Categorie
HardwareSoftware

Windows 10 Creators Update, download della versione finale già disponibile

Windows 10 Creators Update, download della versione finale già disponibile

Ecco come effettuare il download e l’installazione dell’aggiornamento Creators Update per Windows 10 con largo anticipo rispetto al prossimo 11 aprile, data della disponibilità pubblica. E attenzione, non si tratta di una versione “beta”, ad esempio le release di anteprima distribuite ai partecipanti al programma Windows Insider, ma di una versione finale.

Chiariamolo subito. Windows 10 Creators Update non è ancora disponibile in via ufficiale, per tutti gli utenti.
In queste ore è stato però scoperto un link diretto facente riferimento all’ultima versione di Windows 10 Update Assistant (in italiano Assistente aggiornamento Windows 10), un’utilità gratuita, sviluppata da Microsoft, che assiste l’utente nella procedura di aggiornamento di Windows 10 (vedere questa pagina). Il nuovo “assistente” consente di effettuare il download di Windows 10 Creators Update in anteprima e con largo anticipo.

Windows 10 Creators Update, download della versione finale in anteprima

Scaricando e avviando l’ultima versione di Windows 10 Update Assistant che, come si vede, è ospitata sui server Microsoft pur non essendo stata ancora pubblicata nelle pagine ufficiali, è possibile installare automaticamente, in anteprima, il pacchetto Creators Update.

Windows 10 Creators Update, download della versione finale già disponibile

Come si vede nell’immagine, l’assistente propone l’installazione della build 15063 di Windows 10 che corrisponde alla versione RTM (Release to Manufacturing) del Creators Update.
Senza quindi partecipare al programma Windows Insider (che prevede la ricezione di versioni di Windows 10 non ancora definitive e, quindi, potenzialmente instabili), ricorrendo al tool Windows 10 Update Assistant, si può aggiornare Windows 10 al Creators Update con largo anticipo rispetto alla data precedentemente fissata: 11 aprile 2017 (Windows 10 Creators Update uscirà il prossimo 11 aprile).Dopo aver avviato Windows 10 Update Assistant, cliccando sul pulsante Aggiorna, il software verificherà la compatibilità del sistema in uso (non avviare il programma di aggiornamento su una macchina facente parte del programma Windows Insider) quindi procederà con il download dei file necessari per l’installazione del Creators Update.

Windows 10 Creators Update, download della versione finale già disponibile

Il bello è che aggiornando in anticipo il sistema al Creators Update, non si avranno problemi per la ricezione di tutti i successivi aggiornamenti.
Windows Update, infatti, risulterà pienamente funzionante e gli aggiornamenti successivi alla distribuzione della versione RTM saranno ricevibili, come sempre, attraverso tale strumento.

Per conoscere tutte le principali novità introdotte con il rilascio di Windows 10 Creators Update, suggeriamo la lettura dell’articolo Windows 10 Creators Update: le novità principali.

Autore: IlSoftware.it

Categorie
HardwareSoftware

Elon Musk fonda Neuralink con l’obiettivo delle connessioni neurali uomo-macchina

“Conosco il kung-fu”. E’ una delle citazioni più celebri del primo capitolo della saga cinematografica di Matrix: per poter apprendere le tecniche delle arti marziali cinesi il protagonista, Neo, sfruttava un particolare connettore che gli consentiva di collegare il proprio cervello direttamente con un computer. In molti, dinnanzi a quella scena, avremo provato un pizzico di invidia pensando “Magari fosse così facile imparare qualcosa…!”.

Uno scenario che, per quanto fantascientifico, potrebbe un giorno diventare realtà: si apprende in questi giorni dell’esistenza di Neuralink, una società di ricerca medica fondata lo scorso luglio in California e che vede il diretto coinvolgimento di Elon Musk, l’imprenditore sudafricano che già coordina due importanti realtà tecnologiche come SpaceX e Tesla. L’obiettivo di lungo termine Neuralink è quello di realizzare un’interfaccia “brain-computer” che consenta di impiantare dispositivi nel cervello umano, dapprima per curare patologie neurodegenerative ed in un secondo tempo per migliorare le capacità dell’essere umano così che possa tenere il passo con il progresso dell’intelligenza artificiale.

