il funzionamento della struttura, sale riunioni e formazione per i rider dipendenti e magazzini per stoccare i materiali per il lavoro, compresi i dispositivi di protezione individuale.

Sebbene tutta la flotta sia stata informata dell’apertura dell’hub, i rider che si portano alla sede utilizzano un mezzo dell’azienda, mentre nulla cambia per coloro che, con il mezzo privato, partono dagli starting point distribuiti nel resto della città, collocati in punti strategici anche rispetto ai bacini di utenza, intesi come ristoranti che hanno più ordini.

L’apertura dell’hub milanese arriva a poco più di due anni dalla sigla dell’accordo sindacale del 2021 che tutela quindi gli oltre 2.500 rider dipendenti assunti con contratto di lavoro subordinato. Come sottolineato alla presentazione da Davide Bertarini, Head of delivery di Just Eat Italia, ci sono anche altri aspetti da sottolineare, in particolare sul fronte diversity e inclusione in un settore, quello della logistica, generalmente a trazione maschile: “Oggi il dieci per cento dei rider di Milano sono donne. Una percentuale che deve crescere ancora di più. Ma c’è anche tanto altro, oggi il 45% dei rider in Italia sono stranieri di varie nazionalità. La permanenza in azienda è varia, anche ventiquattro mesi, quindi si tratta di un lavoretto. Il 40% dei rider ha meno di trent’anni, il 20% più di quaranta. Anche grazie alle tutele che creiamo non è più solo un lavoro per categorie tradizionali”.

Al fine di implementare un modello di delivery responsabile, Just Eat ha anche deciso di avviare un progetto pilota in ambito sicurezza supportato dal Comune di Milano e dall’Università Statale. Alla presentazione dell’hub era presente anche l’assessora allo Sviluppo economico e politiche del lavoro del comune Alessia Cappello, secondo cui “la volontà di Just Est di avviare un progetto dedicato alla sicurezza è un passo significativo che conferma l’importanza della sinergia con cui è possibile creare una rete con l’obiettivo di rendere sempre migliore, vivibile e sostenibile la nostra città. Un esempio costruttivo di dialogo tra istituzioni pubbliche e soggetti privati che può essere stimolo anche per altri operatori”. Secondo Cappello, inoltre, la presenza di una flotta sostenibile è un buon segno in relazione al tema di una mobilità meno impattante, più morbida, che è rilevante per Milano tutta.

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Il grande successo della prima edizione del Festival universitario 2023

Author: Wired

Con migliaia di ragazzi in coda sin dalle prime ore del mattino, la prima edizione del Festival universitario 2023, il più grande evento universitario di carattere nazionale si è tenuto per la prima volta sabato 13 maggio presso il Talent Garden di Milano in Via Calabiana. Un grande festival, organizzato da University Network, la realtà leader in Italia con oltre un milione di studenti coinvolti e con una presenza capillare in oltre 35 università italiane che ha visto due grandi palchi per un’unica e irrinunciabile giornata in cui formazione, tecnologia e sostenibilità sono state assolute protagoniste.

Festival universitario 2023 il successo della prima edizione

www.albertofeltrin.com

La prima edizione del Festival universitario 2023 si è prospettata davvero in grande stile. Durante tutta la giornata, a partire dalle ore 10 sino alle 18.00, sul palco principale e nella Workshop room si sono susseguiti non stop speech, workshop e incontri interattivi condotti da illustri ospiti e personalità di rilievo dal mondo dell’imprenditoria, giornalismo, formazione, sostenibilità, tecnologia, finanza, sport, moda, social media, intrattenimento e molti altri. Gli studenti che hanno partecipato al Festival hanno avuto l’occasione di farsi ispirare da oltre 50 ospiti, esperti di fama nazionale e internazionale, trovando al contempo opportunità lavorative, fare nuove amicizie grazie alle apposite attività di networking, provare visori, robot, simulatori, consolle e molto altro dal mondo della tecnologia allestiti negli appositi spazi e stand dedicati. 

