Categorie
Tecnologia

Quando scatta l’ora legale nel 2024

Author: Wired

Torna l’ora legale in una notte particolare, quella che anticipa il giorno di Pasqua, tra sabato 30 e domenica 31 marzo 2024. Il passaggio permetterà di godere di un’ora di luce in più alla sera. Si dormirà un’ora in meno, quindi, ma il tramonto sarà ritardato di 60 minuti. Alla base di questa norma, che oltre all’Italia coinvolge anche quasi tutti gli altri paesi europei con poche eccezioni, c’è il risparmio energetico. Ecco quindi quando è previsto il passaggio all’ora legale e cosa cambia.

  1. Quando avviene il passaggio all’ora legale
  2. Fino a quando resterà in vigore l’ora legale
  3. Quando è stata introdotta?
  4. Risparmio energetico e salute

Quando avviene il passaggio all’ora legale

Come ogni anno, il passaggio all‘ora legale avverrà nel corso dell’ultimo fine settimana di marzo. Nella notte tra sabato 30 e domenica 31 marzo 2024 in Italia bisognerà spostare un’ora in avanti le lancette degli orologi. Il passaggio dall’ora solare – in vigore da domenica 27 ottobre 2023 –, a quella legale avverrà alle 2 di notte di sabato 30 marzo 2024.

Fino a quando resterà in vigore l’ora legale

L’ora legale sarà in vigore fino alla notte tra sabato 26 e domenica 27 ottobre 2024, quando avverrà il passaggio all’ora solare, che oltre a un’ora in più di sonno permetterà di godere di 60 minuti di luce in più al mattino.

Quando è stata introdotta?

L’ora legale venne adottata per la prima volta nel nostro paese nel 1916, durante la Prima guerra mondiale. Abolita quattro anni dopo, venne ripristinata con lo stesso scopo, ma a fasi alterne, durante la Seconda guerra mondiale. Ma l’introduzione ufficiale del cambio dell’ora in Europa risale al 1966 e da allora la maggior parte dei paesi del continente – ad eccezione di Russia, Islanda e Bielorussia – ha aderito a questa pratica. Nonostante comporti la perdita di un’ora di sonno, il passaggio permette di beneficiare di un’ora in più di luce durante la serata. Nel 1996, l’Unione europea adottò un’unica legislazione a riguardo, uniformando le prassi di tutti gli stati membri, in cui tutt’oggi è prevista tra l’ultima domenica di marzo e l’ultima domenica di ottobre.

Risparmio energetico e salute

Secondo le stime di Terna, il gestore della rete di trasmissione italiana in alta tensione, durante i sette mesi di ora legale nel 2023, si è registrato un risparmio di circa 220 milioni di euro grazie alla riduzione del consumo di energia elettrica di circa 410 milioni di chilowattora. È stata anche osservata una riduzione di circa 200 mila tonnellate di emissioni di anidride carbonica nell’atmosfera. Nel periodo dal 2004 al 2022, il minore consumo di energia elettrica dovuto all’ora legale in Italia è stato complessivamente di circa 10,9 miliardi di chilowattora, portando a un risparmio economico per i cittadini di circa 2 miliardi di euro.

Tuttavia, lo spostamento in avanti di un’ora può causare difficoltà nell’addormentarsi, insonnia e un generale peggioramento della qualità del sonno poiché la produzione di melatonina è favorita dall’oscurità. Per questo motivo qualche anno fa è stata indetta una petizione su Change.org, la piattaforma gratuita di campagne sociali, con lo scopo di abolire l’ora solare e mantenere quella legale tutto l’anno.

Categorie
Economia Tecnologia

Si torna a estrarre gas nel nord Italia

Author: Wired

L’Italia riprende ad attivare giacimenti di gas per garantirsi una maggiore autosufficienza nella produzione di energia. Come riporta Il Sole 24 Ore, a luglio entrerà infatti in funzione il giacimento di gas di Selva Malvezzi, nel comune di Budrio, in provincia di Bologna.

Il deposito, sfruttato in passato per quasi trent’anni da Eni ma fermo dal 1984, tornerà operativo grazie all’impegno di due società straniere, l’australiana Po Valley Energy e la britannica Prospex, che sono riuscite a superare tutte le difficoltà burocratiche nonché la storica idiosincrasia di buona parte del nostro paese nei confronti delle trivelle, ottenendo le autorizzazioni necessarie sia dal governo regionale dell’Emilia Romagna, sia dai comuni dell’area.

Ok ambientale

Essendosi già conclusa tutta la fase delle verifiche sul rispetto delle varie prescrizioni del plesso è inoltre già arrivato per le due aziende il via libera del ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica (Mase). Tanto da aver fatto sbilanciare la Po Valley Energy, operativa in Italia attraverso la controllata Po Valley Operations, sul fatto che il gas inizierà a fluire “i primi di luglio, dopo alcuni giorni di attesa per il disbrigo delle ultime pratiche obbligatorie.