Anche Musk ha tratto ispirazone dalla fantascienza, e precisamente dal “neural lace” inventato dal romanziere scozzese Iain M.Banks all’interno della serie Culture, dove i personaggi sono dotati di un reticolo semi organico che cresce sulla corteccia cerebrale e permette loro di interfacciarsi senza l’impiego di cavi con le intelligenze artificiali e creare un backup delle proprie memorie. Una caratteristica che rende le persone immortali, poiché in caso di decesso possono “resuscitare” grazie al recupero dell’ultimo backup.

Ad oggi, dispositivi impiantabili nel cervello sono usati in maniera molto limitata (sia numericamente, sia come tipo di azione) nel campo medico per aiutare a lenire gli effetti del morbo di Parkinson e per cercare di trattare gli effetti di alcune malattie neurodegenerative. Si tratta tuttavia di casi molto rari, poiché si tratta di interventi chirurgici particolarmente invasivi per il cervello umano, cui si ricorre solamente quando le altre strade percorribili non hanno dato esito favorevole.

Seguendo le orme di Tesla e SpaceX, anche Neuralink ha intenzione di presentare un prototipo funzionante che possa dimostrare che la tecnologia è sicura e operabile, prima di spostare il focus sull’ambizione di migliorare le capacità della razza umana. Un prototipo che verosimilmente assumerà la forma di un dispositivo in grado di trattare le malattie che colpiscono il cervello. Secondo lo stesso Musk sono necessari non più di cinque anni per poter realizzare un’interfaccia “parziale ma significativa”, anche se ovviamente vi sarà ancora molta strada da fare prima di poter collegare un’intelligenza artificiale direttamente con il cervello di un individuo. I neuroscienziati ancora avvertono di come si abbia una limitata comprensione del modo in cui i neuroni comunicano tra di loro e i metodi di cui si dispone per raccogliere informazioni a riguardo sono ancora piuttosto rudimentali.

Stando alle informazioni rese disponibili dal Wall Street Journal la società avrebbe già arruolato tre figure: Vanessa Tolosa, ingegnere del Lawrence Livermore National Laboratory con competenza nel campo degli elettrodi flessibili, Philip Sabes, professore per l’University of California di San Francisco che si occupa di studiare il modo in cui il cervello controlla i movimenti, e Timothy Gardner, professore della Boston University che ha condotto studi sul canto degli uccelli impiantando piccoli elettrodi nel cervello dei fringuelli. La società dovrebbe essere finanziata interamente dallo stesso Musk, ma si fa il nome della partecipazione anche di Founders Fund, il venture-capital fondato da Peter Thiel, che già è principale investitore in SpaceX.

Con l’annuncio di Neuralink diventa possibile leggere sotto altra luce alcune delle recenti e sibilline dichiarazioni che Musk ha avuto modo di esporre negli ultimi mesi sul tema del rapporto tra intelligenza artificiale e capacità umane. Lo scorso mese, in occasione del World Government Summit di Dubai, Musk aveva affermato:

“Col tempo credo che vedremo una fusione più stretta fra intelligenza biologica e intelligenza artificiale. E’ per lo più una questione di larghezza di banda, la velocità di connessione tra il tuo cervello e la versione digitale di te stesso. Le macchine comunicano alla velocità di mille miliardi di bit al secondo, mentre l’uomo, il cui mezzo di comunicazione adesso è digitare sulla tastiera di uno smartphone, va a circa 10 bit al secondo. La mente umana ha bisogno di una marcia in più, e dovrà allearsi con l’intelligenza artificiale”.

Una posizione sicuramente non disinteressata. E voi? Siete pronti a conoscere il kung-fu?

Autore: Le news di Hardware Upgrade

Categorie
HardwareSoftware

Intel Launches Kaby-Lake based Xeons: The E3-1200 v6 Family

For the several generations previous, it has become customary for the Xeon equivalents of consumer processors to hit the market several months later. We saw the launch of Kaby Lake on the consumer desktop in January, with quad-core parts up to 4.0 GHz coming to retail. The Xeon E3 launch will be in the similar vein to previous years, designed for entry-level workstations, small business servers and storage servers, and Intel’s main comparisons for these Xeons will be to replace similar builds that are more than three years old.

A total of eight processors will be launched today under the E3 v6 name, with some models receiving a corresponding low-power version later down the line. All desktop replaceable CPUs will be using the LGA1151 socket, the same as the previous generation E3 v5 Xeons.

