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Free Mobile è già arrivata in Italia: no, si tratta di phishing

Con un’email truffaldina sconosciuti richiedono dati personali agli utenti. Attenzione.

Free Mobile, l’operatore transalpino conosciuto per le sue offerte particolarmente aggressive, arriverà in Italia con una sua offerta commerciale non prima del prossimo novembre: Free Mobile in Italia dal prossimo novembre: tariffe più basse almeno del 10%.

Eppure l’azienda e i suoi potenziali clienti in Italia sono a quanto pare già bersaglio di una campagna phishing.

Free Mobile è già arrivata in Italia: no, si tratta di phishing

Questa mattina abbiamo ricevuto un’email con oggetto Free mobile Italia, le jeux sont fait che presentava il seguente incipit: “CIAO ITALIA! Finalmente si parte. Siamo arrivati per stravolgere le regole, innovare e sorprendere giorno dopo giorno. Offrire a tutti la possibilità di avere qualcosa in più senza rinunciare alla qualità è il nostro obiettivo. In Francia ci apprezzano, ne abbiamo fatta di strada e ora continuiamo“.
È bastato un attimo però per accorgersi di quanto l’email sia truffaldina e non spedita affatto da Iliad, la società francese proprietaria del marchio Free Mobile.

L’email fa riferimento a un sito web contenente il marchio dell’azienda di Xavier Niel che è stato registrato da sconosciuti (i dati Whois sono protetti mediante l’uso del servizio WhoisGuard) appena il 26 febbraio scorso.

Free Mobile è già arrivata in Italia: no, si tratta di phishing

Presentando l’opportunità di vincere “fantastici premi”, l’utente viene invitato a cliccare su un pulsante verde che permette di inviare, via WhatsApp, alcuni dati a un numero telefonico irlandese.
Gli autori del raggiro chiedono di inserire dati anagrafici, codice fiscale e inviare una scansione di un documento di identità valido.
Ovviamente non è dato sapere in che modo saranno utilizzati i dati ma certo è che potrebbero essere utilizzati, vista la loro natura particolarmente sensibili, per attivare servizi non richiesti.

Autore: IlSoftware.it

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Sony A6500 e A99 Mark II, i primi scatti

In attesa di poterle avere a disposizione per una prova completa, abbiamo avuto modo di effettuare alcuni scatti con le nuove Sony A99 Mark II e A6500, due fotocamere al top nei rispettivi settori, presentate tra fine settembre e inizio ottobre. Ecco le nostre impressioni dopo una giornata di “full immersion” nel mondo Alpha.

Sony A6500, APS-C al top

Come anticipato in questa news, la A6500 aggiorna, a meno di un anno di distanza, la precedente A6300, ponendosi al vertice della gamma APS-C.
Il sensore da circa 24Mpixel e il sistema AF ibrido 4D (425 punti a rilevazione di fase + 169 zone a rilevazione di contrasto), che già rappresentavano lo stato dell’arte, possono ora contare su un chip di acquisizione dati aggiuntivo che incrementa le prestazioni della fotocamera in scatto continuo, e su uno stabilizzatore meccanico a 5 assi che, per la prima volta, porta i benefici della stabilizzazione in-camera anche sui modelli APS-C; notevole il fatto che, nonostante il poco spazio a disposizione, i tecnici Sony siano riusciti a integrare questo optional senza aumentare le dimensioni del corpo macchina. Solo l’impugnatura è più pronunciata, ma questo per soddisfare una precisa richiesta ergonomica a cui Sony aveva già dato risposta sulle recenti full-frame A7.


Sony A6500. Sopra: due esempi di immagini catturate ad alti ISO – 12.800 (SX) e 6400 (DX).
Sotto: 6400 ISO, ingrandimento al 100%. La grana è visibile, ma il risultato è complessivamente molto buono considerate le condizioni di luce presenti sulla scena.

