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Google Assistant, ora basta una parola e lui fa 10 cose insieme

Author: Saverio Alloggio Tom's Hardware

Un solo comando per far svolgere a Google Assitant diverse operazioni. È la funzionalità chiamata “routine”, da tempo disponibile negli Stati Uniti e da oggi finalmente utilizzabile anche in Italia. Il principio è molto simile agli Shortcut di SIRI, introdotti da Apple a partire da iOS 12. Ve ne abbiamo parlato in un nostro articolo dedicato.

Per impostare questa nuova funzionalità, basta semplicemente aprire l’applicazione Google Home, entrare nelle impostazioni dell’account e, subito sotto la voce relativa al controllo domestico, troverete quella delle routine. Ce ne sono 6 preimpostate, ovvero buongiorno, buonanotte, uscire di casa, a casa, tragitto giornaliero per il lavoro, tragitto giornaliero per casa.

Entriamo, ad esempio, nella prima voce: pronunciando la parola “buongiorno”, Google Assistant può dare automaticamente informazioni sul meteo, ricordare gli impegni della giornata (pescandoli da Calendar) e i promemoria, disattivare la modalità silenziosa del telefono, regolare le luci, il termostato e qualsiasi dispositivo di domotica. Ovviamente, nessuno vieta di poter aggiungere manualmente alcune azioni, in completa libertà.

Si tratta insomma del concetto di automazione dell’assistente vocale, che diventa dunque sempre più indipendente così da poter ulteriormente alleggerire i compiti dell’utente. Ovviamente, qualora si fosse in possesso di un dispositivo (come uno smart speaker Google Home) con integrato Assistant, la funzionalità routine potrà essere sfruttata anche attraverso questi prodotti. Nel caso in cui si voglia utilizzare direttamente lo smartphone, è bene ricordare che l’assistente vocale di Big G è disponibile a partire dalla versione 6.0 o successive di Android.

L’evoluzione di Assistant negli ultimi dodici mesi è stata davvero notevole. Le ottime vendite degli speaker Google Home testimoniano come il mercato, anche al di fuori degli Stati Uniti, cominci a essere concretamente pronto per abbracciare su larga scala la domotica e gli assistenti vocali. Con l’avvento del 5G nel 2019 e la successiva diffusione del fenomeno IoT, il cerchio si chiuderà e i big dell’high-tech saranno pronti per l’ennesima rivoluzione.

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Windows 10, il controllo manuale degli aggiornamenti installa patch non indispensabili

Author: IlSoftware.it

Windows 10 Aggiornamento di ottobre 2018 passerà alla storia come uno degli aggiornamenti più “sfortunati” per il più recente dei sistemi operativi Microsoft. Di recente i tecnici della società guidata da Satya Nadella hanno confermato di aver finalmente risolto tutte le problematiche più importanti spiegando di aver ripreso la distribuzione dell’aggiornamento – attraverso Windows Update – per la maggior parte degli utenti di Windows 10: Windows 10 Aggiornamento di ottobre 2018 è disponibile per una più larga fetta di utenti.

Un commento pubblicato qualche giorno fa (e del quale non avevamo ancora parlato) da Michael Fortin, Corporate Vice President della divisione Windows, offre però alcuni interessanti spunti di riflessione.

Nonostante le precedenti rassicurazioni circa la qualità degli aggiornamenti per Windows 10 pubblicamente distribuiti, ben dopo le ben note problematiche emerse con il rilascio di Windows 10 Aggiornamento di ottobre 2018, a distanza di mesi dalla “lettera aperta” inviata a Microsoft (Aggiornamenti Windows 10: gli utenti sono scontenti. Lettera aperta a Microsoft), Fortin ha certificato che cliccando sul pulsante Cerca aggiornamenti, posto nella finestra Verifica disponibilità aggiornamenti di Windows 10, gli utenti richiedono l’installazione di update non strettamente indispensabili che non risolvono alcun problema di sicurezza ma che al massimo aggiungono nuove funzionalità.Di fatto, quindi, i problemi che sono emersi con Windows 10 Aggiornamento di ottobre 2018 sono derivati dalla prematura installazione manuale del pacchetto di aggiornamento mediante la finestra Verifica disponibilità aggiornamenti di Windows 10.
Da oggi, quindi, gli utenti devono sapere che cercando manualmente nuovi update dalla schermata Verifica disponibilità aggiornamenti, danno di fatto la loro autorizzazione al download e alla successiva installazione di update di classe “D” ovvero aggiornamenti al momento considerati non indispensabili non relativi alla risoluzione di problematiche di sicurezza.
Fortin ha spiegato che gli aggiornamenti che Microsoft distribuisce ogni secondo martedì del mese, presentati come update di classe “B”, sono – come sappiamo – di tipo cumulativo: essi risolvono nuove problematiche di sicurezza e introducono eventuali correzioni non legate alla sicurezza già distribuite in precedenza mediante update di classe “C” e “D”.

