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Commissione Europea: aumentano le risorse per il Just Transition Fund

Author: redattore Rinnovabili

L’esecutivo UE presenta le modifiche al Fondo di Transizione Equa, aumentando di 5 volte le risorse finanziarie. Non sono ancora chiari i meccanismi di accesso al fondo.

Just Transition Fund
Credits: TheDigitalWay da Pixabay

Da 7,5 a 40 miliardi di euro: l’UE si prepara alla transizione energetica in era covid

(Rinnovabili.it) – La Commissione Europea ha aumentato di cinque volte le risorse del Just Transition Fund, il fondo UE per la transizione energetica che ha lo scopo di “liberare” le regioni ad alta intensità di carbonio dal giogo dei combustibili fossili. Gli Stati membri, infatti, stanno già chiedendo a gran voce una fetta delle risorse e 18 di essi stanno preparando piani liquidare il settore del carbone, riqualificare i lavoratori e aiutare le imprese ad orientarsi verso attività più verdi.

Durante la presentazione del suo programma di stimolo, la Commissione ha confermato le modifiche alla quantità di denaro offerta per il Just Transition Fund. Si tratta di 40 miliardi di euro, costituiti da 30 miliardi provenienti da un fondo di recupero ad hoc per la ripresa post-covid-19 e 10 miliardi provenienti dal bilancio del blocco per il periodo 2021-27. La proposta deve ancora essere approvata dagli Stati membri e dal Parlamento Europeo.

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Tuttavia, se i numeri rimanessero quelli stimati dall’esecutivo UE, si tratterebbe di somme ben superiori a quelle previste per il fondo di transizione di “soli” 7,5 miliardi di euro, prima che il covid-19 diventasse una pandemia. Se combinato con i 10 miliardi di prestiti della Banca europea per gli investimenti (BEI), il Just Transition Fund mira a stimolare un totale di almeno 150 miliardi di euro in soli investimenti di transizione durante il periodo 2021-27, compreso il capitale privato.

La Commissione, però, non ha specificato come il denaro verrà suddiviso tra i paesi. La precedente proposta aveva dato priorità alle cosiddette “regioni carbonifere”, le cui economie e posti di lavoro dipendono dalle industrie inquinanti, come Polonia e Germania.  Il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki ha definito la nuova proposta “un’ottima notizia”. L’aumento del Just Transition Fund, infatti, potrebbe significare ulteriori 6 miliardi di euro per le regioni polacche dipendenti dal carbone.

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Il Just Transition Fund mira a convincere i paesi le cui economie sono fortemente legate ai combustibili fossile (e specialmente al carbone) che è possibile raggiungere l’obiettivo della decarbonizzazione entro il 2050. La Polonia, che attualmente impiega circa 1/3 delle 237.000 persone che lavorano nell’industria carboniera in Europa e genera la maggior parte della sua elettricità dal carbone, non si è ancora impegnata a raggiungere l’obiettivo del 2050 per il clima.

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Energia

Interventi di efficienza energetica in aree produttive a Tramutola (PZ)


Author: Leonardo Berlen QualEnergia.it

Avviso esplorativo manifestazione di interesse di partecipazione di lavori di sostituzione puntuale di sistemi e componenti a bassa efficienza con altri a maggiore efficienza energetica finalizzati all’efficienzaenergetica nelle aree produttive site in contrada tempa di caolo (pip d2) e contrada matinelle (pip d5-d8) del comune di Tramutola (PZ). Importo: 68.229 euro Scadenza: 4 giugno 2020 […]

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Energia

Piano Transizione 4.0, firmato il decreto attuativo

Author: stefania Rinnovabili

Il ministro allo Sviluppo Economico, Stefano Patuanelli sigla il provvedimento che disciplina i nuovi crediti d’imposta. Stanziati 7 miliardi di euro per le imprese che scommetteranno su ricerca e sviluppo, innovazione e tecnologie green

Piano Transizione 4.0
Credits: MiSE

Via libera al rafforzamento del Piano Transizione 4.0, la nuova politica industriale italiana orientata a innovazione e sostenibilità. Il ministro allo Sviluppo Economico, Stefano Patuanelli, ha firmato ieri il decreto attuativo sui nuovi incentivi, passando il testo alla Corte dei Conti. Con il Piano –  che amplia il cosiddetto “Industria 4.0”, poi diventato “Impresa 4.0”  –  saranno mobilitati 7 miliardi di euro.

Si tratta di risorse destinate alle imprese che maggiormente punteranno su innovazione, investimenti verdi, ricerca&sviluppo, attività di design e innovazione estetica, e sulla formazione 4.0. “Settori decisivi  – scrive il MISE in una nota stampa – nei quali sarà sempre più fondamentale investire nei prossimi anni per favorire il processo di transizione digitale del nostro sistema produttivo, anche nell’ambito dell’economia circolare e della sostenibilità ambientale, e accrescere le competenze tecnologiche dei lavoratori.