Partiamo dunque proprio dalle prestazioni in scatto continuo, che secondo Sony arrivano oggi a garantire una raffica da 269 scatti JPEG al ritmo di 11fps (307 scatti JPEG @ 8 fps). Sul campo non è ovviamente possibile effettuare misure esatte, ma certamente la raffica JPEG Fine @ 11fps dura ben più di 200 scatti, mentre scattando in RAW si superano agevolmente i 100 scatti. Un grande passo avanti rispetto alla A6300, che si fermava a circa 40 e 20 scatti, rispettivamente.

Il buffer maggiorato impiega ovviamente più tempo per svuotarsi, dato che la velocità di scrittura è rimasta apparentemente invariata. A buffer pieno, sono necessari da circa 70s a circa 120s, in funzione del formato. Non poco, ma questo non toglie poi molto a una mirrorless compatta che eguaglia o supera, da questo punto di vista, molte reflex “pro”.

Le doti di inseguimento del sistema AF sono più che buone, seppur non sempre impeccabili. Abbiamo sentito la mancanza di qualche opzione avanzata di gestione autofocus a cui le reflex top di gamma ci hanno ormai abituati. In sintesi: l’inseguimento di Sony fa spesso un buon lavoro, ma nelle occasioni in cui fallisce, non c’è modo di migliorare.


L’elevata cadenza di scatto e le buone doti di inseguimento del sistema autofocus consentono a chiunque di ottenere buoni risultati con soggetti in movimento.

Abbiamo apprezzato la nuova impugnatura, così come il touchscreen per la scelta del punto AF, grazie anche alla soluzione “touchpad” vista per la prima volta sulla Panasonic GH4. In pratica, quando si utilizza il mirino elettronico, è possibile scorrere il pollice sullo schermo posteriore per muovere il punto autofocus. Si tratta a nostro avviso di una buona idea, ben implementata, che non equivale per praticità a un joystick dedicato ma che colma una lacuna tipica dei corpi mirrorless compatti, senza impattare sulle dimensioni né affollare eccessivamente il dorso. Per una fotocamera amatoriale, è un ottimo compromesso.

Altra soluzione ispirata alla concorrenza è la possibilità di estrarre fotogrammi da un video 4K. A proposito, il comparto video è molto completo, come da tradizione Sony (4K @ 30p/25p/24p in formato XAVC-S a 100 Mbps, sovra-campionamento da 20 Mpixel, no pixel-binning) e beneficia ora della funzione slow/quick motion con frame rate da 1 a 100fps (da slow-motion 4x a quick-motion 50x).
Chiudiamo con l’apprezzabile revisione dell’otturatore, la cui vita passa da 150.000 a 200.000 cicli garantiti.

Autore: Le news di Hardware Upgrade

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iPhone 8 may not actually exist


It is just a figment of your sad, limited imagination

One of the sillier iPhone 8 rumours to hit the streets crossed our desk this morning. It claims that the iPhone 8 might not actually exist.

For months now the Tame Apple Press has been telling us about all sorts of things which are going to be in the iPhone 8 which is expected to hit the shops in September, unless something goes wrong.

But now the Japanese blog Mac Otakara claims what will appear in September is a fake iPhone 8 and will instead be an iPhone Edition. In other words, it might look like an iPhone 8 but because Apple is not calling it an iPhone 8 the fruity cargo cult is not saddled with the responsibility of coming up with any new technology.

Instead the iPhone Edition brand will just be a super expensive $ 1,000 version of the disappointing iPhone 7. So basically nothing to see here move on please. It will just be an opportunity for Apple’s richer fanboys to hand over an additional $ 300 for a phone that they already own.

Mac Otakara also claims Apple is still testing several different prototypes for the new flagship iPhone so if you see anything claiming to be an iPhone 8 it is unlikely to be the real McCoy.

