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Economia Tecnologia

Dopo internet, la Cina vuole controllare anche l’intelligenza artificiale

Author: Wired

Le nuove regole, che entreranno in vigore a partire dal 15 agosto, sono dislocate su 24 disposizioni. Tra queste c’è è l’obbligo per i fornitori di piattaforme di effettuare una revisione della sicurezza e di registrare i propri servizi presso i sistemi del governo. L’aderenza alle norme viene richiesta anche ai fornitori offshore di strumenti di intelligenza artificiale generativa, che in ogni caso non hanno sinora ricevuto il via libera dalle autorità cinesi. E difficilmente lo otterranno, se insegna qualcosa la storia della rete e dei social occidentali.

L’adesione ai valori socialisti

Nelle nuove linee guida non compaiono invece le disposizioni previste in bozza che prevedevano multe fino a 100 mila yuan (14 mila dollari) per le violazioni, nonché l’obbligo per gli operatori delle piattaforme di agire entro un periodo di grazia di tre mesi per correggere i contenuti problematici. Le nuove regole incoraggiano inoltre gli sviluppatori cinesi di chip, modelli e software di intelligenza artificiale a impegnarsi nella definizione di standard internazionali e negli scambi tecnologici. Altro segnale di quali siano le priorità strategiche individuate dal governo cinese, che ha di fatto chiesto ai suoi campioni privati di ri-orientare gli sforzi e gli investimenti nei settori più congeniali agli obiettivi politico-tecnologici del Partito.

Ci sono anche delle aggiunte, che confermano la tendenza a un maggiore accentramento decisionale, già evidente dalla riforma dell’apparato governativo e statale approvata durante le “due sessioni” legislative di marzo. Il testo indica infatti nella Commissione nazionale per lo sviluppo e la riforma e nel rinnovato ministero della Scienza e della tecnologia gli emittenti congiunti del regolamento. Le agenzie governative competenti avranno l’autorità di “supervisionare e ispezionare i servizi di intelligenza artificiale generativa in base alle loro responsabilità“, coi fornitori chiamati a cooperare e fornire spiegazioni riguardo alla fonte dei dati, alle regole di etichettatura e ai meccanismi degli algoritmi.

Insomma, niente briglia sciolta. Secondo le norme, i fornitori di servizi di intelligenza artificiale devono “aderire ai valori socialisti fondamentali” e non generare contenuti che “incitino alla sovversione del potere statale e al rovesciamento del sistema socialista, mettano in pericolo la sicurezza e gli interessi nazionali, danneggino l’immagine del paese, incitino alla secessione dal Paese, minino l’unità nazionale e la stabilità sociale, promuovano il terrorismo, l’estremismo, l’odio nazionale e la discriminazione etnica, la violenza, l’oscenità e la pornografia“.

La nuova campagna su internet

Regole che si sposano coi concetti espressi da Xi Jinping in un discorso pronunciato il 16 luglio durante un evento sulla cybersecurity che si è svolto a Pechino. Il presidente cinese ha dichiarato che il paese deve costruire una “solida” barriera di sicurezza intorno a Internet sotto la supervisione del Partito da lui diretto: “La Cina deve continuare a gestire, operare e garantire l’accesso a Internet in conformità con la legge. Dobbiamo aderire alla gestione di Internet da parte del Partito e al principio di far funzionare Internet per il popolo”. Contestualmente al suo discorso, il ministero della Pubblica Sicurezza ha avviato una campagna contro fake news e rumors online. L’obiettivo dichiarato è quello di informare meglio il pubblico sui danni della disinformazione.

D’altronde, la rete cinese ha maglie strette, pronte ad allargarsi e a richiudersi a seconda del momento. Lo stesso principio lo si vuole applicare all’intelligenza artificiale, settore in cui la Cina si è posta obiettivo di diventare leader mondiale entro il 2030. Già oggi, la Repubblica Popolare è il primo paese al mondo per numero di brevetti, spesso orientati sulle applicazioni pratiche delle nuove tecnologie. Già presente in diversi settori industriale e nel campo sanitario, l’intelligenza artificiale con caratteristiche cinesi sembra destinata ad avere sbocchi meno ludici ma più settoriali anche nella sua declinazione generativa. Sempre sotto lo sguardo attento di chi controlla il timone.

