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Cosa ha detto Elon Musk alla festa di Fratelli d’Italia

Author: Wired

Ad assistere all’incontro di sabato 16 dicembre centinaia di persone assiepate nella sala Emanuela Loi, un enorme gazebo di plastica trasparente che, con il sole di Roma, si trasforma a poco a poco in una specie di serra. Quello presente è un pubblico variegato, non composto di soli militanti o simpatizzanti di Fratelli d’Italia. Come alcuni giovani studenti di ingegneria informatica sentiti da Wired, che in Musk vedono un “visionario, un genio sempre andato in controtendenza” che, a loro parere, potrebbe dare un importante contributo nello sviluppo dell’intelligenza artificiale in Italia e che, grazie al social X, rappresenterebbe “una speranza per il futuro della libera informazione“.

Un dialogo a tutti campo, quello con il suo intervistatore, il giornalista Nicola Porro: dal problema del calo demografico in tutto il mondo all’intelligenza artificiale, passando per l’immigrazione e la questione ambientale. Il tutto condito da alcune battute sui grandi dilemmi della vita umana e dell’universo.

Elon Musk si presenta sul palco con il figlio, nato da gestazione per altri. Una pratica condannata da Fratelli d’Italia con la volontà di perseguirlo come un crimine universale. “Credo che sia importante avere bambini e creare nuove generazioni. Sembra banale dirlo, ma i tassi di natalità sono ogni anno più deludenti”, dice in apertura l’imprenditore sudafricano. Il tema della demografia gli serve per lanciare una sorta di allarme su eventuali futuri investimenti in Italia: “Io auguro la prosperità a tutti i Paesi. Ma se volessi aprire un’azienda in questo paese, ci saranno abbastanza persone che ci possono lavorare?.

Restando su temi di più stringente attualità, incalzato da Porro Musk rivendica il suo impegno per il clima: “Io sono un ambientalista. Credo però che il cambiamento climatico non sia, nel breve termine, una minaccia così grande. Non si può fare a meno, nell’immediato, di petrolio e combustibili fossili. Ci vorrà tempo per la piena sostenibilità, ma penso che la perdita di speranza per il futuro sia sbagliata”.

Una parola, futuro, che ritorna in quasi tutte le risposte del patron di Tesla e X, al quale non si può fare a meno di chiedere un parere sull’intelligenza artificiale e sui risvolti del suo utilizzo. “Bisogna fare molta attenzione: si tratta di un’arma a doppio taglio, che sarà in grado di fare praticamente tutto, ma che non ha una coscienza. Serve una normativa che funga da arbitro, come in tutti i giochi”, dice.

Forse deludendo il pubblico vicino al governo, sull’immigrazione Musk sembra quasi non volersi pronunciare in maniera marcata (“sono a favore di quella legale, contrario a quella illegale”), ma sul tema della libertà di parola, tema che lo lega al suo operato con il social X, non ha dubbi: “È il fondamento della democrazia. Dobbiamo essere disposti ad ascoltare anche chi dice cose che non ci piacciono”. Parlando di SpaceX, infine, Musk conclude con un azzardo quasi filosofico: “Siamo gli unici esseri viventi dotati di coscienza in questa galassia. Viva l’umanità“.

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La controversa visita di Elon Musk in Israele

Author: Wired

Dopo aver dato ragione a un post antisemita su X e travolto dalle critiche per il dilagare di contenuti antisemiti e islamofobi scoppiata sulla sua piattaforma, Elon Musk è volato in Israele durante i quattro giorni di tregua con Hamas. La visita sembra quindi molto collegata agli affari personali del miliardario, che a causa del suo commento e della mancata moderazione di questi post sta perdendo parecchi inserzionisti e utenti importanti.

Airbnb, Amazon, Coca Cola, Microsoft, Disney, Comcast, Warner Bros, Ibm e molte altre grandi compagnie hanno messo in pausa i propri annunci pubblicitari su X, a seguito dell’endorsement di Musk al un post antisemita e sostenitore della teoria cospirazionista della sostituzione etnica. Azione che, secondo il New York Times, potrebbe costare alla sua piattaforma una perdita di circa 75 milioni di dollari entro la fine dell’anno.