Autore: Fudzilla.com – Home

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Gmail si arricchisce degli add-on

Forse non tutti sanno che in Google Chrome sono presenti delle utili estensioni (sia sviluppate da Google che da sviluppatori di terze parti) che permettono di integrare preziose funzionalità all’interno del browser. Esse sono disponibili per tutti gli ambiti, anche per Gmail. Nelle scorse ore però Google ha annunciato la disponibilità di un nuovo aggiornamento di Gmail con l’implementazione, in maniera nativa, degli add-ons.

Il concetto è molto simile a quello delle estensioni per Chrome ma, essendo integrate all’interno di Gmail, il loro funzionamento è garantito non solo quando utilizziamo il client di Google da desktop ma anche quando lo utilizziamo da smartphone Android o da iPhone. Ogni add-on che aggiungiamo al nostro Gmail viene automaticamente sincronizzato, sfruttando il cloud, con tutti gli altri dispositivi con cui abbiamo effettuato l’accesso. Ciò significa che basta installare una volta l’add-on e ritrovarselo in tutti i dispositivi.

Al momento Google ha reso disponibili solamente 3 add-on ma nelle prossime settimane l’elenco comincerà ad arricchirsi sempre più. Inoltre, al momento questa funzionalità è utilizzabile solamente per coloro utilizzano per lavoro la G Suite

La portata di queste novità per Gmail è immensa

Si tratta di fatto di un aggiornamento che beneficerà inizialmente gli utenti business per poi essere esteso a tutti gli utenti consumer. Considerato il bacino di utenza di cui può godere Gmail (oltre 1,5 miliardi di utenti), si tratterà di una novità molto importante quando arriverà a livello globale per tutti.

Prima di lasciarvi, vi vogliamo ricordare che sempre relativamente a G Suite, Google ha annunciato di aver suddiviso il servizio Hangouts in due app distinte e separate: Hangouts Meet ed Hangouts Chat.

VIA  FONTE

Autore: Android Blog Italia

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Machine learning, Google riconosce il contenuto di ogni video

Google rilascia uno strumento, utilizzabile da chiunque, che consente di riconoscere – automaticamente – i contenuti di un video, di catalogarli e inserirli eventualmente in un database. Ecco come funzionano le nuove Video Intelligence API.

I tecnici di Google hanno portato sul palco dell’evento Cloud Next di San Francisco un’interessante novità in tema di machine learning.

La nuova Video Intelligence API permetterà a qualunque sviluppatore di riconoscere automaticamente gli oggetti presenti in un video e rendere ricercabili tali informazioni.

Fino ad oggi, infatti, la maggior parte delle API disponibili consentivano soltanto di “catalogare” il contenuto delle immagini ma mai prima d’ora era stato reso disponibile uno strumento così completo per esaminare il contenuto di un video.

Machine learning, Google riconosce il contenuto di ogni video

Cliccando qui è possibile avere “un assaggio” del funzionamento delle Video Intelligence API di Google.
Sono presenti diversi video che saranno automaticamente analizzati per estrarre parole chiave capaci di descriverne nel dettaglio il contenuto.

Machine learning, Google riconosce il contenuto di ogni video

Grazie all’uso delle API REST, lo sviluppatore può richiedere di “etichettare” l’intero video (scheda Labels) oppure le singole scene (Shots).
Con un clic sulla scheda API, ci si può rendere conto dell’output in formato JSON che viene restituito: le informazioni potranno essere così gestite dalla propria applicazione, inserite in un database o catalogate come si riterrà più opportuno.Google ha anche annunciato la disponibilità di Cloud Machine Learning Engine, strumento basato sul framework TensorFlow che consente di mettere a punto modelli per il machine learning (vedere Google punta sul machine learning: ecco la piattaforma cloud).
L’idea è quella di “democratizzare” tutte le varie soluzioni per il machine learning che Google sta sviluppando in-house per metterle così nelle mani di tutti gli sviluppatori interessati.
Per approfondire, suggeriamo anche la lettura dell’articolo Intelligenza artificiale, cos’è e qual è la differenza con il machine learning.

Autore: IlSoftware.it