Categorie
HardwareSoftware

Blurry Radeon RX Vega spotted online

White backplate and not much more

A blurry picture has leaked online showing what should be a reference version of the upcoming AMD Radeon RX Vega graphics card.

Coming from Chiphell, the picture has been taken at the Beijing Technology summit, and while it does not reveal a lot of information, it does show the recently Radeon RX Vega logo on top of a white backplate. The picture also shows that RX Vega will most likely be a standard-size graphics card, unlike the R9 Fury X, which was somewhat shorter.

The cooler looks a lot like the R9 Fury X and RX 480, but with a white backplate. The picture also shows that the card will need two PCIe power connectors, most likely 2×8-pin or even 8+6-pin combination.

Judging from these leaked pictures, it appears that AMD’s marketing team is working hard and this could well be the prototype that was running on a couple of recent AMD events.

Hopefully, more details will come soon and it appears that AMD will keep its promise that the RX Vega will launch in the first half of this year, most likely at Computex 2017 show.

AMD RXVegachiphell 1

AMD RXVegachiphell 2

Autore: Fudzilla.com – Home

Categorie
HardwareSoftware

Comprimere le immagini JPEG fino al 35% in più senza perdere qualità

Google presenta Guetzli, un innovativo algoritmo che consente di produrre file JPEG ancora più “leggeri”. È compatibile con tutti i browser web esistenti. Ecco come funziona.

Google ha sviluppato e distribuito come prodotto opensource un nuovo algoritmo che riduce la dimensione dei file in formato JPEG di circa il 35% senza ulteriore perdita di qualità o che, in alternativa, a parità di dimensione, riesce a offrire una qualità dell’immagine significativamente migliore.

Diversamente rispetto ad altri formati come WebP e WebM, l’algoritmo di Google – battezzato Guetzlipermette di produrre file JPEG perfettamente compatibili con gli attuali browser web, le applicazioni di photo editing, i vari dispositivi e aderenti allo standard.

Esistono svariati modi per migliorare la qualità delle immagini JPEG e la dimensione dei file; Guetzli, però, sviluppato dai laboratori svizzeri di Google, si concentra sullo stadio di quantizzazione. Durante la compressione, infatti, la quantizzazione permette di ridurre la maggior parte dei dati più “disordinati” e trasformarli in informazioni “ordinate”, molto più facili da gestire.
Nell’encoding JPEG le sfumature di colore più accentuate vengono ridotte a singoli blocchi di colore con il risultato che, quando la compressione è più spinta, si tendono a perdere alcuni dettagli.

Comprimere le immagini JPEG fino al 35% in più senza perdere qualità

A sinistra un dettaglio dell’immagine originale; al centro il risultato ottenuto con libjpeg mentre a destra quello di Guetzli.Google ha messo a punto un suo algoritmo che cerca di bilanciare meglio la perdita di dettagli con la necessità di mantenere contenute le dimensioni del file.
Guetzli, poi, stando ai tecnici di Google Research impiega un nuovo modello psicovisuale (detto Butteraugli) che si occupa di analizzare in modo approfondito quali colori e dettagli mantenere, quali possono essere rimossi.
L’appellativo psicovisuale fa riferimento al fatto che in questo caso Guetzli prende in primaria considerazione il sistema di analisi delle immagini dell’occhio e del cervello umani.

Non è dato sapere come Google abbia potuto costruire un modello talmente efficace ma è altamente probabile che siano stati utilizzati machine learning e reti neurali per approssimare valutazioni simili a quelle compiute da una persona in carne e ossa.

E come spiegano i tecnici di Google, alla prova dei fatti, quando si paragonano immagini JPEG compresse con libjpeg e con Guetzli, nel 75% dei casi la vittoria va all’algoritmo della società di Mountain View.

Guetzli è stato reso disponibile per il download gratuito: chiunque può quindi metterlo alla prova.
Come si vede nell’immagine a metà articolo, Guetzli – a parità di dimensione del file – riesce a produrre un file JPEG di maggior qualità, con molti meno artefatti.

Suggeriamo anche la lettura dell’articolo Ingrandire immagine senza perdere qualità.

Autore: IlSoftware.it

Categorie
HardwareSoftware

Summit è lo smartwatch di lusso di Montblanc

I tradizionali produttori di cronografi e orologi di pregio guardano da tempo il mondo delle soluzioni smartwatch, cercando di trovare un modo per ritagliare una propria presenza in questo settore senza perdere di vista il tipo di clientela premium alla quale si rivolgono storicamente.

Nei giorni scorsi abbiamo parlato dell’annuncio di Tag Heuer, che assieme a Intel ha presentato il proprio primo smartwatch Connected Modular 45 basato su sistema operativo Google Android Wear 2.0. Montblanc segue a ruota con Summit, il proprio primo smartwatch che abbina la tecnologia di questi sistemi con costruzione e design provenienti dalla tradizione degli orologi manuali.

montblanc_summit.jpg (28806 bytes)

Questo smartwatch è basato su OS Android Wear 2.0, incentrato su una cassa da 46 millimetri di diametro con spessore di 12,5 millimetri e costruzione in acciaio o titanio a seconda della versione. La memoria integrata è da 4 Gbytes, con una RAM di 512 Mbytes e una batteria da 300mAh. La connettività è assicurata dal supporto Wi-Fi e Bluetooth 4.1, ma manca il supporto alla tecnologia NFC. Lo schermo da 1,39 pollici ha risoluzione di 400×400 pixel.

