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Pedro Pascal & co: Marvel ha rivelato chi saranno i suoi Fantastic Four

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Dopo i rumor delle ultime settimane finalmente Marvel ha confermato i Fantastic Four del film in arrivo l’anno prossimo. Il quartetto definitivo è stato svelato nelle ultime ore: come previsto, sarà Pedro Pascal, reduce dal successo di The Last of Us, a dare il volto a Reed Richards, anche noto come Mr. Fantastic, geniale scienziato che acquisisce la facoltà di allungare a dismisura il suo corpo elastico; Vanessa Kirby, famosa per The Crown e Mission: Impossible, sarà invece sua moglie, Sue Storm ovvero la Donna invisibile; Joseph Quinn, alla ribalta dopo aver interpretato il ribelle ed eroico Eddie Munson nella quarta stagione di Stranger Things, sarà invece l’irriverente Johnny Storm, fratello di Sue e anche noto come la Torcia Umana; infine, anche qui come anticipato dai rumor recenti, Ebon Moss-Bachrach di The Bear sarà Ben Grimm/La Cosa.

Marvel ha anche approfittato dell’annuncio di questo cast eclatante per cambiare la data di debutto del film stesso: inizialmente, infatti, la nuova pellicola diretta da Matt Shakman (WandaVision, Monarch: Legacy of Monsters) era prevista in uscita a maggio 2025, invece ora debutterà nelle sale nel luglio 2025; allo stesso tempo, a sostituirla nello maggio 2025 sarà invece un altro titolo del Marvel Cinematic Universe, ovvero Thunderbolts, il film su un gruppo di antieroi che vedrà protagonisti Florence Pugh, Sebastian Stan, Wyatt Russell e molti altri. L’anno prossimo usciranno anche Captain America: Brave New World e Blade, per un totale di quattro film a fronte dell’unico, l’attesissimo Deadpool & Wolverine, in arrivo nel 2024.

Ancora non ci sono dettagli sulla trama e su come la nuova avventura dei Fantastici Quattro si ricollegherà al resto di questo universo narrativo. Non è nemmeno certo che vedremo Victor von Doom, il Dottor Destino che è solitamente il loro antagonista per eccellenza. In ogni caso il livello di questo cast conferma che Fantastic Four sarà un punto di svolta fondamentale per Marvel, potenzialmente salvandola dai risultati altalenanti degli ultimi anni.

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What If? torna con la seconda stagione in modalità Natale

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Torna What If…?, la prima serie animata di Marvel Studios che nel 2021 aveva introdotto le varie eventualità del multiverso. Quelle che sembravano semplici divagazioni sulle varie ucronie dell’universo cinecomics, introducendo per esempio uno Strange zombie e una Captain Carter alias Hayley Atwell, ma che poi si sono realizzati in film principali come Doctor Strange e il multiverso della follia. Non sono dunque da sottovalutare le implicazioni di queste storie che vedono il ritorno dell’Osservatore a cui dà la voce Jeffrey Wright, che tra l’altro in questo nuovo ciclo di episodi, opportunamente visto il periodo del debutto, si mette in veste natalizia.

Come si vede nel trailer tornano personaggi come Captain Carter (Hayley Atwell), Black Widow (Lake Bell), Captain America (Josh Keaton), dopo che nel primo ciclo avevano partecipato anche attori dell’MCU originale come Mark Ruffalo, Elizabeth Olsen, Sebastian Stan, Benedict Cumberbatch e Chris Hemsworth. In queste nuove avventure vediamo un’intera storia completamente ambientata in epoca medievale, un’altra in cui i personaggi di Shang-Chi si scontrano contro Odino e le forze di Asgard, e ancora Valkyrie e Iron Man che scorrazzano per il pianeta Sakaar, visto in Thor: Ragnarok. E c’è anche spazio per Happy Morgan e una speciale celebrazione del Natale.

