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6 cose da sapere sulle elezioni di Taiwan

Author: Wired

Questo clima da confronto imminente non sembra appassionare più di tanto l’elettorato taiwanese. In passato il voto era molto più centrato sul tema identitario e sui rapporti con Pechino. Era stato così nel 2016, sull’onda delle proteste del “Movimento dei girasoli” e 2020, quando in pochi mesi si erano ribaltati i sondaggi a favore del Dpp in seguito alla repressione dell’autonomia di Hong Kong, che secondo la prospettiva di Pechino dovrebbe essere lo stesso modello da applicare a Taiwan.

In cima agli interessi degli elettori ci sono questioni economiche e sociali. In primis i prezzi delle case, il salario minimo e l’occupazione, ma anche il sistema educativo e la sicurezza. Molto citato anche il tema energetico, con le riserve taiwanesi molto dipendenti dall’esterno, e le posizioni contrapposte sul nucleare, che vedono il Dpp contrario e i due partiti di opposizione a favore. Si è parlato anche di diritti, ma dopo la legalizzazione dei matrimoni tra persone dello stesso sesso nel 2019 non sono previsti altri passi avanti drastici su un tema sensibile come la pena di morte, che seppur non eseguita da diverso tempo resta ancora in vigore.

Il ruolo dei chip

Il voto è importante anche per le sue implicazioni economiche. Taiwan è la ventiduesima economia al mondo ed è la patria della fabbricazione e assemblaggio dei semiconduttori. Il colosso Tsmc possiede il 52,9% del mercato nel settore fabbricazione e assemblaggio. I primi due competitor sono la sudcoreana Samsung Electronics con il 17,3% e l’altra taiwanese Umc con il 7,2%. Stati Uniti e Cina sono solo al quarto e quinto posto con Globalfoundries (6,1%) e Smic (5,3%). Circa due miliardi e mezzo di persone utilizzano ogni giorno prodotti contenenti semiconduttori prodotti da Tsmc. Tutto il mondo se n’è accorto durante la crisi per la carenza dei microchip avviata durante la pandemia. Un dominio non solo quantitativo, ma anche qualitativo, visto che è l’unica azienda insieme alla sudcoreana Samsung a essere in grado di fabbricare microchip a 3 nanometri, i più avanzati in circolazione.

Gli spostamenti e le manovre di Tsmc sono un caso sempre più internazionale, ma vengono osservate con estrema attenzione anche a Taiwan, con effetti sul dibattito politico. In concomitanza delle notizie delle aperture degli stabilimenti all’estero, soprattutto negli Usa, l’opposizione del Kuomintang ha offerto una sponda al timore, già diffuso da più parti, che la globalizzazione dei chip possa mettere a rischio il futuro dell’economia di Taiwan.

Gli scenari post voto

Prima del silenzio elettorale in vigore dal 3 gennaio, tutti i sondaggi davano Lai come favorito con una forbice che, a seconda dei casi, passava da un minimo del 3% a un massimo del 10%. Non è una vittoria scontata. Con un’opposizione unita, la vittoria di Hou e Ko potrebbe essere garantita.

Author: Wired

Questo clima da confronto imminente non sembra appassionare più di tanto l’elettorato taiwanese. In passato il voto era molto più centrato sul tema identitario e sui rapporti con Pechino. Era stato così nel 2016, sull’onda delle proteste del “Movimento dei girasoli” e 2020, quando in pochi mesi si erano ribaltati i sondaggi a favore del Dpp in seguito alla repressione dell’autonomia di Hong Kong, che secondo la prospettiva di Pechino dovrebbe essere lo stesso modello da applicare a Taiwan.

In cima agli interessi degli elettori ci sono questioni economiche e sociali. In primis i prezzi delle case, il salario minimo e l’occupazione, ma anche il sistema educativo e la sicurezza. Molto citato anche il tema energetico, con le riserve taiwanesi molto dipendenti dall’esterno, e le posizioni contrapposte sul nucleare, che vedono il Dpp contrario e i due partiti di opposizione a favore. Si è parlato anche di diritti, ma dopo la legalizzazione dei matrimoni tra persone dello stesso sesso nel 2019 non sono previsti altri passi avanti drastici su un tema sensibile come la pena di morte, che seppur non eseguita da diverso tempo resta ancora in vigore.

Il ruolo dei chip

Il voto è importante anche per le sue implicazioni economiche. Taiwan è la ventiduesima economia al mondo ed è la patria della fabbricazione e assemblaggio dei semiconduttori. Il colosso Tsmc possiede il 52,9% del mercato nel settore fabbricazione e assemblaggio. I primi due competitor sono la sudcoreana Samsung Electronics con il 17,3% e l’altra taiwanese Umc con il 7,2%. Stati Uniti e Cina sono solo al quarto e quinto posto con Globalfoundries (6,1%) e Smic (5,3%). Circa due miliardi e mezzo di persone utilizzano ogni giorno prodotti contenenti semiconduttori prodotti da Tsmc. Tutto il mondo se n’è accorto durante la crisi per la carenza dei microchip avviata durante la pandemia. Un dominio non solo quantitativo, ma anche qualitativo, visto che è l’unica azienda insieme alla sudcoreana Samsung a essere in grado di fabbricare microchip a 3 nanometri, i più avanzati in circolazione.

Gli spostamenti e le manovre di Tsmc sono un caso sempre più internazionale, ma vengono osservate con estrema attenzione anche a Taiwan, con effetti sul dibattito politico. In concomitanza delle notizie delle aperture degli stabilimenti all’estero, soprattutto negli Usa, l’opposizione del Kuomintang ha offerto una sponda al timore, già diffuso da più parti, che la globalizzazione dei chip possa mettere a rischio il futuro dell’economia di Taiwan.

Gli scenari post voto

Prima del silenzio elettorale in vigore dal 3 gennaio, tutti i sondaggi davano Lai come favorito con una forbice che, a seconda dei casi, passava da un minimo del 3% a un massimo del 10%. Non è una vittoria scontata. Con un’opposizione unita, la vittoria di Hou e Ko potrebbe essere garantita.

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