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9 inquietanti film horror (e una serie) ambientati al circo

Author: Wired

Il capitano Spaulding, proprietario del Museum of monsters and madmen, una sorta di Wunderkammer degli orrori annessa a un distributore di benzina nel profondo Texas, si presenta come un eccentrico imbonitore circense. Ma dietro un sorriso artificiale e appiccicaticcio nasconde una malsana passione: nel suo museo si raccontano le gesta di efferati assassini, e in particolare gli esperimenti del Dottor Satan, che si cimentò con sadici interventi chirurgici sulle sue vittime. Rob Zombie dirige un film crudo e allucinato, che non lascia indifferenti.


American Horror Story: Freak Show (2014)

Nella quarta stagione della serie American Horror Story, ambientata negli anni ‘50 in Florida, si parla del Circo delle curiosità di Fräulein Elsa, uno degli ultimi freak show, spettacoli circensi fortemente discriminanti in cui si esibivano persone con gravi deformità fisiche, come le gemelle siamesi con un corpo solo e due teste. Il ruolo della protagonista, Elsa Mars, è affidato a Jessica Lange, che ha legato alcune interpretazioni iconiche alla serie.

Victor – La storia segreta del dottor Frankenstein (2015)

Nella fumosa Londra vittoriana il giovane Victor Frankenstein assiste allo spettacolo di un circo. Rimane impressionato dal talento di Igor, un giovane affetto da una malformazione fisica che ha una straordinaria vocazione per la medicina. Frankenstein lo assolda come suo assistente, e con lui si cimenta negli esperimenti tesi a raggiungere l’immortalità. Un mix tra medical thriller e horror circense.

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Da Nascia Prandi al Baffo, che fine hanno fatto le vecchie glorie delle tv locali?

Author: Wired

Se qualcuno dice Tv locali dei tempi passati, la mente va a righe ondulate, glitch e sfarffalio. Quei silenzi riempiti dal solito ronzio sordo e continuato. Le carte, i tappeti, i quadri, persino gli amuleti. E ancora: venditori, maghi e ciambellani di ogni sorta: questo era il magico mondo alternativo degli anni Ottanta e Novanta. I temerari che davanti al televisore riuscivano a scavallare i canali nazionali, scoprivano di avere nel telecomando la chiave per entrare in mondi fantastici: una specie di Narnia dall’inflessione familiare, in cui si poteva acquistare qualsiasi cosa o addirittura conoscere il proprio futuro (si fa per dire). A popolare questi canali personaggi dai tratti quasi epici, ognuno con caratteristiche ben precise, ma che sono stati spazzati quasi totalmente via dal 4K, Netflix e in alcuni casi direttamente dalla Guardia di Finanza. Ecco che fine hanno fatto.

Roberto Da Crema

Se tutti sappiamo che fine hanno fatto più o meno personaggi come il Divino Otelma e Wanna Marchi (a cui fra l’altro fu dedicata una serie Netflix proprio un anno fa), si conosce un po’ meno il destino dei loro colleghi. Il più illustre è Roberto Da Crema, a cui spetta l’onere e l’onore di aprire questo viaggio. Tra i più noti televenditori dell’epoca, fu soprannominato il “baffo” inevitabilmente per i folti mustacchi che aveva sotto il naso. Altra sua caratteristica era la voce roca segnata asmatica, con cui era in grado di “aspirare” letteralmente anche il telespettatore. Fece le fortune di molte emittenti vendendo di tutto grazie al suo fare tarantolato. Diventò così subito un’icona pop con anche un film sulla sua vita. Agli inizi degli anni 2000 ha avuto diversi problemi finanziari e nel 2003 fu anche arrestato: tuttavia, la “sua” cara tv lo ha riportato davanti alle telecamere. Dopo aver partecipato ad alcuni reality, infatti, continua a essere ancora oggi ospite diversi programmi televisivi Rai e Mediaset.