Intel E3-1200 v6 CPUs (Kaby Lake)
  C/T Base Freq Turbo L3 Cache IGP IGP Freq TDP $
E3-1280 v6 4/8 3.9 GHz 4.2 GHz 8 MB 72 W $ 612
E3-1275 v6 4/8 3.8 GHz 4.2 GHz 8 MB P630 1150 MHz 73 W $ 339
E3-1270 v6 4/8 3.8 GHz 4.2 GHz 8 MB 72 W $ 328
E3-1245 v6 4/8 3.7 GHz 4.1 GHz 8 MB P630 1150 MHz 73 W $ 284
E3-1240 v6 4/8 3.7 GHz 4.1 GHz 8 MB 72 W $ 272
E3-1230 v6 4/8 3.5 GHz 3.9 GHz 8 MB 72 W $ 250
E3-1225 v6 4/4 3.3 GHz 3.7 GHz 8 MB P630 1150 MHz 73 W $ 213
E3-1220 v6 4/4 3.0 GHz 3.5 GHz 8 MB 72 W $ 193

On the integrated graphics models, i.e. those ending in ‘5’, are all running Intel HD P630 graphics and run up to 1150 MHz. This is the ‘professional’ version of the HD630 we see on the consumer parts, using Intel’s latest Gen9 graphics architecture and supporting H.265 encode/decode. Our Kaby Lake review piece goes into more detail.

The high-end E3 v6 parts will have a maximum base frequency of 3.9 GHz base and a 4.2 GHz turbo. All the parts listed have a full 8MB of L3 cache, and either be 72W for non-IGP models or 73W for IGP parts. As with other previous Xeons, these come with ECC memory support, vPro and other technologies Intel files under the professional level. In Intel’s presentations, Intel SGX (Software Guard Extensions) are included, however TSX (Transactional Extensions) were not listed.

Intel E3-1200 v6 and v5 CPUs
IGP v6 Model v5 IGP
3.9/4.2, 72W E3-1280 3.7/4.0, 80W
+ 3.8/4.2, 73W E3-1275 3.6/4.0, 80W +
3.8/4.2, 72W E3-1270 3.6/4.0, 80W
E3-1260L 2.9/3.9, 45W
+ 3.7/4.1, 73W E3-1245 3.5/3.9, 80W +
3.7/4.1, 72W E3-1240 3.5/3.9, 80W
E3-1240L 2.1/3.2, 25W
E3-1235L 2.0/3.0, 25W +
3.5/3.9, 72W E3-1230 3.4/3.8, 80W
+ 3.3/3.7, 73W E3-1225 3.3/3.7, 80W +
3.0/3.3, 72W E3-1220 3.0/3.5, 80W

It is worth noting that for LGA1151 based E3 v5 Xeons, Intel adjusted the requirements such that Xeon processors require a server grade chipset on the motherboard. For Skylake E3 v5 parts, this was either a C232 or C236 chipset – we reviewed a few motherboards with these on (ASRock E3V5 Gaming, GIGABYTE Z170X-Extreme ECC). With a BIOS update, these C232/C236 motherboards should support the new v6 processors.

For the E3 v6 line, Intel is not releasing new chipsets, deciding to stick with the C232 and C236 models. This means that users wishing to upgrade their E3 v5 system will have to wait for a BIOS update in order for the new CPUs to work. We have yet to receive word if the standard motherboard manufacturers are launching a new series of motherboards for this generation, however we suspect that several will do so.

With the no new motherboard chipsets being launched, it is, therefore, odd that Intel is announcing Optane Memory support with the E3-1200 v6 Xeons. This essentially means that Optane Memory support is already baked into the chipset, and it is merely a firmware approval of a CPU and chipset combination in order for it to be enabled. Intel states that only select E3-1500M v6 (mobile) and E3-1200 v6 (desktop) configurations will be available for use with Optane, and may only be provided on an OEM basis.

