Categorie
Tecnologia

Cosa sappiamo dei test di ingresso a Medicina del 2024

Author: Wired

Dopo gli oltre 3 mila ricorsi presentati contro i test di medicina Tolc-Med gestiti dal consorzio Cisia, organizzazione senza scopo di lucro che eroga i test di ingresso universitari, e ritenuti illegittimi dal tribunale amministrativo del Lazio, nel 2024 si torna al tradizionale test cartaceo nazionale. Si tratta però di una misura temporanea, in attesa di una riforma complessiva la cui approvazione dovrebbe arrivare entro il 2025.

La decisione del Tar ha lasciato scontenti molti aspiranti medici: i test sono stati dichiarati illegittimi ma le graduatorie risultate dalla prova sono state confermate, lasciando circa mille posti non assegnati, bloccando le successive immatricolazioni per scorrimento. Su questo tema il ministero dell’Università non è ancora intervenuto, limitandosi a rinviare i test previsti per febbraio e a cambiare il sistema usato nel 2023.

Come si svolgeranno i test di medicina 2024

I prossimi test, come riporta il Sole 24 Ore, si terranno in due date, invece che in una sola come era fino a due anni fa, di cui la prima molto probabilmente entro aprile e la seconda a luglio. Ulteriori dettagli non sono ancora stati comunicati dal ministero dell’Università.

A seguito del decreto, gli atenei avranno due mesi di tempo per organizzare i test, che dovrebbero ricalcare le modalità tradizionali: 60 quesiti a risposta multipla di cui 4 relativi alle competenze di lettura e conoscenze acquisite negli studi, 5 di ragionamento logico e problemi, 23 di biologia, 15 di chimica e 13 di fisica e matematica.

Sembra inoltre che i test del 2024 saranno aperti solo agli studenti e alle studentesse di quinta superiore e che la banca dati dei quesiti sarà resa pubblica e accessibile per consentire a candidati e candidate di esercitarsi e prendere dimestichezza con le domande, oltre ad essere integrata con ulteriori 3.500 quesiti messi a disposizione dal Cisia.

Categorie
Tecnologia

Italiani disaffezionati alla politica? Le conversazioni sui social dicono il contrario

Author: Wired

Campionato di calcio, reati e sicurezza, politica e governo: è la fotografia sul discorso nazionale che emerge dalla panoramica scattata grazie alle conversazioni web e social nel 2023. Così la restituisce al pubblico l’analisi messa a punto da SocialData, che ha presentato a Roma il primo febbraio, presso la Sala Zuccari del Senato. Il movimento sarà costante ma a trainare il dibattito ci sono capisaldi come campionato di calcio (con oltre 2,8 miliardi di interazioni), reati e sicurezza (1,8), politica nazionale (1,6) rincorsi dallo storico scudetto del Napoli (973 milioni), prezzi e rincari (880 milioni), scuola (514 milioni).

Cambiamento climatico ed intelligenza artificiale, due grandi questioni ma anche due spauracchi del nostro tempo, sono comunque protagonisti (con 149 milioni e 61 milioni di interazioni) ma seguono il Festival di Sanremo e la guerra. Questi i macrotemi, mentre sul fronte delle notizie più menzionate spazio allo scoppio del conflitto Israele-Hamas, e poi Festival di Sanremo e l’addio a Silvio Berlusconi mentre ai gradini del podio si ferma “gennaio come terzo mese più caldo”.

I politici italiani più citati, che ricevono quindi più menzioni, sono Giorgia Meloni (2.220.000), Matteo Salvini (oltre) 851mila e Matteo Renzi (oltre 409mila), un dato sostanzialmente confermato anche dalle interazioni che però vedono al terzo posto la segretaria del Pd Elly Schlein e al quarto l’ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte.

Dall’analisi effettuata emergono informazioni che potrebbero tornare utili alla classe politica: come sottolineato infatti alla presentazione romana dallo storico e giornalista Paolo Mieli, il grande interesse per il tema, confermato dall’ampio volume di interazioni, sembra sostanzialmente sconfessare quella disaffezione di cui spesso si parla e che si traduce in astensione al voto. Ma è una comunicazione che va anche ascoltata con peculiare attenzione, in quanto specchio di un paese diverso, anche solo per motivi anagrafici, da quello che ascolta tg e talk.

