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Tecnologia

Twin, l’esoscheletro che permette alle persone paraplegiche di camminare

Author: Wired

La scelta progettuale di Iit e Inail è stata quella di partire dall’ascolto dei pazienti. “Quando abbiamo avviato il progetto, ormai nel 2010, abbiamo iniziato raccogliendo i loro bisogni e le loro aspettative – ha ricordato Emanuele Gruppioni, direttore tecnico dell’Area ricerca del Centro protesi di Inail -. Lo abbiamo fatto sia attraverso dei questionari che organizzando delle tavole rotonde, in cui abbiamo ascoltato direttamente da loro quali fossero le loro necessità”.

Il risultato è “un apparecchio che più lo utilizzi e più ti dimentichi di avere addosso”, ha affermato Davide Costi, uno dei due pazienti. L’altro è Alex Santucci, che hanno testato il device durante le sue fasi di sviluppo. “All’inizio – ha aggiunto Santucci – io ho cominciato come se fosse un gioco, lo pensavo soprattutto per la mia riabilitazione. Ora ho capito che stiamo facendo qualcosa che potrà essere d’aiuto a tante altre persone”.

I benefici per la salute

Non ci sono solo gli aspetti psicologici legati alla possibilità di assumere nuovamente la posizione eretta. Sono diversi i benefici per i pazienti che utilizzano l’esocheletro. Il primo riguarda il miglioramento delle funzionalità intestinali. “L’esercizio con l’esoscheletro modifica l’asse intestino cervello”, ha sottolineato Franco Molteni, direttore dell’unità operativa complessa Recupero e riabilitazione funzionale di Villa Beretta, uno dei centri ospedalieri coinvolti nello sviluppo di Twin.

Ci sono poi benefici di natura cardiovascolare, legati al movimento che viene svolto grazie all’esoscheletro, ed altri legati alle disfunzioni vescicali che affliggono i pazienti con lesioni spinali. Certo, indossare il dispositivo richiede anche una preparazione. “Lavoriamo innanzitutto per rinforzare il tronco”, ha spiegato Ilaria Baroncini, medico fisiatra dell’Unità spinale del Montecatone Rehabilitation Institute, l’altra struttura che ha lavorato con l’Iit e Inail. “Il messaggio che vogliamo trasmettere ai clinici – ha aggiunto – è che bisogna iniziare più precocemente possibile la riabilitazione con l’esoscheletro, perché può stimolare anche la neuroplasticità corticale dei pazienti”.

Gli sviluppi futuri

“Siamo all’inizio di un percorso triennale per ottenere le certificazioni europee necessarie alla commercializzazione e per verificare l’efficacia clinica del device”, ha spiegato Matteo Laffranchi, coordinatore del Rehab Technologies Lab creato da Iit e Inail per lo sviluppo di questo progetto. Dopodiché, “dovremo trovare un partner industriale per la commercializzazione. Che però ci sia la volontà di procedere speditamente lo ha sottolineato in chiusura dell’evento il presidente dell’Istituto italiano di tecnologia, Gabriele Galateri di Genola, con quattro semplici parole: “Dobbiamo fare in fretta”.

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Economia Tecnologia

Il progetto per portare Hyperloop in Veneto

Author: Wired

Hyperloop Italia parlava di “rotte già individuate per le quali è imminente l’avvio di studi di fattibilità funzionali allo sviluppo di progetti altamente tecnologici e innovativi” nel campo dei trasporti già nel 2020. L’idea era quella di portare in Italia il sistema di trasporto futuribile, che sfrutta tubi a bassa pressione per far sfrecciare i moduli. Da là a poche settimane arrivò l’annuncio della sottoscrizione di una lettera d’intenti firmata dalla società di Gabriele Bibop Gresta per uno studio di fattibilità semestrale sul collegamento tra la stazione ferroviaria di Cadorna a Milano con l’aeroporto di Malpensa in dieci minuti, contro gli attuali 37 con i treni tradizionali.

A quattro anni di distanza, sul sito di Hyperloop Italia di questo percorso si parla ancora al futuro: “Lo studio di fattibilità – si legge – darà modo alla società italiana di poter presentare un’analisi economica, finanziaria e giuridica in grado di fornire tutti gli elementi essenziali per valutare la migliore rotta possibile”. E nel frattempo Hyperloop One, società del gruppo Virgin che non c’entra nulla con la startup italiana ma che lavora alla medesima tecnologia, prima di Natale ha alzato bandiera bianca.

Cosa succede in Veneto

In Italia Hyperloop ha annunciato una firma tra Concessioni autostradali venete (Cav), la società che gestisce le autostrade della regione, e il consorzio Hyper Builders per sviluppare un progetto in Veneto. Ad assicurarsi il contratto del valore di 4 milioni per lo studio di fattibilità, si legge in una nota, è stata Webuild, la più importante società italiana di costruzioni, in joint-venture con Leonardo, il campione nazionale della difesa. HyperloopTT e Hyperloop Italia figurano quali fornitori di tecnologia e progettisti designati, mentre la società di certificazione Rina si unisce come progettista supplementare.

