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Tecnologia

I 15 migliori tablet che puoi comprare nel 2023

Author: Wired

(Ultimo aggiornamento: dicembre 2023)

A fine 2023 è ora di tirare le somme sul panorama dei migliori tablet migliori tablet usciti quest’anno in tutte le categorie. L’anno in conclusione ha visto alternarsi le uscite dei consueti grandi player del settore all’ingresso o al consoildamento di brand più giovani – tutti con proposte decisamente interessanti nella fascia di prezzo di appartenenza.

Il risultato è che chi sta cercando una tavoletta da accompagnare allo smartphone o al computer oggi ha decine di alternative allettanti tra quelle venute alla luce negli ultimi mesi. Abbiamo provato a mettere ordine nel marasma delle uscite del 2023 includendo un paio tra i best seller imprescindibili dell’anno scorso, ottenendo 15 modelli impossibili da non prendere in considerazione per ciascuna delle fasce di prezzo più gettonate e delle categorie di utilizzo più disparate.

Come li abbiamo scelti

Con soli 15 prodotti da scegliere, abbiamo provato a mantenere la selezione il più possibile ampia. Abbiamo lavorato soprattutto sul costo finale, spaziando dai prodotti più abbordabili a quelli di fascia altissima; abbiamo passato poi in rassegna sia i prodotti iper versatili che quelli pensati per svolgere pochi compiti e ben specifici; non abbiamo trascurato neanche le dimensioni, partendo dalle tavolette più compatte a quelle extra large. Abbiamo fatto infine attenzione a contemplare tutti i sistemi operativi più diffusi nel settore – da iPadOs di Apple a Android fino a Windows – senza dimenticare i modelli più particolari con interfacce dedicate.

I migliori tablet secondo Wired

E così tra i migliori tablet dei mesi appena trascorsi non potevano mancare gli ultimi arrivati della serie Galaxy Tab S9, così come i modelli più recenti delle linee di prodotto portate avanti con successo da Lenovo, Honor, e più recentemente da Realme e Xiaomi.

Non mancano debutti felici come quello di OnePlus Pad, ma non tutti i gadget in lista provengono strettamente dagli ultimi 12 mesi. Alcuni produttori lavorano con tempi meno serrati, e i loro prodotti più interessanti sono ancora quelli usciti nel 2022: è il caso degli iPad e iPad Pro di Apple, ma anche del Surface Pro 9 di Microsoft.

Infine, la nostra lista è popolata anche da gadget particolari di categoria rugged e da sorprese come modelli ibridi con display e-ink e molto altro: per ognuno dei 15 tablet che abbiamo scelto abbiamo isolato le peculiarità che lo hanno reso degno di nota ai nostri occhi.

Per chi poi vuole approfondire la ricerca con criteri più specifici, ci sono la nostra selezione dei tablet economici sotto i 150 euro, quella delle tavolette di fascia media a meno di 400 euro e quella dei tablet con penna per disegnare e prendere appunti ovunque.


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Economia Tecnologia

Il nuovo smartphone di Huawei contiene un chip che la Cina non dovrebbe avere

Author: Wired

Terrò per me qualsiasi commento finché non avremo maggiori informazioni, ma puntiamo a ottenere maggiori informazioni”. È questo, in sintesi, il pensiero del segretario nazionale per la Sicurezza nazionale degli Stati Uniti Jake Sullivan sul chip Kirin 9000s contenuto nel nuovo smartphone Huawei, il Mate 60 Pro.

In particolare, nel nuovo prodotto del colosso cinese sarebbe presente, secondo un rapporto di TechInsights riportato dall’agenzia Reuters, un processore avanzato da 7 nanometri realizzato dal colosso cinese proprio nel paese asiatico, in sinergia con la Semiconductor Manufacturing International Corp (Smic).

La società di Shenzen ha lanciato il suo ultimo smartphone a cavallo tra agosto e settembre pubblicizzando la sua capacità di supportare chiamate satellitari, senza però specificare informazioni sulla potenza del chipset. L’analisi dei tecnici di TechInsights suggerisce però l’ipotesi che il governo cinese stia facendo progressi sul percorso finalizzato alla costruzione di un ecosistema di chip domestico. Analizzando i video di smontaggio pubblicati e i test di velocità condivisi dagli acquirenti del nuovo prodotto Huawei in Cina, essi si sono fatti l’idea che il Mate 60 Pro sarebbe in grado di raggiungere velocità di download ben superiori a quelle dei telefonini che supportano il 5G di fascia alta.