Il Mase ha comunque imposto un monitoraggio molto preciso sull’impatto ambientale del giacimento, uscito indenne dall’alluvione di maggio che in parte aveva colpito anche l’area di Budrio. Il possibile slittamento dell’apertura, legato al ritardo dei controlli da parte dei vigili del fuoco, è comunque stato mitigato dai pochi interventi richiesti alla Snam, società energetica lombarda, per collegare il sito alla rete: è stato infatti necessario posare solo un chilometro di tubi.

Le società

Po Valley e Prospex, socie rispettivamente al 63% e al 37% nel progetto, non hanno comunicato dati ufficiali riguardo alla produzione di gas del giacimento di Selva Malvezzi. Secondo quanto riporta Il Sole 24 Ore, però, gli esperti non si aspettano più di 150mila metri cubi al giorno dal pozzo Podere Maiar-1. Quota che non dovrebbe peraltro essere raggiunta in pieno in una prima fase. A febbraio Po Valley ha infatti sottoscritto con Bp Marketing un contratto per la commercializzazione del gas indicando in poco meno di 25 milioni di metri cubi il quantitativo per l’anno termico che partirà l’1 settembre 2023. Di fatto, si tratta di meno di 70mila metri cubi al giorno.

In questo senso, è evidente come, pur smuovendola dallo stallo attuale, l’attività del giacimento emiliano non garantirà all’Italia niente più che una piccola parte del proprio fabbisogno energetico annuale. “È una goccia se pensiamo che la domanda di gas in Italia è intorno a 70 miliardi di metri cubi all’anno”, ha affermato il presidente di Nomisma Energia Davide Tabarelli, “ma è comunque finalmente un piccolo segnale nel silenzio assordante di questo paese sulla questione della produzione nazionale, che è ancora ai minimi storici”.

Categorie
Economia Tecnologia

I condizionatori sono un grosso problema per il clima

Author: Wired

Abbiamo un problema con i condizionatori d’aria. Sono necessari, perché il caldo non è solo un fastidio ma anche una causa di morte, se estremo; anzi, tanto più la temperatura media globale salirà e tanto più ci sarà bisogno di climatizzatori nelle case e negli uffici, per ragioni di salute pubblica e di produttività economica. Ma i gas refrigeranti che circolano al loro interno per tenerci al fresco, gli idrofluorocarburi (Hfc), partecipano all’effetto serra potenzialmente più dell’anidride carbonica. E poi i condizionatori utilizzano tanta elettricità, più di qualsiasi altro elettrodomestico e intorno al 10 per cento dei consumi globali: un dato critico, specialmente se quell’elettricità viene prodotta – come oggi è la norma – bruciando combustibili fossili. Il paradosso di queste macchine, insomma, è che mitigano la stessa crisi climatica che contribuiscono ad aggravare.

La situazione:

  1. L’impatto climatico dei condizionatori
  2. L’Unione europea vuole bandire gli Hfc

L’impatto climatico dei condizionatori

Gli HFC vennero introdotti dopo che il protocollo di Montréal, negli anni Ottanta, mise al bando i clorofluorocarburi (Cfc) per il danno che arrecavano allo strato di ozono. Gli Hfc non contribuiscono alla riduzione di questo schermo, però sono potenti gas serra che bloccano molto più calore dell’anidride carbonica – si parla di mille volte tanto – o del metano. Uno studio pubblicato su Atmospheric Chemistry and Physics dice che, se non verrà limitato, l’utilizzo di Hfc potrebbe contribuire di 0,5 gradi Celsius al riscaldamento globale entro il 2100: mezzo grado può sembrare poco ma non lo è in quanto a impatto sul pianeta, come ricorda il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico.

Nel 2019 le emissioni di Hfc sono state equivalenti a 175 milioni di tonnellate di CO2; nello stesso anno, per fare un paragone, le emissioni di quest’ultimo gas sono ammontate a 33 miliardi di tonnellate. C’è una bella differenza, ma le proiezioni di lungo periodo dell’Agenzia internazionale dell’energia dicono che la domanda energetica per il raffrescamento degli ambienti triplicherà entro il 2050, e che le installazioni di condizionatori cresceranno soprattutto in Cina, India e Indonesia: nazioni emergenti e popolose, esposte alle ondate di calore e grandi utilizzatrici di carbone.

L’aumento delle quote di fonti rinnovabili nei mix energetici permetterà di ridurre le emissioni di CO2 associate al consumo dei climatizzatori, ma creerà difficoltà di bilanciamento delle reti. Se tante persone contemporaneamente accenderanno l’aria condizionata per trovare sollievo dalle notti afose, infatti, si verificherà un picco di domanda elettrica che i pannelli fotovoltaici, dato il momento della giornata, non potranno contribuire a soddisfare; lo squilibrio tra la richiesta e la capacità di produzione potrebbe sovraccaricare l’infrastruttura e portare al blackout.