Nelle intenzioni il progetto dovrebbe porre le basi per la realizzazione del primo prototipo operativo al mondo, Hyper Transfer, del valore stimato di circa 800 milioni. Esso sarà finanziato “da Cav, Regione Veneto e ministero delle Infrastrutture e dei trasporti”, e sarà un test “che permetterà di normare a livello nazionale e in Europa un sistema di trasporto che ad oggi di fatto non esiste”.

I prossimi passi

Le fasi previste sono in tutto tre: studio di fattibilità, progettazione e realizzazione del prototipo con sperimentazione. Al termine e al buon esito della prima, Cav potrà decidere se proseguire con la seconda, che prevede la progettazione vera e propria del prototipo e della linea. Dopodiché potrà scegliere se procedere con la terza, che prevede la realizzazione del prototipo e della linea di Test Track, la sperimentazione sul campo ed il collaudo e la certificazione finale dell’infrastruttura.

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Economia Tecnologia

Il primo robot che si muove come una pianta rampicante

Author: Wired

Un team di ricerca dell’Istituto italiano di tecnologia (Iit) di Genova ha recentemente presentato un innovativo robot chiamato FiloBot, ispirato alle piante rampicanti, capace di costruire il proprio corpo in modo autonomo grazie a una tecnica di stampa 3D integrata. Descritto in dettaglio in un articolo sulla rivista scientifica Science Robotics, il FiloBot utilizza una termoplastica per la crescita, permettendo al robot di adattare passivamente la sua forma all’ambiente circostante.

La mente dietro questo progetto è quella di Barbara Mazzolai, a capo del laboratorio Bioinspired soft robotics di Iit di Genova. L’ispirazione, fa sapere la ricercatrice, è giunta dall’osservazione delle strategie di esplorazione delle piante rampicanti che si muovono nell’ambiente attraverso la divisione cellulare e l’allungamento implementato alle estremità dei germogli e delle radici in risposta a stimoli esterni, come luce o gravità. “La natura sessile delle piante ci porta a pensare che non si muovano. Al contrario, si muovono continuamente in modo mirato, efficace ed efficiente, ma su una scala temporale non facilmente percepibile dall’essere umano se non attraverso strumenti di osservazione, come ad esempio il time-lapse”, commentano Barbara Mazzolai ed Emanuela Del Dottore, prima autrice dello studio.

Il FiloBot, nato nell’ambito del progetto europeo GrowBot, è in grado di fare lo stesso: infatti è progettato per crescere dalla sua testa robotizzata sfruttando una tecnica di stampa 3D additiva. Questo processo consente al robot di adattare la sua forma in modo passivo, rispondendo alle caratteristiche dell’ambiente che lo circonda. Equipaggiato con sensori che replicano le capacità sensoriali delle piante, il FiloBot è in grado di percepire la forza di gravità e il tipo di luce circostante, guidando attivamente la direzione della sua crescita.

Queste caratteristiche del FiloBot lo rendono idoneo per una vasta gamma di applicazioni, tra cui l’esplorazione di ambienti complessi, il monitoraggio ambientale e la perlustrazione di aree difficili da raggiungere. L’utilizzo di una combinazione di adattamento passivo e attivo riduce i costi energetici e di materiale, aprendo la strada a un futuro in cui robot autonomi possono esplorare e adattarsi in modo efficiente a contesti ambientali mutevoli e sconosciuti.

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Economia Tecnologia

Anche Oracle investe sull’AI

Author: Wired

La società informatica Oracle integrerà l’intelligenza artificiale generativa in tutto i propri prodotti tecnologici, sia per quanto riguarda il cloud computing sia nelle soluzioni on-premises. Oracle cloud infrastructure (Oci) generative AI si presenterà come un servizio completamente gestito utilizzabile tramite Api, capace di lavorare in oltre cento lingue e perfettamente integrato con il modello linguistico di grandi dimensioni (Llm) della canadese Cohere e con quello di Meta, Llama 2. In questo modo il prodotto sarà in grado di supportare le aziende in diverse situazioni: dalla semplificazione della personalizzazione dei modelli con dati rilevanti e proprietari all’automazione di attività complesse, passando per la fornitura di opzioni di protezione per costruire e distribuire applicazioni in modo sicuro e responsabile.

Per quanto riguarda il cloud computing, integrando al proprio portafoglio di applicazioni l’intelligenza artificiale generativa, Oracle si pone l’obiettivo di consentire ai propri clienti di sfruttare le ultime innovazioni all’interno dei processi aziendali esistenti. Sviluppando con la tecnologia la sua gamma di database, la società texana darà modo di creare applicazioni personalizzate basate sull’intelligenza artificiale anche utilizzando i dati aziendali privati che hanno a disposizione.