La stesso governo degli Stati Uniti ha definito il post di Musk come “un’aberrante promozione dell’antisemitismo e dell’odio razziale”. Condanne sono arrivate anche dalla Commissione europea e politici di rilievo, come la sindaca di Parigi Anne Hidalgo, hanno cancellato i loro account su X. Come riporta il Guardian, Hidlago ha definito X come una “gigantesca fogna globale” che “fomenta intenzionalmente tensioni e conflitti”.

Nemmeno dieci giorni dopo lo scoppio di questa ennesima crisi legata a X, Musk è partito per Israele, pubblicando sul suo profilo “le azioni parlano più forte delle parole”. Non proprio delle scuse, ma un tentativo di rimediare al caos creato facendosi vedere con tanto di giubbotto antiproiettile in compagnia del contestato leader israeliano, Benjamin Netanyahu, per le strade del Kibbutz Kfar Aza, dove si è concentrato parte dell’attacco di Hamas del 7 ottobre.

In quel luogo sono stati uccisi più di cento civili, sui circa 1.200 totali, e molti altri sono stati rapiti. Dopo l’attacco, la rappresaglia e conseguente invasione di Gaza da parte di Israele hanno portato allo sterminio di 14.500 palestinesi in meno di due mesi. Musk ha anche detto di voler offrire il suo sistema di internet satellitare, Starlink, a Gaza. Proposta già avanzata e bloccata da Israele

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Tesla vuole realizzare un’auto da 25mila euro in Germania

Author: Wired

Tesla sta pensando di fabbricare auto da 25mila euro nella sua fabbrica di Grünheide. Lo riporta l’agenzia Reuters, specificando che dalla cittadina a 37 chilometri da Berlino, che conta poco più di novemila abitanti, la società di Elon Musk sarebbe pronta a sviluppare un piano industriale che punta all’acquisizione delle proprie vetture elettriche da parte del pubblico di massa.

Secondo una ricerca della Jato Dynamics ripresa dall’agenzia stampa britannica, nella prima metà del 2023 il prezzo media al dettaglio delle automobili elettriche vendute in Europa è stato di circa 65mila euro, oltre il doppio dei 31mila della Cina. Tale discrepanza era già nota da tempo al magnate sudafricano, convinto della necessità di realizzare veicoli più economici per poter davvero sfondare nel mercato del vecchio continente.

In questo senso, ad aiutare la sua casa automobilistica potrebbe essere stata un’innovazione attraverso la quale essa sarebbe riuscita, attraverso la pressofusione, a realizzare quasi tutto il sotto-scocca delle automobili in un unico pezzo, accelerando la produzione e abbassandone i costi. Il risultato avvicinerebbe peraltro Tesla all’obiettivo di raggiungere le 20 milioni di consegne di veicoli entro il 2030, distinguendosi da competitor come Volkswagen, che hanno invece privilegiato a tali numeri i margini di profitto.

Lo scorso 3 novembre Elon Musk ha visitato lo stabilimento di Grünheide, in cui viene prodotto il modello Y, quello più venduto in Europa. Proprio per l’occasione, l’ad avrebbe annunciato ai dipendenti sia il progetto di costruire un veicolo da 25mila euro, sia l’aumento salariale del 4% a partire dal mese di novembre, considerando la previsione da parte della casa texana di raddoppiare la capacità produttiva dello stabilimento tedesco e portarla a un milione di veicoli all’anno.

Lo scorso ottobre le autorità tedesche avevano chiesto a Tesla di fornire informazioni sui suoi piani di espansione e sulle modalità attraverso le quali essi avrebbero aderito alle leggi in tema ambientale del paese.

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X vuole trasformarsi in un’app di dating?