Di seguito gli ospiti e professionisti che hanno aderito alla manifestazione e che hanno composto i differenti panel negli incontri diurni sul palco principale e nella Workshop Room: Demetrio Albertini (ex calciatore e presidente del settore tecnico Figc), Carolina Chiapperom (innovation manager presso Juventus Football Club), Edoardo Cavrini (affiliate manager di Outpump), Ida Galati (fashion teller), Tiziano Guardini (stilista), Michela Gattermayer (fashion creative director di Donna Moderna), Carmine Infante (microenterprise leader consumables Hq di Haier Europe), Claves (speaker radiofonico presso Radio m2o), Marlen (speaker radiofonica presso Radio m2o), Federica Negri (head of sales business management di Engineering), Leonardo Decarli (content creator e attore), Michele Molteni (youtuber e content creator), Michela Remedia (junior user interface designer presso Assist Digital), Maria Elena Viola (direttrice Donna Moderna), Alessandro Cascavilla (Ale Economista), Gianluca Daluiso (direttore responsabile di Cnc Media), Valentina Di Maio (national professional consultant di QiBit), Thomas Valmacco (Hr senior national professional consultant di Gi Group), aledellagiusta (creator), Giovanni Papa (marketing solutions account director di LinkedIn), Marco Caspani (marketing director di Ticketmaster), Alessandro Nodari (candidate management ed employer branding di Gi Group), Simona Ballatore (giornalista a Qn – Il Giorno), Maria Vittoria Rossetti (employer branding specialist di Haier Europe), Jack Woods (insegnante di inglese presso British Council), Martina Riva (assessora allo Sport, al turismo e alle politiche giovanili del comune di Milano), Luca de Gaetano (fondatore di Plastic Free), Vincenzo Ricci (3Bee), Davide Dattoli (presidente e fondatore di Talent Garden), Chiara Trombetta (Startup Italia), Gianluca di Marzio (giornalista e reporter Skysport), Fabiana Andreani (@fabianamanager, Ambassador Haier Europe), Rebecca Trevisan Sara Gigliotti (@humanrecruiter, Group Employer Branding Manager Haier Europe), Anna Schieppati (Career Advisor, Talent Garden), Arianna Gamannossi (content creator e social media, Vois), Rebecca Trevisan (Talent Garden), Isabella Daiana Dancs (cybersecurity proposal engineer Sicuritalia Spa,) Tommaso Conte (Milano Says), Stefano Maiolica (Un Terrone a Milano), Leonardo Tamburrini (Starting Finance), Lorenzo Ferrari (amministratore delegato e fondatore di Smar Talks).

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Economia Tecnologia

Milano Digital Week, al via la call per sondare l’intelligenza digitale, collettiva, della città

Author: Wired

La sesta edizione della Milano Digital Week sarà di scena in autunno, dal 5 al 9 ottobre, ma i soggetti e le esperienze che rendono possibile la grande trasformazione digitale, che cambia la vita associata e urbana, possono già mettersi in gioco per contribuire e fare la propria parte.

Uno degli assi portanti della manifestazione promossa dal Comune di Milano è, infatti, la Call for proposal che invita startupper, cittadini, professionisti, aziende a lanciare e presentare un evento, che racconti come e perché la trasformazione digitale sia in atto e quali impatti può produrre sulla vita della città, non solo a grandi livelli, ma anche nelle piccole prassi quotidiane, che a conti fatti rappresentano il vero punto di intersezione tra tecnologie e vita vera delle persone.

In vista della prossima edizione, la call è quindi aperta sul sito della manifestazione (dal 18 aprile al 30 giugno prossimo) e attende i contribuiti di tutte le realtà che hanno idee, progetti ed esperienze in merito. Gli interessati possono avanzare la propria candidatura sul chatbot della piattaforma (nella sezione Proponi evento) e farsi avanti. La sesta edizione si inserisce, anche tematicamente, sulla scia della precedente, ovvero una riflessione sullo sviluppo dei limiti. Un tema certamente non semplice e non a caso la suggestione di partenza per sceglierlo come frame della manifestazione rimandava al testo (pubblicato nel 1972) I limiti alla crescita (altrimenti noto nel nostro paese come I limiti dello sviluppo. Rapporto del System Dynamics Group Massachussets Institute of Technology (Mit) per il progetto del Club di Roma sui dilemmi dell’umanità).

La riflessione non può che continuare oggi, in un’era dove lo sviluppo economico non è più un moloch intoccabile a cui sacrificare comunità, territori, appartenenze, ideologie, ma il vero fulcro di più rivoluzioni che si intersecano, quella energetica, quella ambientale, quella dei modelli di produzione e di possesso dei beni. Non può restare fuori il digitale che trasforma sempre di più l’agire umano; talvolta consente di superare limiti (come ha dimostrato la pandemia), talvolta ha bisogno di limiti a sua volta, per uno sviluppo virtuoso delle possibilità che mette a terra trasformandosi in tecnologie, servizi, opzioni, prodotti, modelli di comportamento e fruizione di esperienze. L’evento milanese vuole quindi portare all’attenzione del pubblico il tema dello sviluppo dei limiti ma, essendo un appuntamento realizzato anche dalla cittadinanza e che a quest’ultima si rivolge, deve planare anche sulla valorizzazione delle esperienze e degli approcci che sono già realtà nel tessuto urbano ( e che la stessa macchina amministrativa propone).