E se nelle segreterie grandi discussioni fervono sulle candidature alle europee, e sul condizionamento nazionale che i risultati produrranno, i prossimi mesi saranno decisivi per fomentare l’interesse. Nel 2023 infatti, il numero di contenuti (post e commenti) esplicitamente riferiti al tema delle elezioni europee era piuttosto basso (40.930, secondo SocialData) e riflettevano una prevalenza di conversazioni con orientamento politico di destra.

Categorie
Economia Tecnologia

Quanti lavori può sostituire l’intelligenza artificiale in Italia

Author: Wired

Nel 2023 il mercato dell’intelligenza artificiale è cresciuto in Italia del 52%, raggiungendo un valore totale di 760 milioni di euro. È questo uno dei risultati più significativi della ricerca dell’Osservatorio Artificial Intelligence della School of Management del Politecnico di Milano.

Il dato assume maggior vigore se si considera che già nel 2022 il comparto della tecnologia del momento aveva vissuto un aumento del 32%. A incidere sulla crescita sono stati soprattutto gli investimenti su soluzioni di analisi e interpretazione testi per ricerca semantica, di classificazione, sintesi e spiegazione di documenti o agenti conversazionali tradizionali. Marginale è invece il ruolo dei progetti di intelligenza artificiale generativa, limitati al 5% del totale, una fetta che vale 38 milioni di euro.

Per quanto riguarda le grandi imprese, tre su cinque hanno già avviato progetti di AI, due su tre hanno già discusso al loro interno delle possibili applicazioni della tecnologia. Tra queste, una su quattro ha avviato una sperimentazione, ovvero il 17% del totale. Per quanto riguarda gli italiani in generale, il 98% ha sentito parlare di intelligenza artificiale, il 29% dice di averne conoscenze di livello medio-alto. Tre su quattro conoscono ChatGPT, uno su quattro ci ha interagito almeno una volta. Ha paura della tecnologia il 77% dei cittadini del paese, ma solo il 17% è fermamente contrario al suo ingresso nelle attività professionali.

Secondo lo studio, già oggi in Italia l’intelligenza artificiale ha un potenziale di automazione del 50% di “posti di lavoro equivalente”: si tratta dell’equivalente in posti di lavoro della somma del tempo impiegati in singole attività che possono essere affidate alle macchine. Entro il 2034, queste ultime potrebbero però svolgere il lavoro di 3,8 milioni di italiani. Un dato che, secondo il direttore dell’Osservatorio Artificial Intelligence Giovanni Miragliotta va valutato considerando “le previsioni demografiche che, a causa dell’invecchiamento della popolazione, prospettano un gap di 5,6 milioni di posti di lavoro equivalenti entro il 2033”.

Sempre per quanto concerne le aziende, l’osservatorio ha evidenziato che il 90% del mercato dell’intelligenza artificiale in Italia è dovuto alle grandi imprese. Del loro totale, il 61% ha attualmente all’attivo anche solo a livello di sperimentazione, un progetto con la tecnologia protagonista. Una percentuale che scende al 18% tra le pmi.

Categorie
Economia Tecnologia

Come funzionano le comunità energetiche rinnovabili

Author: Wired

Scattano i bonus relativi alle comunità energetiche rinnovabili (Cer). Ossia gruppi di soggetti (persone fisiche, piccole e medie imprese, enti locali, istituti religiosi) che si associano allo scopo di condividere l’energia autoprodotta da fonti rinnovabili. Con la pubblicazione sul sito del ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica, arrivata lo scorso 24 gennaio, si è concluso con 19 settimane di ritardo rispetto al previsto l’iter del cosiddetto decreto Cer, il complesso di regole che normerà le comunità energetiche rinnovabili.

Come riporta il Corriere della Sera, la normativa, uno degli strumenti studiati dall’Unione europea per diffondere la convenienza della transizione tra i cittadini comunitari, nasce con l’obiettivo di stimolare la nascita e lo sviluppo di 7 gigawatt complessivi di impianti rinnovabili in autoconsumo e si poggerà su due sostegni: tariffe incentivanti e contributi a fondo perduto.

