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Digital Audio

Nick Galemore – She Does

Beatport: http://btprt.dj/2dXsiaUFB: www.facebook.com/kindischmusicKindisch is pleased to welcome the follow up to last years ‘Desole’ EP, a three track original EP from Berlin resident Nick Galemore. Continually drawing inspiration from his own life experiences, Nick Galemore shares with us ‘Repeated Voids’, humbly taking us back to a place where sound takes shape and emotions collide. Sentimental pianos open the adventure on a softer note. ‘She Does’ hints at lost love, yet remains hopeful and warm to the touch. As we dive deeper, the dusty ambience of the title track takes over, shifting gears toward a more serious tone and telling a unique story from beginning to end. Finally, ‘Sines’ elegantly sweeps over with a kind of grit reserved for the dancefloor. Nick Galemore again manages to pull the willing listener in, and hold them in a place where time stands still and ‘tomorrow’ is just a word.

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Domotica

Football Innovation – Intervista ad Antonio Cosentino

Antonio Cosentino, presidente della Lega Nazionale Dilettanti, sottolinea l'importanza e la professionalità di GEWISS a livello nazionale ed internazionale: "Questa è un'azienda leader in tutto il mondo nel suo settore, e con essa si potranno realizzare in futuro tanti altri progetti"

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HardwareSoftware

Facebook per il business si chiama Workplace

Il social network di Mark Zuckerberg ha ufficialmente lanciato Workplace, progetto che va a sostituire Facebook at Work.
Come abbiamo accennato nei giorni scorsi (Facebook at Work, a ottobre inizia la sfida con Slack), Workplace diventa un rivale di Slack a tutti gli effetti.

Facebook per il business si chiama Workplace

L’idea è quella di proporre un’unica piattaforma sulla quale far viaggiare tutte le comunicazioni aziendali. Workplace, infatti, si propone come uno strumento per la collaborazione all’interno del team di lavoro, tra dipendenti e colleghi.

Adesso, dopo che il periodo di beta testing è ormai terminato, Facebook offre Workplace a tutti gli utenti professionali potenzialmente interessati ad utilizzarlo.

Sino ad oggi Workplace è stato utilizzato in oltre 1.000 aziende a livello mondiale e sono già stati creati ben 100.000 gruppi di lavoro.

Facebook fa anche qualche nome: Workplace è stato adottato, con successo, da multinazionali come Danone, Starbucks e Booking.com, da realtà senza scopo di lucro come Oxfam, dalla YES Bank indiana e dell’agenzia governativa per la tecnologia di Singapore.

Gli strumenti che Workplace mette a disposizione sono in buona parte quelli di Facebook con l’aggiunta di una serie di funzionalità spiccatamente orientate al business.

Si può quindi colloquiare con dipendenti, collaboratori e colleghi, indipendentemente dal dispositivo da essi utilizzato, permettere loro di avviare sessioni di videoconferenza o di assistere a quelle organizzate dal management, attivare lo scambio di file e documenti, consentire la ricerca di informazioni, ottenere riscontri e così via.

Workplace può essere valutato a questo indirizzo.
Facebook chiedere 3 dollari al mese per ogni singolo utente collegato a Workplace (fino a 1.000 utenti) e 2 dollari a utente tra 1.000 e 10.000 utenti.

Autore: IlSoftware.it

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Energia

Lavori in corso per un piano energetico nazionale al 2050 del M5S

Uscire dal petrolio entro il 2040, da tutte le fossili entro il 2050, anno in cui il sistema energetico sarà basato solo su fonti rinnovabili soprattutto elettriche. Un piano energetico nazionale su cui sta lavorando il gruppo parlamentare 5 Stelle e in discussione con esperti del settore dell’energia e dei trasporti.

Elaborare un piano energetico di un paese con un orizzonte molto in là nel tempo è un esercizio assolutamente necessario in una fase storica in cui ormai si ragiona per trimestri.

Anche un approccio più o meno teorico di lungo periodo può essere utile a ipotizzare un sistema industriale, ma anche dal punto di vista sociale, che dovrà essere parte di un mix energetico molto diverso da quello attuale.

Il gruppo parlamentare del M5S si sta cimentando da alcuni mesi sulla elaborazione di un indirizzo nuovo del sistema energetico nazionale da realizzarsi dalla fine di questo decennio al 2050, anno in cui si prevede un sistema energetico al 100% alimentato a fonti rinnovabili (la sintesi delle proposte, allegato in basso).