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Milano, il presidio per il riconoscimento delle famiglie omogenitoriali

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È tutto pronto per il presidio, intitolato Giù le mani dai nostri figli e dalle nostre figlie e organizzato dall’associazione Famiglie Arcobaleno, I Sentinelli di Milano e Cig Arcigay, che chiede il riconoscimento delle famiglie omogenitoriali. Si svolgerà a Milano, in piazza della Scala, sabato 18 marzo, alle ore 15: la manifestazione, che sarà condotta da Vladimir Luxuria, è stata indetta dopo lo stop delle trascrizioni dei certificati di nascita esteri dei bambini con due papà e la formazione di atti di nascita con due mamme imposto al Comune di Milano. Era stato proprio Beppe Sala l’anno scorso a luglio, dal palco del Pride, ad annunciare che avrebbe ripreso le trascrizioni, che si erano interrotte nel 2020 a seguito di una sentenza della Cassazione. 

La posizione del Comune

Durante la presentazione del presidio, avvenuta a Milano, il sindaco Sala ha criticato la posizione assunta fino a questo momento dall’esecutivo di Giorgia Meloni: “Quello che noto in questo governo è una voglia di stravincere e passare anche sopra le istanze del Paese – ha detto Sala – Lo stravincere nella vita non va mai bene e il governo sta pensando di umiliare chi la pensa in modo diverso. Non va umiliata la società e non vanno ignorate un certo tipo di istanze e su questo il governo si sta muovendo molto male. Il primo cittadino del capoluogo lombardo non si è pentito di quanto fatto in questi mesi e anzi “sto cercando delle alleanze con sindaci nazionali ma anche internazionali” perché “non escludo di trovare atteggiamenti anche più coraggiosi nel sistema dei sindaci e dei Comuni, voglio capire come e trovare una formula perché questo tema vada al di là di Milano”. Come aveva già fatto nei giorni scorsi, il sindaco ha ribadito l’importanza di un intervento normativo sul tema: la politica non può non discuterne in Parlamento. Voglio vedere in Parlamento una discussione sana e concreta, in cui ognuno si espone e ha anche la faccia di dire ‘non mi interessa del tuo problema’. Io garantisco che ci sarò perché è il ruolo del sindaco di occuparsi anche della questione dei diritti, soprattutto in una città come Milano. Io non mi voglio accontentare della testimonianza, non basta”. Sottolineando quello che lui definisce un vuoto normativo, Sala aggiunge di essersi fermato nelle trascrizioni “non per mancanza di coraggio ma perché è il momento di richiamare il tema e anche perché stiamo vivendo una escalation. La trascrizione di figli di due madri nati all’estero era in sicurezza fino a pochi giorni fa e adesso viene impugnata dalla Procura. Quindi bisogna affrontare la questione”.

Il flash mob: tutti in piazza con una penna

Il portavoce dei Sentinelli, Luca Paladini, ha parlato del flashmob che verrà organizzato durante il presidio, invitando tutti i partecipanti a portare con sé una penna a sfera: “Rappresenteranno le firme che non si possono più fare – ha spiegato -. Da domani noi siamo in mobilitazione permanente, perché sono entrati nella carne viva di queste famiglie. Abbiamo un problema enorme rappresentato da questo governo”. In piazza sarà allestito un palco dove si alterneranno gli interventi delle associazioni e le testimonianze delle famiglie arcobaleno che hanno lanciato nuovamente l’appello per unire più amministratori locali possibili e avere così più forza nel portare avanti la loro battaglia: “Chiediamo ai sindaci italiani di disobbedire e domani in piazza lanceremo proprio la campagna ‘Disobbediamo’ – ha dichiarato Alessia Crocini, presidente nazionale dell’associazione Famiglie Arcobaleno -, perché si possa creare un movimento di opinione, le leggi ingiuste non vanno rispettate e vanno contrastate

“Che paura fa la piena uguaglianza? Cosa toglie? Nulla – ha aggiunto Alice Redaelli, Presidente del Cig Arcigay Milano – A togliere è il Governo, se la sua priorità è quella di impedire che migliaia di bambini abbiano maggiori tutele. I registri erano una possibilità delle amministrazioni comunali di porre un rimedio a un problema più grande. È urgente una riforma seria e concreta delle adozioni per tutti. Lo Stato dovrebbe sempre pensare di estendere i diritti, non restringerli. I bambini delle famiglie arcobaleno hanno diritto a uno sviluppo sereno nel tessuto sociale dell’Italia come avviene per i loro coetanei in tantissimi altri Paesi d’Europa e del mondo. Basta deciderlo. Bastano una penna e volontà civica e politica”. La manifestazione di Milano ha avuto l’appoggio anche di molti personaggi del mondo dello spettacolo, come la cantante Madame che forse sarà in piazza, ma anche Tiziano Ferro, Roy Paci, Paola Turci, Nancy Brilli, che hanno dedicato alla mobilitazione di Milano alcune stories sui social. Hanno aderito al presidio anche diversi partiti politici: in piazza oltre al Pd con la segretaria Elly Schlein, ci sarà anche +Europa con il segretario Riccardo Magi, il Movimento 5 Stelle, Sinistra Italiana, i Radicali, ma anche l’associazione Luca Coscioni. Il sindaco Sala, come aveva già anticipato nei giorni scorsi, non sarà in piazza della Scala. Gli organizzatori hanno precisato però che nessun politico parlerà dal palco: lo spazio sarà dedicato alle famiglie e le loro storie. 