Come si distinguono i sostegni alle Cer

Le prime, che si applicano a livello nazionale per l’energia rinnovabile prodotta e condivisa tra i membri della Cer, avranno una durata ventennale e saranno modulate in proporzione alla grandezza degli impianti e al diverso grado di “insolazione” dei territori in cui saranno installati: le regioni del centro avranno per esempio diritto a 4 euro in più al megawattora, quelle del nord a 10 euro in più. Un incentivo di circa 8 euro al megawattora sarà riferito invece all’energia autoconsumata. Il contributo a fondo perduto, finanziato con 2,2 miliardi di euro del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), sarà dedicato unicamente ai comuni con meno di cinquemila abitanti e potrà coprire al massimo il 40% dei costi necessari e ammissibili per la realizzazione di nuovi impianti o per il potenziamento di quelli esistenti.

Poiché nell’articolo 3 del decreto si fa riferimento a Cer “già regolarmente costituite alla data di entrata in esercizio degli impianti che accedono al beneficio”, al momento coloro che hanno realizzato negli ultimi due anni degli impianti con la convinzione di poterli fare rientrare in una Cer in un momento successivo all’entrata in vigore della normativa sembrerebbero essere esclusi dalla platea dei potenziali beneficiari del bonus.

Il Mase ha trenta giorni dall’entrata in vigore del provvedimento per approvare le regole operative rispetto ai sostegni. Prima del via libero definitivo, esse dovranno peraltro passare da una verifica dell’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente (Arera) su proposta del Gestore dei servizi energetici (Gse), società pubblica controllata dal ministero dell’Economia e delle finanze e focalizzata sulle energie rinnovabili. Sarà quest’ultimo, dopo l’ok definitivo, a rendere operativi entro 45 giorni i portali attraverso i quali sarà possibile richiedere i bonus.

Categorie
Economia Tecnologia

Il progetto per portare Hyperloop in Veneto

Author: Wired

Hyperloop Italia parlava di “rotte già individuate per le quali è imminente l’avvio di studi di fattibilità funzionali allo sviluppo di progetti altamente tecnologici e innovativi” nel campo dei trasporti già nel 2020. L’idea era quella di portare in Italia il sistema di trasporto futuribile, che sfrutta tubi a bassa pressione per far sfrecciare i moduli. Da là a poche settimane arrivò l’annuncio della sottoscrizione di una lettera d’intenti firmata dalla società di Gabriele Bibop Gresta per uno studio di fattibilità semestrale sul collegamento tra la stazione ferroviaria di Cadorna a Milano con l’aeroporto di Malpensa in dieci minuti, contro gli attuali 37 con i treni tradizionali.

A quattro anni di distanza, sul sito di Hyperloop Italia di questo percorso si parla ancora al futuro: “Lo studio di fattibilità – si legge – darà modo alla società italiana di poter presentare un’analisi economica, finanziaria e giuridica in grado di fornire tutti gli elementi essenziali per valutare la migliore rotta possibile”. E nel frattempo Hyperloop One, società del gruppo Virgin che non c’entra nulla con la startup italiana ma che lavora alla medesima tecnologia, prima di Natale ha alzato bandiera bianca.

Cosa succede in Veneto

In Italia Hyperloop ha annunciato una firma tra Concessioni autostradali venete (Cav), la società che gestisce le autostrade della regione, e il consorzio Hyper Builders per sviluppare un progetto in Veneto. Ad assicurarsi il contratto del valore di 4 milioni per lo studio di fattibilità, si legge in una nota, è stata Webuild, la più importante società italiana di costruzioni, in joint-venture con Leonardo, il campione nazionale della difesa. HyperloopTT e Hyperloop Italia figurano quali fornitori di tecnologia e progettisti designati, mentre la società di certificazione Rina si unisce come progettista supplementare.

Nelle intenzioni il progetto dovrebbe porre le basi per la realizzazione del primo prototipo operativo al mondo, Hyper Transfer, del valore stimato di circa 800 milioni. Esso sarà finanziato “da Cav, Regione Veneto e ministero delle Infrastrutture e dei trasporti”, e sarà un test “che permetterà di normare a livello nazionale e in Europa un sistema di trasporto che ad oggi di fatto non esiste”.

I prossimi passi

Le fasi previste sono in tutto tre: studio di fattibilità, progettazione e realizzazione del prototipo con sperimentazione. Al termine e al buon esito della prima, Cav potrà decidere se proseguire con la seconda, che prevede la progettazione vera e propria del prototipo e della linea. Dopodiché potrà scegliere se procedere con la terza, che prevede la realizzazione del prototipo e della linea di Test Track, la sperimentazione sul campo ed il collaudo e la certificazione finale dell’infrastruttura.