Intel Xeon E-Series Families (February 2017)
  E3-1200 v5 E3-1500 v5
E3-1500M v6
E5-1600 v4
E5-2600 v4
E5-4600 v4
E7-4800 v4 E7-8800 v4
Core Family Skylake Skylake Broadwell Broadwell Broadwell
Core Count 2 to 4 2 to 4 4 to 22 8 to 16 4 to 24
Integrated Graphics Few, HD 520 Yes, Iris Pro No No No
DRAM Channels 2 2 4 4 4
Max DRAM Support (per CPU) 64 GB 64 GB 1536 GB 3072 GB 3072GB
DMI/QPI DMI 3.0 DMI 3.0 2600: 1xQPI
4600: 1xQPI
3 QPI 3 QPI
Multi-Socket Support No No 2600: 1S/2S
4600: 1S/2S
1S, 2S or 4S Up to 8S
PCIe Lanes 16 16 40 32 32
Cost $ 213 to
$ 612
$ 396 to
$ 1207
$ 294 to
$ 7007
$ 1223 to
$ 3003
$ 4061 to
$ 8898
Suited For Entry Workstations QuickSync,
Memory Compute
High-End Workstation Many-Core Server World Domination

Along with Intel’s announcement, we are seeing systems being launched with E3 v6 processors installed. Prices of the new parts are equivalent to the last generation.

To call out a big elephant in the room: Intel has more competition in this space than in previous years. Intel gives value to Xeon processors above consumer products, but Ryzen could potentially be an alternative to Intel. Aside from AMD, some of the positioning that Intel puts forward with the E3 could be taken up by Intel’s Atom offerings, Xeon-D, or even musings from ARM partners on new silicon designs. All being said, Intel is still expected to have the peak single thread performance for general purpose compute, and has the larger install base of customers and ready-to-go platforms. Performance per watt will be a key metric to monitor as well.

We have the E3 v5 processors in for testing on our new CPU test suite, and we hope that the E3 v6 units will arrive in due course. Stay tuned for those. 

Categorie
HardwareSoftware

Fibra Enel, ecco come raggiungerà i clienti finali

Fibra Enel, ecco come raggiungerà i clienti finali

I portavoce di Enel Open Fiber spiegano in che modo la fibra ottica raggiungerà le utenze finali. Previsto anche l’utilizzo di una soluzione fixed wireless per le zone più critiche (case sparse).

Enel Open Fiber, società direttamente controllata da Enel, ha chiarito in che modo intende raggiungere i clienti finali con la sua connettività in fibra ottica.
L’azienda, che com’è noto, si è aggiudicata l’intero primo lotto (primo bando Infratel Italia) e che è in pole position anche nell’ambito della seconda gara, utilizzando le sovvenzioni statali realizzerà le infrastrutture di rete per portare la banda ultralarga nei cluster C e D (le cosiddette aree “a fallimento di mercato”): Banda ultralarga nelle aree a fallimento di mercato: TIM non presenterà alcuna offerta.

L’azienda amministrata da Tommaso Pompei ha però in programma anche un’ulteriore attività ossia la copertura in banda ultralarga di molte altre città del Paese ove vi è già concorrenza.
Il “piano nazionale” di Enel Open Fiber prevede attualmente la copertura in fibra ottica di 270 città entro il 2022: tutte saranno raggiunte con servizi di connettività fino a 1 Gbps.
Nelle aree bianche (a “fallimento di mercato”) attingendo ai fondi messi a disposizione da Infratel e MISE, invece, si arriverà a 100 o 30 Mbps in downstream.

Fibra Enel, quali le soluzioni tecnologiche utilizzate?

Ma come verrà portata la fibra Enel agli utenti finali?

Innanzi tutto, vale la pena ricordare che Enel Open Fiber non venderà il servizio di connettività direttamente agli utenti finali ma offrirà la possibilità di usare la sua rete agli operatori interessati a fronte del versamento di un canone.

Affari&Finanza ha fatto luce, oggi, sulla soluzione che impiegherà Enel.

Fibra Enel, ecco come raggiungerà i clienti finali

Enel Open Fiber si attrezzerà con un POP, un punto di diramazione ogni 60.000 utenze da servire per poi appoggiarsi a nodi primari (PFP ogni 1.000 immobili) e secondari (SFP ogni 250 immobili).
In corrispondenza di ogni edificio sarà realizzato un nodo di terminazione – probabilmente ove è posizionato l’armadio di distribuzione – per poi raggiungere le singole utenze.
Nelle situazioni più complicate, ad esempio nelle aree rurali in cui sono distribuite case sparse, Enel Open Fiber utilizzerà la tecnologia fixed wireless sui 28 GHz (frequenze ottenute nei mesi scorsi a seguito di una gara indetta dal MISE).
Questa soluzione dovrebbe comunque consentire di trasferire dati in downstream da 30 a 100 Mbps.