Gli update “C” e “D” vengono definiti opzionali e sono distribuiti da Microsoft durante la terza e la quarta settimana di ogni mese.
Come spiega Fortin, gli update “C” e “D” non contengono correzioni per le problematiche di sicurezza e la loro distribuzione mira a dare l’opportunità agli utenti “di provare aggiornamenti non legati alla sicurezza che saranno inclusi nel successivo aggiornamento cumulativo del secondo martedì del mese“. E aggiunge Fortin: “indichiamo questo tipi di aggiornamenti come opzionali per evitare che gli utenti debbano riavviare i loro dispositivi più di una volta al mese“.

Sebbene Fortin abbia precisato nei giorni successivi alla prima pubblicazione del suo post che anche gli update “C” e “D” sono comunque aggiornamenti verificati e “di qualità” (tanto da essere installabili sui sistemi utilizzati per scopi produttivi), l’utilizzo del verbo “to test” ha lasciato a più di qualcuno un po’ di amaro in bocca.
Posto che non è dato sapere se esistano update di classe “A”, viene comunque da chiedersi perché gli utenti di Windows 10 che richiedono un controllo manuale circa la disponibilità di eventuali aggiornamenti debbano comunque vedersi installare update non strettamente indispensabili.
Se dovessero svolgere il ruolo di “tester”, peraltro non esplicitamente dichiarato, l’altra domanda che sorge spontanea è quali possano essere le finalità del programma Windows Insider. Tale iniziativa mira forse più allo sviluppo e alla verifica del funzionamento delle nuove caratteristiche di Windows 10, al debutto con i vari feature update (ne sono previsti due ogni anno), mentre massima attenzione dovrebbe essere riposta nella verifica dell’affidabilità sui sistemi utilizzati per scopi produttivi, con configurazioni reali.

Fortin conclude il suo intervento illustrando i severi passaggi che affrontano tutti gli aggiornamenti di Windows prima di giungere sui sistemi degli utenti finali.
La suddivisione degli aggiornamenti in “B”, “C” e “D” non è una novità (Microsoft ne aveva parlato già ad inizio agosto 2018 in questa nota) ma già allora Susan Bradley, attenta osservatrice del mondo Windows da decenni, aveva osservato: “ritengo che questo post recentemente apparso sul blog ufficiale Microsoft rappresenti in modo palese le difformità tra gli obiettivi prefissi dall’azienda di Redmond e la realtà della situazione per ciò che riguarda la distribuzione e la gestione degli aggiornamenti. Il problema è che negli ultimi mesi tutto è stato caotico, si sono registrate mancanze nella comunicazione, non è stato utilizzato l’approccio agile di cui si parla“.

Il commento, indirizzato direttamente a Satya Nadella, Carlos Picoto e Scott Guthrie, ha cristallizzato quelle difficoltà che era già ampiamente emerse nel ciclo di vita di Windows 10. Le preoccupazioni manifestate dalla Bradley hanno poi trovato conferma con il rilascio di Windows 10 Aggiornamento di ottobre 2018.
La giornalista aveva chiuso la sua lettera con un invito esplicito: “Fate le cose semplici e prevedibili. Siate trasparenti. Non sacrificate qualità e compatibilità“.
A differenza di altre realtà del mondo IT, Microsoft “veleggia” bene con il CEO Nadella al timone (i dati economici sullo stato di salute dell’azienda lo confermano: Microsoft torna ai fasti di un tempo: 850 miliardi di capitalizzazione): è quindi giunto il tempo che nuove risorse vengano destinate al controllo di qualità rivendendo eventualmente anche il comportamento del meccanismo che governa la routine per il controllo manuale degli aggiornamenti.

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Mamma ho perso l'aereo ai tempi di Google Assistant: ecco il video con Macaulay Culkin

Author: Le news di Hardware Upgrade

“Mamma ho perso l’aereo” è senza dubbio uno dei film che ha maggiormente caratterizzato gli anni 90 in tutto il mondo. Il piccolo Macaulay Culkin ha reso il film un must have di questi tempi e tuttora nel periodo natalizio su alcuni canali della TV italiana viene replicato come una sorta di routine. Google però ha pensato di renderlo attuale e di realizzare uno spot con l’attore ma ai tempi di oggi e soprattutto con l’utilizzo in casa di Google Home e il suo assistente virtuale.