L’analisi e le stime, presentate dal deputato Davide Crippa e dai senatori Gianni Girotto, Andrea Cioffi e Carlo Martelli, si basano sulle tecnologie attualmente disponibili (non si prendono in considerazioni tecnologie future), anche se si indicano, seppur genericamente, investimenti nella ricerca applicata.

Una prima giornata di presentazione e di discussione di questo piano si è svolta nella mattinata di venerdì 7 ottobre presso una sala della Camera dei Deputati (ne seguirà un’altra il 14 ottobre). Sono stati invitati per valutare, criticare e dare suggerimenti a questa ipotesi di piano energetico il presidente dell’Enea, Federico Testa, e diversi rappresentanti di RSE, Enel, Unione Petrolifera, SNAM, e del settore di energia e dei trasporti.

Bisogna subito dire che questo è un lavoro che dovrà essere molto affinato e dovrà restare, dunque, un cantiere aperto. Visto che l’obiettivo è molto ambizioso, come vedremo, non potrà prescindere da un maggiore coinvolgimento di associazioni di categoria del settore delle rinnovabili e dell’efficienza energetica e di una pluralità di università ed esperti del settore, che sembrano al momento mancare in questo panel.

La completa decarbonizzazione del sistema energetico ipotizzata al 2050, cioè senza più consumi di fonti fossili, prevede anche obiettivi di efficienza energetica sui consumi finali di energia: sull’anno base 2014 (anno in verità con una domanda energetica già piuttosto bassa) la riduzione è stimanta al 37% al 2050 (-10% al 2030).

Un primo passaggio del piano è intorno al 2020 con l’uscita del paese dal carbone. Argomento ovviamente non gradito da Enel.

Entro il 2040 si dovrà assistere all’eliminazione del consumo anche dei prodotti petroliferi, con l’eccezione degli usi in aviazione e in alcuni casi per l’agricoltura, sostituiti soprattutto dal vettore elettrico, e in parte dal gas naturale e dalle bioenergie.

In controtendenza il rappresentante dell’Unione Petrolifera, che ha invece ipotizzato uno scenario del trasporti privati in cui i prodotti petroliferi rappresenteranno ancora, a quella data, l’80-85% degli impieghi. Se ciò si verificasse, allora possiamo dire di aver fallito miseramente su qualsiasi obiettivo climatico-energetico. Il mercato della mobilità e dei trasporti, dove si richiederà il maggiore impegno, andrà invece “orientato” verso ben altri sviluppi industriali.

Secondo il piano del M5S la domanda di energia termica dovrà essere ridotta di oltre il 70% per effetto della riduzione dei consumi finali e per la sostituzione con l’elettricità, tanto che sui consumi totali l’elettricità passerà da una attuale penetrazione del 22% a circa il 65% nel 2050 (circa 535 TWh).

La produzione elettrica da rinnovabili dipenderà anche dalla stagionalità, soprattutto per un ruolo molto spinto del fotovoltaico che coprirà al 2030, sulla produzione lorda, il 39% e il 73% al 2050.

Si prevede nel piano di sfruttare al meglio il mercato estero per importare energia nelle situazioni di deficit ed esportarla in situazione di surplus, se gli obiettivi 100% rinnovabili saranno condivisi a livello europeo.

Per Massimo Gallanti di RSE, centro di ricerca che ancora non si è esposto su scenari energetici così di lungo periodo, la difficoltà sta nell’industria e nelle produzioni pesanti. Secondo la sua valutazione, al momento immaginare di rinunciare al gas naturale non sembra semplice.

Molti osservatori e anche i proponenti del piano concordano sul fatto che bisognerà fare attenzione a non passare da una dipendenza della materia prima (fonti fossili) ad una tecnologica (ad esempio le batterie al litio).

Insomma, una sfida – ha sottolineato Gallanti – che non è affatto vinta e con obiettivi ancora lontani, che resta essenzialmente tecnologica. Ma aggiungeremo noi, soprattutto politica.

E sotto questo aspetto emergono tutte le attuali criticità, dalle errate stima dei consumi di energia degli scorsi anni a policy e normative confuse e contraddittorie e spesso di ostacolo alla piena diffusione delle rinnovabili e dell’efficienza energetica messe in campo in questi ultimi anni.

Federico Testa dell’Enea ha per esempio stigmatizzato l’inefficacia, al fine di spingere l’efficienza energetica, di un provvedimento come la detrazione fiscale che va revisionato e che deve essere modellato per obiettivi molto specifici.