L’utilizzo della tecnologia wireless dovrebbe essere comunque molto limitato (circa 200.000 unità abitative in tutto) mentre negli altri casi Enel Open Fiber dovrebbe riuscire ad assicurare connettività FTTH (Fiber-to-the-Home) pura.

Complessivamente, il progetto di Enel Open Fiber prevede di portare la fibra a 9,5 milioni di utenze nelle aree “a successo di mercato” e a 10 milioni nelle zone “a fallimento di mercato”.

Maggiori informazioni sull’attuale copertura della fibra Enel sono reperibili nell’articolo Copertura fibra ottica Enel Open Fiber: eccola nel dettaglio.

Cliccando qui (fonte: Infratel Italia) è possibile scaricare un foglio elettronico che contiene l’elenco completo degli armadi stradali che possono erogare connettività in fibra (o che saranno adeguati a stretto giro) nell’ambito del progetto per il superamento del divario digitale nelle aree a fallimento di mercato (verificare il contenuto delle colonne Stato fibra ottica e Prevista attivazione).

Autore: IlSoftware.it

Categorie
HardwareSoftware

Honor Note 9: eccolo in una prima immagine dal vivo

Un nuovo phablet è pronto ad arrivare sul mercato: parliamo del futuro Honor Note 9. L’immagine trapelata da pochi istanti in rete ha infatti permesso di constatarne il design e di avere conferma su di una componente hardware importante come la fotocamera posteriore che sarà composta da un doppio sensore. Un prodotto di cui purtroppo ancora non si conoscono le specifiche tecniche ma che prenderà il posto del fortunato Honor Note 8, phablet dal display importante.

L’azienda cinese aveva introdotto Honor Note 8 durante lo scorso mese di agosto cercando di catturare l’attenzione di quella parte di pubblico attenta agli smartphone importanti, dimensionalmente parlando. Dall’immagine è possibile capire come lo smartphone abbia mantenuto dimensioni elevate ma le indiscrezioni parlano dell’adozione di un display leggermente più piccolo che non dovrebbe raggiungere i 5.7 pollici permettendo però di adottare una risoluzione QuadHD per la migliore visione di contenuti e video.

Lo scatto rubato permette però di osservare con precisione la presenza sul posteriore del prodotto di una doppia fotocamera in linea con le scelte degli altri produttori. In questo caso non è possibile capire la risoluzione della stessa ma sembra possibile che in Honor si sia posizionato un doppio sensore da 12 megapixel che permetta di realizzare scatti anche monocromatici tipici di altri smartphone dell’azienda. Sembra possibile la presenza del nuovo processore proprietario di Huawei ossia il Kirin 960 che potrebbe facilmente essere affiancato da 6GB di RAM per una potenza di calcolo quanto mai importanti in tutti i contesti.

L’ampia dimensione dello smartphone avrebbe permesso, sempre secondo le indiscrezioni, anche il posizionamento di una batteria da ben 4.000 mAh che dunque grazie all’adozione dell’interfaccia grafica EMUI di Honor sempre ben ottimizzata e soprattutto basata su Android Nougat, potrebbe permettere autonomie record anche con usi intensi. Chiaramente nessuna informazione sul rilascio del phablet che però potrebbe essere presentato da Honor durante il suo prossimo evento in programma il 5 aprile.

Ricordiamo come l’attuale Honor Note 8 possegga un display da 6.6 pollici dalla risoluzione QuadHD e venga alimentato da un processore proprietario Kirin 955 Octa-Core e 4GB di RAM e diverse versioni in base alla memoria interna da 32/64/128 GB. Comparto multimediale di tutto rispetto con una fotocamera principale da 13 megapixel con OIS e possibilità di registrare video fino alla risoluzione di 1080p. Da non dimenticare anche la presenza di un sensore anteriore da 8 megapixel oltre alla classica connettività di ultima generazione. Questo sarà il phablet da cui Honor sarà partita per sviluppare il nuovo Note 9 in arrivo.

Autore: Le news di Hardware Upgrade