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Economia Tecnologia

Google, perché non ha rilasciato il suo chatbot Bard anche in Europa

Author: Wired

Google ha annunciato ufficialmente di aver lanciato il suo chatbot a intelligenza artificiale Bard in 180 paesi. Tra questi non c’è nemmeno uno stato membro dell’Unione europea o il Canada. La compagnia del gruppo Alphabet non ha spiegato il perché, ma è facile immaginare che dietro a questa assenza si trovino le disposizioni del Regolamento generale sulla protezione dei dati (Gdpr) e le recenti indagini aperte dai Garanti della privacy di Italia e Canada su ChatGtp.

Nel suo sito di assistenza agli utenti, Google elenca tutti i paesi in cui è disponibile Bard, ma sopra alla lista appare un importante avviso in cui si può recepire un velato indizio sul perché diversi stati mancano all’appello. “Bard è attualmente disponibile in 3 lingue e in 180 paesi e territori – si legge -. Ci espanderemo gradualmente in altri paesi e territori in modo coerente con le normative locali”.

Insomma, nonostante ci sia la chiara intenzione di non ammetterlo pubblicamente, Google ha teme gli effetti del Gdpr e del nuovo Ai Act di prossima approvazione in Unione europea, per poter rilasciare Bard nei vari stati membri senza le dovute accortezze. Ipotesi confermata dallo stesso chatbot a intelligenza artificiale, che, interrogato tramite Vpn sul tema, ha ammesso che la sua assenza dipende proprio dal regolamento europeo.

Segno che Google non si vuole trovare nella stessa situazione di OpenAi, ossia di dover correre ai ripari ex post, ma vuole fare i compiti a casa per arrivare preparata al confronto con le regole comunitarie in materia di protezione dei dati.

Un discorso simile vale anche per il Canada, dove a fine marzo 2023, il ministro dell’Industria François Philippe Champagne ha fatto finire ChatGpt di OpenAi sotto la lente del Garante della privacy canadese, per verificare il suo rispetto dei dati personali degli utenti, come già avvenuto anche in Italia.

Author: Wired

Google ha annunciato ufficialmente di aver lanciato il suo chatbot a intelligenza artificiale Bard in 180 paesi. Tra questi non c’è nemmeno uno stato membro dell’Unione europea o il Canada. La compagnia del gruppo Alphabet non ha spiegato il perché, ma è facile immaginare che dietro a questa assenza si trovino le disposizioni del Regolamento generale sulla protezione dei dati (Gdpr) e le recenti indagini aperte dai Garanti della privacy di Italia e Canada su ChatGtp.

Nel suo sito di assistenza agli utenti, Google elenca tutti i paesi in cui è disponibile Bard, ma sopra alla lista appare un importante avviso in cui si può recepire un velato indizio sul perché diversi stati mancano all’appello. “Bard è attualmente disponibile in 3 lingue e in 180 paesi e territori – si legge -. Ci espanderemo gradualmente in altri paesi e territori in modo coerente con le normative locali”.

Insomma, nonostante ci sia la chiara intenzione di non ammetterlo pubblicamente, Google ha teme gli effetti del Gdpr e del nuovo Ai Act di prossima approvazione in Unione europea, per poter rilasciare Bard nei vari stati membri senza le dovute accortezze. Ipotesi confermata dallo stesso chatbot a intelligenza artificiale, che, interrogato tramite Vpn sul tema, ha ammesso che la sua assenza dipende proprio dal regolamento europeo.

Segno che Google non si vuole trovare nella stessa situazione di OpenAi, ossia di dover correre ai ripari ex post, ma vuole fare i compiti a casa per arrivare preparata al confronto con le regole comunitarie in materia di protezione dei dati.

Un discorso simile vale anche per il Canada, dove a fine marzo 2023, il ministro dell’Industria François Philippe Champagne ha fatto finire ChatGpt di OpenAi sotto la lente del Garante della privacy canadese, per verificare il suo rispetto dei dati personali degli utenti, come già avvenuto anche in Italia.

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