Nella presentazione del progetto, Oracle ha elencato alcuni esempi di utilizzo dell’intelligenza artificiale generativa nelle funzioni aziendali. Per quanto riguarda l’assistenza ai clienti, sarà per esempio possibile automatizzare il servizio in base al ventaglio dei prodotti in loro possesso, alle loro esperienze e alla loro lingua madre. Lo staff marketing potrà contare su un redattore di contenuti per l’e-commerce e di articoli in ottica seo con lo stile dell’azienda.

L’area legale avrà un supporto dalla tecnologia nella redazione dei contratti anche in lingue diverse dalla propria, mentre per chi si occupa di strategia e finanza la tecnologia effettuerà monitoraggi costanti di competitor e clienti, analizzando dati pubblici e privati.

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Tecnologia

I migliori microfoni per iPhone e smartphone per non perdere neanche una parola

Author: Wired

(Ultimo aggiornamento: gennaio 2024)

I microfoni per iPhone, e ampliando il raggio d’azione anche quelli compatibili con qualunque modello di smartphone, sono accessori di fondamentale importanza per chi punta ad accompagnare le proprie riprese con un audio di qualità. Che si voglia trasformare la realizzazione di video da condividere in rete in una vera e propria professione, oppure si desideri solamente che filmati che riguardano importanti momenti della propria vita non siano rovinati da un parlato gracchiante e da fastidiosi rumori di fondo, l’acquisto di un microfono permette di ottenere risultati eccellenti con una spesa che, a seconda delle performance, può variare da qualche decina a svariate centinaia di euro.

Cosa cercare in un microfono per smartphone

Per quanto non sia paragonabile a quello di altre apparecchiature tecnologiche, il mercato dei microfoni per smartphone propone un buon numero di opzioni, con soluzioni che si adattano a differenti esigenze e che abbracciano diverse fasce di prezzo. Stabilire quale è l’obiettivo che si vuole ottenere, e di conseguenza il budget a propria disposizione, è un passo a dir poco fondamentale prima di iniziare qualunque tipo di valutazione.

All in one o modulare

Se volete semplicemente divertirvi senza particolari pretese, sono disponibili microfoni sia cablati che wireless che si collegano direttamente al jack da 3,5 millimetri, all’ingresso usb oppure al connettore Lightning del vostro cellulare. Si tratta di modelli in cui il concetto di plug and play viene estremizzato al massimo, che non propongono praticamente nessun tipo di opzione di personalizzazione della registrazione e che devono essere utilizzati mantenendosi a una distanza ravvicinata dal proprio smartphone.

L’alternativa più tecnologicamente avanzata, e che offre una maggiore libertà a tutto campo, è quella di optare per una soluzione composta da un trasmettitore e da un ricevitore. Il ricevitore viene collegato al cellulare mentre il trasmettitore wireless (il microfono) viene tenuto in mano, oppure agganciato alla maglietta/camicia/giacca. I vantaggi di questa soluzione sono molteplici. Il primo, e anche il più evidente, è la libertà di movimento. Non è infatti necessario restare a contatto del cellulare per effettuare una registrazione di qualità, ma è possibile muoversi in un raggio variabile, a seconda del modello, da poche decine di metri a oltre duecento metri. Secondo vantaggio, la possibilità di connettere più trasmettitori allo stesso ricevitore. Se pensate di registrare dialoghi, dibattiti oppure interviste, potrete tranquillamente gestire due fonti audio contemporaneamente senza fastidiosi passaggi di microfoni. Inoltre, alcuni modelli possono essere associati ad applicazioni proprietarie delle singole case produttrici per monitorare la qualità della registrazione, altri sono dotati di funzioni per la riduzione dei rumori esterni o per l’implementazione di effetti sonori, e altri ancora montano un jack da 3,5 millimetri sul trasmettitore per collegare un’auricolare e verificare in presa diretta l’audio.

Gli svantaggi? Principalmente la questione alimentazione. Mentre i microfoni collegati direttamente allo smartphone utilizzano la batteria del cellulare per funzionare, i trasmettitori sono dotati di batterie che necessitano di ricariche costanti. Non un problema insormontabile, dato che esistono modelli capaci di resistere tranquillamente per sei-otto ore, venduti in alcuni casi con custodie di ricarica che ne incrementano ulteriormente l’autonomia.

Microfoni per smartphone: le nostre scelte

Nel selezionare i migliori microfoni per iPhone e smartphone abbiamo cercato di intercettare qualunque tipo di necessità, inserendo sia soluzioni che si rivolgono a un uso occasionale che modelli adatti a un utilizzo di livello professionale. Per chi fosse interessato a incrementare la propria dotazione di accessori per iPhone e smartphone, ne abbiamo raccolti di ogni tipo: dai supporti per cellulare per auto alle power bank per essere sempre carichi (compresi i modelli dedicati ad iPhone) passando per basi di ricarica wireless (anche in questo caso con una sezione dedicata alle proposte progettate specificatamente per i prodotti Apple).