Diretta ancora una volta da Bryan Andrews, con capo sceneggiatore A.C. Bradley, What If? debutterà con la seconda stagione su Disney+ il prossimo 22 dicembre, con i nove episodi diffusi uno al giorno per nove giorni. Una terza stagione, invece, è già in lavorazione.

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McDonald’s lancerà una salsa agrodolce ispirata a Loki

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C’è molta attesa per l’arrivo della seconda stagione di Loki: la serie Marvel con protagonista Tom Hiddleston debutterà infatti il prossimo 6 ottobre in streaming su Disney+ e i fan sono curiosi di sapere cosa accadrà ora al dio dell’Inganno alle prese con il multiverso e gli intrighi della Time Variance Authority. Ma la curiosità riguardante questa produzione, già rivelatasi la serie Marvel Studios più vista sulla piattaforma streaming, non si limita solo al campo televisivo. Infatti da giorni si parla di una collaborazione tra la stessa divinità norrena e nientemeno che McDonald’s. Un teaser diffuso sui canali social della catena di fast food faceva non a caso intendere l’arrivo imminente di una novità legata al personaggio delle leggende e dei fumetti:

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In un serrato montaggio di immagini si vedono, all’interno di un televisore vintage, diverse scene tratte da serie come Seinfeld e The Office e film come Il principe cerca moglie e Il Quinto Elemento. Ma in un lampo appare anche quello che sembra essere Hiddleston nei panni di Loki intento a ordinare in un McDonald’s dall’aria decisamente vintage (fermate il video al secondo 00:12 per non perdervi il momento). Del resto anche nel primo trailer della seconda stagione avevamo visto la sua variante Sylvie (Sophia Di Martino) vestita come una commessa di fast food.

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La novità è dunque prevista per il prossimo 14 agosto, quando il brand dovrebbe rivelare la sua collaborazione con la produzione Marvel. Ma in rete c’è già chi, a quanto pare, ha svelato l’arcano. Come si può vedere nel video di TikTok postato qui sopra, un’impiegata di McDonald’s ha mostrato una salsa Sweet’n’Sour (agrodolce) colorata di verde e brandizzata appunto per legarsi al lancio di Loki. Non ci sono altri dettagli a riguardo, ma c’è chi ipotizza persino che, trattandosi di un dio così ingannevole, la salsa all’interno potrebbe essere differente da quella pubblicizzata dall’etichetta. Di certo non è la prima volta che McDonald’s utilizza le proprie salse per far parlare di un prodotto televisivo, come già accaduto per Rick & Morty e la loro salsa preferita. Solo il tempo – sperando in una sola linea temporale, appunto – ci dirà quale sarà il legame preciso tra Loki e i panini del Mc.

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Guardiani della Galassia: con loro se ne va l’anima del Mcu

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Salutare i Guardiani della Galassia non sarà facile, non per gli spettatori che, in questi anni, in loro hanno trovato dei personaggi da amare incondizionatamente, totalmente, in virtù delle loro imperfezioni, della loro grandissima umanità, ma soprattutto dal loro appartenere ad un universo incredibilmente variegato e sorprendente. James Gunn si congeda definitivamente con il suo film più cupo, per certi versi anche il più maturo, quello anche più citazionista. Già sentiamo che ci mancherà, ma mai come ad una Marvel in grossa crisi di identità.

L’ultima avventura di una famiglia di reietti che ci mancherà

I Guardiani della Galassia aveva fornito sostanzialmente in solitaria l’opportunità alla Marvel di avere un’autorialità vera, fatta e finita e a tutto tondo. Questo pur tenendo conto di altri film tutt’altro che banali come Captain America: the Winter Soldier, il suo seguito Civil War, e potremmo aggiungere anche il primo Iron Man di Favreau. Ma lui, e solo lui, James Gunn da St. Louis, è emerso come figura di spicco tra chi, dietro la macchina da presa, ci ha guidato dentro questa serialità cinematografica unica nel suo genere. Il primo film rimane ancora oggi il più amato e ricordato, fu una vero e proprio fulmine a ciel sereno, illuminò la Marvel di una luce in cui fluttuava il meglio della pop culture, della narrazione come si faceva una volta, della sperimentazione visiva e narrativa più spericolata. Da un certo punto di vista non è neppure sbagliato sostenere che la rinascita del cinema di genere per le masse, debba moltissimo proprio a Gunn, alle avventure di questa tenera banda di sfigati, questa sorta di armata Brancaleone tra le stelle, in tre film molto diversi l’uno dall’altro ma capaci di diventare mito popolare.