Nicoletta Paciaroni

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Nell’estate di 40 anni fa la stella di Madonna ha iniziato a brillare

Author: Wired

Ma non è solo la musica di Madonna che conquista tutti. È anche il suo look. I ragazzi sono affascinati dal suo sex appeal insolito e irriverente. Le ragazze dal suo modo di vestire: fuseaux ricamati e lunghi fin sotto il ginocchio, body aderenti e reggiseni di pizzo, unghie smaltate di bianco o di nero. Le calze sono usate come fermacapelli, che per Madonna sono creati anche con nastri e fiocchi, E, soprattutto, ci sono gli immancabili braccialetti di caucciù di ogni tipo e colore a ricoprire le braccia. E le catene e i crocifissi al collo, a giocare a contrasto con il suo nome, che negli anni Ottanta desta qualche scalpore.Tutto quello che faccio è una specie di scherzo” raccontava Madonna. “Penso anche che i crocifissi vadano con il mio nome”. Il suo look è allo stesso tempo moderno e retrò, sexy e innocente. In quegli anni, in tutto il mondo, c’è un incredibile incremento delle vendite di corpetti, reggiseni con sostegno, biancheria di pizzo. I video musicali dei singoli vanno forte su MTV e vengono poi pubblicati in una raccolta di videoclip intitolata Madonna, che diventa la videocassetta più venduta del 1985.

La musica dance diventa pop mainstream

Madonna, inteso come il primo album, piace molto, e non solo in America. Ma arriva a conquistare anche il Giappone, la Germania, l’Olanda, l’Australia, la Gran Bretagna e anche il Sudafrica. E arriva a vendere tre milioni di dischi. “Io ero convinta di tutto quello che stavo facendo e ed ero altrettanto convinta che prima o poi avrei sfondato” avrebbe raccontato Madonna. “Diciamo che non ho saputo attendere molto e che la fortuna, o se vogliamo, le combinazioni della vita, mi hanno aiutata. Io ho sempre fatto il possibile affinché accadesse”. La critica non accoglie da subito Madonna in maniera benevola, ma il successo di pubblico è così travolgente, senza precedenti, che l’onda Madonna travolge tutto. Madonna ha inizia la sua carriera come diva da discoteca, in un’epoca in cui la discoteca era considerata la parente povera per il pop mainstream. Ed è proprio Madonna a sdoganare la musica dance come musica mainstream. Di lì a poco sarebbero arrivati Nile Rodgers degli Chic, il mito di Marilyn Monroe, Venezia. Cioè Like A Virgin, la consacrazione mondiale. Ma questa è un’altra storia.

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10 fumetti che hanno segnato gli anni ’60

Author: Wired

Continua il nostro viaggio nella storia di comic book, manga e graphic novel con 10 fumetti che hanno segnato gli anni ’60. Da Spider-Man a Diabolik, un decennio straordinario che ha introdotto per la prima volta al grande pubblico tanti, tantissimi personaggi destinati a diventare icone della cultura popolare.

Negli anni ‘60 i fumetti mantengono il proprio ruolo di intrattenimento per ragazzi, ma i grandi temi sociali che scuotono sia l’Occidente sia l’Oriente iniziano a trovare spazio sulle tavole disegnate. Femminismo, progressismo, critica sociale e politica si fanno strada nelle strisce umoristiche, nelle riviste antologiche, nelle spy story e nella fantascienza. Intanto, dall’Italia agli Stati Uniti, dal Giappone all’Europa, i grandi autori sperimentano e inventano un nuovo mondo fatto di eroi di carta.

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Quando le piante fanno paura

Author: Wired

E’ ambientata in Islanda la versione del 2008 di questo film, tratto dal classico di Jules Verne. Qui il gruppo di avventurosi di turno, guidati da un vulcanologo, si imbatte in un gran numero di specie misteriose, dagli enormi pesci predatori preistorici ai dinosauri, alle temibili piante carnivore giganti.

Il mistero di Sleepy Hollow

Nel racconto visionario del Cavaliere senza testa messo in scena da Tim Burton ha un ruolo di primo piano l’albero dei morti. Qui è sepolto il sanguinario mercenario che era solito mozzare la testa delle sue vittime. E da qui sbuca il fantasma del cavaliere, sul suo destriero dal manto di tenebra.

La traccia verde

Cinema quando le piante fanno paura

In questo originale televisivo a carattere botanico è protagonista una dracena capace di provare emozioni simili a quelle degli esseri umani.  Questa facoltà si rivela determinante nella risoluzione di un caso di omicidio, dove la testimone chiave è proprio la pianta.