Ha per questo sottolineato l’importanza di un nuovo meccanismo incentivante con una presenza pubblica come la Cassa Depositi e Prestiti soprattutto per interventi di deep renovation nel settore dell’edilizia (condomini ed edifici pubblici). Ha anche aggiunto che sarebbe opportuno che CDP si impegni su questi progetti, anziché investire in quote societarie del principale distributore di gas italiano.

Ma gli strumenti per una transizione energetica che dovrebbe partire da subito sono numerosi e anche complessi da attuare e gestire. Un esempio è il necessario inserimento delle esternalità nella contabilità energetica ed eliminare i sussidi alle fonti fossili e agli inceneritori.

Una carbon tax andrebbe per esempio incorporata e segnalata in tutte le merci che produciamo e che importiamo. Sarebbe un segnale di prezzo fondamentale per cambiare il nostro sistema energetico, ma richiederà certamente il coinvolgimento di gran parte dei paesi.

Un aspetto ripreso da Testa e da diversi esperti presenti nel corso dell’incontro e quello di valutare con attenzione gli aspetti economici delle infrastrutture da realizzare, non solo perché ricadrebbero in bolletta, ma anche perché puntare su nuove infrastrutture che non serviranno nel lungo periodo sarebbe di ostacolo ad un vero processo di decarbonizzazione dell’economia.

Insomma, è molto positivo questo lavoro del gruppo parlamentare del M5S e certamente l’obiettivo su cui puntare. Per entrare nel dettaglio e nelle criticità che ci sono, sarebbe ancora più utile una ancora più ampia partecipazione.

Proposte del M5S per Programma Energetico Nazionale (sintesi)

Autore: QualEnergia.it – Il portale dell’energia sostenibile che analizza mercati e scenari

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HardwareSoftware

Cyanogen esce dal mercato dei sistemi operativi: focus su Modular OS

Cyanogen non ha buone notizie per i suoi seguaci, soprattutto per quelli che sono alla costante ricerca di un dispositivo nato con il celeberrimo fork di Android. La compagnia infatti non svilupperà più il sistema operativo, il quale è attualmente disponibile su svariati modelli venduti da Alcatel, Wileyfox, BQ, Yu, ZUK e OnePlus. Cyanogen si concentrerà sul nuovo programma Modular OS che viene spiegato così dalla stessa azienda:

Modular OS “offrirà ai produttori di smartphone libertà e opportunità maggiori per lanciare smartphone Android personalizzabili ed intelligenti utilizzando diverse parti di Cyanogen OS attraverso moduli dinamici chiamati MOD, all’interno della ROM di loro scelta, sia essa Android base o una qualsiasi altra variante”.

La compagnia descrive le MOD come funzionalità aggiuntive sviluppate nel cuore dell’esperienza Android, come ad esempio l’integrazione di Skype nell’app telefonica, i tweet di tendenza sulla schermata di sblocco, l’assistente vocale Cortana di Microsoft, o la fotocamera Hyperlapse per video e timelapse stabilizzati. Insomma Cyanogen passa dal proporre il suo sistema operativo al proporre le parti specifiche che lo rendono speciale, sempre ai produttori interessati.

La decisione segue un rimescolamento ai vertici di Cyanogen, laddove il co-fondatore e Kirt McMaster passa da CEO a Presidente Esecutivo. Al suo posto al timone dell’azienda subentrerà Lior Tal, che ha già inviato una nota pubblica in cui sostiene che abbandonare il mercato dei sistemi operativi completi è stata una manovra necessaria per via dell’estrema frammentazione dell’ecosistema Android. Il fenomeno ha costretto i produttori a concentrarsi esclusivamente sull’efficienza, non permettendo loro di investire sul software e sui servizi aggiuntivi.

Offrendo solo le MOD specifiche ad un prezzo inferiore rispetto al Cyanogen OS completo, la compagnia spera che i produttori siano maggiormente interessati alla nuova proposta al fine di inserire solo alcune delle caratteristiche del SO, come ad esempio i servizi di intelligenza artificiale in cloud che utilizzano dei percorsi del sistema operativo per interagire con gli smartphone e “rispondere alle esigenze dell’utente in maniera personalizzata e altamente contestuale”.

Rimane tutta da vedere l’efficacia della nuova strategia, e cosa ne sarà dei partner che hanno scelto in passato di installare Cyanogen OS sul proprio dispositivo.

Autore: Le news di Hardware Upgrade