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Nikon D7200 e Nikon D5500: ufficialmente fuori produzione

Author: Le news di Hardware Upgrade

Nikon D7200 e Nikon D5500 sono ormai da considerarsi fuori produzione secondo quanto riporta il sito giapponese della società. I due modelli, lanciati nel “lontano” 2015 sono stati aggiunti di recente alla lista dei prodotti che non sono più in produzione tanto che i siti in altre lingue li riportano ancora nel portfolio.

Nikon D7200

Sia Nikon D7200 che Nikon D5500 sfruttano un sensore in formato APS-C da circa 24 MPixel e fanno parte, come molti sapranno, della categoria DSLR. Nonostante gli anni sulle spalle possono essere considerate ancora macchine funzionali e grazie all’innesto Nikon F il parco obiettivi non manca per soddisfare le esigenze dei fotografi.

Quello che attualmente non è chiaro è cosa ci sarà dopo le Nikon D7200 e Nikon D5500. In un mondo in cui si guarda sempre più alle mirrorless di fascia alta in formato Full Frame, le soluzioni APS-C da parte di produttori come Nikon sembrano essere messe un po’ da parte per far posto a modelli come quelli della serie Nikon Z.

Attualmente non ci sono speculazioni o rumors interessanti per quanto riguarda questa serie di fotocamere e più in generale le soluzioni APS-C del produttore e non è chiaro se la motivazione sia legata alla mancanza di modelli aggiornati nella roadmap oppure se sia perché siamo ancora lontani dalla presentazione di “qualcosa di nuovo”.

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Google Fi: l'azienda potrebbe fare l'operatore mobile anche in Europa

Author: IlSoftware.it

Google Fi è un servizio che l’azienda fondata da Larry Page e Sergey Brin negli Stati Uniti. Come avevamo visto nell’articolo Google Fi, che cos’è e come cambierà la telefonia mobile, pubblicato al momento del debutto di Google Fi nel mese di marzo 2016, la società di Mountain View svolge in questo caso le sue attività come un MVNO ovvero come operatore virtuale di rete mobile.

Google Fi si appoggia cioè alle reti preesistenti degli operatori mobili per fornire servizi di connettività, fonia e SMS senza quindi né possedere alcuna licenza per il relativo spettro radio né disporre di tutte le infrastrutture necessarie per fornire i servizi in mobilità.

Se Iliad ha innegabilmente dato uno scossone al mercato della telefonia mobile italiano (dopo che la “casa madre” l’aveva fatto in terra francese) con offerte aggressive destinate a tutti, Google Fi potrebbe presto sbarcare in Europa portando una nuova ventata di novità.
Certo, il mercato europeo e italiano in particolare è molto diverso da quello d’Oltreoceano ma le garanzie che Google Fi offre sono interessanti. L’azienda ha infatti più volte spiegato che grazie agli accordi stipulati con vari operatori di telefonia mobile, Google Fi può passare automaticamente da una rete all’altra a seconda della potenza del segnale e della velocità della connessione dati, senza interruzioni del servizio.
Inclusa nel canone di abbonamento v’è la possibilità, per gli utenti di Google Fi, di connettersi a milioni di hotspot WiFi e di continuare a usare il proprio piano tariffario anche all’estero, in 170 Paesi, senza alcun sovrapprezzo.La novità è che Google Fi avrebbe richiesto agli Uffici europei che si occupano della registrazione di marchi e brevetti di prendere nota del brand, verosimilmente in vista di uno sbarco del servizio nel vecchio continente.
Negli USA Google Fi è uno degli operatori più a buon mercato offrendo chiamate telefoniche e SMS illimitati a 20 dollari al mese; 10 dollari mensili vengono richiesti per un piano dati che comprende 1 GB di traffico. 6 GB costano 60 dollari con i successivi trasferimenti di dati gratuiti (oltre 15 GB mensili la velocità della connessione viene automaticamente ridotta).
Piani tariffari che da noi non avrebbero ragione di esistere ma che dimostrano quanto i mercati siano diversi, anche per questioni legate per esempio ai salari e al potere d’acquisto.

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Enel X, arriva la ricarica rapida nelle autostrade. Il futuro dell'elettrico sempre più vicino?

Author: Le news di Hardware Upgrade

Enel X è la società di Enel pronta a realizzare colonnine di ricarica rapida per le auto elettriche nel presente e nel prossimo futuro. La società ha già iniziato la loro installazione in un’area di servizio della Q8 di Rho Sud ma ha intenzione di realizzarne ulteriori per un’estensione capillare in tutta Italia. Quella di Rho è la prima lungo il tratto autostradale ed è frutto di una iniziativa di Enel X e Q8 per permettere a tutti coloro che hanno già fatto una scelta completamente elettrica di viaggiare tra Torino e Milano senza dover rincorrere il risparmio energetico o modificare il viaggio con deviazioni specifiche per trovare una colonnina.