Author: Wired

A un anno dall’acquisizione di Twitter, Elon Musk continua ad avanzare proposte stravaganti per la piattaforma. Stando a quanto riportato da Business Insider, due persone vicine all’azienda avrebbero riferito che durante una videochiamata aziendale, alla presenza dell’amministratore delegato Linda Yaccarino, Musk avrebbe annunciato che X diventerà un’app di datinga tutti gli effetti” entro il 2024. E questa, a quanto pare, non sembrerebbe essere la sola novità emersa durante l’incontro. Le fonti anonime vicine a X, infatti, hanno riferito che l’imprenditore ha annunciato la sua intenzione di trasformare la piattaforma anche in uno strumento di digital banking.

Quando dico pagamenti, in realtà intendo l’intera vita finanziaria di qualcuno – ha detto Musk all’incontro secondo quanto riportato da The Verge -. Se si tratta di soldi, sarà sulla nostra piattaforma. Denaro, titoli o altro. Quindi non si tratta semplicemente di inviare $ 20 a un amico. Io sto parlando del fatto che non avrai più bisogno di un conto bancario”. L’idea di base, infatti, è quella di creare una valida alternativa alle “complesse e costose” banche tradizionali. Un progetto a cui evidentemente Musk stava pensando già da un po’, considerando che l’idea di trasformare X in un hub per i servizi finanziari è da ricollegarsi direttamente all’obiettivo di rendere la piattaforma “un’app per tutto”. Qualcosa che sia simile alla super app cinese WeChat, che offre ai suoi utenti una molteplicità di servizi molto diversi tra loro – tra cui quelli finanziari, quelli legati ai trasporti, allo shopping e via dicendo -.

Nonostante questo, è evidente che X debba superare non pochi ostacoli per far sì che i piani di Musk possano concretizzarsi. Ma più di questo, la piattaforma deve riuscire a convincere gli utenti ad avere fiducia nei servizi che propone, soprattutto considerando che vuole chiedere loro di affidargli i propri dati finanziari. Una proprietà personale che difficilmente si lascia nelle mani di qualcuno di cui non ci si fida.

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Douglas Rushkoff al Wired Next Fest: “I social ci hanno rubato i dati che la AI userà per conquistarci”

Author: Wired

Un pianeta avviato verso il disastro, non solo climatico, da cui i miliardari stanno cercando di scappare. Chi su Marte, chi nel paradiso artificiale del metaverso. Dicono di voler salvare l’umanità, ma perché, davvero, i giganti del tech si danno tanta pena per le sorti del mondo? Cosa si nasconde dietro la filantropia di personaggi ricchissimi ma che vivono in una “bolla” molto distante da quella del nostro quotidiano? Douglas Rushkoff, professore di media studies alla City University di New York e autore del libro Solo i più ricchi, e Cory Doctorow, scrittore di fantascienza e attivista, hanno provato a rispondere dal palco milanese del Wired Next Fest 2023. Due delle menti più interessanti – e critiche – dei nostri tempi a confronto sotto il sole dell’ottobre meneghino.

La maggior parte dei miliardari del tech vive in una cornice che potremmo definire ‘techno-solutionist’ che li porta a credere che, con l’impiego di sufficiente tecnologia, potranno risolvere i problemi che loro stessi hanno creato proprio con la tecnologia “afferma Rushkoff. ”Dal mio punto di vista, non si chiedono: come salveremo il mondo ma, piuttosto: come salveremo il capitalismo. Quindi il loro non è un movimento rivoluzionario, ma reazionario. Non guardano a come potremmo cambiare, ma a come poter rimanere gli stessi, anche se alla fine dovremmo tramutarci in robot modificati per sopravvivere al cambiamento climatico. Ci sono certi assiomi che sono inviolabili, e di solito sono i loro monopoli e i loro obiettivi di crescita”.