Un vero e proprio “schiaffo in facciaagli Stati Uniti, secondo il tecnico di TechInsights Dan Hutchenson, considerando che peraltro il lancio del prodotto è coinciso con la visita nel paese asiatico della segretaria al Commercio Gina Raimondo. Sin dal 2019 gli Stati Uniti hanno infatti attuato politiche finalizzate a limitare l’accesso del colosso cinese agli strumenti di produzione dei chip essenziali per produrre i modelli di telefono più avanzati.

A luglio proprio l’agenzia Reuters aveva però riportato la convinzione diffusa tra le società di ricerca su un pronto ritorno di Huawei nel mercato degli smartphone 5G, dettata proprio dalla collaborazione in atto tra la società presieduta da Liang Hua e la Smic di Shanghai.

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Tecnologia

L’Europa è a caccia di intelligenza artificiale per far evolvere le previsioni meteo

Author: Wired

I dati vengono elaborati nel supercomputer di Bologna, dove Ecmwf ha spostato alcuni impianti dalla sede di Reading, nel Regno Unito, dopo la Brexit. L’ente fa sapere che “non c’è trasferimento di dati tra il centro e Huawei”. Per allenare Pangu, il colosso cinese utilizza Era5, un dataset che rianalizza i dati meteo raccolti con cadenza oraria dal 1940 a oggi (e disponibile per tutti). Chantry spiega che, messi a confronto, il modello fisico e quello basato sugli algoritmi hanno dimostrato “capacità simili” e “risultati comparabili”. Tuttavia, quando si analizza il livello di energia di un scenario meteo, se su grandi scale i due sistemi si comportano allo stesso modo, su scale ridotte e più locali l’intelligenza artificiale è, per ora, meno accurata. E quindi meno precisa nell’identificare eventi estremi come cicloni tropicali. Almeno per ora.

Chantry spiega che l’obiettivo è trovare “il giusto bilanciamento tra i modelli fisici e quelli di machine learning. Vogliamo fornire un nostro contributo alla ricerca scientifica e vogliamo feedback dagli utenti”. Il machine learning consente di fare molti più calcoli in un tempo più ridotto. Pangu, dice Hauwei, viaggia mille volte più veloce dei sistemi tradizionali del centro europeo. Tradotto: si risparmia in termini computazionali. Anche quando tra le mani ha un supercomputer come quello di Bologna. Per Chantry si può tradurre in un investimento nell’assimilazione dei dati, un processo ancora costoso, o nelle “previsioni probabilistiche”. Ossia quelle che, data la stessa base di parametri di partenza, ipotizzano diversi “scenari futuri, tutti plausibili”. “È molto importante avere questa incertezza – sottolinea lo studioso –, per esempio per avere una migliore visioni su possibili eventi pericolosi”.

Il business del meteo

L’utilizzo dell’intelligenza artificiale nelle previsioni meteo non è una novità. Ibm, che nel 2016 ha acquistato per due miliardi di dollari The Weather Company, una delle più importanti società del settore, e l’ha piazzata sotto l’ombrello della sua Ai, Watson, ricorda che si fa ricorso agli algoritmi dal 1970. Tuttavia, ricordano dall’Ecmwf (che pure lavora sul tema dal 2018), grandi passi in avanti sono stati compiuti tra febbraio 2022 e aprile 2023, con una serie di ricerca sull’accuratezza delle previsioni meteo da parte di sistemi di machine learning da parte di Huawei, Nvidia e Google Deepmind. D’altronde, quello delle previsioni meteorologiche è un settore che per Expert market research, un centro studi di mercato, nel 2027 arriverà a valere 3,85 miliardi di dollari (con un tasso di crescita annua dal 2022 del 5,6%).

I maggiori operatori in corsa si dividono tra Stati Uniti e Cina. L’Unione europea sta rispondendo con il suo “gemello digitale” della Terra, Destination Earth, un progetto che vuole portare a termine entro il 2030 per creare una replica del nostro pianeta per simulare gli effetti dell’innalzamento delle temperature o di altri fenomeni climatici. Al momento Bruxelles ha piazzato una fiche da 150 milioni di euro sul progetto fino al 2024. A fine giugno ha assegnato i primi appalti per la piattaforma dei servizi. A guidare la cordata è la multinazionale inglese Serco, specializzata in tecnologie informatiche per la difesa e i governi. Ne fanno parte, tra le altre, anche l’italiana Exprivia, il campione francese dell’industria militare Thales Alenia, mentre il cloud sarà gestito dalla multinazione d’Oltralpe Ovhcloud.