Enel X ha intenzione di installare ulteriori 4 colonnine di ricarica denominate JuicePump ossia con ricarica veloce da 50 kw in altrettante stazioni della Q8 di servizio. Ecco che assieme a Rho Sud è stata attivata anche quella della stazione di servizio di Viale Alcide De Gasperi a Milano ma arriveranno anche colonnine a quella di Marcon (Venezia), Carugate e Cinisello Balsamo.

In questo caso la posa in opera di queste nuove JuicePump fa parte di un progetto quanto mai ampio e assolutamente ecologista partito da EVA+ e coordinato da Enel assieme a Verbund ma anche Renault, Nissan, BMW Group, Volkwagen Group Italia e chiaramente con l’aiuto a livello finanziario da parte della Commissione Europea. Tecnicamente questa prima rete con ricarica rapida permetterà agli utenti di poter unire il vantaggio del rifornimento elettrico al di fuori della città ossia su tratto autostradale ma soprattutto di realizzare il rifornimento in molto meno tempo rispetto alle altre colonnine.

Queste Fast Recharge di Enel X e appartenenti al progetto EVA+ sono già operative in più di 100 luoghi e raggiungeranno il numero complessivo di 200 entro metà 2019, 180 in Italia e le altre 20 in Austria. Una mobilità sempre più elettrica, o almeno è questo l’auspicio di Enel X, che è pronta ad alleggerire il “trapasso” degli utenti da un’auto a combustione ad un’auto più “eco-friendly”.

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Cleaner Android gratis, qual è il migliore

Author: IlSoftware.it

Applicazioni Android come Clean Master sono ormai divenute inutili e addirittura controproducenti. App che offrono di ottimizzare la memoria sui dispositivi Android o i cosiddetti task killer non vanno mai utilizzati.
Android dispone infatti di tutti gli strumenti per liberare la memoria RAM quando ciò fosse ritenuto davvero necessario: interferire con questo meccanismo utilizzando applicazioni di terze parti significa rendere il sistema più lento e instabile (ne abbiamo parlato negli articoli Ottimizzazione sistema Android: quali i passaggi da porre in campo e Clean Master: utile o inutile?).

Si può semmai accedere alle impostazioni di Android, toccare Sistema, Opzioni sviluppatore (se la voce non fosse presente, selezionare le voci Sistema, Informazioni sul telefono e toccare in rapida successione – per almeno 7 volte – la voce Numero build) quindi scegliere Memoria e, infine, Memoria utilizzata dalle app.
Così facendo si potrà verificare quali app Android occupano stabilmente un elevato quantitativo di memoria RAM (si può scegliere 1 giorno per avere un quadro più preciso). Nel caso in cui si rilevassero anomalie (app Android che occupano importanti quantitativi di memoria RAM per lunghi periodi) si potrà procedere con la disinstallazione delle app che creano problemi.

Se la memoria RAM del dispositivo Android non necessita di ottimizzazione, è importante invece controllare periodicamente in che modo è utilizzata la memoria interna.
Smartphone e tablet più recenti offrono crescenti quantitativi di storage interno, eventualmente espandibili inserendo una scheda micro SD nell’apposito slot, ma capita molto di frequente di ritrovarsi improvvisamente con poco spazio disponibile.Le ultime versioni di Android (a partire dalla release 6.0 Marshmallow) consentono finalmente di configurare una scheda SD come memoria interna: Spostare app su scheda SD, ecco come si fa.
È bene però non trovarsi con l’acqua alla gola facendo attenzione, con regolarità, a come lo spazio viene utilizzato sul proprio dispositivo mobile Android.

Il miglior cleaner Android gratis che permette di liberare spazio e rimuovere file inutili, file superflui e file temporanei è Files di Google.
Scaricabile da Google Play Store, Files ha recentemente cambiato nome ed è notevolmente migliorata rispetto alla primissima versione.
Abbiamo presentato Files di Google nell’articolo File manager Android: Files Go diventa Files by Google, ecco come funziona.

Files di Google è un cleaner Android gratuito perché si occupa di effettuare una scansione completa della memoria interna del dispositivo, verificare le app installate, accertare quali vengono utilizzate di rado, stabilire in che modo è impegnato lo spazio disponibile.