Il gran finale de i Guardiani della Galassia comincia con la depressione di Peter Quill (Chris Pratt), che non accetta di non avere più Gamora (Zoe Saldana) nella sua vita, visto che la versione giunta alla fine di Endgame è non ha nessuna intenzione di avere a che fare con lui e con la sua stramba famiglia di avventurieri. L’irruzione sulla scena del giovane Adam Warlcock (Will Poulter), mandato dai Sovereign per recuperare Rocket (Bradley Cooper), lascia l’amato procione in fin di vita, costringendo Peter e gli altri ad una mission impossible contro la Orgocorp.

Avengers Infinity WarAvengers: Infinity War è stato l’apice del Mcu

Il 23 aprile 2018 l’anteprima di un cinecomic diventato il simbolo di un percorso cinematografico incredibile, oggi purtroppo perduto

Sarà solo l’inizio di un’avventura molto particolare, che costringerà i Guardiani a confrontarsi con il passato traumatico e terribile di Rocket, ma soprattutto contro un nuovo, spietato nemico: l’Alto Evoluzionario (Chukwudi Iwuji). Questi è una sorta di genio del male e della sperimentazione genetica più abietta, individuo potentissimo e privo di ogni moralità. Tra confessioni, battaglie spaziali, scazzottate e il solito casino che li contraddistingue, il gruppo dovrà affrontare anche radicali cambiamenti, addii e un punto di non ritorno per quello che riguarda il gruppo di avventurieri più strambo della Galassia.

I Guardiani della Galassia con questo terzo episodio arriva con un obiettivo tutt’altro che semplice: risollevare le sorti nella fase cinque della Marvel, dopo il calo vistoso della 4 e il pessimo inizio della 5 con Ant-Man. Questo riguarda non solo il botteghino, ma anche la soddisfazione del pubblico, il consenso della critica, entrambi ormai palesemente poco presenti da tempo. Questo terzo film assolve il suo compito, lo fa in modo sorprendentemente maturo, ma soprattutto accettando di confrontarsi a viso aperto con tematiche come la perdita, il senso di colpa, ed il cambiamento in particolare, che significa qui accettare che nulla nella vita rimane uguale, neppure le cose belle. Il risultato finale è senza ombra di dubbio potente, coinvolgente, al netto però di alcune imperfezioni che lo rendono sicuramente meno riuscito rispetto al primo, benché più coerente a livello di ritmo e di struttura narrativa del secondo.
Si continua a ridere, ma è un umorismo agrodolce, meno tambureggiante che negli altri due. Questo anche perché Gunn qui ha optato per uno sviluppo della trama lontano dal lineare, ma soprattutto per offrirci dei personaggi che non sono più gli stessi che avevamo conosciuto. Il cambiamento appunto, come si diceva.

Un film di formazione a tratti cupo e malinconico

Il film gode fin dal principio di un cattivo molto convincente. Certo, non è un volto molto noto al grande pubblico, ma Chukwudi Iwuji svolge il suo compito in modo egregio, regalandoci un villain di una malvagità pura, adamantina, un megalomane schizzato, variazione interessante del concetto di mancanza di empatia applicata all’ideologia più radicale. Non ha il gelido charme di Kang il Distruttore, che è stata l’unica nota positiva di Ant-Man, grazie al freddo charme di un bravissimo Jonathan Majors, però è più affascinante nella sua concezione della vita umana meccanica e priva di libero arbitrio. In lui risplende una pari volontà di essere fabbro di un universo impossibile, che però abbraccia maggiormente la scienza della politica. Il centro dell’azione è il passato di Rocket, che Gunn ci illustra come una sorta di inferno distopico, dalle tinte fortemente horror, un mix tra John Carpenter e Papillon per intenderci. Vi è un connettersi al dramma esistenziale più profondo, con un contrasto tra il concetto di singolo e quello di collettività, che si fa sempre più marcato a mano a mano che il tempo scorre.