Author: Wired

Le nuove regole, che entreranno in vigore a partire dal 15 agosto, sono dislocate su 24 disposizioni. Tra queste c’è è l’obbligo per i fornitori di piattaforme di effettuare una revisione della sicurezza e di registrare i propri servizi presso i sistemi del governo. L’aderenza alle norme viene richiesta anche ai fornitori offshore di strumenti di intelligenza artificiale generativa, che in ogni caso non hanno sinora ricevuto il via libera dalle autorità cinesi. E difficilmente lo otterranno, se insegna qualcosa la storia della rete e dei social occidentali.

L’adesione ai valori socialisti

Nelle nuove linee guida non compaiono invece le disposizioni previste in bozza che prevedevano multe fino a 100 mila yuan (14 mila dollari) per le violazioni, nonché l’obbligo per gli operatori delle piattaforme di agire entro un periodo di grazia di tre mesi per correggere i contenuti problematici. Le nuove regole incoraggiano inoltre gli sviluppatori cinesi di chip, modelli e software di intelligenza artificiale a impegnarsi nella definizione di standard internazionali e negli scambi tecnologici. Altro segnale di quali siano le priorità strategiche individuate dal governo cinese, che ha di fatto chiesto ai suoi campioni privati di ri-orientare gli sforzi e gli investimenti nei settori più congeniali agli obiettivi politico-tecnologici del Partito.

Ci sono anche delle aggiunte, che confermano la tendenza a un maggiore accentramento decisionale, già evidente dalla riforma dell’apparato governativo e statale approvata durante le “due sessioni” legislative di marzo. Il testo indica infatti nella Commissione nazionale per lo sviluppo e la riforma e nel rinnovato ministero della Scienza e della tecnologia gli emittenti congiunti del regolamento. Le agenzie governative competenti avranno l’autorità di “supervisionare e ispezionare i servizi di intelligenza artificiale generativa in base alle loro responsabilità“, coi fornitori chiamati a cooperare e fornire spiegazioni riguardo alla fonte dei dati, alle regole di etichettatura e ai meccanismi degli algoritmi.

Insomma, niente briglia sciolta. Secondo le norme, i fornitori di servizi di intelligenza artificiale devono “aderire ai valori socialisti fondamentali” e non generare contenuti che “incitino alla sovversione del potere statale e al rovesciamento del sistema socialista, mettano in pericolo la sicurezza e gli interessi nazionali, danneggino l’immagine del paese, incitino alla secessione dal Paese, minino l’unità nazionale e la stabilità sociale, promuovano il terrorismo, l’estremismo, l’odio nazionale e la discriminazione etnica, la violenza, l’oscenità e la pornografia“.

La nuova campagna su internet

Regole che si sposano coi concetti espressi da Xi Jinping in un discorso pronunciato il 16 luglio durante un evento sulla cybersecurity che si è svolto a Pechino. Il presidente cinese ha dichiarato che il paese deve costruire una “solida” barriera di sicurezza intorno a Internet sotto la supervisione del Partito da lui diretto: “La Cina deve continuare a gestire, operare e garantire l’accesso a Internet in conformità con la legge. Dobbiamo aderire alla gestione di Internet da parte del Partito e al principio di far funzionare Internet per il popolo”. Contestualmente al suo discorso, il ministero della Pubblica Sicurezza ha avviato una campagna contro fake news e rumors online. L’obiettivo dichiarato è quello di informare meglio il pubblico sui danni della disinformazione.

D’altronde, la rete cinese ha maglie strette, pronte ad allargarsi e a richiudersi a seconda del momento. Lo stesso principio lo si vuole applicare all’intelligenza artificiale, settore in cui la Cina si è posta obiettivo di diventare leader mondiale entro il 2030. Già oggi, la Repubblica Popolare è il primo paese al mondo per numero di brevetti, spesso orientati sulle applicazioni pratiche delle nuove tecnologie. Già presente in diversi settori industriale e nel campo sanitario, l’intelligenza artificiale con caratteristiche cinesi sembra destinata ad avere sbocchi meno ludici ma più settoriali anche nella sua declinazione generativa. Sempre sotto lo sguardo attento di chi controlla il timone.

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