 

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Warhammer 40,000: annunciata Angels of Death, la prima serie animata ufficiale

Author: Silvio Colombini Tom's Hardware

Games Workshop, il più grande produttore di wargames del mondo, ha annunciato che è in corso la produzione di una serie animata ufficiale ambientata nell’universo di Warhammer 40,000.

Questa vedrà una squadra di Blood Angels alle prese tanto con battaglie contro i nemici dell’Umanità, quanto con la ricerca della cura per la Furia Nera, un difetto genetico che condanna tutti i Blood Angels a cadere vittime della follia e di una violenza omicida.

Si tratta della prima serie ufficialmente approvata dalla casa madre GW e sarà capitanata dallo stesso team alla base di Helreach, una serie fan made poi riassemblata in un unico film.

Allo sforzo artistico prenderanno parte anche alcuni degli autori del gruppo Black Library (una sezione del gruppo GW), cui spetterà il compito di raccontare una storia dai toni cupi, ricca di “epiche battaglie, sacrificio, esplosioni, brutali combattimenti e dialoghi ricchi di pathos che vi “metteranno il fuoco nell’anima e riempiranno il vostro cuore fino al punto di farlo scoppiare

Angels of Death verrà rilasciata nel 2019 sul canale youtube ufficiale della Games Workshop.

Volete entrare nel mondo degli Angels of Death anche sui tavoli di casa vostra? Esiste un card game giocabile anche in solitaria che vi metterà alla guida di una squadra di Space Marine Terminator che si avventurano nelle profondità di un enorme Colosso Spaziale  per eliminare la minaccia dei Genoraptor

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Nvidia certificherà i router pronti per il cloud gaming

Author: IlSoftware.it

Nvidia sta puntando moltissimo sul cloud gaming ovvero sulla possibilità – per gli utenti finali – di avviare i principali titoli videoludici attraverso la rete Internet, senza installare (quasi) nulla in locale.
Il cloud gaming è un concetto innovativo: anziché usare un PC top di gamma con una dotazione hardware piuttosto costosa (a partire dalla scheda video – vedere Scheda video, come sceglierla con una breve guida alle sue caratteristiche – passando per scheda madre, processore, RAM e monitor) è possibile valutare l’adesione a un servizio come Nvidia Geforce Now (attualmente in “beta”) che consente di divertirsi usando computer anche piuttosto vecchi.

Tutte le elaborazioni richieste dai videogiochi non vengono infatti può svolte in locale, appoggiandosi all’hardware installato sul PC dell’utente, ma sono integralmente spostate sul cloud: i carichi di lavoro per la gestione di ciascuna sessione di gaming vengono sostenuti dai server di Nvidia. Anche chi disponesse di PC con un semplice Intel Core i3, con soli 4 GB di RAM oppure adoperasse ancora desktop o notebook di 4 o 5 anni fa può tranquillamente provare il cloud gaming e fruire dei titoli più belli alla massima qualità (vedere qui per maggiori informazioni).Ovviamente questo tipo di approccio impone l’utilizzo di una connessione Internet affidabile, stabile e veloce.
Nvidia, nel caso di Geforce Now, indica 15 Mbps in downstream come requisito minimo per avviare sessioni gaming a 720p (60 fps) oppure almeno 25 Mbps per giocare a 1080p (60 fps). Viene altresì suggerito di collegare il PC client via cavo Ethernet o al limite, in modalità WiFi, usare sempre la banda sui 5 GHz (ponendosi fisicamente a breve distanza dal modem router, aggiungiamo noi).
Vista l’importanza delle performance di rete e dei dispositivi per il networking, Nvidia ha deciso di avviare un programma di certificazione per i router di nuova generazione pronti per il supporto del cloud gaming.
I dispositivi raccomandati da Nvidia saranno pubblicati a questo indirizzo e presto si potranno leggere i nomi dei router Asus, D-Link, Netgear, Razer, TP-Link, Ubiquiti Networks (oltre a quelli di altri produttori) che dispongono di un profilo appositamente studiato per esaltare le prestazioni della connessione durante le attività di cloud gaming.
Non appena i router in questione rileveranno l’avvio di una sessione cloud gaming utilizzeranno impostazioni QoS (Quality of Service) specifiche per dare massima priorità a questo tipo di traffico cosicché le prestazioni non possano essere in alcun modo penalizzate da altri trasferimenti di dati simultaneamente in corso sulla rete locale.

I produttori di router e modem router provvederanno a inserire i profili ottimizzati per il cloud gaming in molti dei nuovi prodotti e in alcuni casi rilasceranno appositi aggiornamenti firmware per alcuni modelli già presenti sul mercato.