La AI come i conquistadores spagnoli

Dividerei la AI come tecnologia da quelle che ne sono le applicazioni – prosegue lo studioso – Sono cose diverse, come la tecnologia dei social media e la sorveglianza (il riferimento è al libro Il capitalismo della sorveglianza di Shoshana Zuboff, che descrive il modello di business dei grandi attori del settore ndr). Esistono social non basati su questo schema. Possiamo pensare ai social media come ai missionari che hanno raggiunto il nuovo mondo: hanno raccolto informazioni sugli indigeni, li hanno convertiti alla cristianità mostrano un atteggiamento amichevole da parte degli occidentali, e poi sono tornati indietro dalla Corona riferendo tutto. Il passo successivo è che sono arrivati i conquistadores e ne hanno preso il posto: e questo è quello che è successo alla Rete, con i social che ci hanno ammorbidito e raccolto molte informazioni su di noi. Poi, l’ondata successiva, quella della AI, è stata quella dei conquistadores”. La maggior paura dei miliardari del tech? Secondo Rushkoff, è “che la AI faccia loro quello che loro hanno fatto a noi. Il loro modello di realtà è che i dati, o l’analisi dei dati, sia sinonimo di evoluzione, e che il più intelligente (ma smart significa anche furbo, ndr) vince. Quindi loro sono più furbi, e hanno vinto su di noi; ma l’intelligenza artificiale potrebbe superare loro, e da qui la paura. Si tratta di una paura proiettiva: stanno proiettano la loro mentalità coloniale sulle tecnologie che stanno inventando. E certo, se sono loro a programmarle, si può capire”.

Il tecno-feudaledsimo delle piattaforme

Secondo Doctorow, stiamo precipitando (e in parte già ci troviamo) in un tecno-fedualesimo in cui pochi soggetti recitano la parte dei feudatari: “Meglio di produrre qualcosa c’è produrre la piattaforma dove le persone scambiano valore; ma ancora meglio di creare la piattaforma c’è creare la moneta che le persone che usano lì, e ancora meglio creare gli sdk (software development kit ) con cui le piattaforme vengono costruite, e ancora di più avere opzioni sui wallet, le monete e le piattaforme che le persone che creano valore usano. Questo per me è feudalesimo” dice lo scrittore. E se la prende con le norme sulla proprietà intellettuale, che hanno creato la cornice in cui questo può avvenire. Del resto, molte sue opere sono disponibili gratuitamente. “Questa pletora di leggi che chiamiamo IP ha creato i colli di bottiglia da cui le rendite possono essere estratte. Non ha niente a che fare con la tutela del lavoro degli artisti e dei creativi, in particolare nel digitale”.

Rushkoff rincara la dose: “La borsa, che è un’astrazione del mercato, è consumata da quella sua stessa astrazione che sono i derivati. E la gente del tech, proprio per il fatto di essere portata per il digitale, cioè meta-qualcosa, è la più predisposta a giocarsi questa partita. Così, vogliono sempre salire di livello: come Zuck col metaverso e Musk, che vuole andare su Marte”. Siamo così “meta” che Elon Musk stesso è il miglior contenuto di Twitter, e non solo il proprietario della piattaforma. Il capo dei troll di Twitter. La storia di qualche settimana fa del combattimento con Zuck è stata possibile perché le piattaforme in sé sono così noiose che i proprietari stessi hanno dovuto metterci persino i contenuti. E’la loro versione delle storie Marvel”.

Razzi che esplodono

Big Tech cambia le regole in corsa, le disfa a piacimento e a volte si rimangia anche le promesse. Afferma Doctorow: “Lo ha fatto Facebook: diceva che non avrebbe spiato gli utenti, poi cominciò, e di fronte alle arrabbiature disse ok, allora lo faremo, ma solo un po’. E guardate Musk e Space X. Dice che sarà la Uber dei razzi, quindi razzi on demand. Ma razzi senza regole; quindi quando uno dei missili esploderà, ed esploderà su casa tua, lui potrà andarsene fischiettando con le mani in tasca”. I due sono un fiume in piena, ma il tempo stringe. La conclusione è di Rushkoff. “Mio padre ci faceva vedere il quartiere difficile in cui era vissuto, e da cui si era tirato fuori studiando e lavorando duro. Ma quando ci penso, mi chiedo: cosa facciamo se è tutto il mondo a essere diventato un brutto quartiere? Non ho niente contro la gente che guadagna soldi per andarsene da lì; ma il tema è come fare a migliorarlo e renderlo vivibile”.