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Milano, le residenze virtuali portano alla luce gli invisibili che vivono in città

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A Milano ci sono seimila residenze fittizie di persone che abitano in città ma che non riescono ad avere, per diversi motivi, un alloggio ufficiale. L’amministrazione dal 2019 ha attivato il servizio ResidenzaMi, che, attraverso indirizzi di case comunali o sportelli gestiti dal terzo settore per suo conto, permette di registrare in quei luoghi la propria residenza. Era pensato soprattutto per le persone senza fissa dimora ma nel tempo si è scoperto che a usufruirne è anche chi non ha un contratto d’affitto regolare o vive in un posto letto in una stanza. “Il numero di persone che usano il servizio è cresciuto nel tempo, questo anche perché non è usato solo dalle persone senza fissa dimora: stiamo cercando di provare a distinguere in modo più preciso i casi sociali legati alla grave marginalità adulta da tutte le altre richieste”, spiega l’assessore al Welfare del Comune di Milano, Lamberto Bertolé. 

La residenza è cruciale per poter accedere a una serie di diritti, come per esempio l’assistenza sanitaria: “Una persona che ha problemi di tossicodipendenza per essere presa in carico dal sistema sanitario regionale e inviata in una comunità terapeutica deve avere una residenza. Come Comune ci siamo occupati di alcune decine di casi di persone che volevano intraprendere un percorso terapeutico ma questo scoglio burocratico era difficile da superare”, prosegue l’assessore. Ci sono al momento cinque sportelli in città dove rivolgersi per questo servizio: via Strehler (nel Municipio 1), via Oglio (nel Municipio 4), viale Tibaldi (nel Municipio 5), viale Legioni Romane (Municipio 6) e via Quarenghi (Municipio 8). Da Palazzo Marino fanno sapere che sono già stati individuati due spazi per poter ospitare il servizio anche nel Municipio 2 e 9, che apriranno a breve.

article imageLe 3 città italiane in cui è quasi impossibile trovare casa a prezzi accessibili

A Milano, Venezia e Bologna il caro affitti rischia di tagliare fuori dal mercato sempre di più persone povere, studenti, migranti e quel ceto medio che, tra inflazione e stipendi fermi, sta perdendo potere d’acquisto. E se gli affitti sono sempre più cari, nei contesti urbani (anche nelle periferie) i prezzi delle case ormai sono alle stelle

La residenza è una porta d’accesso per i diritti 

Avere la residenza permette di richiedere documenti come la carta di identità o la tessera sanitaria e di godere di alcuni diritti fondamentali: dalla salute (come la scelta del medico di base) all’istruzione, dal lavoro al voto, oltre ad avere un luogo dove ricevere la posta ed essere rintracciabile. Il progetto ResidenzaMi è gestito dalla Casa della carità in associazione temporanea di impresa con Caritas Ambrosiana e Cooperativa Farsi prossimo. Per accedere agli sportelli si deve presentare una relazione redatta dai servizi sociali che certifica la permanenza fisica su un territorio da almeno sei mesi. Chi non è in carico ai servizi può presentarsi al cosiddetto “sportello filtro” nella sede della Casa della carità in via Francesco Brambilla o al Centro Sammartini. 

“La legge italiana prevede la possibilità di avere la residenza se la persona presenta un rogito o un contratto di affitto regolare , quindi molti fragili sono esclusi, creando di fatto una contraddizione perché la residenza dovrebbe essere il luogo dove si vive – spiega Fiorenzo De Molli, responsabile degli sportelli ResidenzaMi – di fatto è proibito darla a chi ha un affitto in nero, a chi vive in un pensionato o in spazi impropri e luoghi di fortuna, a chi ad esempio abitava in una casa popolare con i genitori, si è sposato e poi ha divorziato e ora è obbligato a tornare in famiglia. Si era regolamentato in questo modo per la sicurezza, ma in questo senso siamo di fronte a un autogol: non sai nemmeno chi vive davvero negli appartamenti” .