Campi secchi per la siccità in LombardiaIn Europa il caldo è sempre più estremo

Più siccità, aumento degli incendi, caldo persistente e scarse precipitazioni, con innumerevoli nuovi record: sono i principali risultati del rapporto basato sui sistemi di osservazione terrestre del programma comunitario Copernicus

L’Unione europea vuole bandire gli Hfc

La diffusione dei condizionatori comporta inoltre un maggiore rischio di emissioni di Hfc. Anche se una macchina funzionante a dovere non rilascia questi refrigeranti nell’atmosfera, il problema si pone in caso di perdite nell’impianto, di manutenzione o di smaltimento non regolare.

Categorie
Economia Tecnologia

Elezioni regionali Lombardia: i programmi dei candidati per il lavoro e le imprese

Author: Wired

L’impegno, se dovesse essere eletta, riguarda anche l’introduzione di “una disciplina chiara e completa sullo smart working e diritto alla disconnessione del lavoratore, creando nuove connessioni con servizi pubblici e lavoratore”, “affrontare con strategie mirate il fenomeno della denatalità”, Studiare un assegno unico regionale per i figli”, “Investire sulla formazione professionale e sulla riqualificazione”, “fare squadra e mettere a sistema gli enti del comparto industriale”. Per le imprese, visti i tempi, Moratti vuole favorire l’indipendenza energetica delle pmi – stoccare l’energia prodotta e riutilizzarla anziché rivenderla a prezzo di listino”, ma anche spingere per una “digitalizzazione e uno snellimento del rapporto fra Pubblica amministrazione e imprese” unito al “supporto all’accesso credito di micro e piccole imprese”. Per i giovani imprenditori in programma anche “una formazione specifica”.

Pierfrancesco Majorino col centrosinistra e il Movimento 5 Stelle

Il candidato del centrosinistra e del M5s parla subito di pari opportunità “Servono nuove iniziative a sostegno dell’imprenditoria femminile” ma anche di promozione per l’innovazione nelle imprese lombarde, grazie all’ aumento “degli investimenti pubblici e privati in ricerca & sviluppo”, portando la spesa “dall’attuale 1,3% al 3% del Pil”, insieme a una nuova stagione “di investimenti pubblici e privati, favorendo il trasferimento dalle università alle pmi”. Un occhio di riguardo anche alle startup innovative, tramite “l’abbattimento totale dell’Irap per i primi 3 anni di attività e costituzione di un fondo regionale di co-investimento che raddoppi gli investimenti effettuati da investitori privati”

Guardando l’esempio dell’Emilia Romagna Majorino vuole realizzare, con le parti sociali e gli enti locali, “un grande Patto per il lavoro e il clima”, mettendo al centro “il lavoro dei giovani spezzando l’abuso nell’utilizzo degli stage”. Come? Potenziando “l’apprendistato, rendendolo progressivo, rafforzando la decontribuzione nazionale prevista dalla legge di stabilità e diminuendo la burocrazia necessaria per l’attivazione”, incrementando “le decontribuzioni statali per le assunzioni a tempo indeterminato, specie se legate a progetti di innovazione e trasformazione digitale”

E aggiunge misure “per impedire l’abuso dei finti tirocini e aumentare la retribuzione minima per  gli stage ad almeno 800 euro al mese”. Punti anche per la libera professione, attraverso un aumento delle “tutele e opportunità a favore di freelance e partite Iva, a partire dall’accesso dei professionisti alla formazione continua”. Nei bandi pubblici Majorino punta “all’istituzione di un salario minimo a tutela del lavoro”. Per monitorare l’andamento del settore verrà istituito “un osservatorio sui salari in Lombardia, sostenendo il salario minimo e contrastando la disparità salariale tra generi”. Contro i Neet verrà implementato un sistema di orientamento e la costruzione di un catalogo permanente di brevi corsi di qualificazione professionale per i Neet maggiorenni”.

Mara Ghidorzi per Unione popolare

Per il lavoro la candidata per Unione popolare nel suo programma propone “l’emanazione di direttive più restrittive in materia di sicurezza sul lavoro”, il rafforzamento “delle attività di controllo diretto della sicurezza sul lavoro nelle aziende”, e “degli strumenti di sostegno al reddito, di contrasto alla povertà e al caro bollette” e degli “strumenti normativi e finanziari per tutelare i posti di lavoro nelle crisi aziendali”

Ghidorzi vuole disincentivare le delocalizzazioni vincolando le imprese alla restituzione di eventuali finanziamenti ottenuti” e potenziare “i centri per l’impiego pubblici con eliminazione del sistema a Dote e di accreditamento delle agenzie private”, oltre a un piano di assunzione da 20.000 posti a partire da welfare, sanità, trasporti e sicurezza sul lavoro”. Tra i punti anche quello che prevede di “subordinare la concessione a privati di appalti o finanziamenti alla previsione di un salario minimo non inferiore a 10 euro da rivalutare annualmente e al rafforzamento dei controlli sulla sicurezza sul lavoro” e “per la concessione di finanziamenti a privati, dare punteggi aggiuntivi in caso di riduzione dell’orario lavorativo e di esclusione di forme contrattuali atipiche diverse dal contratto a tempo indeterminato”.