Il miracolo di James Gunn è quello di guidarci per mano mentre ci ricorda che i Guardiani della Galassia non sono diventati una famiglia per caso, ma reietti, esseri spezzati, segnati nel profondo e quindi capaci di comprendersi. Impagabili gli scambi di battute tra Drax e Mantis, con Chris Pratt che continua a decostruire l’eroe classico, la Nebula di Karen Gillian che è protagonista di un percorso di completamento emotivo molto interessante. Certo, a voler trovare un difetto evidente, Adam Warlock appare fin troppo depotenziato e modificato, reso una sorta di Bart Simpson con i superpoteri, a lungo andare risulta anche abbastanza fastidioso.

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Ant-Man 3, Modok non è piaciuto a nessuno

Author: Wired

Il costume era una specie di palla che girava intorno a Mark, che quindi doveva indossare due braccia Steadicam per tenerlo su – racconta il supervisore degli effetti speciali Jesse James Chisholm –. Era davvero pesante, ma lui voleva essere in grado di far muovere il personaggio con naturalezza”. Il terzo costume, rivela Chisholm, era una semplice maschera che aveva la funzione di aiutare a stabilire a che altezza si trovassero gli occhi del personaggio e di conseguenza posizionare la macchina da presa. Questo modello veniva usato quando non era necessario che Weinman indossasse il costume. Le tre diverse soluzioni hanno aiutato tutto il team dietro al film a rendere il villain il più realistico possibile (per quanto realistico possa essere un mutante fluttuante e non particolarmente sveglio).

Questo non vuol dire però che non ci siano state difficoltà impreviste. Chisholm racconta che lui e il suo team hanno preso in considerazione “molte, molte versioni” del look di Modok, per poi approdare a quella che secondo loro rendeva omaggio al design originale del personaggio disegnato da Kirby e si abbinava meglio al volto di Stoll. Per cercare di ottenere la versione giusta, o il più possibile plausibile, sono state necessarie molte prove. La casa produttrice di effetti speciali visivi Digital Domain ha iniziato a progettare il personaggio prima ancora di ricevere le scansioni o le riprese di Stoll in movimento. Una volta ottenute, l’idea era capire quali fossero le caratteristiche che risultavano migliori da un punto di vista visivo, spiega il supervisore degli effetti speciali Dave Hodgins. Stoll ha una bocca piuttosto larga, quindi non rimaneva molto spazio per consentirgli di sorridere, un aspetto che ha richiesto alcuni aggiustamenti. Inoltre c’erano anche dei dubbi sul fatto che Modok dovesse o meno avere i capelli.

Abbiamo dovuto affinare il tutto più volte – dice Hodgins –. Era importante cogliere lo spirito della performance di Corey e riuscire ad applicarlo a una testa di un metro e mezzo”. Chisholm, Hodgins e Stoll sono soddisfatti del risultato finale, ma sono consapevoli del fatto che anche solo proporre il personaggio avrebbe costituito un rischio. Sapevano anche che non tutti i fan della Marvel avrebbero apprezzato il risultato finale. Tuttavia, c’è chi lo ha fatto: “Sono andato alla première col cast e la troupe e mi sono seduto in sala mentre la gente urlava e gridava durante la scena [in cui un personaggio dice a Modok. di, ndr] ‘Non fare lo stronzo’, e ho capito che apprezzavano – ricorda Chisholm –. È stato incredibile essere in quel cinema e percepire quelle emozioni. Abbiamo lavorato duramente per dare vita a questo personaggio, ed è stato meraviglioso assistere alla reazione dei fan“.

Questo articolo è comparso originariamente su Wired UK.