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Il decreto disciplina anche le modalità attuative del nuovo credito d’imposta per il periodo successivo al 31 dicembre 2019.

Si definiscono in particolare i criteri tecnici per la classificazione delle attività di ricerca e sviluppo, di innovazione tecnologica e di design e innovazione estetica ammissibili all’incentivo. Non solo. Il decreto individua anche, nell’ambito delle attività di innovazione tecnologica, degli obiettivi di innovazione digitale 4.0 e di transizione ecologica rilevanti per la maggiorazione dell’aliquota del credito d’imposta. Sono inoltre individuati i criteri per la determinazione e l’imputazione temporale delle spese ammissibili e in materia di oneri documentali.

“Con la pubblicazione del decreto, inviato alla Corte dei Conti per la registrazione, diventeranno attuative le disposizioni delle numerose novità introdotte nella legge di bilancio 2020 per incentivare e supportare la competitività delle nostre imprese e valorizzare il Made in Italy.

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Fornitura di energia elettrica in Toscana


Author: Leonardo Berlen QualEnergia.it

Fornitura di energia elettrica per l’anno 2021. Suddivisa in 3 lotti. Lotto 1: altri usi in alta e media tensione. Lotto 2: Altri usi in bassa tensione. Lotto 3: Illuminazione Pubblica in Media e Bassa tensione. Appaltante: Società Consortile Energia Toscana CET scrl. Importo: 123.335.000 Scadenza: 26 giugno 2020 Bando (zip)  

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I venti possono portar lontano l’inquinamento da PFAS

Author: redattore2 Rinnovabili

Una nuova ricerca ha studiato l’inquinamento da PFAS, scoprendo che viene trasportato dai venti anche a 50 km dalla fonte di contaminazione

Inquinamento da PFAS
Credits: Foto-Rabe da Pixabay

Secondo una ricerca, occorre ampliare l’area di monitoraggio dell’inquinamento da PFAS 

(Rinnovabili.it) – L’inquinamento da PFAS e i rischi ad esso connessi tornano nuovamente sotto i riflettori del mondo scientifico. Un nuovo studio (testo in inglese), condotto dall’Ohio State University e dal Research Triangle Park, negli USA, ha scoperto infatti che questi composti chimici si disperdono molto più facilmente di quanto si pensasse in passato.

I PFAS (o sostanze perfluoroalchiliche) sono una famiglia di molecole organiche usate fin dagli anni ’50 in numerosissime applicazioni industriali e prodotti di largo consumo. Si va dai detergenti agli insetticidi, dalle vernici all’abbigliamento, dalle schiume antincendio ai rivestimenti dei contenitori alimentari. Il loro impiego si è diffuso a tal punto da riuscire a contaminare qualsiasi ecosistema, persino i ghiacci artici. E a causa della loro eccezionale stabilità chimica, queste sostanze possono persistere nell’ambiente per lunghi periodi di tempo. A risentirne sono soprattutto gli organismi viventi, uomo compreso. Se ingeriti, infatti, i PFAS non vengono metabolizzati dall’organismo, ma si accumulano negli organi, provocando alterazioni importanti.

Le molecole più utilizzate e studiate di questa famiglia sono l’acido perfluoroottanoico (PFOA) e l’acido perfluoroottansolfonico (PFOS), ma negli ultimi anni l’industria sta introducendo come alternative nuovi PFAS con minori probabilità di bioaccumulo. Uno di questi è l’HFPO-DA o “acido 2,3,3,3-tetrafluoro-2-(eptafluoropropossi)-propanoico”, di cui attualmente, però, poco si conosce in termini di tossicità e impatto ambientale.

Alcuni dati in più arrivano oggi dal nuovo studio statunitense. Il team di scienziati voleva valutare l’impatto ambientale su ampia scala di un impianto di produzione di fluoropolimeri a Parkersburg, in West Virginia. Una scelta non casuale dal momento che, nel 2013, la struttura in questione ha sostituito il PFOA (utilizzato per oltre 60 anni nella sintesi dei fluoropolimeri) con l’HFPO-DA. Il gruppo ha indagato anche la dispersione ambientale del nuovo acido, per la quale ad oggi sono disponibili pochissime informazioni.

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Per farlo sono stati raccolti campioni di acqua superficiale, acqua potabile e terreno sia in prossimità che lontano dall’impianto. L’analisi ha mostrato come i composti inquinanti si siano dispersi nelle acque superficiali e nel suolo fino a circa 50 km dalla struttura. Ma c’è di più. Un ruolo chiave nella dispersione, infatti, è stato svolto dal trasporto atmosferico: i venti hanno diffuso lontano dall’impianto l’inquinamento da PFAS. Questi risultati indicano come gli inquinanti potrebbero arrecare danno anche in aree non sottoposte ai controlli richiesti.

Per monitorare al meglio l’estensione dell’inquinamento da PFAS, il gruppo di ricerca ritiene fondamentale aumentare le zone di monitoraggio, sia del suolo, sia delle acque.

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