Montblanc ha integrato in questo smartwatch un sensore di battito cardiaco di tipo ottico nella parte posteriore della cassa, mantenendo la impermeabilizzazione secondo lo standard IP68. E’ assente un GPS integrato, caratteristica che sarebbe stata apprezzata da chi vuole utilizzare lo smartwatch non abbinato allo smartphone per tenere traccia delle proprie attività all’aria aperta.

Ulteriori informazioni su questo prodotto sono disponibili sul sito Montblanc a questo indirizzo.

Autore: Le news di Hardware Upgrade

Categorie
HardwareSoftware

Apple not going bananas


Iphone 8 will not have a super-curved screen after all

One of the most radical parts of the major iPhone 8 redesign has been scrapped.

When the phone was first mooted it was suggested that Apple was moving to a heavily curved OLED display.

Now the Nikkei has revealed that while Apple will add a slight curve to the iPhone 8, it won’t be similar to the ‘Edge’ displays delivered by Samsung Galaxy smartphones in recent years and will provide no additional functionality.

Nikkei staff writer Debby Wu’s sources told her the curve will be gentler than screens in Samsung’s Galaxy S7 Edge handsets because Apple could not make the curved glass match the screens.

“While the curved screen will allow a viewable area of about 5.2 inches and make the iPhone even sleeker, it will not offer significant new functions,” the source said.

MacRumors’ Joe Rossignol has managed to confirm the Nikkei line and added that the 5.8-inch OLED panel (with 5.2-inch usable area) “will be flat across the front of the smartphone, and slightly curved along the left and right edges to conform with the layer of 2.5D glass that covers the display.

So why were the Tame Apple Press so certain that the iPhone 8 would be heavily curved? Apparently Apple tested multiple display prototypes based on flexible substrates, gave up on the idea.

Now after months of telling us how wonderful a curved screen would be, the Tame Apple Press is now saying how super cool it is that Jobs’ Mob is not doing it.

Forbes wrote  :“A heavily curved device looks brilliant, but it compromises structural integrity, warps the user interface over the sides and leads to innumerable accidental touches – especially when holding a phone in one hand.”  This is the same outfit which wrote last year ” 

This is the same outfit which told us “And the iPhone 8, with a curved OLED screen, will be a flat out blockbuster which will easily outsell every variant that has come before at release” so suddenly the curved screen is not that important. 

Already the iPhone 8 is not looking like it will be much of a game changer after all. Colour us surprised.

Autore: Fudzilla.com – Home

Categorie
HardwareSoftware

Hard disk a elio di seconda generazione: Seagate presenta un disco da 12 TB

Seagate svela il suo nuovo hard disk da 12 TB riempito di elio, destinato principalmente al mercato professionale. Eccone le principali caratteristiche.

Seagate presenta il suo hard disk a elio di seconda generazione. Si tratta di un’unità magnetomeccanica da 12 TB di capienza, destinata principalmente agli utenti professionali.
Il nuovo hard disk utilizza tecniche per la riduzione degli errori, l’attenuazione delle vibrazioni e si mette in evidenza anche per i consumi energetici più limitati.

Dotati di 16 testine, gli hard disk Seagate a elio di seconda generazione usano la tecnologia Perpendicular Magnetic Recording (PMR) che consente di ridurre notevolmente la porzione del disco in grado di conservare permanentemente un determinato stato magnetico (rappresentante il singolo bit). La superficie occupata dall’unità minima di memorizzazione, sul disco fisso, può essere quindi ridotta fino a 10 volte rispetto al metodo standard ed è quindi possibile ottenere una densità di informazione molto più alta sul supporto.

Hard disk a elio di seconda generazione: Seagate presenta un disco da 12 TB

L’elio, poi, ha una densità sette volte inferiore rispetto all’aria: Seagate può così realizzare hard disk capaci di contenere gli attriti all’interno del disco e permettere l’utilizzo di piatti più sottili.
Il nuovo hard disk Seagate Enterprise Capacity permette di trasferire i dati fino a 261 MB/s in lettura sequenziale e offre 170 IOPS in lettura random 4K (in scrittura si arriva a 400 IOPS). I piatti ruotano a 7.200 giri al minuto.Il consumo energetico si attesta tra 7,8 e 9,3 W, a seconda che si utilizzi l’interfaccia SATA o SAS. L’hard disk Enterprise Capacity v7 da 12 TB supporta anche la crittografia RSA-2048 per la protezione del firmware.

Al momento il prezzo non è stato ancora comunicato. Per confronto, il modello Enterprise Capacity v6 da 10 TB costa circa 500 dollari.

Autore: IlSoftware.it