Nella schermata principale di Files di Google c’è tutto ciò che serve: la sezione File indesiderati consente di rimuovere file di log ed elementi temporanei ormai non più utili; File duplicati permette di scovare gli stessi file memorizzati più volte sul dispositivo mobile (occupano quindi inutilmente più spazio); Contenuti multimediali dà modo di controllare uno per uno quei file che di solito impegnano molto spazio. Si tratta di quei contenuti che vengono prodotti o scambiati mediante varie tipologie di applicazioni Android: oltre a WhatsApp e applicazioni similari si troveranno per esempio app per la videosorveglianza, quelle che consentono di modificare contenuti audio e video e così via.

Se si fosse installata l’app Google Foto (vedere Google Foto, app per gestire i propri archivi e crearne il backup), Files di Google indica le foto e i video che sono già stati oggetto di backup sul cloud di Google e che quindi possono essere rimossi senza problemi dal dispositivo mobile.

Poco più sotto Files di Google mostra la lista delle app Android inutilizzate o comunque non adoperate da lungo tempo. Si tratta di una funzionalità molto utile perché in molti sono soliti installate una vasta schiera di applicazioni sui propri dispositivi per poi dimenticarle. Prima di installare nuove app, dare un’occhiata all’articolo App Android pericolose per la sicurezza e la privacy.
Assegnando a Files di Google il permesso di accedere ai “dati di utilizzo” del dispositivo mobile, verrà stilato un elenco completo delle applicazioni Android del tutto inutilizzate o quasi sempre ignorate.

Per ciascuna app inutilizzata, Files di Google riporta il quantitativo di spazio occupato e offre l’opportunità di procedere a una disinstallazione multipla. All’inizio della lista vengono mostrate le app che non si usano da più tempo.

Ancora più in basso Files di Google riporta l’elenco dei file scaricati sul dispositivo (molti dei quali, spesso, impegnano solo spazio e non sono più di alcuna utilità) oltre a tutti i file di grandi dimensioni. Tra di essi possono esservi anche elementi appartenenti alle precedenti selezioni: ad esempio video registrati e già oggetto di backup su Google Drive o Google One. Eliminando le copie locali dal riquadro Backup delle foto si farà pulizia anche nella sezione File di grandi dimensioni.
Per aggiornare i suggerimenti proposti da Files di Google basta effettuare, in qualunque momento, un’operazione di swiping dall’alto verso il basso nella schermata principale dell’applicazione.
Per rimuovere applicazioni preinstallate suggeriamo la lettura degli articoli Come disinstallare app di sistema su Android senza root e Aggiornamento Android, come effettuarlo quando sembra impossibile.

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Le chiamate di spam in crescita del 300% nel 2018. L'Italia all'undicesimo posto

Author: Le news di Hardware Upgrade

Le cosiddette “spam call”, ovvero le chiamate telefoniche pubblicitarie se non addirittura truffaldine, sono cresciute del 300% nel mondo quest’anno: i dati sono condivisi direttamente da Truecaller, servizio che tramite un’apposita app può identificare le chiamate indesiderate e filtrarle opportunamente.

Il Brasile si pone in cima alla classifica, testimoniando una particolare consistenza del fenomeno: in media gli utenti brasiliani ricevono infatti oltre 37 chiamate di spam in un mese (lo scorso anno erano “solo” 20.7 al mese), ovvero più di una al giorno. Che incubo! Il Brasile ha strappato il primato che lo scorso anno era dell’India, che si trova ora al secondo posto registrando un calo dell’1,5% e con 22,3 chiamate al mese per utente.

E il Belpaese? L’Italia è appena fuori la top-10, all’undicesimo posto e guadagnando due posizioni rispetto allo scorso anno, con una media di 10,8 chiamate al mese. Secondo quanto raccolto da Truecaller a far la parte del leone nelle chiamate pubblicitarie in Italia sono i fornitori di servizi (in particolare televisivi e di energia elettrica) con il 48% di share, e gli operatori telefonici con il 25% di share.

Secondo i dati divulgati da Truecaller, gli utenti che fanno uso del servizio hanno globalmente ricevuto 17,7 miliardi di chiamate pubblicitarie nei mesi da gennaio a ottobre. Una chiamata è classificata come spam se è segnalata dall’algoritmo di truecaller o manualmente dall’utente. E’ bene tenere presente che i dati sono ovviamente limitati alla sola base utenti di Truecaller e ciò potrebbe comunque dare un quadro incompleto della realtà. Ma è un risconto importante che aiuta ad inquadrare le dimensioni del fenomeno.