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Economia Tecnologia

Dopo internet, la Cina vuole controllare anche l’intelligenza artificiale

Author: Wired

Le nuove regole, che entreranno in vigore a partire dal 15 agosto, sono dislocate su 24 disposizioni. Tra queste c’è è l’obbligo per i fornitori di piattaforme di effettuare una revisione della sicurezza e di registrare i propri servizi presso i sistemi del governo. L’aderenza alle norme viene richiesta anche ai fornitori offshore di strumenti di intelligenza artificiale generativa, che in ogni caso non hanno sinora ricevuto il via libera dalle autorità cinesi. E difficilmente lo otterranno, se insegna qualcosa la storia della rete e dei social occidentali.

L’adesione ai valori socialisti

Nelle nuove linee guida non compaiono invece le disposizioni previste in bozza che prevedevano multe fino a 100 mila yuan (14 mila dollari) per le violazioni, nonché l’obbligo per gli operatori delle piattaforme di agire entro un periodo di grazia di tre mesi per correggere i contenuti problematici. Le nuove regole incoraggiano inoltre gli sviluppatori cinesi di chip, modelli e software di intelligenza artificiale a impegnarsi nella definizione di standard internazionali e negli scambi tecnologici. Altro segnale di quali siano le priorità strategiche individuate dal governo cinese, che ha di fatto chiesto ai suoi campioni privati di ri-orientare gli sforzi e gli investimenti nei settori più congeniali agli obiettivi politico-tecnologici del Partito.

Ci sono anche delle aggiunte, che confermano la tendenza a un maggiore accentramento decisionale, già evidente dalla riforma dell’apparato governativo e statale approvata durante le “due sessioni” legislative di marzo. Il testo indica infatti nella Commissione nazionale per lo sviluppo e la riforma e nel rinnovato ministero della Scienza e della tecnologia gli emittenti congiunti del regolamento. Le agenzie governative competenti avranno l’autorità di “supervisionare e ispezionare i servizi di intelligenza artificiale generativa in base alle loro responsabilità“, coi fornitori chiamati a cooperare e fornire spiegazioni riguardo alla fonte dei dati, alle regole di etichettatura e ai meccanismi degli algoritmi.

Insomma, niente briglia sciolta. Secondo le norme, i fornitori di servizi di intelligenza artificiale devono “aderire ai valori socialisti fondamentali” e non generare contenuti che “incitino alla sovversione del potere statale e al rovesciamento del sistema socialista, mettano in pericolo la sicurezza e gli interessi nazionali, danneggino l’immagine del paese, incitino alla secessione dal Paese, minino l’unità nazionale e la stabilità sociale, promuovano il terrorismo, l’estremismo, l’odio nazionale e la discriminazione etnica, la violenza, l’oscenità e la pornografia“.

La nuova campagna su internet

Regole che si sposano coi concetti espressi da Xi Jinping in un discorso pronunciato il 16 luglio durante un evento sulla cybersecurity che si è svolto a Pechino. Il presidente cinese ha dichiarato che il paese deve costruire una “solida” barriera di sicurezza intorno a Internet sotto la supervisione del Partito da lui diretto: “La Cina deve continuare a gestire, operare e garantire l’accesso a Internet in conformità con la legge. Dobbiamo aderire alla gestione di Internet da parte del Partito e al principio di far funzionare Internet per il popolo”. Contestualmente al suo discorso, il ministero della Pubblica Sicurezza ha avviato una campagna contro fake news e rumors online. L’obiettivo dichiarato è quello di informare meglio il pubblico sui danni della disinformazione.

D’altronde, la rete cinese ha maglie strette, pronte ad allargarsi e a richiudersi a seconda del momento. Lo stesso principio lo si vuole applicare all’intelligenza artificiale, settore in cui la Cina si è posta obiettivo di diventare leader mondiale entro il 2030. Già oggi, la Repubblica Popolare è il primo paese al mondo per numero di brevetti, spesso orientati sulle applicazioni pratiche delle nuove tecnologie. Già presente in diversi settori industriale e nel campo sanitario, l’intelligenza artificiale con caratteristiche cinesi sembra destinata ad avere sbocchi meno ludici ma più settoriali anche nella sua declinazione generativa. Sempre sotto lo sguardo attento di chi controlla il timone.